Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il tesoro di Alarico
Il tesoro di Alarico
Il tesoro di Alarico
E-book275 pagine3 ore

Il tesoro di Alarico

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Alla ricerca del leggendario tesoro di Alarico, mai rinvenuto nonostante le numerose spedizioni che si sono susseguite nel corso dei secoli, Sem e la sua amica archeologa Serena si addentrano nei meandri del territorio calabrese, certi di poter finalmente far luce su questo incredibile mistero della storia. Strani simboli da decifrare, enigmi a cui trovare risposta, scoperte che trovano reale riscontro nelle fonti storiche… i due protagonisti, animati da un forte spirito di avventura, danno vita a una storia avvincente e intensa, che tra mille peripezie li coinvolgerà fino a mettere a repentaglio le loro stesse vite: la loro scoperta, infatti, desta l’attenzione di alcuni poteri forti, interessati a mettere le mani sul tesoro del grande condottiero. Tra mito e realtà, in un crescendo di colpi di scena, il lettore è inevitabilmente catturato, quasi risucchiato dal dinamico svolgimento dei fatti, che gli regala un’avventura realistica e allo stesso tempo straordinaria, e che sulla base di documenti storici  poco noti  getta  un po’ di luce sul mistero che avvolge la leggenda di Alarico.
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2017
ISBN9788856781755
Il tesoro di Alarico

Correlato a Il tesoro di Alarico

Ebook correlati

Fantasy per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Il tesoro di Alarico

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il tesoro di Alarico - Samuele Torchia

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2017 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-8175-5

    I edizione elettronica febbraio 2017

    Si ringrazia la Dott.ssa Luana Torchia per la cura della parte linguistica.

    Un sentito ringraziamento alla mia cara amica la Dott.ssa Paola Caruso che, con la sua generosità, ha reso possibile la nascita e la realizzazione del romanzo

    Immagine di copertina ideata da Samuele Torchia

    e realizzata da Francesco Rosato.

    Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.

    Prefazione

    Carpe diem! Il celebre verso oraziano, sempre attualissimo, è la scintilla che avvia il motore del romanzo. Castaneda diceva che siamo in un universo predatore, ma sta a noi decidere se essere preda o vincitore nell’avventura della vita. Tutto il romanzo è un invito a vivere nel momento presente, ad essere desti e cogliere l’attimo, essendo attenti e fiduciosi che si presenterà l’opportunità che aspettiamo. Il lettore potrà cogliere in alcuni punti le indicazioni precise su come il protagonista segue questa linea di condotta. Potrà sentirsi parte di un mondo in cui tutto è possibile, a patto di concentrare la sua attenzione sul momento presente, indirizzandola verso i propri obiettivi. Nel caso del protagonista Sem, avviene quando coglie l’occasione che gli apre la possibilità di trovare il tesoro di Alarico, occasione che egli sfrutterà fino in fondo, grazie alla sua fiducia e alla sua forza di volontà, realizzando il suo sogno.

    Sullo sfondo dell’impegnativa e avvincente ricerca del leggendario tesoro, l’autore vuole trasmettere il positivo messaggio che ognuno di noi è il protagonista della propria esistenza e che tutti abbiamo dentro le potenzialità per compiere qualsiasi impresa ci proponiamo, diventando così gli eroi della nostra vita. L’opera vuole essere un invito a soffermarci sul fatto che ogni giorno che portiamo a termine, è una dimostrazione di grande coraggio. Un invito ad accettare il nostro potenziale, così da accorgerci di quanto sia breve il passo tra vivere come preda o come trionfatori, quali siamo alla fine di ogni giornata.

    È proprio nel nostro vivere quotidiano che può nascondersi la possibilità di successo, in ogni risvolto inaspettato degli eventi, se solo siamo attenti ad afferrarne i significati e a orientare in modo coerente e determinato le nostre azioni.

    Il protagonista parte, infatti, da una situazione di vita per lo più fallimentare, per poi terminare in una situazione di completo successo, in un’avventura nel cui crescendo degli eventi si intreccia una storia d’amore, che prosegue come sottofondo fino alla conclusione del romanzo.

