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Il fuoco, il vento e l'immaginazione
Il fuoco, il vento e l'immaginazione
Il fuoco, il vento e l'immaginazione
E-book195 pagine2 ore

Il fuoco, il vento e l'immaginazione

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Info su questo ebook

Il fuoco il vento e l'immaginazione racconta un viaggio attraverso fantasie, manoscritti e luoghi. È un puzzle che prende forma pagina dopo pagina. Il ritrovamento casuale di un libro nel vagone di un treno offre alla protagonista la possibilità di far venire alla luce un segreto celato per decenni. Una storia sospesa nel tempo, che non riusciva a trovare la parola fine e che aveva coinvolto più generazioni. Ma la vera protagonista di questo romanzo è l'immaginazione che sprigiona tutta la sua forza, mostrando ogni sua sfaccettatura. Fa intravedere il suo lato intrigante, svela il suo lato amaro, rivela il suo lato pericoloso e folle e infine palesa il suo lato magico.
LinguaItaliano
Data di uscita26 feb 2019
ISBN9788832051186
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    Anteprima del libro

    Il fuoco, il vento e l'immaginazione - Antonella Salottolo

    vita»¹

    INTRODUZIONE

    «Nessun uomo è un’isola, ogni libro è un mondo»

                    Gabrielle Zevin²

    Ciao caro lettore,

    si sì sto parlando proprio con te che hai appena aperto questo libro e stai leggendo le prime righe, ebbene per farti entrare appieno in questo romanzo voglio fornirti delle linee guida per capire al meglio la storia.

    Per cominciare partiamo dal genere: come dovrebbe essere etichettato questo romanzo?

    La domanda è semplice, ma la risposta no.

    Si tratta di una sorta di diario di una ragazza che narra di una festa organizzata dalla sua famiglia ogni anno da generazioni.

    Si tratta di un racconto di viaggio, di uno di quei romanzi che ha come palcoscenico il treno e come personaggi i viaggiatori.

    Si tratta di una specie di guida gastronomica in cui vengono descritti luoghi, atmosfere, piatti, monumenti, miti e leggende.

    Si tratta di una raccolta di favole per bambini e per adulti e di curiosità riguardo la paremiologia.

    Si tratta di un romanzo che racconta la strana vita di due bizzarri bambini fin quando arrivano alla trentina.

    Si tratta di una storia drammatica.

    Ti sembra un’accozzaglia di generi e di argomenti? Ti stai chiedendo qual è il fil rouge che permette a tutti questi elementi di stare armonicamente insieme all’interno dello stesso quadro?

    La risposta è racchiusa in una sola parola IMMAGINAZIONE, vera protagonista del romanzo.

    L’IMMAGINAZIONE pagina dopo pagina, infatti, fa scoprire il suo valore; rende possibili giochi basati sull’osservazione; permette ai lettori di una guida turistica di vedere con gli occhi della mente i luoghi descritti; guida sogni premonitori; apre la mente e illumina la vita; porta alla follia.

    Non vi dico altro, del resto come diceva Calvino «leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sar໳.

    BUONA LETTURA!

    IL FOCARAZZO

    «E tu chi sei? domandò il Bruco. […] Intimidita, Alice rispose: Io? […] so chi ero stamattina quando mi sono alzata, ma da allora credo di essere cambiata più di una volta»

    Lewis Carroll

    È il 17 gennaio. A Napoli in questo giorno dedicato a Sant’Antonio Abate ci si riunisce per una tradizione: si accende un gran falò in cui vengono bruciati gli alberi di Natale e non solo.

    Il focarazzo è una affascinante usanza popolare che ha un che di catartico, di purificatorio: è un rito di passaggio. Si brucia ciò che è rimasto dell’anno vecchio per propiziarsi quello nuovo. C’è chi affida alle fiamme un pensiero, un desiderio, io quest’anno avevo un dono speciale, una storia. Volevo consegnarla al fuoco per farla arrivare in alto tra le nuvole, così che potesse poi viaggiare nel vento e girare per il mondo.

    Ho sempre considerato il vento un buon amico, sarà perché mio padre è un velista, sarà perché uno degli auguri che sento dire di più in casa è buon vento, sarà perché portati dalla brezza sulle onde, accompagnati solo dal suono del mare, ritengo che ci si senta liberi e sereni.

    Affidare al vento qualcosa di prezioso significa fare un regalo a un buon amico, un amico con cui a volte si litiga: talvolta sparisce nel momento del bisogno, lasciandoti avvolto dalla bonaccia, con un sole così caldo da sembrare un phon; a volte ha la luna storta e se la prende con te, con delle raffiche da paura, ma del resto quale amicizia non ha alti e bassi?

    Nell’amicizia, come quando si naviga, vale sempre il detto: per mare è sempre inverno, ovvero non dimenticare che non va sempre tutto liscio come l’olio, le condizioni atmosferiche o relazionali possono cambiare da un momento all’altro e l’imprevisto è in agguato.

