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La Mente Nera - (volume 1°)
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La Mente Nera - (volume 1°)
E-book118 pagine1 ora

La Mente Nera - (volume 1°)

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Info su questo ebook

In un vortice di ossessione, allucinazioni e paura… in un crescendo di curiosità e suspense, si apre il primo volume della raccolta La Mente Nera. Tre racconti dell’orrore partoriranno un susseguirsi di eventi terrificanti, sveleranno amare sorprese e colpiranno senza pietà alcuna, posseduti da furia omicida. L’oscurità, la solitudine, entrambe prenderanno forma e ciò che la mente dell’autore avrà plasmato, non vorrà saperne di fermarsi o di andarsene, senza prima aver compiuto il proprio oscuro compito. Chi non ha mai avuto paura, stimolato da una notte tempestosa, dall'immaginazione e durante il trascorrere della più tenera delle età, di una qualche ignota presenza, capace di annidarsi tra le ombre della propria dimora? E chi, giocato dal proprio cervello esausto e confuso, forse malato, non ha mai provato quella fastidiosa sensazione di essere seguito, perseguitato e braccato dal male? Tra l’assurdo e l’inaspettato, in bilico tra due mondi, quello della realtà e quello del sogno, soggiogati dalla fastidiosa impressione di essere osservati attraverso gli occhi di uno sconosciuto, vivrete tre emozionanti e suggestive avventure del terrore.
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2015
ISBN9788893064880
La Mente Nera - (volume 1°)

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    Anteprima del libro

    La Mente Nera - (volume 1°) - Salvatore Palmieri

    risorgeremo…".

    Anime lugubri

    1

    La nostra psiche costituisce un mondo misterioso e complesso, ricchissimo di potenzialità, ma frenato da inibizioni e da meccanismi difensivi; è una realtà dotata di risorse strabilianti di creatività e di impulsi straordinari di distruttività, di capacità di gioire e di cadere in stati dolorosi di angoscia, di depressione, di nevrosi. (Da un testo di psicologia.)

    ***

    Per imparare a scrivere il miglior modo è scrivere.

    Così mi fu detto e per scrivere un buon racconto, credo sia opportuno cominciare dalle cose basilari, quelle più comuni che si susseguono giorno dopo giorno nella vita di ogni essere umano, quelle che spesso possono diventare noie, ossessioni e talvolta anche elemento di distruzione mentale, ma per adesso, tutto ciò non fa al caso mio.

    Anche oggi, per essere una giornata di metà agosto, non è che si stia d’incanto a sciogliersi sotto il sole cocente. L’aria è fresca, il vento soffia a momenti più o meno forte e le folate accarezzano le cime dei pini emettendo un fruscio cullante. Il cielo è nuvolo, non ad acqua imminente, ma abbastanza perché il sole non possa dar sfogo alla sua calda brillantezza. Di solito è molto caldo quaggiù, si suda incessantemente e quindi si veste di solo costume… cose che da tre o quattro giorni non accadono più, se non per brevissimi momenti nell’arco della giornata.

    Oggi fa quasi freddo (incredibili queste stagioni, non ci si capisce più niente) e all’ombra ci vuole almeno una t-shirt che ti ripari dalle folate.

    Mi sono svegliato prima del solito, alle 09:00, anche se di norma mi alzo alle 11:00, 11:30, perché la sera faccio tardi con il lavoro, ma ero perfettamente riposato e scattante, così ho messo pantaloncini, costume e mi sono recato al mare. Il tempo, come ho già detto, non è dei migliori, ma avevo voglia di svagarmi un po’ dalle mura di casa, dai pensieri di casa e, soprattutto, dal pensiero dei miei. Avevo voglia di stare un po’ da solo nella mia testa, assaporando la trasparente tranquillità di quel venticello che si diverte a tirar giù dagli alberi gli aghi ormai secchi.

    A volte abbiamo bisogno della solitudine, di quel silenzio che si annida intorno, coinvolgendoci in un’atmosfera di indisturbato rilassamento. E stamane era la giornata adatta, una mattina in cui si preannunciava la lettura di un ottimo testo, o forse l’ispirazione per scrivere qualche buona storia o una lettera a qualche amico lontano standosene comodamente seduti nella propria casetta estiva al calduccio.

    Calduccio? Ad agosto? Sì, calduccio ad agosto.

    Verso le undici ho preso la bici e sono partito.

    La mia residenza estiva è piccola e fatta di puro legno, fuorché la base che, invece, è tirata su a mattoni. Non è proprio mignon, ma nemmeno una villa. E’ carina, l’essenziale per trascorrervi un paio di mesi, a vederla dalla strada sotto la pineta ricorda la casetta di Biancaneve, con la sola differenza che non ci sono i nani! Non dista dalla spiaggia più di 300 metri.

    Al bagno dove sono solito andare non c’era quasi nessuno per essere domenica, i soliti bagnanti che, anche se non conosci per stretta di mano, ti appaiono come facce per nulla nuove, ma piuttosto familiari, un paio di stranieri, la solita coppietta e niente più. Di solito ho il mio gruppetto di amici, ma stamane, reduci da un pessimo sabato sera, i ragazzi che sono solito frequentare erano solo in due. Due fidanzatini che conoscevo ormai da anni.