    L’idea di usare la vicenda del Re Alarico come portante narrativa del romanzo, nasce da un particolare interesse che la stessa ha sempre suscitato nell’autore fin dalla giovane età, fin da quando, in quarta elementare, sentì per la prima volta il nome di Alarico e la sua storia. Egli ha voluto condividere con il pubblico le sue emozioni, con il duplice intento di omaggiare il grande Condottiero, rendendone note le gesta e scrivendo un romanzo di avventura unico, in quanto non ne esistono altri che abbiano come argomento il tesoro del re dei Visigoti.

    Il romanzo si basa su eventi storici realmente documentati. Il sacco di Roma da Parte di Alarico, la strana e quasi immotivata fuga di tutto il popolo verso il sud Italia, carichi del tesoro di Roma, la morte del Re in circostanze misteriose nei pressi di Cosenza, nonché l’enigmatica sparizione del grande tesoro mai ritrovato, sono eventi riportati in tutti i libri di storia e ripresi pari pari nella narrazione. Nel romanzo l’autore riporta alcuni dati storici poco noti che potrebbero far luce sul mistero. Tuttavia, altri fatti storici di contorno e alcuni dati geografici, anch’essi autentici, sono stati modificati per fini narrativi, come indicato dalle note.

    Con quest’opera l’autore si rivolge a un pubblico di ogni fascia di età.

    Lo stile semplice e diretto, l’eloquio familiare e giovanile, a volte divertente e colorato da qualche regionalismo e da qualche parola dialettale, rendono il romanzo di piacevole lettura e adatto anche ai lettori più giovani.

    "…fermati un attimo, oh viaggiatore,

    guardati intorno,

    perché la bellezza è già tutta intorno a te…"

    La leggenda di Alarico

    Sem stava disteso pigramente sul suo letto a osservare il soffitto. La giornata cominciava come al solito in modo spento e lui non aveva voglia di accenderla… Troppe volte nella sua vita aveva provato a mettersi in gioco per poi doversi ritirare e, troppo ormai, si faceva sentire nel suo animo il peso di tante speranze infrante che di già, nonostante i suoi soli 35 anni, gravavano nelle sue memorie …. Guardò una foto di sua figlia, la piccola Iris, l’unico scopo della sua vita, che viveva con lui dopo il divorzio… e per un attimo gli tornarono in mente delle fugaci immagini della vita matrimoniale, le poche belle che riusciva a richiamare; ma quelle reminiscenze vennero scacciate subito via dal ricordo di quanto, in realtà, quella vita si dimostrò essere un inferno. Sapeva di poter spegnere quei brutti pensieri, concentrandosi su se stesso e ascoltando il suo Sé interiore attraverso la pratica dello Yoga, filosofia alla quale si era avvicinato negli ultimi anni difficili della sua vita. Allora decise di immergersi nella meditazione, come faceva ogni giorno, come unico modo per trovare pace…

    Il respiro lento e regolare calmava la sua mente, dalla quale, con un piccolo sforzo di concentrazione, riuscì a scacciare ogni pensiero e a mettersi in contatto con l’Infinito, con la sua Anima. La tranquillità e la pace lo pervasero.

    Proprio nel momento in cui con la Coscienza stava per distaccarsi dal mondo materiale, il cellulare prese a squillare. Quel suono lo richiamò indietro, ma ci volle qualche secondo prima che riuscisse a riprendere il contatto con la realtà. Ripresosi dal soprassalto, guardò chi fosse…

    Era Serena, la sua vera unica e più cara amica, che conosceva da oltre vent’anni, avendo frequentato insieme la quinta elementare e poi le scuole medie.

    Pensò:

    "Una voce amica è quello di cui ho bisogno ora…

    Sentiamo cosa dice."

    «Ciao Sere! Dimmi tutto!»

    «Innanzitutto buongiorno!» rispose lei. «Come va? Ti ho chiamato per chiederti se oggi sei libero e se per caso ti va di fare una ricognizione insieme, su in montagna.»

    «Direi di sì, non ho niente da fare oggi, vengo con piacere… Cosa si fa? Una nuova avventura?»

    «Più o meno…» rispose lei. «Una mia collega di Università, Olga, che dovresti ricordare perché l’hai conosciuta alla laurea di Alex, mi ha chiesto di andare a vedere un sito archeologico molto interessante che, secondo lei, risale all’età preistorica e che si trova su una montagna, nelle vicinanze del suo paese.»