    Raccontare una storia, liberarla per assorbirne fino in fondo la verità che ci ha mostrato mi sembra il miglior modo per andare avanti con una nuova forza e consapevolezza. Il giorno del ceppo di Sant’Antonio, ricorrenza vecchia di secoli, è l’occasione perfetta per mettere le basi per il futuro.

    Per me da sempre questa festa è sospesa nel tempo, in una dimensione propria, lontana dal presente, dal passato e dal futuro.

    Mi ritrovo sempre persa nei miei pensieri quando, con lo sguardo, inseguo le scintille che fuggono veloci spinte dal calore delle fiamme. La danza delle schegge luminose e roventi per me è ipnotica. Sin da piccina mi incantavo a guardare il falò e la mia mente cominciava a vagare. Mi chiedevo dove sarebbero andate le scintille incandescenti una volta librate in aria, cosa avrebbero fatto e raccontato in giro. Immaginavo tutta la scena.

    Qualche giorno prima veniva predisposto il legno. I tronchi e i ceppi sapevano che qualcosa nella loro vita sarebbe cambiata, sapevano che da bruchi confinati, o meglio radicati a terra si sarebbero trasformati in scintille leggere e che avrebbero potuto girare, finalmente, il mondo come farfalle. Una strana emozione li circondava, come la quiete che c’è prima di una grande tempesta. I muschi più anziani raccontavano storie ai giovani, quello che sapevano del mondo, quello che avevano sentito da qualche uccellino che si era posato sul tronco, per prepararli al nuovo futuro imminente. Immaginavo l’agitazione degli abitanti del grande giardino. Di sicuro piante e animali venivano presi dall’euforia dell’incerto, tutti erano pieni di domande e fantasticavano su quello che sarebbe accaduto. C’era chi temeva l’uomo e pensava che da lui nulla di buono sarebbe potuto venire, c’era chi, invece, sapeva che qualunque cosa fosse accaduta sarebbe poi stata gestita dal saggio spirito della natura. Del resto nulla in natura si distrugge, bensì cambia, diventa altro.

    La cosa poi che da sempre mi lascia letteralmente senza fiato per l’emozione è il posto in cui si svolge l’evento. Il focarazzo, infatti, viene acceso, anno dopo anno, nello stesso luogo da generazioni: è una tradizione di famiglia.

    I discendenti sono intervenuti giusto in tempo, prima che si potesse perdere questa usanza con il mutarsi dell’idea di famiglia e del radicarsi di nuclei sempre più piccoli e ristretti. In che senso? La mia famiglia, è come tutte le altre, costituita da tanti figli e nipoti, e come le altre si stava disperdendo, le sue radici da forti e robuste si erano assottigliate, allontanandosi dal punto d’origine. Un giorno, però uno di noi, decise di intraprendere un’impresa di ricostruzione. Iniziò a restaurare la vecchia palazzina di famiglia, ormai disabitata, con l’intento di costruire un nuovo grande condominio in cui far tornare tutti i fratelli, i cugini e i nipoti. E con il tempo, più o meno, ci riuscì.

    E lì, proprio lì, nell’enorme giardino del nuovo condominio ogni anno tutti, ma proprio tutti, quelli che vi si sono trasferiti, ma anche gli altri, si riuniscono per l’occasione come si faceva un tempo. Zio Errico di zio Roberto, ebbene sì in famiglia usiamo ancora i patronimici, ha assunto un ruolo fondamentale, organizzatore delle rimpatriate e collante della famiglia sgangherata. Si tratta di feste particolari che per i bambini sono sempre state più divertenti del circo perché hanno sempre avuto qualcosa di magico.

    LA FESTA

    «Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta»

    Thomas Stearns Eliot

    Famiglia eccentrica e luogo magico, gli ingredienti perfetti per un gran bel falò ci sono tutti. Si tratta davvero dell’occasione ideale per donare qualcosa al fuoco e al vento. Ogni anno per l’evento del ceppo viene organizzata una rappresentazione, scritto un copione, realizzati dei costumi, delle prove e si va in scena, ma non solo: c’è sempre tanta musica.

    Ogni volta viene scelto un tema o un autore a cui dedicare lo spettacolo, da De Andrè a Battisti, per ogni edizione qualcosa di diverso.

    Vengono organizzati degli scherzi, dei giochi: dalle pignatte ai quiz del tipo Indovina che pianta dell’orto è e dei balli: dalle tarantelle alle pizziche.

    Si respira un clima festoso ogni volta che l’allegra combriccola si riunisce.

    Storie inventate e racconti di vita riscaldano l’atmosfera, resa interessante da tutti i partecipanti.

    Tra loro c’è la Chiromante, esperta di oroscopi e ascendenti, in grado di interpretare i sogni; l’Attrice-scrittrice, famosa per le sue interpretazioni e per i suoi libri; l’Artista che ha attraversato diverse fasi, una più creativa dell’altra, fino ad arrivare all’ideazione di una corrente artistica-filosofica propria; l’Indiana che lavora dall’altra parte del mondo, esperta di cristalli, reiki e rune, per citarne alcuni.

    All'evento cercano sempre di partecipare tutti: c'è chi torna dalla Spagna, dalla Francia, dall'India.

