Redazione Pedagogica - Quando l'educazione fa notizia - 2015/2017
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Recensioni su Redazione Pedagogica - Quando l'educazione fa notizia - 2015/2017
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Anteprima del libro
Redazione Pedagogica - Quando l'educazione fa notizia - 2015/2017 - Silvia Ferrari
633/1941.
* RINGRAZIAMENTI *
Oltre la passione educativa ampiamente palesata negli elaborati su sito personale, desidero ringraziare chi mi ha insegnato le basi dell’italiano tra grammatica e letteratura, quindi: studi cagliaritani, alle Medie la Prof.ssa Paola Mocci Garau, mentre alle Magistrali la Prof.ssa La Sala al 1° anno, da cui ho appreso lo studio dell’epica e del latino proseguito nelle classi successive e il Prof. Luigi Rogier, un grazie obbligatorio nel pensare che, sarebbero contenti di quanto abbia messo "a frutto" dai loro insegnamenti nelle mie future redazioni pedagogiche. Entrando all’Università degli Studi di Cagliari, ringrazio per i preziosi suggerimenti la mia ex docente di tesi Dr.ssa Prof.ssa Claudia Secci.
*Ringrazio alcuni siti affini per lo spazio iniziale datomi per cominciare la gavetta redazionale, da cui poi ho proseguito da sola.
*Ringrazio la collega pedagogista e counselor Dr.ssa Alessia Dulbecco per l’intervista rilasciata al suo sito frammentidiundiscorsopedagogico
da me inclusa nella sezione "Notizie" e a tutt’oggi l’unica che mi sia stata fatta in merito alla mia divulgazione.
*Per la sezione "Dialogica Educativa" e il consenso prestato alle interviste, che la richiesta partisse da me o loro, ringrazio: Dr.ssa Antonella Ibello, Dr. Nuccio Salis, Dr.ssa Rosaria Martellotta, Dr.ssa Marta Tropeano, Dr. Francesco Fallacara e mia madre. Grazie anche alle due lettrici anonime che han reso due testimonianze su vissuti personali.
**Per la sezione "EducArticolando" e le loro redazioni a firma dipendenti da studi specifici connessi alla professione, ringrazio: Dr.ssa Angela Marrazzo, Dr.ssa Maria Grazia Ammendola, Ing. Dr.ssa Natalia Pichierri, Dr.Saverio Caffarelli, Dr.ssa Silvia Ferrari, Dr.ssa Costanza Gallina.
***A loro va la mia stima e apprezzamento, che estendo anche agli autori e alle autrici editoriali che ho recensito a mia firma su "Educational Reviews – Recensioni", qui saluto: Cleopatra D’Ambrosio, Alberto Pellai, Asha Phillips, Daniele Novara, Mauro Ozenda, Rosa Rita Formica, Patrizia Gerbino, Gavina Sedda, Marta Tropeano, Nadia Levato, Laura Orsolini, Maria Tinto, Giorgia Cozza, Alessandro Curti, Barbara Sarri, Marta Vitale, Andreina Mexea, Mariapaola Ramaglia, Silvia Mendico e Donatella Manna, per la quale ho redatto alcune righe di presentazione al suo libro educativo su FB, non avendola recensita in sezione.
****Cordialmente esprimo infine l’immenso grazie ai tanti utenti che seguono la mia divulgazione in rete tra pagina/sito e gruppi, loro sono il vero motore
dinamizzante che permette a "Redazione Pedagogica di proseguire nel suo
cammino" divulgativo svolto con educazione, garbo e rispetto. La netiquette è importante quanto i contenuti elaborati, poesie comprese.
Redazione Pedagogica in rete:
- Pagina FB: Redazione Pedagogica
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Reperibilità foto:
- Per articoli a firma: dal sito Pixabay
no copyright
- Per recensioni bibliografiche e articolo La Cura
foto originali di copertina, così come apparsi nel sito online.
*Dr.ssa Silvia Ferrari firma la sezione a margine *Epilogando e per sito personale www.redazionepedagogica.it le redazioni delle 3 sezioni: Notizie (eccetto articolo con*), Educational Reviews – Recensioni, Dialogica Educativa eccetto la sezione 4 EducArticolando
ospitante redazioni a firma di professionisti psico/pedagogici, tra cui una docente. Le sezioni sono presentate in ordine di creazione su piattaforma e all’interno gli articoli partenti dal più lontano al più recente.
