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La città sotto l'albero di Natale
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La città sotto l'albero di Natale
E-book277 pagine3 ore

La città sotto l'albero di Natale

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Info su questo ebook

Il Natale è un giorno da dedicare alla famiglia, in particolare ai bambini che mantengono viva la magia del Natale.

Il Natale è un giorno da dedicare alla famiglia, in particolare ai bambini che mantengono viva la magia del Natale. Cosa succede quando i più piccoli diventano antipatici e litigano vicino ai regali incartati sotto l’albero? Sei cuginetti lo scopriranno nella città sotto l’albero di Natale. Seguendo lo stile di Charles Dickens, i cugini si trovano in un mondo parallelo sconosciuto, dove sono costretti ad avere a che fare, ma anche a fidarsi, l’uno dell’altro. Il viaggio inizia con l’eroina di nove anni di nome Hailey Jade, proiettata in una città delle meraviglie natalizia dove però presto realizzerà di essere sola e sarà così sopraffatta dal panico. Presto, Hailey viene raggiunta dal suo cuginetto più grande, Isaiah. Insieme si renderanno conto che anche i bambini più piccoli sono stati catapultati attraverso lo spazio e il tempo, essendo scomparsi e probabilmente in pericolo. La corsa per trovare i più piccoli si concluderà nella città sotto l’albero di Natale del loro nonno, dove riscopriranno il vero significato del Natale e dell’amore reciproco.

LinguaItaliano
Data di uscita1 gen 2019
ISBN9781547563333
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    Anteprima del libro

    La città sotto l'albero di Natale - JR Wirth

    La famiglia bizzarra

    Collezione vacanze

    JR Wirth

    ESTRATTO DA LA FAMIGLIA BIZZARRA, COLLEZIONE VACANZE

    Più si avvicinavano alla porta, più le cose si facevano strane. Ero in grado di vedere delle piccole testoline affacciarsi da tende bordeaux che coprivano sia il garage che le finestre. Sembravano dei visi infantili, troppi per riuscire a contarli con precisione. Apparivano quasi folli, leggermente sfigurate e, per la maggior parte, malvage. Ognuna delle faccine sembrava urlare furiosamente, ma non si sentiva nessuna voce, come se stessero chiedendo aiuto per sfuggire ad una maledizione, ma senza voce. Iniziai a provare una sensazione inquietante: stava per accadere qualcosa di veramente terribile, e per qualche ragione, sentivo il bisogno di girarmi a guardare la casa dell’uomo strambo dall’altra parte della strada. Santo cielo, bisbigliai io con voce stridula e col terrore negli occhi. Alla porta d’ingresso, dietro la zanzariera, notai il profilo di un uomo, o qualsiasi altra cosa fosse. La sua mano segnata dall’età si trovava appena fuori dalla porta, quasi nella stessa posizione in cui si trovava in precedenza. La luce della veranda si accese e la mano decadente iniziò a muovere il dito indice invitandomi a raggiungerla. Col terrore fin dentro le ossa, mi girai verso gli altri bambini che si accingevano a raggiungere la porta della casa infestata appartenente alla famiglia scomparsa. Improvvisamente, figure diaboliche, piccole e grandi, li circondarono mentre i figli maledetti, come topi arrabbiati, spuntarono da ogni dove.

    Uscite! urlai io un attimo prima che Frankenstein provasse ad afferrare Yoko. 

    Diritti d’autore

    Twisted Family Tales

    A Books to Go Now Publication

    Copyright © JR Wirth 2017

    Books to Go Now

    Copertina disegnata da Romance Novel Covers Now

    http://www.romancenovelcoversnow.com/

    Per informazioni riguardo l’illustrazione e lo stile della copertina, contattare bookstogonow@gmail.com

    Prima edizione eBook – Febbraio 2017

    Attenzione: la riproduzione o la distribuzione di quest’opera protetta da copyright senza autorizzazione è illegale. La violazione del diritto d’autore, inclusa quella senza scopo di lucro, è considerata oggetto d’inchiesta da parte dell’FBI ed è punibile con 5 anni di prigione e fino a 250,000 $ di multa. Nessuna parte di questo libro dovrà essere riprodotta o trasmessa in alcun modo senza l’autorizzazione scritta dell’autore, eccetto da soggetti che abbiano la necessità di citare alcune frasi con il fine di scrivere brevi recensioni.

