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Chiesa e culture: Tra spazi condivisi e reciproche trasformazioni
Chiesa e culture: Tra spazi condivisi e reciproche trasformazioni
Chiesa e culture: Tra spazi condivisi e reciproche trasformazioni
E-book299 pagine5 ore

Chiesa e culture: Tra spazi condivisi e reciproche trasformazioni

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"Il punto in questione è il seguente: fino a che livello di inculturazione le Chiese locali sono disponibili a spingersi nel processo di recezione della fede cristiana, secondo dinamiche che possono anche trasformare in maniera inedita il modo di essere Chiesa e la grammatica delle fede cristiana?"

La monografia pone l’accento su di un tema cruciale che attraversa in profondità tutta la storia del cristianesimo sin dai suoi esordi: il rapporto tra il vangelo e le culture. Il lavoro di Marinaccio entra decisamente nell’agorà culturale identificando nella realtà della circolazione dei saperi e dei significati, meglio della reciproca trasformazione tra vangelo e culture, la cifra con cui avvicinare, ed in qualche modo spiegare, il processo di interculturazione. Intravedendo spazi condivisi tra la Tradizione cristiana, la cultura greca e le religioni misteriche, così come esplicitati nel pensiero di alcuni Padri della Chiesa, si può, seguendo l’autore, trarre elementi utili per costruire una metodologia che può ispirare gli stessi processi di trasferimento di significato che interessano nella contemporaneità le Chiese locali immerse nelle società multiculturali e plurireligiose odierne. Solo così, fedele alla propria tradizione e allo stesso tempo cosciente dell’universalità della sua missione, la Chiesa può entrare in comunione con le diverse forme della cultura, conscia che tale comunione arricchisce tanto la Chiesa stessa quanto le varie culture. Oltre l’apparente paradosso, il testo offre un esempio lampante di come la cattolicità della Chiesa si esprima solo riconoscendo le diversità culturali, soltanto favorendo una prassi di interculturazione sostenuta da un’educazione al dialogo con le culture e le religioni. Tale pubblicazione diventa così un valido strumento di formazione non solo all’intercultura e al dialogo con le diversità, ma anche alla formazione e all’animazione missionaria tout court.

Roberto Marinaccio (Gaeta, 1982) è un ricercatore post-doc nel campo della teologia dell'inculturazione e teologia della missione. I suoi lavori focalizzano l'attenzione sullo studio storico-concettuale del rapporto tra la Chiesa e le culture locali. Dal 2011 al 2013 Marinaccio ha vissuto a Taiwan, dove ha studiato lingua e cultura cinese presso la Fu Jen Catholic University di Taipei con una borsa di studio assegnata dall'Ambasciata della Repubblica di Cina (Taiwan) presso la Santa Sede. Nel 2017 ha conseguito con profitto il Dottorato di Ricerca in Missiologia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Accanto all'attività di ricerca dedica ampio spazio alla formazione cristiana dei giovani, ricoprendo nel corso degli anni vari incarichi istituzionali nel campo dell'animazione e formazione missionaria. Attualmente insegna religione cattolica nelle scuole superiori di Pordenone ed è membro del "Research Group for Transnational History and Cultural Encounters (1850 – present)" dell'Università di Bergen in Norvegia.
 
LinguaItaliano
EditorePasserino
Data di uscita18 lug 2023
ISBN9791222427003
Chiesa e culture: Tra spazi condivisi e reciproche trasformazioni