BIENNIO REDAZIONALE: 2015‐2017
PREFAZIONE
Redazione Pedagogica
- Un nome collettivo che sottende nel suo trend tematico l’intento divulgativo della "sana educazione attraverso elaborati a firma derivanti da eventi vissuti/osservati, da interessi professionali di settore che, come leggerete poi, han sfociato in articoli personali, interviste e recensioni bibliografiche. Dietro la collettività etimologica in realtà c’è solo una persona alla scrivania telematica, cioè io, Silvia… Mi è sempre piaciuto scrivere, ricordo quanta analisi grammaticale e logica avevo tra i compiti d’italiano alle medie, oltre allo studio delle poesie, le letture. Come non ricordare il mio tema d’italiano per la licenza media scritto
di getto e così bene, che lo consegnai direttamente alla prof.ssa stupita, che mi disse:
Silvia, ma non lo ricopi? e io:
No, mi è uscito talmente bene, che lo lascio così. Per la stessa materia ma alle Magistrali, avevo un professore di altri tempi che intervallava la letteratura italiana spiegata in modo forbito ad aneddoti sulla sua carriera d’insegnamento e anche qui, ricordo il suo girare tra i banchi chiedendo:
Altro c’è?, riferito ai compiti in classe. Un professore che dalle sue spiegazioni palesava la pura passione per l’italiano, tanto che, a Cagliari, era socio del club
Amici del Libro. A casa, mi divertivo a creare storie con i cognomi di compagne e docenti, a elaborare poesie brevi in rima per l’allora gatta presente in casa. Un evento familiare forgiò anzitempo il mio carattere mite e paziente all’età di 9 anni, allora non ero ben consapevole ma, la vocazione educativa cominciò a insinuarsi nella mia essenza interiore. Proseguire gli studi superiori e universitari verso l’ambito pedagogico è stato quasi naturale, negli anni e dopo un corso per operatore video-terminalista e con la comparsa dei
social media ho iniziato la mia attività redazionale, su cui molto ha influito il mio background emotivo/esperienziale, come cito in una mia frase:
Chi scrive di educazione non può prescindere dal vissuto personale, anche la stesura di un articolo non nasce sul momento, ha sempre una
radice latente. Tornando a
Redazione Pedagogica, la pagina FB
creata il 5 febbraio 2013 diventa la
costola da cui il 16 aprile 2015 sarà attivato online il sito
fratello, che in un mix di colori sgargianti ospita tante sezioni, quelle prettamente redazionali sono 4, 3 a firma mia e 1 ospitante articoli firmati da colleghi/e professionisti psicopedagogici. Nel tempo ho affinato e migliorato il mio stile redazionale in questo spazio tutto mio, dove l’elaborazione ha tempistiche non definite, non è infatti una rivista con uscita quotidiana. Vi chiederete, perché un libro? Già per il fatto di essere online, gli articoli sono pubblicazioni ma… Ho pensato: non tutti sono pratici della rete e/o di computer o se sì, vuoi mettere sfogliare il pensiero e gli argomenti scelti da
Redazione Pedagogica nella sua evoluzione e come negli anni sia migliorata? Nel tempo alcuni elaborati hanno incluso poesie in rima da personale ispirazione, ho cercato di dare quel tocco extra che rende ogni sito unico e originale nella sua creatività ideativa espressa in rete con modi altrettanto garbati e rispettosi. Come nascono gli articoli e recensioni, come scelgo gli argomenti? Parto principalmente da eventi che ho vissuto e/o sperimentato, la miglior divulgazione in rete su elaborati è senza dubbio quella dipendente da esperienza vissuta in prima persona (sia familiare e/o lavoro), perché si rende ancor più
genuino" e vero quanto si scrive, anzi digita! Le recensioni derivano da libera scelta di lettura o dal trovar per caso un testo e/o autore che attirano particolarmente per il tema trattato. Dietro questo traguardo editoriale e prima online c’è un lungo percorso scandito anche da crisi creative (chi scrive a volte la sperimenta), letture, esperienze educative, conoscenza ricambiata per stima e apprezzamento verso colleghi/e. Dulcis in fundo ma non per questo meno importante è la Passione Pura per la Pedagogia grafo-educativa o meglio redazionale e l’Educazione in toto mixata al buon uso dell’italiano, per questo motivo, nei ringraziamenti espressi, molto si deve ai professori d’italiano nei vari gradi di studio. Che temi troverete proseguendo? La resilienza e il suo excursus critico nella vulnerabilità psicofisica, la scuola materna e la sua frequenza dipendente da scelta genitoriale, l’armonia familiare, la separazione, l’articolo-analisi alla ballad La Cura
