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La Mente Nera - (volume 2°)
La Mente Nera - (volume 2°)
La Mente Nera - (volume 2°)
E-book124 pagine1 ora

La Mente Nera - (volume 2°)

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Info su questo ebook

Cosa c’è di più bello di una consolidata e spensierata amicizia? Nato da un incidente comune che potrebbe capitare a chiunque, il legame che nascerà tra due giovani, protagonisti di una delle storie di questo secondo volume de La Mente Nera, si fortificherà a tal punto, da renderli complici delle stesse tetre passioni fino a quando… la situazione non volgerà al tremendo risvolto finale? Perché, come ben sappiamo, le passioni in comune, tendono molte volte a creare unione e complicità, indipendentemente dall’argomentazione... E così, in caduta libera nella fantascienza, viaggerete in un futuro andato distrutto e pregno di morte e terrore. I pochi superstiti, malati e ridotti allo stremo, combatteranno fino all’ultimo respiro, con il solo scopo di comprendere provenienza, tempo attuale e futuro della loro sorte. Tra le pareti rugginose, sporche e metalliche di una prigione sotterranea, nascosto negli angoli remoti della storia, un mistero alieno, nauseante e sanguinario, vi donerà terribili incubi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2015
ISBN9788893064903
La Mente Nera - (volume 2°)

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    La Mente Nera - (volume 2°) - Salvatore Palmieri

    dell’anima."

    Ricordi lontani

    1

    Ogni tanto mi capita di ricordarlo, sapete? Tommy Mansell, è di lui che vi parlerò.

    Si tratta di una storia che accadde molti anni fa, ma che delle volte, malgrado abbia cercato di dimenticarla con il tempo, torna a galla nei recessi più remoti della mia mente. Alcune volte lui mi compare in sogno e devo dire che, a certe realtà, non ci si abitua mai. Inutile, certi fantasmi non si dimenticano e basta, ci sono scheletri nascosti nell’armadio che mai saranno riesumati, quindi, se la questione è non riuscire a liberarsi dei ricordi ostili, l’importante è perlomeno non soccombervi ed è proprio per questo, che sto pensando a Tommy ancora una volta. Quello che spero è che, trascrivendo tutto su carta e riuscendo così ad avere qualcosa di concreto di quel vecchio e reale incubo tra le mani, esso possa scomparire per sempre, lasciando della mia passata amicizia con Tom, solo cose belle. Forse avere questo compito mi aiuterà ad allentare la tensione, ad alleviare la paura e la tristezza. Forse mi permetterà di raggiungere una serenità interiore e mi spronerà nel convincermi che è acqua passata.

    Avevo l’età in cui la gente poteva considerarmi ancora un giovanotto, con tutta la vita di fronte e tutta l’esperienza dei più adulti da apprendere, al fine di farsi una personalità propria. Frequentavo uno dei tanti licei che si ergevano nelle città dell’Inghilterra di quel periodo, per l’esattezza un liceo classico statale abbastanza grande da contenere più di duemila ragazzi, che quasi mai, a quel tempo, frequentavano gli edifici per studiare. Era un periodo piuttosto difficile nelle città, per imporre pensieri e dottrine. La disciplina era un po’ dura, come definiremmo oggi, ma spesso funzionava ed era funzionale, riusciva a calmare molte teste calde! Non tutte, ma molte, tra cui quelle dei figli dei contadini più avidi e degli analfabeti di ogni etnia, che s’iscrivevano al solo scopo di fuggire dal duro lavoro dell’agricoltura, pensando di trovare l’oro sotto gli alberi in città. Gli insegnanti, per la maggior parte, si facevano rispettare, o almeno ci provavano e delle volte, se necessario, usavano anche maniere drastiche, ma più che naturali e scontate per gli anni in cui io vivevo la mia adolescenza!

    Andavo tutte le mattine, e dico tutte, nel mio edificio di studio, dove non ero simpatico a molti ragazzi, proprio perché mi ero sempre rifiutato di marinare la scuola insieme a loro e interpretavo lo studente modello che ogni professore avrebbe voluto nella propria classe. Non erano molte le persone orgogliose e di seriose intenzioni, i più erano sospesi fin dai primi giorni dell’anno e, se così non era, tornavano a casa con le mani rosse e gonfie per via delle bacchettate che gli insegnanti regalavano con disinvoltura, affinché si mantenesse il minimo ordine nelle classi e la dottrina non andasse del tutto persa ai quattro venti.

    Se qualche ragazzo si ribellava di tanto in tanto? Certamente, ma nessuno guadagnò mai nulla di buono e di cui andare fiero da ciò, a suo tempo. Compromettersi con i professori che avevano punito qualcuno malmenandolo o espellendolo, peggiorava solo le cose. Così la rabbia si sfogava alla pausa, al momento della ricreazione. Molte volte scoppiavano risse nei cortili degli edifici e tra quelle, scintillavano sotto il sole coltelli a scatto.

    Non ricordo di essere mai stato bacchettato, ma alcune volte mi sono ritrovato immischiato in risse del doposcuola. Per fortuna sono sempre riuscito a togliermi dai piedi in tempo e senza un graffio! Ne sono rimasto illeso. Ci si poteva lasciar la pelle! Un paio di volte ci furono delle vittime e gli assassini, fortunatamente, furono arrestati.