    «Interessante! E di dov’è Olga?» rispose Sem, sforzandosi di ricordare chi fosse questa Olga che aveva conosciuto alla laurea di Alex, un amico comune, un paio di mesi prima.

    «Vive a Rinaldo¹, è un po’ distante ma le ho promesso che sarei andata a vedere di cosa si tratta e le avrei offerto la mia consulenza. Allora, ti interessa?»

    «Sì, ma certo! A che ora si parte?»

    «Passo a prelevarti al solito posto alle 14:30 in punto.»

    «Ok, a dopo… Così durante il tragitto mi spieghi i dettagli.»

    Serena era una dottoressa in archeologia con tanto di iscrizione all’albo, che lavorava presso una ditta di distribuzione del metano come archeologa addetta al presidio durante i lavori di scavo, in aree archeologicamente interessanti.

    Certo, quello di accontentarsi a svolgere il lavoro di presidio per una ditta che distribuiva il metano non era proprio il suo sogno, quando già da bambina aveva scelto di fare l’archeologa. Aveva scelto quella professione per via di una sua passione innata per la storia e l’archeologia, che trovò incarnata nel celebre personaggio Indiana Jones, professore, archeologo e avventuriero, suo eroe, fonte di ispirazione e suo modello di uomo e di archeologo.

    Appena riattaccato, a Sem vennero in mente tutte le pseudo-avventure passate con Serena, proprio negli ultimi due anni da quando si erano rincontrati, o meglio, ritrovati, a caccia di vecchi monasteri o di resti di civiltà di cui la Calabria era ricca… Come quella volta in cui si erano calati in una cripta di un antico monastero abbandonato, sperando di trovare chissà quale passaggio segreto; o quando erano discesi in un pozzo abitato dal leggendario Chupacabras (noto in Calabria come serpente pastura-vacche), ancorati ad una corda con dei precari pioli in alluminio attaccati a mo’ di gradino. E ancora, quando erano entrati di nascosto nell’antica abbazia diroccata di S. Eufemia Vetere, strisciando al di sotto della recinzione e Sem si era calato nel passaggio sotto l’abside semicrollata, rischiando di restare sotto le macerie, o quando avevano attraversato a piedi i pendii scoscesi della montagna delle Terme di Caronte, camminando attraverso i torrenti e superando le cascate, rischiando più volte di precipitare nell’enorme cava di calcare bianco che squarciava la montagna, pochi metri più sotto, alla ricerca dei resti della antica Terina, città mitologica dell’epoca greca.

    I ricordi si susseguivano piacevolmente e, come ascoltando un fiume che con il suo canto addolcisce i pensieri, Sem si ritrovò a sorridere e si accorse che la malinconia di qualche minuto prima era andata via.

    «Buon inizio!» si disse. E cominciò a pensare a Serena e allo strano rapporto che c’era tra loro.

    Uniti fin da piccoli dalla stessa passione per il mistero e il desiderio di riportare alla luce antichi segreti, lo stesso carattere determinato e squadrato, ma accompagnato da un animo sensibile e amante di tutto ciò che è bello… Questo rendeva i loro momenti insieme qualcosa di speciale, in cui tutto il resto del mondo spariva… Un’amicizia profonda li univa… Forse più di amicizia… Ancora Sem non riusciva a venire a capo di cosa fosse, sapeva solo che quando stavano insieme, la malinconia e la tristezza presente nel suo cuore si facevano da parte… Ma era tanto profondo il rispetto reciproco, che fino ad allora il contatto fisico più stretto che avevano avuto non era mai andato oltre un abbraccio…

    Che strana la mente umana… pensò. Me stesso che non riesce a capire me stesso!. E con questa frase pose fine a quei pensieri, sostituendoli con le domande su cosa avrebbero fatto nel pomeriggio.

    Alle 14,30 eccola lì Serena, intenta a scrivere un messaggio, probabilmente per rimandare un impegno di lavoro, così da avere il pomeriggio libero, appoggiata al cofano della sua Volkswagen, in jeans e maglietta viola e la sua immancabile sciarpa a colori etnici che, se fosse per lei, l’avrebbe indossata anche al mare.