di Franco Battiato e i suoi messaggi educativi nascosti, educatrice in colonia, archeologia applicata alla didattica per l’infanzia, l’infanzia violata, il legame materno, la formazione come viaggio
, il sistema integrato 0-6, educazione digitale, le mamme social, giornalino scolastico, violenza contro le donne, didattica emozionale, mindfulness, pedagogia ambientale, Artelier, cecità tra miei esperimenti al buio e lezione
imparata, pedagogia familiare, pedagogia critica e socraticità sociale, pedagogia etnica, puericultura e molto altro…
"Con educazione e poesia
espresse in italiano con maestrìa
qui con passione e vocazione
dedico a voi tutti con emozione
questa inaspettata pubblicazione
della mia Pedagogica Redazione".
Dr.ssa Silvia Ferrari
Pedagogista, blogger e autrice.
*DIVULGANDO L’ESSENZA * - composta il 5 settembre 2017
Ormai l’etere digitale
viaggiando
al pari del reale
include anche il divulgare
quale variante nel navigare
,
tra tante frasi da elaborare
l’utente si vuol meravigliare
con parole da ricordare.
Quando ho viva ispirazione
presto avvio la composizione,
filastrocca, poesia o citazione
posson trasmettere un’emozione,
che sia mattino, pomeriggio o sera
la mia rima è sì sincera.
Qui lo esprimo per intero
il mio poetico pensiero,
un’autentica essenza
che di scriver non può stare senza.
Con passione, talento e vocazione
produco una sana
divulgazione.
L’educazione è come una ballerina,
la fiamma in cuor è grande o piccina
e si dimena con far danzante
rendendo l’agire altalenante,
i cui passi felpati a oltranza
coprono pian piano ogni distanza.
E’ mia ferma volontà
mista a garbo e cordialità
lanciar strali di positività
in questa attuale e non facile realtà.
Finchè avrò fiato per elaborare
tutta la vita spenderò a divulgare.
Autrice: Silvia Ferrari
Pedagogista e Blogger educativa per Redazione Pedagogica
.
NOTIZIE – Prima sezione a inaugurare il sito in data 16 aprile 2015.
In questa sezione sono presenti nuovi articoli educativi derivanti da ricerca personale e/o da interviste, quindi la stesura per riportare bene il materiale ha richiesto riletture e varie supervisioni redazionali. Il mio primo articolo in uscita ha riguardato gli anni dell’asilo trascorsi a casa per scelta genitoriale e ha richiesto il metodo dell’intervista a quattro persone (due uomini e due donne) suddivise per fascia geografica, che ringrazio in anticipo per la collaborazione.
Ordine redazionale partente dall’articolo più lontano.
L’articolo in indice del 26/05/2015 preceduto da asterisco * si riferisce all’intervista che ho rilasciato al sito della collega pedagogista Dr.ssa Alessia Dulbecco.
Un cordiale saluto a tutti. ^_^
Dr.ssa Silvia Ferrari
Pedagogista e Blogger educativa.
Per scelta genitoriale capita che i bambini non frequentino né l’asilo nido (0-3) né la scuola materna (3-6) o uno dei due: come trascorrono quegli anni?
Per la stesura dell’articolo mi sono avvalsa di una micro–ricerca attraverso il metodo dell’intervista virtuale
. Via mail, ho contattato alcune persone adulte e tra queste, ho scelto a caso quattro persone (due donne e due uomini) in rappresentanza di diverse aree del Paese. Contestualizzata la zona geografica, le informazioni richieste riguardavano: nucleo familiare (genitori, lavoratori o meno, fratelli/sorelle (frequentanti o no l’asilo) e differenze di età, se la scelta citata nel titolo è stata condivisa, se i genitori giocavano coi piccoli, quali giochi preferiti con genitori e/o fratelli/sorelle, cugini e coetanei, socializzazione nell’attività ludica, se il carattere e la non frequenza alle suddette strutture hanno inciso in qualche modo nelle interazioni sociali in età adulta.