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    Anteprima del libro

    Chiesa e culture - Roberto Marinaccio

    copertina

    Roberto Marinaccio

    Chiesa e culture

    Tra spazi condivisi e reciproche trasformazioni

    The sky is limit

    ISBN: 9791222427003

    UUID: d4e351f6-f323-48b4-8885-cbd21dfc5912

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    Sigle e abbreviazioni

    Prefazione

    Presentazione

    Introduzione

    I. Questioni ermeneutiche e prospettive ecclesiologiche per la missione: dall’eurocentrismo all’indigenizzazione

    1. Chiesa e culture in epoca coloniale

    1.1. Elementi dominanti nel paradigma coloniale: negoziazione, etnocentrismo, deculturazione

    1.2. Elementi di discontinuità col paradigma coloniale: traduzione culturale, adattamento, deoccidentalizzazione

    2. Chiesa e culture nel rinnovamento missionario del primo Novecento: trasformazione e localizzazione

    2.1. Chiavi di lettura in Costantini: la trasformazione delle missioni estere in Chiese locali

    2.2. Chiavi di lettura in Manna: la trasformazione missionaria della mentalità ecclesiale

    2.3. Chiavi di lettura essenziali in Vanzin: l'evangelizzazione come processo di trasformazione delle e nelle culture

    A mo’ di conclusione

    II. Questioni ermeneutiche e prospettive ecclesiologiche per la missione: duplice recezione e reciproca trasformazione

    1. La Chiesa, come luogo di una duplice recezione: il Concilio Vaticano II e la stagione post-conciliare

    1.1. Prospettive conciliari: riqualificazione dei patrimoni culturali e loro recezione nelle Chiese locali

    1.2. Prospettive post-conciliari: le Chiese locali come luogo di reciproche trasformazioni tra il cristianesimo e le culture

    2. Alcune definizioni interdisciplinari di trasformazione

    3. Uso della nozione di trasformazione in alcuni scritti missiologici post-conciliari e contemporanei

    3.1. Chiavi di lettura in Arrupe: trasformazione, inculturazione, interculturalità

    3.2. Chiavi di lettura in Bosch: molteplicità dei contesti, trasformazione della missione e implicazioni per le Chiese locali

    3.3. Chiavi di lettura in Bevans e Schroeder: molteplicità dei contesti e dialogo profetico

    3.4. Chiavi di lettura in Sievernich: interculturalità e reciproco trasferimento di significato tra Chiesa e culture

    4. Recezione, trasformazione, tradizione cristiana

    4.1. Precisazioni sulle implicazioni della soggettività culturale sul binomio recezione e trasformazione

    4.2. Precisazioni sulle implicazioni della soggettività culturale sul binomio trasformazione e Tradizione

    A mo’ di conclusione

    III. L’interpretazione cristiana della simbolica ellenistica: esempi di recezione e trasformazione nella Chiesa antica

    1. Elementi storico-comparativi preliminari

    1.1. La questione della dipendenza del cristianesimo dai culti misterici e dalla simbolica tradizionale ellenistica

    1.2. Spazi condivisi tra il cristianesimo e le religioni misteriche nel contesto ellenistico

    2. L’interpretazione cristiana della simbolica solare nel processo recezione della festa pasquale e della natività nel contesto ellenistico

    2.1. La recezione della simbolica solare nella festa di Pasqua

    2.2. La recezione della simbolica solare nelle feste del Natale e dell’Epifania

    3. La guarigione dell’anima: il simbolismo dell’erba moly e della radice della mandragora

    3.1. Il significato soteriologico del moly nell’interpretazione stoica, neoplatonica e cristiana

    3.2. La radice acefala della mandragora e la simbolica di Gesù Cristo capo della Chies

    4. L’interpretazione soteriologica ed ecclesiologica dell’immagine di Ulisse e le Sirene

    A mo’ di conclusione

    IV. Implicazioni del processo di reciproca trasformazione tra Chiesa e culture sulla pluralità delle teologie contestuali e la ricerca di nuovi modi di essere Chiesa inculturata