    Dopo una breve sosta al bar, salutato il ragazzo di qualche anno più grande di me che, assieme a suo fratello, porta avanti la baracca tirata su dai genitori, mi sono diretto per il lungo stradello artificiale fino giù in spiaggia. C’era vento, ma non si alzava la sabbia come due giorni prima. Non oggi. Era un vento di terra e il pericolo maggiore era la corrente del mare che portava a largo con piccole increspature violacee che ti accarezzavano a pelo d’acqua. Il manto sotto il cielo tappato e grigio diveniva scuro, di un colore verde sporco quasi nero, di un viola un po’ spettrale che faceva immaginare a un manto maligno sotto il quale si poteva insidiare qualsiasi sorta di mostro, pronto a mordere con i suoi denti aguzzi chiunque vi si fosse immerso.

    Toltemi le ciabatte, ho bagnato i piedi sulla riva e un brivido di freddo mi ha fatto accapponare la pelle sulla schiena. Era più che freddo e non era solo la vista a incutere tale sensazione, il tatto e il mio corpo lo confermavano. Nonostante tutto, era quello che ci voleva, così, con lentezza, mi sono immerso fino alla vita, mi sono bagnato i polsi e sono andato giù. Ho nuotato un po’ per scaldarmi e per liberare la mente da ogni singolo pensiero. Non ho bagnato la testa, tenendo i miei lunghi capelli legati dietro la nuca.

    La mia immersione è durata dieci minuti, forse qualcosa in più, poi quando ho cominciato a sentire le dita dei piedi e delle mani iniziare a intorpidirsi per il gelo dell’acqua, sono uscito e quel venticello, che pensavo avrebbe congelato definitivamente la mia pelle bagnata, si è rivelato invece più caldo di quanto non fosse l’acqua e quindi piacevole.

    Sono risalito su al bagno, mi sono fatto una doccia ghiaccia (tanto per rimanere in tema di surgelati) e mi sono seduto per qualche minuto, gocciolante come un pulcino bagnato, a contemplare il deserto sabbioso che si estende tra il bar e i primi ombrelloni.

    La sensazione di essere quasi solo in un posto artificiale quasi disabitato mi piaceva, mi eccitava, mi rilassava. Non che questo bagno sia stato mai affollato, ma agli sgoccioli dell’estate non c’è davvero nessuno o quasi. Preferisco questo periodo ai mesi caldi e afosi, dove non si respira e dove la gentaglia occupa ogni centimetro della spiaggia, per prendere solo una tintarella da far invidia a qualcun altro. Tante volte sembra una gara: facciamo a chi si abbronza di più!

    Prima di tornare a casa ho comprato due quaderni di quelli che si usano a scuola per fare gli esercizi di matematica o scrivere le bozze dei vari compiti. Mi sono fermato a un tabaccaio e da lì ho dato sfogo a ciò che mi angustia la mente da qualche giorno a questa parte e cioè alla voglia di scrivere. Sì, ho pensato che avrei scritto qualcosa nel pomeriggio, tanto le previsioni del tempo potevano solo peggiorare e sarei dovuto rimanermene in casa.

    Qua al mare non ho, né macchina per scrivere, né computer su cui battere i pensieri che mi si annidano, via via, nella testa, ma per questi restanti giorni estivi posso benissimo sfruttare la mano e la biro, poi magari a settembre trascriverò tutto!

    Oh, scusate, non mi sono ancora presentato! Lo farò brevemente.

    Sono un ragazzo di diciassette anni, studio grafica pubblicitaria e sono al quarto anno a partire da settembre, cioè da quando riapriranno le scuole. In tutto gli anni sono cinque, non vedo l’ora di finire. Mi trovo bene però e sono passato, fino ad adesso, sempre con ottimi voti. Mi piace scrivere e mi diverto a mettere su, parole su parole, nel mio tempo libero. Spero di diventare un buon scrittore, ma nella situazione attuale, non m’interessa se i miei scritti avranno un esito positivo o meno, lo faccio soprattutto per passare il tempo, per passione, più precisamente. Spero che un giorno si possa leggere qualcosa di mio nelle librerie. Come si è sempre detto e si continua a dire, la speranza è l’ultima a morire!

    In ogni modo, continuo a farlo e continuerei a farlo, è una soddisfazione personale, forse uno sfogo ribelle verso il mondo di merda che ci circonda assieme a tutti i suoi fottuti stronzi e, scusate le parole, ma è la realtà e non c’è altro modo di esprimersi per descriverla!

    Sono castano chiaro, quasi biondo, con i capelli lunghi fin sulle spalle e ho intenzione di farli crescere ancora un po’. Occhi castani, media altezza e un fisico atletico. Poi… ma scommetto che questo non v’interessa e non v’induce a leggere questa storia, né tanto meno voglio annoiarvi! Non è questo ciò che ho intenzione di raccontarvi. Voi volete qualcosa di forte, di strano, di coinvolgente e state tranquilli… sta per arrivare! Abbiate solo la pazienza di leggere… non rimarrete delusi!

    Vi domanderete come mai sono solo in una residenza estiva (anche se non l’ho specificato),

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