    Questo libro è un’opera di fantasia. Qualsiasi somiglianza a persone, vive o morte, luoghi, eventi o circostanze, è puramente casuale. I personaggi e la storia sono frutto dell’immaginazione dell’autore e sono utilizzati in modo fittizio.

    Se sei interessato a comprare opere simili, sei pregato di visitare il sito

    www.bookstogonow.com

    ––––––––

    Cerca altri titoli dei libri di JR Wirth’s

    La città sotto l’albero di Natale (The Town Beneath The Christmas Tree)

    Buon venerdì: sogni e incubi (Good Friday: Dreams and Nightmares)

    I veggenti: amore e terrore il 4 di luglio (The Seers: Love and Terror on the Fourth of July)

    La sorte di Destiny: una storia d’amore di Halloween (Destiny’s Lot: A Halloween Love Story)

    Il regalo di Natale di Jimmy (Jimmy Christmas Present)

    La città sotto l’albero di Natale

    Capitolo primo

    Mio nonno un giorno mi disse che, ascoltando con cura e concentrandosi attentamente, è possibile percepire l’intervento dell’angelo custode nella nostra vita. Usando la pazienza, insistette, potranno accadere cose belle. Ciò che attribuiamo ad un colpo di fortuna o al destino, potrebbe non essere così casuale, dopotutto. Nonno mi disse anche che è sempre meglio dire la verità e affrontarne le conseguenze, piuttosto che raccontare una bugia, a meno che non si tratti di bugie dette a fin di bene, che sono spesso necessarie: le cosiddette bugie bianche. Sai bene di cosa sto parlando: il tipo di bugia che potresti dire alla sorvegliante a scuola, quando le dici che il suo pigiama a fiori rosa è un’ottima scelta in fatto di stile, oppure quelle che racconti al tuo zio preferito, quando gli dici che i suoi capelli tenuti insieme da grumi di gel gli stanno benissimo. Detto ciò, ti parlo seriamente, e prometto di non mentire, ma devo avvisarti... questa non sarà una sdolcinata, sentimentale storia di Natale. Non ti farà sentire così appiccicoso da voler correre fuori casa e abbracciare i vicini. Non avrà nemmeno un finale super romantico in cui un angelo maldestro comparirà all’improvviso cercando di suonare una campana o facendosi crescere delle ali. No, nulla del genere. Si tratta di una storia di Natale completamente diversa dal solito. Ma parliamo di me, per un secondo. Un breve autoritratto, si potrebbe dire. Sapete, sono stata una bambina un po’ precoce, probabilmente perché ero sempre circondata da adulti e bambini più grandi. All’epoca avevo circa nove anni ma ne dimostravo ventinove. Il mio senso dell’umorismo era sfacciato, e probabilmente davo l’impressione di essere rude e menefreghista. Non era così. Mi importava di molte cose, solo che alcune mi interessavano più di altre. Essendo trai ragazzi la più grande nella famiglia, penso che i bambini più piccoli prendessero ispirazione da me. A parte ciò, non ero sicuramente preparata per questo tipo di avventura natalizia. Nonostante alcuni ricordi possano essere un po’ vaghi, la paura che ho provato e il modo in cui mi sono svegliata rimangono impressi nella mia mente, poiché si trattò di uno dei momenti più spaventosi della mia vita...

    Capitolo secondo

    Santo miracolo di Natale, dissi, mentre aprivo i miei occhi increduli, dove caspita sono?

    Scrutai l’orizzonte e velocemente realizzai di essere in un posto in cui non ero mai stata, che non avevo mai visto. Come in un sogno poco piacevole, l’aria era pesante e l’atmosfera leggermente cupa. Confusa, mi guardai intorno per capire cosa fosse successo, o dove fossi finita. Nonostante fossi disorientata, ero sicura di una cosa: mi trovavo in un paese delle meraviglie invernale, ma la temperatura era mite e confortevole.

    Chiusi gli occhi e li stropicciai, scossi la testa sperando di svegliarmi da questo sogno che mi paralizzava.