*Per il rispetto della privacy verso chi ha collaborato a questo mio progetto, le zone geografiche sono generiche, quindi: Centro Nord, Sud Italia, Isole (tra le varie presenti nel mare italiano). Le risposte fornite nelle interviste (da me condensate nell’articolo) naturalmente risentono del periodo storico/sociale in cui queste persone sono nate, cioè tra gli anni ’60 e ’70 del 1900, mentre le influenze sulle interazioni in età adulta sono di un periodo più recente.
Entriamo nel dettaglio, partendo dal bambino del Sud Italia. Questo bambino è cresciuto in un piccolo paese in una classica famiglia con un nucleo genitoriale unito, è l’ultimo di tre figli e tutti sono accomunati dalla sola frequenza alla scuola materna gestita da religiose e niente asilo nido, perché la struttura all’epoca non era presente. Pur nell’unità familiare, il padre lavorava fuori casa e raramente era presente nella condivisione dei momenti di svago con i figli, mentre la madre dedicava il tempo alla cura della casa. Il bambino aveva la sua cerchia di coetanei con i quali s’intratteneva nel tempo libero e le attività ludiche erano principalmente i giochi di strada, che spaziavano dal calcio a corse varie, dal monopattino allo scambio di figurine per completare gli album, passando per le biglie colorate, che colpite
dal sole emanavano una luce incredibile. Inutile dire che, questi giochi all’aperto e in libertà erano creativi (all’epoca non c’erano tanti giochi costruiti) e altamente socializzanti, favoriti anche da un carattere ben disposto alla condivisione ludica sia del momento in sé che dei giochi utilizzati. Questo bambino coi suoi coetanei ha sviluppato un carattere positivo e tranquillo: l’asilo nido non frequentato non ha lasciato tracce
sulla sua interiorità, poiché tra scuola materna e gruppo dei pari il gioco era presente, unificante e non artificiale. La socializzazione nelle attività ludiche tra pari e la normale crescita verso l’età adulta hanno inciso in meglio nello sviluppo della personalità e del carattere: ora questo bambino è un uomo, che si è costruito
dei validi e solidi rapporti interpersonali, che non gli hanno causato alcuna difficoltà né in famiglia (ora è felicemente sposato con prole) né sul posto di lavoro (è un libero professionista).
Passiamo ora alla bambina nata e cresciuta in una tranquilla cittadina centro/insulare. Anche qui come nel caso precedente siamo in presenza di una classica famiglia unita, padre lavorante fuori casa (all’epoca dei fatti), madre casalinga con le tipiche mansioni di questo lavoro, fratello maggiore di cinque anni. La scelta genitoriale di non frequentare né l’asilo nido né scuola materna è stata presa di comune accordo, in considerazione del fatto che la madre, essendo casalinga, poteva seguire sia la bambina sia il fratello, entrambi non frequentanti le strutture educative in domanda. Inoltre nei momenti di difficoltà i genitori potevano fare affidamento per la custodia dei figli su sorelle/fratelli sia materni sia paterni. La bambina raramente giocava col fratello maggiore e i suoi giochi erano con le bambole, con le quali inventava tante storie; durante le vacanze estive spesso i momenti di gioco erano in compagnia con i figli della vicina di casa (poco più piccoli di lei). La madre dovendo pensare alla casa, giocava pochissimo con la bambina, che assieme al fratello e quando il padre era libero dal lavoro e/o durante le domeniche, andava al parco cittadino per giocare tra scivoli, castelli e altalene. I momenti ludici socializzanti in campagna con le cuginette erano tra i preferiti soprattutto per i giochi all’aperto, dove ci si poteva muovere in libertà: corse, nascondino, paradiso, altalena, bicicletta e arrampicata sugli alberi. Quando il maltempo impediva l’uscita, tra i giochi preferiti c’erano: la dama, le carte, le mitiche costruzioni Lego