    Ero al mio ultimo anno di scuola quando successe il fatto che oggi mi obbliga a scriverne, dopo di che sapevo mi sarei sicuramente iscritto ad altri corsi di specializzazione utili per la mia futura carriera. Fin da allora ero un ragazzo serio e distinto, ero intraprendente e voglioso di fare. Ero molto simile a Tommy Mansell. Povero Tommy…

    Lo conobbi agli inizi dell’anno e mi disse di frequentare il liceo linguistico situato di fronte al mio. Non lo avevo mai visto prima di allora, di sicuro non lo avevo mai notato e capii il perché, quando mi raccontò di venire da fuori città. Ci incontrammo la prima volta a pochi metri da casa mia, cosa che non sarebbe assolutamente successa se non avesse comprato una casa a soli due isolati di distanza da essa! In ogni modo, era un bravo ragazzo ed era sicuro di sé.

    Io avevo quasi diciannove anni, li avrei compiuti in novembre, tre mesi circa dopo l’inizio delle scuole. Avevo un’auto usata, ma praticamente nuova, che mio padre mi aveva regalato per il diciottesimo compleanno, dopo aver lasciato il lavoro per godersi il resto della propria vita, ancora giovane e usufruendo della buona pensione. Mio padre non era vecchio, ma poiché le regole dei tempi lo consentivano, avendo lavorato fin dalla tenera età, scelse la cosa più giusta da farsi. L’auto che mi comprò era sportiva, aveva il colore di una notte limpida d’estate e, soprattutto, era spaziosa. Allora in famiglia i soldi non mancavano e così i miei poterono comprarmi quell’auto che mi faceva impazzire.

    Tommy si era trasferito dal sud. Lui non possedeva ancora una macchina, né aveva la fortuna di avere un padre al fianco in grado di regalargliela. Non aveva mai visto il padre, mi confidò di non essere in grado neppure di ricordarlo, data la morte giovane che lo aveva colpito, appena un anno dopo la sua nascita. Nonostante la mancanza di quest’affetto e le difficoltà multiple riscontrate, lui era cresciuto sano, aveva sani principi ed era un tipo con i piedi per terra. Aveva diciassette anni e frequentava la quarta del liceo linguistico che si ergeva di fronte al classico, cioè al mio.

    Ci conoscemmo per un incidente ciclistico (tipico scontro da film molto imbarazzante) e cademmo entrambi culo a terra sulla stradina pedonale che si stagliava, rossastra, appena fuori delle case di quella via dove abitavamo. Era uno stradello di mattonelle in cotto (piuttosto ben fatto), che ancor oggi sono sicuro posa, perfetto, davanti al mio ex cancello e a quelli delle villette stabili, solide e allineate, della vecchia strada in cui vivevo.

    Era una mattina come tante altre, mi svegliai, mi lavai e dopo aver fatto colazione in fretta e furia, come mio solito, mi recai in garage per prendere la bici. Sì, lo so, avevo la macchina, ma quella la utilizzavo in gran parte la sera quando andavo a divertirmi! Non distavo molto dal liceo, così preferivo fare due pedalate, specialmente quando l’aria era tiepida e tendente a scaldarsi nel corso della giornata.

    E’ bellissimo passeggiare in bicicletta verso le otto del mattino, quando si è a fine primavera e si preannuncia l’estate. Mi piace tutt’oggi sentire il sole che dopo un lungo inverno, comincia a picchiare sulla pelle. Mi rilassa sentirlo bruciare sul volto ed è una sensazione che fa rinascere di nuova luce l’anima.

    Quella mattina ero in ritardo, ma anche molto felice di recarmi ancora a scuola per passare una delle ultime e interessanti mattinate scolastiche, assieme agli amici più cari. Con Tommy accadde tutto prima del vero caldo, quello che presto avrebbe preso piede su tutto il territorio e una volta cominciate le vacanze, avrei trascorso come di norma, nuove avventure con gli amici che mi ero fatto. Insieme avremmo passato serate a divertirsi spassandosela o semplicemente a chiacchierare dei nostri interessi comodamente seduti in veranda e ci saremmo accompagnati sempre da buona birra. Non erano tantissimi i ragazzi con cui mi trovavo bene, ma nemmeno pochi.

    Quella mattina, soltanto quando girai la maniglia di ferro del garage e lo aprii, mi accorsi di quanto, forse, la voglia di spingermi verso il liceo, stesse in parte scemando. Se ne stava andando, rimase appesa a un filo nel vero senso della parola o meglio, c’era sì una trazione che mi spingeva verso l’edificio, ma era la voglia sempre maggiore di sentirmi partecipe di una vita colma di obiettivi e di progetti da realizzare e non tanto l’influenza che i libri davano alla mia anima. Avevo studiato abbastanza in passato e la voglia di apprendere ancora, evidentemente non era più importante quanto la crescente voglia di iniziare a mettere in pratica il mio sapere. Stavo crescendo.

    Quel pensiero fu audace, quanto audace era la mia manualità nel riparare la gomma forata di una bici! Avevo una ruota a terra e odiavo quella cosa! L’avevo sempre odiata! Non mi consolò essere obbligato a tale sforzo, dopo l’amara sorpresa, sapendo quanto già fossi in ritardo. In quel momento era la cosa peggiore che mi potesse capitare dovermi piegare a una riparazione simile, ma il destino voleva che incontrassi Tommy. Cercai così di sbrigarmi e con la fretta nelle mani e l’orologio che mi ticchettava nella testa, ossessionandomi a ritmo perpetuo nel rintocco odioso dei secondi, riuscii a sporcarmi anche il nuovo paio di pantaloni e la manica del soprabito. Due macchie di grasso della catena, che avevo involontariamente urtato, per ben due volte, si impressero sui miei vestiti sporcandomeli. Per fortuna non si vedeva quasi niente, anche volendo non avrei avuto certo il tempo ulteriore di cambiarmi! Non ci volle molto per riparare il foro nella ruota della bici, ma quel poco bastò a farmi cambiare

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