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Il pianto delle lumache. Una storia di successo
Il pianto delle lumache. Una storia di successo
Il pianto delle lumache. Una storia di successo
E-book117 pagine1 ora

Il pianto delle lumache. Una storia di successo

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Info su questo ebook

Matteo possiede tutto quello che può desiderare di comprare e anche una stabilità affettiva. Non potrebbe volere di più, eppure una costante insoddisfazione lo tormenta. È la vita stessa che, a un certo punto del suo cammino, gli manda dei messaggi attraverso eventi e coincidenze. Matteo inizierà, allora, a mettere in dubbio ogni scelta e ogni affetto, dalla famiglia al lavoro, all’amore; troverà quindi il coraggio di partire in cerca della sua destinazione in un viaggio sia fisico che introspettivo attraverso il quale troverà il suo vero sé.


Elisa nasce il 12 maggio 1982 in un paese delle campagne lodigiane al confine con l’Emilia, a due passi dal Po.
Da sempre mostra un forte interesse per l’ambiente che la circonda e la natura semplice dove vive le sue giornate. Questo la porta a sviluppare la parte più introspettiva di sé e, di seguito, a muovere i primi passi mettendo su carta le sue sensazioni; tutto questo si può ritrovare all’interno della sua opera e nelle storie dei suoi personaggi.
    
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2022
ISBN9788830670860
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    Anteprima del libro

    Il pianto delle lumache. Una storia di successo - Elisa Geroni

    piatto.jpg

    Elisa Geroni

    Il pianto

    delle lumache.

    Una storia di successo

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6366-4

    I edizione settembre 2022

    Finito di stampare nel mese di settembre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Il pianto delle lumache.

    Una storia di successo

    A Olivia

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Il Cammino

    Non riesco a smettere di fissare l’acqua che scivola sui sassi lisci alla base del fiume davanti a me. L’acqua pura e trasparente ruba le sfumature dei muschi, delle alghe e della sabbia sottostante; il suo movimento costante e diretto ne fa percepire la forza e la determinazione, che non si ferma davanti a niente e che scolpisce la roccia con la sua direzione indiscutibile.

    Vorrei essere come quest’acqua.

    Vorrei prendere le decisioni che devo prendere senza mai dubitare di me stesso per il ruolo che ricopro. Che devo ricoprire.

    Quando ero più giovane e inconsapevole mi sembrava più facile ed eccitante entrare nel ruolo di chi ha il potere di decidere anche per il futuro di molte altre persone, ma ne sono diventato responsabile troppo presto, e la cosa mi faceva sentire importante. Oggi ho imparato a scegliere con consapevolezza, con coraggio e responsabilità, lasciando da parte ogni emozione, arrivando così a non provarle quasi più anche nella mia vita privata, la poca che mi rimane.

    Un soffio impetuoso di vento tiepido mi fa risvegliare dai miei pensieri e, alzando la testa, il mio sguardo si riempie dei colori circostanti che mi avvolgono. I boschi di faggi che mi circondano sono per me ancora oggi lo stesso scenario di tutte le stagioni, che qui per fortuna si annunciano ancora con i loro colori e forme sempre in trasformazione e in movimento. È l’inizio della primavera e si possono solo intravedere le gemme verdi chiare dei faggi su sottili e lunghi rami di marrone scuro. Questo mi fa pensare a come tutto è costantemente non solo in trasformazione, ma anche che a ogni trasformazione si mette in atto una vera e propria rinascita…anche io vorrei poter rinascere…

    Si è fatto tardi; anche se è domenica e io sono ormai un uomo adulto da parecchi anni, mia madre comincerà a tartassarmi di telefonate se non vede entro sera la macchina parcheggiata nel mio vialetto di casa adiacente al suo. Domani è lunedì!

    Durante i giorni festivi mi capita molto spesso di scorgere mia madre che, come un prigioniero in casa sua, si apposta alla finestra per diverso tempo, guardando fuori con lo sguardo fisso senza vedere niente di quello che le sta davanti, ma come se fosse in attesa di qualcuno, qualcuno che forse non vorrebbe rivedere mai più. Osservandola in questi momenti mi dà l’impressione che non si senta padrona di niente: né della sua casa di trecento metri quadrati che continua a riempire con una moltitudine di oggetti strampalati di arredamento né di tutte quelle cose che può comprare con il suo conto corrente illimitato. Se potesse comprare sé stessa lo farebbe anche se penso che il senso di soddisfazione durerebbe il tempo di passare la carta di credito, come per tutto il resto.

    Quando ha comprato queste due ville, la sua e la mia di fianco, era così orgogliosa di aver raggiunto questo importante obiettivo che ci permette di avere sì una vita più confortevole, ma che soprattutto ci posiziona nel gradino della società che lei ha sempre voluto. Ha impiegato molte energie per far sì che io potessi un giorno prendere il suo posto nell’azienda di famiglia, dato che a mio padre non interessava ricoprire un ruolo di comando per un lavoro che non lo appassionava e che io ancora oggi sto cercando di imparare a farmelo piacere.

    Fin dall’adolescenza durante le vacanze estive dovevo trascorrere un periodo di tre settimane alle dipendenze di mia madre, dettate da una serie di regole infrangibili per nessun motivo al mondo. Mi veniva ricordato ogni giorno di quel periodo l’importanza di rispettare quelle regole che, a detta di mia madre, erano e sono la base per le fondamenta del mio futuro lavorativo e personale. Sveglia alle sei del mattino, indipendentemente dal giorno della settimana; durante i giorni feriali era d’obbligo la puntualità nel presentarsi in azienda dieci minuti prima di tutti gli altri e nei giorni festivi la stessa puntualità la dovevo a me stesso rispettando gli impegni che mi permettevano, a suo dire, di essere un ragazzo in forma fisicamente e mentalmente: un’ora di allenamento al mattino e almeno un’altra ora di lettura e di ascolto durante la giornata; quest’ultima è ancora per me un bel ricordo del tempo che trascorreva così lentamente e nella quale trovo conforto ancora oggi immergendomi anche nei miei interessi e hobby. Nonostante tutta questa preparazione, oggi cinquantenne, mi capita spesso di non sentirmi ancora all’altezza di essere un capo. Non mi sento all’altezza di essere un punto di riferimento per chi dipende da me perché non mi sento ancora un punto di riferimento fermo per me stesso; e questo non perché io non ci metta impegno in quello che faccio, anzi sento di mettere molta più energia di quella che dovrei, dopo tutti questi anni. Mi sento costretto a un legame che non voglio, che non ho scelto! E questa sensazione non mi fa sentire una persona libera. Potrei delegare a qualcun altro le mie responsabilità lavorative, potrei cedere la mia quota della società e vivere di rendita in qualsiasi altra parte del mondo, ma rimarrei sempre legato a quella parte di me che ancora non conosco ma che mi segue inesorabilmente come la mia ombra lasciandomi percepire la sua presenza astratta.

    La luce si è fatta più calda e colora i sassi a bordo del fiume. È quasi sera.

    Mi alzo

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