    Quando li riaprii, mi ritrovai però sempre seduta a guardare abbondanti distese di neve.

    Incerta su come reagire in una situazione del genere, chiesi titubante: Quindi cosa farai ora, Hailey? scrollando la testa mi risposi da sola, Non lo so, Hailey. Veramente, dove sei finita?

    Questo non può essere vero, pensai. Provando a tornare in me, mi tirai una pacca sulla testa con la mano.

    Non cambiò niente.

    Spaventata ma incuriosita, mi alzai in piedi per darmi un’occhiata intorno. Dopo svariati sguardi all’orizzonte, e senza trovare nulla che potesse dare un senso alla situazione, scossi di nuovo la testa e sospirai: Buon dannato Natale, Hailey.

    È Natale, giusto? Feci una veloce considerazione. Controllai due volte i miei vestiti, realizzando di indossare ancora il mio nuovo look natalizio. Mi chinai ed esaminai tutto l’insieme.

    Prima di tutto, dovevo pensare. Prima di qualsiasi pensiero o azione, come un’orgogliosa stilista di moda, mi aggiustai delicatamente la fascetta per capelli marrone, mi sistemai i leggings dello stesso colore che si abbinavano perfettamente al mio nuovo vestito marrone e beige. Il vestito mi calzava a pennello, mettendo in evidenza i riflessi dei miei capelli bruni e facendo risaltare i miei occhi castani. "Dopotutto", continuai il mio dialogo interno, non sai mai quando incontrerai qualcuno di importante.

    Considerando tutto il mio aspetto in fatto di moda, mi sentii più sicura, ma anche molto ansiosa. Con la speranza che potesse ridurre il terrore che potevo sentire fin dentro le mie ossa delicate, iniziai a cantare la canzone Winter wonderland. La scelta della canzone doveva avere qualcosa a che fare con le circostanze, e con il fatto che nonno spesso ci facesse ascoltare un’infinita serie di canzoni natalizie: si iniziava per il giorno del ringraziamento e si proseguiva fino alla vigilia dell’anno nuovo.

    Capitolo terzo

    In qualche modo la combinazione tra canto e sentirmi bella mi diede la forza di continuare. Concentrai quindi la mia attenzione sul pericolo imminente. Da lontano, potevo scorgere enormi fiamme che si ergevano alte nel cielo. Il fuoco sembrava estendersi tra due strani edifici di mattoni molto alti. Pareva che ci fosse un leggero, quasi sospirato crepitio proveniente dall’incendio. Improvvisamente, sentii un forte rumore dietro di me. Spaventata, mi abbassai e mi girai verso destra. La mia manovra di difesa aumentò ancora il mio dolore alla testa. Il nuovo, intenso dolore che provai, mi fece sentire come se un macigno fosse attaccato al mio cranio, tenuto insieme da una morsa.

    Sospirai delicatamente. Oh, ora fa davvero male.

    Ancora chinata, mi domandai come togliermi dalla difficile situazione in cui ero capitata. Le canzoni che stavo cantando, improvvisamente lasciarono il posto a pensieri spaventosi di ogni tipo. Mi alzai in piedi e urlai: Ehi! Qualcuno! Chiunque! Qualcuno mi dica che cosa sta succedendo!

    Non vedendo nemmeno un’anima all’orizzonte, realizzai quanto inutile fosse stata la mia richiesta di aiuto. Fissando il nulla, mi toccai la testa dolente: Che Natale sarà... mormorai, mentre cercavo di mandare via il dolore.

    Scrutando le infinite distese di neve, diversi metri avanti, pensai di notare qualcosa in movimento. Di cosa si tratta? bisbigliai. Concentrai il mio sguardo verso quella direzione e mi sembrò di vedere una testa affacciarsi da una pila di neve. Non sapevo se provare terrore o gioia, guardavo e basta, sussurrando: Bellissimo, ora qualcosa sta venendo a mangiarmi.

    Pensieri sempre più terrificanti riempivano la mia mente. È tutto ciò di cui ho bisogno. Non c’è nulla come un serpente mostruoso che possa sollevare lo spirito natalizio. Mi ucciderà e poi mi mangerà in un sol boccone.

