La Mente Nera - (volume 4°)
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La Mente Nera - (volume 4°) - Salvatore Palmieri
sorte."
Sogno di Solitudine
1) Scritto d’agosto
È inconcepibile tutto ciò per cui su questo pianeta si distingua una natura umana. L’uomo è quanto di più perverso, sporco e opportunista si possa immaginare. Lo dimostrano i suoi rapporti nei confronti dei più deboli. È la bestia più malvagia cui Dio potesse dare vita!
Come si può parlare dell’uomo come di un soggetto benevolo e positivo alla natura e alla razza stessa che lo circonda, nello sviluppo continuo della Terra, quando tale agglomerato di cellule diffonde la sua sapienza basandosi esclusivamente su relazioni di origine materiale? Come si può far apparire tale bestia la chiave dell’esistenza umana, senza la quale, nulla di ciò che ci circonda sarebbe mai esistito, quando agli occhi altrui gli oggetti da lui creati non appaiono altro che come sinonimo di sporcizia, distruzione e inquinamento naturale? L’uomo crea, quanto distrugge, perché è nella sua stessa natura, la natura violenta e diabolica di cui fa parte. È scritto nel suo DNA. Tale essere venderebbe l’anima con le sue stesse mani, se ciò fosse abbastanza da portarlo al successo!
Seppur dotato di un notevole intelletto, considero l’uomo come un qualcosa incapace di farsi valere e, molte volte, quando mi fondo nel suo sguardo, capisco che è così. Il suo non è un distinguersi al di sopra degli animali e di Madre Natura stessa, ma un identificarsi tra le tante lacune della società che egli stesso crea. Il bipede dalla pelliccia rosa, non è altro che una fetta molle di torta all’interno dell’intero sistema che pian piano ammuffisce. Marcisce. Proprio come accade al suo stesso corpo dopo la sua morte. Sempre che prima, qualcuno come me, non sia stato a fargli visita rallentandone il processo!
La Forza Intelligente e Spontanea della Natura, invece, nella propria audacia e nella brillante capacità inventiva, nulla ha a che vedere con l’essere malato che la gestisce, o almeno crede di farlo, pensando di esserne il padrone assoluto. Si potrebbe dire di me forse, dei miei sbagli, ma come valutare allora le azioni dell’uomo, molto spesso prive di valore o considerevoli quanto un pezzo di sterco di cane spremuto in mezzo ad un’aiuola di cemento?
E’ una razza inferiore. Loro, gli uomini, sono una razza inferiore, una razza che emerge dagli albori della vita, si sveste della storia raccontata nella Bibbia, negli antichi testi e si evolve soltanto per il singolo beneficio. Comparsa dal nulla come una forma primordiale e demoniaca, la razza umana appartiene alla materializzazione di un sogno inquietante. Un incubo evolutosi come un fungo nocivo che cresce e si ramifica troppo veloce per poterlo fermare. Esso si arrampica come un verme vorace, sui maestosi tronchi del ciclo vitale delle cose, per mangiarne le foglie, i frutti, i fusti stessi, senza la minima pietà.
Non ha diritto di vita prima l’uomo e poi la natura, ma prima il Verdeggiante Spirito capace del miracolo e di floreale energia con tutti gli abitanti ad esso connessi e distintisi come esseri puri. Poi, ma solo infine, dovremmo considerare colui che oggi ha la capacità eccessiva di privilegiare e di irrompere selvaggiamente negli antichi cicli per spezzarne le redini… spezzarle per l’eternità.
Siamo tutti nella stessa barca, non possiamo fare a meno delle invenzioni che con il passare dei secoli, hanno reso le nostre azioni più veloci, più efficaci, ci hanno regalato viaggi nel tempo e nello spazio, il tutto a velocità sempre più ridotte e considerevoli. Anch’io mi sono lasciato trasportare per un periodo dalla tecnologia, dalle comodità, dalla pigrizia, permettendo ai miei pensieri, ai miei sentimenti, alle mie sensazioni di viaggiare nel nulla per comparire a chilometri di distanza su telefonini cellulari o via internet, ma tutto questo, per quanto fosse soddisfacente nell’apparenza, ho capito non essere la base pura lungo la quale districare, come una matassa, la vera indole della mente umana. L’uomo può essere molto di più. Può fare di più. Solo che non lo sa! Ciò che gli è stato raccontato all’inizio dei tempi, è andato perso. Ma c’è di più. Per quanto gli occhi dei comuni mortali possano vedere oggi, esso non è niente e confronto di quanto si cela al di là di essi e della loro vera dote naturale. E parlo di occhi come specchio dell’anima, quindi uno specchio offuscato, in questo caso, che non riesce più a riflettere le cose. Al di là di esso, però, c’è molto di più.
Cari uomini, esiste un Qualcosa che sarebbe in grado di permettervi di camminare per anni sulla sola forza delle gambe, senza mai farvi desiderare una sedia, tutto pur di raggiungere il realizzarsi di un vero desiderio! Esiste un Qualcosa, per cui continuereste a combattere anche da morti se fosse necessario alla sopravvivenza di un qualsiasi altro essere, per cui ne valesse la pena. Esiste un Qualcosa che, armati di sola spada, di fronte a un esercito di pistole, sarebbe in grado di darvi coraggio a sufficienza da permettervi di combatterle e, forse, sconfiggerle. Padroni di questa forza, anche il più grosso e crudele gladiatore mai esistito sulla faccia della Terra, diverrebbe di fronte a voi una nullità. Esiste! Credetemi! Tutto questo esiste! Ed io per primo ne ho avuto certezza!