    1. Il contributo della Chiesa al progresso umano in prospettiva escatologica, etica e di liberazione

    2. L’apporto delle culture alla contestualizzazione teologica ed ecclesiologica

    2.1. Il concetto di Chiesa in uscita, prerequisito della contestualizzazione

    2.2. Il negoziato, processo basilare della contestualizzazione

    2.3. Criteri per l’elaborazione di modelli ecclesiologici inculturati

    3. Focus tematico: caratteristiche essenziali del processo di contestualizzazione teologica ed ecclesiologica in Asia

    3.1. La recezione come processo di riappropriazione contestuale della fede

    3.2. La Chiesa sacramento del Regno di Dio in Asia

    3.3. La figura di Chiesa come carro agricolo

    A mo’ di conclusione

    BIBLIOGRAFIA

    FONTI

    Fonti antiche

    Fonti ecclesiastiche

    Testi e opere degli autori oggetto di studio

    STRUMENTI

    BIBLIOGRAFIA SPECIFICA

    BIBLIOGRAFIA GENERICA

    Nota biografica

    Ringraziamenti

    Roberto Marinaccio

    Chiesa e culture

    Tra spazi condivisi e reciproche trasformazioni

    © 2023 Passerino Editore, Gaeta

    Via degli Eucalipti 9 – 04024 Gaeta (LT)

    informazionipasserinoeditore@gmail.com

    www.passerinoeditore.com

    ISBN: 9791222427003

    Prima Edizione Digitale, Luglio 2023

    First Digital Edition, July 2023

    Tutti i diritti sono riservati.

    All rights reserved.

    Sigle e abbreviazioni

    Prefazione

    Il volume pone l’accento su di un tema cruciale che attraversa in profondità tutta la storia del cristianesimo sin dai suoi esordi: il rapporto tra il vangelo e le culture. Il termine inculturazione, neologismo di origine antropologica recepito successivamente dal lessico teologico e missiologico, e più ancora il processo d’interculturazione, che ne rappresenta la sua naturale evoluzione, sintetizzano e fanno memoria della dinamica, antica e quanto mai creativa, dell’incontro, sempre nuovo e mai domo, dell’evento Gesù Cristo, il Verbo incarnato, col complesso e variegato mondo del genio umano sintetizzato dalla cultura, intesa come insieme di significati e valori che animano un certo modo di vivere. Come leggere altrimenti l’apertura della Lettera agli Ebrei ( Eb 1,1-2) dove s’incontra quel Dio che ha già parlato tante volte ed in modo diverso nel passato e che ora si avvicina all’uomo tramite il Figlio, Parola all’interno delle parole?

    Alla luce della situazione qualitativamente differente che i diversi cristianesimi globali stanno vivendo (glocalità, pluralismi, modernità multiple), l’intercultura, e l’interreligione quale suo nucleo fondante, – in effetti, come ricorda la Commissione Teologica Internazionale nel suo documento Il Cristianesimo e le religioni (1997) «la religione è il cuore di ogni cultura» (n. 26) – si configurano quale forma dell’intera sapere teologico, prospettiva di fondo che il pensiero teologico e la riflessione missiologica dovrebbero assumere. Più concretamente, le dinamiche dell’incontro tra una fede già inculturata – poiché non esiste vangelo a-culturale – e una cultura da evangelizzare entrano nel grande processo di eccelsiogenesi, assicurando alle comunità ecclesiali di porsi in maniera significativa al servizio della basilèia di Dio e del suo alternarsi tra il già e il non ancora.

    La trattazione di Roberto Marinaccio entra decisamente nell’agorà culturale identificando nella realtà della circolazione dei saperi e dei significati, meglio della reciproca trasformazione tra vangelo e culture, la cifra con cui avvicinare, ed in qualche modo spiegare, il processo di interculturazione. Intravedendo spazi condivisi tra la Tradizione cristiana, la cultura greca e le religioni misteriche, così come esplicitati nel pensiero di alcuni Padri della Chiesa, si può, seguendo l’autore, trarre elementi utili per costruire una metodologia che può ispirare gli stessi processi di trasferimento di significato che interessano nella contemporaneità le Chiese locali immerse nelle società multiculturali e plurireligiose odierne. Solo così, fedele alla propria tradizione e allo stesso tempo cosciente dell’universalità della sua missione, la Chiesa può entrare in comunione con le diverse forme della cultura, conscia che tale comunione arricchisce tanto la Chiesa stessa quanto le varie culture (cfr. GS 44-45). Oltre l’apparente paradosso, il testo offre un esempio lampante di come la cattolicità della Chiesa si esprima solo riconoscendo le diversità culturali, soltanto favorendo una prassi di interculturazione sostenuta da un’educazione al dialogo con le culture e le religioni.