, disegnare, cucire abitini per le bambole, inventare un mercatino dove fare la spesa con frutta e verdura di plastica. D’estate al mare invece la bambina giocava da sola o col fratello maggiore, mentre i giochi con i coetanei estranei al nucleo familiare hanno favorito nella piccola la socializzazione, sebbene spesso si sia sentita emarginata e presa in giro per l’aspetto fisico, dovuto al problema di vista che costringeva all’uso di occhiali molto spessi e poco gradevoli. Nelle attività ludiche raramente i giochi personali erano prestati, anche per il timore (concreto) che gli stessi fossero resi danneggiati o non resi affatto. E l’infanzia così vissuta come ha inciso in età adulta? Il vuoto
della non frequenza alle strutture dell’infanzia è stato pienamente colmato con l’ingresso alle scuole elementari vissuto come un grande evento e col desiderio di costruire
nuove amicizie. Oggi quella bambina è una donna laureata e dal carattere indipendente, che alterna periodi di solitudine a relazioni interpersonali e che in caso di necessità non nega il suo aiuto. La creazione di amicizie non è un problema, purché non diventino invadenti e giudicatrici del suo modo di vivere. Purtroppo l’essere vittima di prese in giro o bullismo in età adolescenziale soprattutto da parte dei ragazzi, oltre al fatto di non aver imparato a rispondere o difendersi in loro presenza, ha reso questa donna molto insicura e non difficoltà rompe il ghiaccio
, pensando che, se avesse frequentato una struttura in età prescolare, sarebbe cresciuta più forte e decisa, ma rimane sempre un problema fatto di se
e ma
.
La prossima storia riguarda una bambina nata e cresciuta in un piccolo paese del Centro Nord, figlia unica di una famiglia classica molto unita. Non essendoci l’asilo nido nel paese, la piccola ha frequentato solo la scuola materna a gestione comunale, in cui condivideva giochi e varie attività ludiche, es.: laboratori di pasta al sale, piccoli lavori col collage. Al di fuori della scuola materna, i genitori dedicavano il loro tempo libero giocando con la figlia, divertendosi. Nelle uscite al parco troviamo l’altalena e lo scivolo mentre in spiaggia durante l’estate, i giochi erano: inventare delle storie, racconti di fantasia, castelli di sabbia accanto a spazi ludici già presenti. Il carattere tranquillo della piccola ha inciso positivamente nella condivisione del gioco e ora che adulta è? La frequenza della scuola materna e le attività ludiche esterne hanno favorito la socializzazione e il carattere è rimasto tranquillo come nell’infanzia. Oggi quella donna può dire di essere una persona completa: ha costruito
delle sane e stabili relazioni interpersonali sia nel lavoro (è laureata ed è una professionista affermata) che in famiglia (è sposata, con un figlio).
L’ultima storia riguarda un bambino proveniente da una cittadina insulare con famiglia unita monoreddito, padre operaio (all’epoca dei fatti), madre casalinga e primogenito di tre figli. La differenza d’età col secondo fratello era di 18 mesi: si parla al passato, perché è deceduto prima di compiere il 1° anno di età, per via di una grave malattia. Con la sorella minore la differenza è di cinque anni. La scelta condivisa dai genitori di non frequentare ambo le strutture prescolari, non è dipesa da questioni economiche, ma a essa contribuirono il lutto per la morte del secondo fratello e il fatto che gli orari di lavoro del padre per riaccompagnare o riprendere non coincidessero. La madre dedita alla cura della casa non giocava col bambino, ma dedicava molto tempo all’educazione: non intromettersi nei discorsi dei grandi e quando si andava in casa d’altri, non chiedere niente salvo che non fosse offerto e sempre nella giusta quantità. Se si sgarrava, si era ripresi a casa. I giochi erano un’infinità e molti erano regali di nonne, zii e zie: se si rompevano, il padre dedicava il weekend libero alla riparazione. Sempre nel weekend (perché durante la settimana lavorava) il padre portava il piccolo ai giardini pubblici con l’auto a pedali, con cui giocava a fare il meccanico. Nelle giornate in casa i giochi preferiti erano le costruzioni e le automobili in scala: all’epoca non c’erano