    Piccola, alta più o meno un metro e sessanta, magra, di costituzione minuta a dispetto della grande energia che la contraddistingueva e che tanto colpiva Sem.

    Capelli lunghi, neri come il petrolio, labbra sottili e naso proporzionato su un viso allungato, quasi squadrato, con dei tratti vagamente mascolini, addolciti dai suoi grandi occhi azzurri dal taglio vagamente orientale che davano al suo sguardo un fascino particolare dietro al quale si celava un carattere diretto e deciso, tipico di chi inquadra la situazione al primo secondo e il secondo dopo sa già cosa fare. Uno sguardo di chi affronta le cose in modo prettamente logico e razionale, come era sua caratteristica fino a qualche anno prima; prima di ritrovarsi dopo vent’anni con Sem… Evento che, come aveva confidato spesso all’amico, cambiò la sua vita.

    Poco più di tre anni prima, infatti, Sem gestiva un circolo ippico e Serena, che si trovò per caso a fare una passeggiata con delle amiche, mai si sarebbe aspettata di trovare lui che non vedeva da vent’anni. Da allora, soprattutto da quando poco tempo dopo Sem si separò, si vedevano spesso e avevano modo di riallacciare quell’amicizia cominciata molti anni prima.

    Così Serena, squadrata e razionale archeologa, credente nella spiegazione logica a tutto, si scontrò con le teorie poco ortodosse di Sem, il quale portò Serena a conoscenza di un lato dell’archeologia che lei non conosceva: quello dei fatti che l’archeologia tradizionale liquidava con delle semplici spiegazioni di comodo, finora accettate da Serena come certezze vere e assolute, ma che Sem a una a una le smontava davanti. Le parlava delle teorie del cospirazionismo operato dai potenti che occultano la vera conoscenza, che occultano le vere origini dell’uomo; le parlava dei molti illogici storici, come le Piramidi, come le linee di Nazca e molto altro ancora… Teorie che Sem aveva approfondito per la sua passione per la verità che va oltre quella convenzionale.

    Insieme a questo, Sem condivise con Serena la sua ricerca dell’Essere, che lui esercitava attraverso la pratica Yoga e lo studio delle filosofie orientali.

    Tanto che, con piacere di Sem, come egli stesso diceva, riuscì a toglierle il velo dagli occhi e lei acquisì una visione più ampia e meno ortodossa dell’archeologia, come anche della concezione di se stessi, in un’ottica meno bigotta… Il loro incontro, l’entrare nel mondo di Sem, stravolse la vita fino ad allora lineare e calcolata di Serena.

    «Allora Serena, dimmi di più su questo sito che dovremmo vedere… Io non ho ancora presente chi sia questa Olga.» Disse Sem entrando in macchina.

    «Vabbè, quando la avrai vista ti ricorderai. Comunque non mi ha detto molto, oltre a quello che ti ho anticipato prima. Lei sta preparando una tesi di laurea sul paese di Rinaldo. È una persona un po’ particolare, è davvero in gamba e molto preparata, però ha delle idee singolari e a volte bizzarre. Una volta mi ha esposto alcune sue teorie sulle origini della città di Rinaldo, dicendo che secondo lei è la sede dell’antica e famosa città di Pandosia, una delle nove città brettie² scomparse della Calabria… Ha un modo tutto suo di fare ricerche archeologiche, mettendo insieme leggende, miti, toponimi, tracce storiche e… un po’ di archeologia… Somiglia un po’ a quei tipi da film, hai presente? Ma devo dire che, sebbene quando parla spari in un minuto più concetti di quanto si fa in un discorso di un’ora, se riesci a starle dietro senza distrarti, i suoi ragionamenti hanno comunque un filo logico.

    «Uhmmmm, mi sta già simpatica questa Olga, la ragiona un po’… Come me! Mi hai detto che è sposata e ha dei figli e si sta laureando, vero?»

    «Sì, proprio così.»

    «Notevole! Deve essere una persona in gamba.»

    «Sì, in effetti lo è… Ora sentiamo cosa avrà da dirci.»