    È divertente per i più piccoli a cui vengono raccontate meravigliose fiabe e per i più grandi a cui, invece, vengono narrati aneddoti del passato.

    Le personalità interessanti non mancano mai: c’è il Poeta, esperto di treni ed emozioni che ama le passeggiate in montagna; la Cuoca provetta; l’Americana fanatica del viola; il Camaleonte dagli svariati hobby; l’Esperta di cosmesi, che applica la chimica alla bellezza; il Falegname pizzaiolo; l’Impegnato in politica che suona la tromba… gli ingredienti per una grande festa ci sono tutti, ma quello che per me ha un fascino indescrivibile è il fatto che ci si riunisce su quel terreno e che io in quella giornata posso ripetere esattamente quello che avevano fatto tante generazioni prima di me.

    Lo ammetto ho un debole per le tradizioni! Sono, ad esempio, molto fiera di aver frequentato la stessa di scuola di mia mamma e di mio nonno e del mio bisnonno.

    Tornando a quest'anno, mentre il falò si stava per spegnere, carico di tutti i regali dei presenti (pensieri e oggetti), è venuto a piovere.

    Sembrava che quell’acqua volesse chiudere quel rito, chiudere davvero l’anno vecchio e aprire nuove prospettive.

    Sembrava che quell’acqua volesse alleggerire l’animo di ognuno, sembrava che volesse dire che da quel momento si poteva intraprendere la nuova strada perché, ormai, ciò che era stato aveva fatto il suo corso, era giunto il momento di guardare al futuro.

    La storia che avevo in mente mi aveva accompagnata per tutti gli ultimi mesi dell’anno, mi aveva aiutata a capire me stessa, a imparare a fare più attenzione a quello che mi circonda, a osservare gli altri, ad ascoltare ma, soprattutto, che la vita è piena di sorprese.

    Davanti a quel falò mi ero resa conto che era giunto il momento di lasciar volare via quel fatto, in modo da farlo arrivare alle orecchie di qualcuno pronto all’ascolto e che magari ne avrebbe trovato un altro significato o ne sarebbe stato ispirato come me.

    E così mi presentai e cominciai a parlare alle fiamme: «Molto lieta caro falò, mi chiamo Antonella e ho un dono per te e per il vento, ho una storia da raccontarti».

    Mentre mettevo in ordine le mie riflessioni per regalarle alle fiamme pensai che, molto probabilmente, durante un altro focarazzo di qualche anno prima, mio nonno, che non ho mai conosciuto, ma di cui ho sempre sentito tanto parlare, avrà fatto lo stesso.

    Mi piace immaginarmelo da bambino, da ragazzo, in quella casa, magari davanti al fuoco intento a scherzare con i suoi fratelli e sentirne le storie, come mi piace immaginare i regali che ogni convenuto fa ogni anno al fuoco e al vento.

    I DONI

    «Un vincitore è un sognatore che non si è arreso»

                  Nelson Mandela

    Le risate dolci e allegre dei più piccoli della famiglia mi fecero tornare alla realtà: stavano giocando ad acchiapparello girando intorno al fuoco. Decisi di godermi lo spettacolo e far decantare ancora per qualche attimo la storia nella mia mente e di dare spazio alla mia immaginazione: cominciai a guardarmi intorno per vedere i volti degli altri convenuti. Osservai ognuno di loro.

    La Chiromante molto probabilmente stava chiedendo al vento il significato dell’ultimo sogno che aveva fatto e si augurava, in questo nuovo anno, di avere più tempo per andare a trovare il nipotino che abita all’estero.

    L’Attrice-scrittrice, guardando il fuoco, pensava ai suoi figli e ai suoi nipoti, a come poterli aiutare e nello stesso tempo ai viaggi e ai luoghi da andare a visitare nei dodici mesi nuovi di zecca.

    L’Artista nelle fiamme vive intravedeva la sua nuova istallazione, il problema, però, è sempre lo stesso: lo spazio, ormai casa sua è diventata un museo d’arte contemporanea!

    L’Indiana visualizzava i simboli reiki di purificazione da estendere a tutti i presenti e ai cari lontani e si chiedeva dove la porterà il nuovo anno.

    Il Poeta rifletteva sul fatto che non aveva ancora dedicato nulla al fuoco e cominciava e mettere una parola dietro l’altra per creare dei versi scoppiettanti.

    Il Falegname pensava al legno sprecato per l’occasione, ma anche a quante pizze in uno dei suoi forni avrebbe potuto cuocere a puntino con la temperatura raggiunta dal falò.

    L’Impegnato in politica che suona la tromba, guardando le fiamme riportava alla mente l’ultimo falò in spiaggia in cui aveva discusso di politica con i suoi amici, suonato e festeggiato.

    Mio padre pensava a quanto è bello nel cuore di Napoli poter cogliere i mandarini dall’albero, mangiarli e buttare le bucce nel falò, un’azione così semplice, ma così rara e d’altri tempi da riscaldare il cuore.

    L’Organizzatore dell’evento sorrideva in cuor suo vedendo tutti

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