The Trucker

Di Hannah Lee

Il Natale è prossimo. Due donne stanno attraversando un periodo di profondo disagio, per motivi differenti. Una vive il fallimento della vita lavorativa e, dopo alcune vicissitudini, la drammatica discesa nella condizione di senza tetto, l’altra ha appena perso il marito, dopo una vita matrimoniale non sempre idilliaca. Entrambe sono determinate a non soccombere e a tornare ad una vita migliore. La speranza le sostiene.

• Lingua: Italiano
• Editore: Youcanprint
• Data di uscita: 11 feb 2019
• ISBN: 9788827859537

Anteprima del libro

Indice

Copertina

The Trucker

Hannah Lee

The Trucker

Youcanprint Self-Publishing

Venti giorni a Natale

Cade una pioggerella sottile che conferisce all’ora di pomeriggio inoltrato, un senso di irrealtà soffusa.

I festoni delle luminarie natalizie, sospesi sopra la strada, si riflettono sull’asfalto lucido, i fanali delle auto si inseguono nelle pozzanghere velate da un’iridescenza leggera.

Nella luce gialla dei lampioni danzano minuscole gocce che, forse, nella notte si trasformeranno in candidi fiocchi. La temperatura non è ancora così rigida perché nevichi ma il vento, che arriva dalle montagne, aumenta la sensazione di freddo.

I passanti si affrettano verso casa, alcuni dopo aver fatto incetta di regali, altri dopo aver sostato davanti alle vetrine cercando idee per i doni che acquisteranno in seguito.

Mancano una ventina di giorni al Natale e le strade sono un brulichio di persone contagiate, con largo anticipo, dall’atmosfera consumistica che ormai lo contraddistingue.

Casa mia

Inevitabili fluiscono in me ricordi di bimba, ormai lontani: novene gioiose ed il coro del quale facevo parte, messe di mezzanotte e gli inni cantati per tutta la comunità. Ho ancora negli occhi l’immagine di quel cielo notturno trapunto di tremule stelle, mentre lo sguardo s’aspettava la neve.

Ricordo il minuscolo quaderno, con la copertina nera ed i bordi dei fogli rossi, sul quale annotavo scrupolosamente, i fioretti: piccole rinunce o buone azioni, compiuti ogni giorno per prepararmi ad accogliere il Bambinello del Presepe.

Sospiro, mentre penso che anch’io dovrei ormai rientrare a casa...A casa! Trascinando il mio cigolante carrello, realizzo, con stupore, come mi sia venuto spontaneo definirlo così. E’ l’unico posto che mi resta, che mi offre una parvenza di riparo. Un rifugio che mi accoglie da qualche anno e che, malgrado tutto, sento un poco mio.

Non ha solide pareti, porte rassicuranti da chiudere per godere di un po’ di intimità o finestre da aprire per salutare il nuovo giorno.

Un lupo malvagio ha soffiato sulla mia casa abbattendola. Quella che credevo solida e sicura è crollata lasciandomi, paradossalmente, quella più vulnerabile di cartone.

Si trova sotto il ponte del fiume Dora, sul largo basamento di uno dei massicci piloni, addossato all’argine, dal quale si innalza la prima arcata. Posso starci tutto l’anno tranne quando il fiume è in piena. D’inverno, quando il gelo della notte morde le carni e dormire all’addiaccio equivarrebbe ad un suicidio, trascorro la notte nei ricoveri allestiti per i senzatetto.

Senza tetto

Sono una senza fissa dimora una senza tetto. Che assurde definizioni! Non mi importerebbe