    Tale pubblicazione diventa così un valido strumento di formazione non solo all’intercultura e al dialogo con le diversità, ma anche alla formazione e all’animazione missionaria tout court. La mente ed il cuore missionario dovrebbero viaggiare all’unisono verso l’incontro positivo e costruttivo con le alterità quale via maestra per modellare un’auto-comprensione cristiana che sia vicina ai contesti nelle proprie specificità e costante in ciò che la caratterizza. Solo così le comunità cristiane sparse nel mondo riusciranno a dare un contributo, essenziale e necessario, alla bellezza del creato e dell’umano, così vario e multiforme. Senza dubbio, questa pubblicazione può dare un contributo utile in tale direzione. L’affermazione di Papa Francesco ( EG 116), nel tratteggiare l’unico popolo dai molti volti, ben sintetizza lo spirito e l’intento del libro:

    «Quando una comunità accoglie l’annuncio della salvezza, lo Spirito Santo ne feconda la cultura con la forza trasformante del Vangelo. In modo che, come possiamo vedere nella storia della Chiesa, il cristianesimo non dispone di un unico modello culturale, bensì, restando pienamente sé stesso, nella totale fedeltà all’annuncio evangelico e alla tradizione ecclesiale, esso porterà anche il volto delle tante culture e dei tanti popoli in cui è accolto e radicato. Nei diversi popoli che sperimentano il dono di Dio secondo la propria cultura, la Chiesa esprime la sua autentica cattolicità e mostra la bellezza di questo volto pluriforme. Nelle espressioni cristiane di un popolo evangelizzato, lo Spirito Santo abbellisce la Chiesa, mostrandole nuovi aspetti della rivelazione e regalandole un nuovo volto. Nell’inculturazione, la Chiesa introduce i popoli con le loro culture nella sua stessa comunità, perché i valori e le forme positivi che ogni cultura propone arricchiscono la maniera in cui il Vangelo è annunciato, compreso e vissuto. In tal modo "la Chiesa, assumendo i valori delle differenti culture, diventa ‘ sponsa ornata monilibus suis’, ‘la sposa che si adorna con i suoi gioielli’ ( Is 61,10)"».

    Gaetano Sabetta

    Pontificia Università Urbaniana

    Facoltà di Missiologia

    Presentazione

    Le pagine che seguono sono una rielaborazione monografica più matura dei risultati della mia tesi di Dottorato di ricerca in Missiologia già pubblicata in estratto dopo la difesa e parzialmente disseminata in alcuni articoli di rivista. [1] L’idea, lo scopo, il senso generale e i contenuti propri della dissertazione dattiloscritta sono qui ripresi fedelmente e arricchiti con un apparato bibliografico aggiornato e ampliato. La raccolta dei dati adoperati nelle analisi è avvenuta principalmente attraverso l’esplorazione di quattro spazi ermeneutici che si sono in vario modo intersecati tra loro, favorendo una comprensione particolare di un tema che in modi, tempi e luoghi diversi ha occupato la riflessione di tanti missionari e teorici della missione: il rapporto tra Chiesa e culture. I primi due spazi sono costituiti dall’ascolto delle percezioni missionarie delle culture altrui e dagli studi missiologici pregressi sull’argomento. Il terzo spazio è rappresentato dal lavoro di campo nell’ambito della pastorale missionaria, in cui tutt’oggi è attivo il mio impegno, e dall’osservazione della vita ecclesiale nei differenti contesti in cui ho vissuto – Taiwan, Austria, Norvegia, Italia. Accanto a questi tre spazi ce n’è un altro che mi ha fornito elementi altrettanto importanti e inerenti alle percezioni che gli altri hanno della Chiesa e del cristianesimo. Si tratta del tempo trascorso ad ascoltare il parlare degli altri : è lo spazio delle conversazioni informali con persone di fedi religiose altre o che si definiscono, per una ragione o per l’altra, agnostiche, atee e del tutto lontane dalla Chiesa. Un tempo denso e carico di significato che ha contribuito a sostanziare in me l’interesse per la ricerca di modi inediti di immaginare la Chiesa e la sua missione nel mondo coevo.