    Dopo quella che sembrava essere un’ora di orribile silenzio, in attesa di un attacco e senza vedere nulla, la mia immaginazione iniziò a giocarmi brutti scherzi. Mi immaginai un enorme serpente uscire improvvisamente da un vicino banco di neve per mangiarmi viva.

    Più il tempo passava, più i miei nervi tremavano e sentivo arrivare ondate di paura. Improvvisamente realizzai di essere completamente sola. Non avrei potuto correre dal nonno, da mia mamma, o da qualche adulto fidato per chiedere aiuto. No, ero da sola e dovevo affrontare qualsiasi pericolo, compresi abitanti di caverne, abominevoli uomini delle nevi, devastanti lupi invernali e ovviamente, serpenti mostruosi. Il panico invase il mio corpo e mi lasciò paralizzata.

    Totalmente impreparata, mi spaventai e sobbalzai a causa di un altro fortissimo rumore alle mie spalle. Questa volta il suono fu una voce, una voce familiare, ma comunque distante.

    Al momento, non potevo trovare nessun senso a quello che sentivo o vedevo.

    Hey Hailey, che succede? chiese la voce, in un modo stranamente gentile, assolutamente inappropriato rispetto alla situazione in cui mi trovavo.

    Huh?

    Mi girai e vidi che si trattava del mio cuginetto di quattordici anni, Isaiah. Isaiah era un ragazzino con i capelli scuri e occhi neri, molto divertente e intelligente, sempre alla moda, e, ovviamente, a me piace la moda.

    Che cavolo ci fai qui? chiesi.

    Stavo per farti la stessa domanda. disse lui. Sorrise, e ciò sembrava ancora più fuori luogo nelle circostanze in cui ci trovavamo. Ero seduto nel garage, continuò, riferendosi alla stanza vuota vicino al garage del nonno. Stavo messaggiando al cellulare con la mia ragazza, poi, all’improvviso, tutti voi siete corsi dentro e mi siete caduti addosso. Scosse la testa. Poi, in qualche modo, abbiamo sbattuto tutti la testa e *poof!* mi sono svegliato qui, con la faccia in un cumulo di neve.

    Wow, questo è davvero strano.

    Oh, davvero? rispose ironicamente Isaiah.

    Improvvisamente, la terra tremò. Terrorizzati e tremanti, ci guardammo dritti negli occhi e poi verso il basso.

    È un terremoto! urlò Isaiah. Stai attenta! Mettiti al riparo!

    Agitata, mi guardai intorno Beh scusa... urlai, con il volto corrucciato dove dovremmo nasconderci? Notai che, a parte noi, niente si muoveva. Come poteva essere possibile?  Poi realizzai. Il serpente sta prendendo le nostre misure! urlai. Guardai nuovamente Isaiah, anche lui era terrorizzato, quando senza preavviso, un’altra figura si affacciò dalla neve non lontano da noi.

    Sobbalzammo.

    È la stessa figura che ho visto prima! urlai. Corri!

    Isaiah mise il suo braccio davanti a me. Aspetta.

    La misteriosa figura uscì dalla neve. Questo è davvero bello, amico. disse una voce.

    Bubba? sospirò Isaiah con incredulità. Bubba era il fratellino di Isaiah, un tipo spensierato, sempre pronto per un’avventura, e penso proprio che essere sepolto dalla neve, in un posto sconosciuto, poteva in qualche modo essere visto come un’avventura.

    Bubba saltò in piedi, poi indietreggiò e iniziò a rotolarsi nella neve. Oh Dio! urlò. È bellissimo, dovete provarlo.

    Io e Isaiah ci guardammo e scuotemmo la testa.

    Non penso che possa capire. disse Isaiah, con un respiro profondo. Questa cosa potrebbe non essere così bella come pensa. Si girò e si allontanò.

    Dove stai andando? urlai spaventata, dal momento che non avrei voluto essere lasciata da sola a sorvegliare il piccolo Bubba. Cavolo, non sapevo nemmeno badare a me stessa al momento.

    Sto andando a cercare il mio telefono! rispose urlando Isaiah. Scomparve dietro una pila di neve.