La tecnologia: televisori; telefoni; computer; palmari; I-pod e tutto il resto, non sono tutto. Il potere misurato nella follia del possesso, non è tutto. Il denaro non è tutto. Anzi, tutto ciò non significa proprio un bel niente! L’ho capito ormai da molto tempo. Sono anni che ci rifletto su, osservando l’evoluzione dei giovani uomini che mi circondano dopo il calar del sole…
Sono giunto a grandi e studiate conclusioni, o almeno posso vantarmi di aver raggiunto la capacità di potermi autogestire. La chiamo autosufficienza fisica, ma ancora più importante è quella mentale, una dimensione del coesistere con se stessi, sapendosi accettare, che forse molti altri non riusciranno mai a fare propria neppure in tutta la loro vita. Certo, sono diverso, ma… anch'io sono stato uomo!
Sono un Diverso in senso unico e tanto per spiegare quest'affermazione, lo dico perché dalla mia terra non si ritorna! Sono differente da tutti voi. Lo sento. Ne sono cosciente. Me ne vanto! Non ho, né rancori, né dispiaceri a tal proposito e nella mia situazione nulla mi affligge. Neppure la morte. Neppure la morte che ogni giorno mi ossessiona circondandomi di cadaveri e spiacevoli notizie, ma… la consapevole tristezza del non poter avere al mio fianco chi amo, né ora, né mai più, mi consuma lentamente. Non potermi confrontare con i miei cari e con le persone che, per tutta la mia esistenza, continuerò ad amare nel mio cuore, mi uccide di nuovo. Mi sgretola l’anima a ogni sorgere del sole.
Quando ero piccolo, ogni mio pensiero terminava con un’interrogazione. Mi chiedevo il perché di tutto e chiedevo perché ad ogni cosa, perché la vita fosse in un modo o nell’altro, perché accadessero certe cose, perché la gente agisse in un modo o nell’altro… e così via. Adesso, invece, a distanza di anni, solo una questione rimane irrisolta nella mia mente e non so ancora dare lei una risposta. C’è sempre un perché nella domanda che mi angustia, ma è un’interrogazione più precisa: perché… l’uomo non capisce?
Alcune volte mi chiedo se la mia sottile paranoia non sia alimentata dalla mia stessa visione del mondo, una visione probabilmente distorta dalla mia parte più che dalla parte di tutti gli altri… ma non posso darmi una risposta. Come ho già detto sono diverso, ma per quanto mi veda e riconosca come tale, sono sicuro non dipenda da me il caos che regna sul globo e, in fin dei conti, per me questa non è una natura tanto nuova. Come sono, lo sono sempre stato.
Un Diverso.
Delle volte ne ho fatto un dramma, finendo per sentirmi tanto male da credermi inopportuno e privo d’importanza nel tempo e nello spazio che occupo, ho rischiato grosso e ho raggiunto stati d’animo tanto assurdi che quasi ho rischiato di trovarmi schiacciato con la faccia sul fondo dell’abisso… ma poi ho pensato bene di rialzarmi e ogni volta che l’ho fatto, mi sono sentito più forte. Non mi andava affatto, di raschiare la faccia sul fondo, dove giaceva la merda! E probabilmente non era neppure tutta colpa mia o del mio esistere. Se ho fatto quello che ho fatto è perché gli uomini col tempo me ne hanno dato motivo, mostrandosi solo per quanto erano fieri del loro comparire e del loro essere umani. Ma il problema della diversità nasce tuttora, quando gli umani che popolano i centri abitati più assurdi, cominciano a dipendere seriamente da qualcosa di sbagliato. La privazione dello spirito libero e della gioia sono peccati che nessuno dovrebbe permettersi. E nel mondo dell’uomo, invece, sembra proprio che tali due virtù stiano venendo meno. Ciò che più è bello, atrofizza nella codardia, piuttosto che nella battaglia. Mentre solo chi combatterà avrà la meglio. Solo chi combatterà credendo veramente in qualcosa di buono, potrà arrivare vicino a quei sentimenti che vorrei riuscire a spiegarvi, ma non so minimamente da dove cominciare a farlo, perché a loro volta sono parte di Tutto e, nello stesso tempo, di Niente.
Solo chi combatterà solcherà a testa alta l’azzurro nell’alto dei cieli, con la fierezza a colmargli l’animo, fino alla resurrezione dello spirito. Solo così, anche perdendo, il bipede dalla pelle rosa ne uscirà vincitore, perché avrà vinto la bramosia di se stesso, scontrandosi con la propria anima.
Ma torniamo a qualcosa di più materiale, di organico, parliamo di cellule… sono un diverso e con questo? Sempre meglio distinguersi come tale, che somigliare solo vagamente alla nicchia schifosa di una razza che qualcuno, a suo tempo, fece germogliare su questo pianeta fino a trasformarlo in una stalla! Molti dei miei problemi sono spariti quando ho capito che gli uomini, sempre più spesso, stavano diventando persone morte. I ragazzi stessi, giorno per giorno, mutano in corpi zombificati alimentati dagli impulsi della stessa attrezzatura al litio che portano nascosta nei vestiti. Certo, tra tante zucche vuote,