    Roberto Marinaccio

    馬若柏

    Introduzione

    La monografia si colloca nell’area di specializzazione missiologica della teologia missionaria e nel campo di ricerca della teologia dell’inculturazione. Il contributo che si propone di offrire alla ricerca missiologica consiste nel mettere in luce la funzione che il concetto di trasformazione svolge sia in riferimento alla qualificazione del rapporto tra Chiesa e culture, [1] sia nello sviluppo delle teologie contestuali, nonché nella ricerca di nuovi modi di essere Chiesa inculturata. L’approccio scelto è di tipo ecclesiologico ed antropologico, e segue un metodo analitico-descrittivo.

    Nelle fasi di ricognizione del materiale utilizzabile per la stesura di uno stato dell’arte sull’uso della nozione di trasformazione in missiologia, ho notato l’assenza sia di una o più definizioni peculiari del termine trasformazione, sia di una sistematizzazione del modo in cui in genere tale concetto è posto in relazione alle nozioni ecclesiologiche di recezione ( receptio fidei ) e tradizione della fede ( traditio fidei ). Da qui scaturisce l’intenzione di fondo che anima questo libro, che si configura come un tentativo di contribuire a colmare tale vuoto teoretico in ambito missiologico ( research gap ). Nello specifico, il lavoro si prefigge di ragionare su: (1) le nozioni e i processi essenziali che qualificano il rapporto tra Chiesa e culture (obiettivo teoretico); (2) la qualificazione della nozione di trasformazione in missiologia, colta in relazione al processo di recezione del messaggio di fede e al concetto di reciprocità (obiettivo semantico); (3) la questione della metodica dell’incontro tra le Chiese e le culture locali (obiettivo metodologico); (4) la rilevanza della molteplicità dei contesti per gli sviluppi delle teologie contestuali e per la ricerca di nuovi modi di essere Chiesa inculturata (obiettivo antropologico); (5) il valore dell’interdisciplinarità e della collaborazione soprattutto con le scienze etnoantropologiche per il progresso della ricerca missiologica (obiettivo epistemologico).

    Le domande di fondo che animano lo sviluppo globale della tematica ruotano attorno a tre questioni rilevanti: cosa la Chiesa può offrire all’ambiente socioculturale circostante? Qual è l’apporto che le culture offrono alle Chiese locali? Perché queste possono recepire la circolazione di semantiche e simboliche dai contesti in cui sono immerse? La prospettiva che si è scelto di assumere nel tentativo di fornire una risposta a tali questioni – almeno come ipotesi aperta ad ulteriori investigazioni – è quella della trasformazione, intesa nell’ottica di una reciproca circolazione interculturale dei saperi e dei significati tra Chiesa e culture. Una prospettiva che ha come suo fondamento teologico la destinazione universale della salvezza operata da Gesù Cristo. Le Chiese locali, colte da quest’angolatura, appaiono come soggetti aperti alle trasformazioni che i processi socioculturali di acculturazione, inculturazione e interculturazione, possono generare nella loro edificazione e nella formazione di tradizioni ecclesiali particolari. Ciò significa considerare le culture non solo come oggetto dell’evangelizzazione ma anche nella loro funzione soggettiva, legata al retroterra storico ( background ) dei popoli che le rappresentano e capace di determinare il vissuto degli individui e degli organismi presenti nella società – Chiese locali incluse.