    Aspettai speranzosa per ore. Beh, forse erano solo pochi attimi, ma si trattava di un’attesa devastante. Finalmente, sentii Isaiah urlare: Eccolo! L’ho trovato! e subito dopo Ouch! seguito da altro silenzio che mi mise ancora più in ansia. Dopo quella che sembrava essere un’attesa interminabile, sollevò il telefono e me lo mostrò.

    Prova a chiamare il nonno! urlai in risposta, sperando che potesse toglierci da questo casino. Oppure tua mamma, e dille di trovare il nonno.

    Isaiah si bloccò, guardò il telefono, sorrise, e apparentemente si mise a scorrere tra la lista dei suoi contatti. Improvvisamente, aggrottò le sopracciglia, poi, con un’espressione divertente, buttò indietro la testa. Riuscii a vedere che stava mimando le parole: Ma che...

    Oh, nulla di buono...

    Capitolo quarto

    Sempre con quella bizzarra espressione, Isaiah si girò e mi guardò con aria assente, con uno sguardo distante e intenso che mi terrorizzò da morire.

    Cosa? strillai io, sperando in una risposta migliore di quella che si poteva dedurre dalla sua espressione.

    Non posso digitare numeri, urlò o scrivere. Nello stesso modo in cui ero solita scuotere la palla di Natale del nonno, Isaiah scosse il suo telefono e guardò di nuovo lo schermo. Ancora sbalordito, ricompose il numero altre tre volte prima di arrendersi facendo cadere le braccia lungo i fianchi. Mi guardò da lontano dicendo: E c’è anche un messaggio sullo schermo che non se ne va.

    Cosa dice?

    Guardò lo schermo ancora, per accertarsi del significato di quel messaggio: Dice ‘Buon piccolo Natale’.

    Isaiah alzò le spalle e arricciò le labbra chiuse.

    Mi presi la testa fra le mani e iniziai a scuoterla da un lato e dall’altro, mentre i pensieri negativi si riaffacciarono alla mia mente. Cosa pensi che significhi? chiesi. Ebbi poi un’illuminazione, sapete, quella sensazione che si avverte quando si è convinti di aver capito qualcosa. Hai cambiato le impostazioni dello schermo? O forse l’ha fatto Jessica? Sai quanto lei ami il Natale. Oppure potrebbe essere stata Nana, lei ama gli scherzi.

    Non so cosa voglia dire, ma non c’era finché non siamo capitati qui, quindi non può essere stata mamma o qualcun altro. Isaiah fece di nuovo spallucce. Ma perché non scrivere semplicemente ‘Buon Natale’?

    Silenziosamente ci guardammo l’un l’altra cercando di giungere ad una soluzione. Non ci muovemmo per diversi secondi, mentre Bubba continuava a giocare nella neve, e sembrava non preoccuparsi minimamente della situazione in cui ci trovavamo, o della ragione di tutto ciò.

    Finalmente, mi venne un’idea. Presi delicatamente la mia testa tra le mani e mi ricordai che stavamo ascoltando canzoni natalizie prima di trovarci qui.

    Hey, urlai ad Isaiah penso di esserci arrivata! Ricordi quale canzone stava suonando il nonno quando siamo scomparsi?

    Isaiah sembrò ragionare. Controllò il suo telefono altre due volte e poi sorrise. ‘Buon piccolo Natale...’ rispose. Oh, wow... pensi davvero che potrebbe essere per questo?

    Forse risposi io, non completamente sicura del significato di tutto ciò. Scossi la testa, che non sembrava più fare male come prima.

    Ma come ci è finito sul tuo cellulare?

    Isaiah alzò le spalle e diede un’occhiata veloce in giro. Capii che non era dell’umore giusto per una chiacchierata. Quando si girò mi guardò in modo strano e sollevò le spalle di nuovo, subito dopo fece la stessa domanda a cui pensavo io: Come diavolo siamo finiti qui?

    Appunto... risposi io, scrollando la testa.

    Sentendomi in qualche modo rassicurata non essendo più da sola, mi girai per controllare Bubba: volevo accertarmi che fosse ancora con noi visto che era noto per le sue fughe in certe occasioni. Fortunatamente si stava divertendo e si trovava ancora ad una distanza ragionevole da noi due.

    Tutt’a un tratto, Isaiah schioccò le dita: "E se, quando siamo stati trasportati qui, il telefono fosse stato bloccato in

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