    Negli studi missiologici degli ultimi trent’anni il termine trasformazione risuona con una certa familiarità e ricorrenza. Merito, senz’altro, dell’uso sistematico che ne ha fatto David Bosch nel suo monumentale lavoro Transforming Mission: Paradigm Shifts in Theology of Mission del 1991, considerato ormai un classico della missiologia contemporanea. Non costituisce però un vocabolo del tutto nuovo nella storia della letteratura scientifica missionaria del XX secolo; è stato, infatti, impiegato con sfumature seppure differenti da figure autorevoli, quali furono Celso Costantini, Paolo Manna, Vittorino Vanzin, Pedro Arrupe e – successivamente a Bosch – da Stephen Bevans, Roger P. Schroeder e Michael Sievernich. Siamo nel contempo di fronte ad una nozione poco chiara e l’assenza di una sua definizione vera e propria nei dizionari e nei lessici missiologici ne rileva tutta la sua potenziale ambiguità, almeno per quanto concerne la precisazione del soggetto – o dei soggetti – della trasformazione. Riferita comunemente all’azione missionaria o agli effetti dell’annuncio, si presenta come un termine in bilico tra due poli: la Chiesa agente della missione e il contesto, suo destinatario. Dove per contesto si intende comunemente la molteplicità delle società e delle culture, nonché l’insieme delle persone che le abitano – prese come singoli individui e gruppi organizzati.

    La tesi centrale sostenuta verte sulla teorizzazione dell’inclusione della nozione di trasformazione nel concetto di recezione contestuale del messaggio di fede. In tal senso, l’evangelizzazione dei popoli si pone come un processo d’inculturazione, per via del quale il kerygma è comunicato ed esplorato con linguaggi più familiari al contesto. Le Chiese locali, evangelizzando, offrono alle culture del luogo la possibilità di riconfigurare se stesse nell’orizzonte di senso più ampio della rivelazione cristiana. Le culture, viceversa, mettendo a disposizione del cristianesimo il proprio particolare modo di rappresentare e organizzare la realtà sensibile e ultraterrena, offrono degli elementi che – nella misura in cui sono acquisiti dai cristiani – concorrono alla trasmissione inculturata del kerygma e alla gestazione di tradizioni ecclesiali particolari. È bene ricordare che il processo di riconfigurazione locale della Chiesa non è nuovo nella storia del cristianesimo: esempi di trasformazione e di circolazioni interculturali dei saperi li troviamo nell’evangelizzazione del mondo ellenistico (II-IV sec.) e dei clan germanici (IV-IX sec.), come pure nell’opera missionaria di Cirillo e Metodio negli ambienti slavi (IX sec.). Si tratta di percorsi d’inculturazione che, come risaputo, hanno subito una battuta d’arresto a causa dell’affermarsi della concezione tardo antico-medioevale di cristianità e di un modello ecclesiologico dominante tendenzialmente mono-culturale, poi diffuso in tutto il mondo a partire dal XV secolo attraverso la missione coloniale.

    A proposito del contributo proprio che il presente lavoro vuole offrire all’indagine missiologica, va precisato in forma preliminare che esso non consiste fondamentalmente in un’originalità del tutto inedita dei risultati della ricerca dottorale compiuta, quanto piuttosto nell’avere affrontato una questione decisiva per quanto riguarda l’annuncio del vangelo oggi e le sue implicazioni, cioè il rapporto tra Chiesa e culture indagato nell’ottica della reciproca trasformazione. È stato il Concilio Vaticano II ad aver affrontato autorevolmente la questione di detto rapporto, ad aver enunciato il conseguente reciproco arricchimento; ma il Concilio non ha approfondito il tema, limitandosi ad abbozzare alcune prospettive suscettibili di ulteriori approfondimenti. Il volume, ponendosi a confronto con altri e significativi autori, ha recepito tali prospettive e si dispiega in un’ indagine che è

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