    Alle 15:15 arrivarono davanti casa di Olga, la quale era lì ad aspettarli. Era una donna alta, di bella presenza, che dimostrava non più di 36 anni a dispetto dei suoi 46, con dei lunghi e folti capelli ricci color rame che sembravano indicare la forza, ma allo stesso tempo la bellezza del carattere della persona che li portava.

    Olga li accolse con un sorriso e, dopo i convenevoli iniziali, si partì in auto.

    «Dobbiamo Andare a Monte Grotta, è a circa venti chilometri da qui.» disse Olga, quando furono per strada.

    «Così tanti?» chiese Serena, la quale pensava che il posto fosse più vicino.

    «Sì, è una zona alquanto disabitata e impervia ed è molto distante dal paese» rispose Olga con un tono leggermente impaziente, come se non vedesse l’ora di mostrare il posto di cui aveva accennato a Serena.

    Percorsi una ventina di chilometri fuori dal paese, indicò una stradina secondaria che dava sulla statale su cui si trovavano, e che si inerpicava fra le splendide montagne ammantate di boschi, tipiche del paesaggio calabrese, e iniziarono a percorrerla lentamente. Poco dopo videro affacciarsi, sui bordi della stradina, prima i cani e poi, curiose, le pecore e le vacche che pascolavano nelle macchie di erba di un verde acceso bellissimo, che si alternavano ai boschi. Le vacche si aggiravano tranquille vicino alla macchina senza la minima paura…

    Forse di auto, in questi luoghi sperduti, ne vedono poche queste vacche pensò Sem.

    La strada che si trovarono a percorrere era molto stretta e solo in alcuni tratti asfaltata. La pendenza era alquanto elevata e occorreva scansare le numerose buche, per non lasciare qualche pezzo della povera Volkswagen per strada.

    «Andiamo per di qua, poi gira a destra, gira a sinistra, sali da qui…»

    Olga indicava dove andare in quelle stradine assurde a Serena, la quale era tutta concentrata a evitare le buche e il burrone sulla sinistra.

    Durante la prima parte del tragitto in macchina, Olga e Serena passarono il tempo a conversare di università, professori e lavoro. Poi finalmente Olga si decise ad entrare nel merito della questione.

    «Sul sito che visiteremo» spiegò Olga «ci sono dei resti di antichi insediamenti. Sono resi evidenti dalla presenza di quelle che sembrano cinte murarie assimilabili a delle fortificazioni; poi ci sono alcune torri che si sono conservate molto bene, che hanno la stessa tecnica costruttiva delle cinte murarie. Si tratta, infatti, di costruzioni a secco. Dopo vi mostrerò, sulla sommità della vetta, i perimetri di antiche capanne e anche dei massi molto simili ai menhir per la loro disposizione sul terreno. Tutto quello che vedrete è di origine sconosciuta. Ma la cosa più interessante, il motivo principale per il quale ti ho chiesto di venire, sono dei tumuli funerari presenti in grande quantità in prossimità dei resti di cui ho appena parlato, i più grandi dei quali, purtroppo, sono già stati profanati dai tombaroli, segno che comunque all’interno doveva trovarsi qualcosa di archeologicamente interessante.»

    E per ora fu questa la spiegazione di Olga.

    Dopo venti minuti di luoghi paradisiaci, degni delle fiabe dei fratelli Grimm, posti di cui la Calabria abbonda appena fuori da ogni centro abitato, che entusiasmerebbero chiunque, ma di cui pochi conoscono l’esistenza, Olga fece fermare la macchina in uno spiazzo reso largo dai lavori per il passaggio del metanodotto.

    «Da qui in poi procediamo a piedi» disse.

    «Cos’è quello?» chiese Sem poco dopo essere scesi dall’auto, indicando alla loro sinistra una specie di voragine che si apriva nella collinetta che si apprestavano ad aggirare, in un punto vicino a loro. Quello che colpì Sem furono le macerie sparse nei dintorni.

    «Lì una volta c’era una chiesetta antichissima, ma con i lavori del metanodotto» e indicò la cascina degli operai poco distante «è franata la parte di collina che era dietro e la chiesetta è andata distrutta, come potete vedere.»

    Dopodiché il gruppetto si mise in marcia lungo una stradina in salita, che costeggiava sulla sinistra la collinetta di fronte cui avevano parcheggiato. Attraverso i castagni e la fitta vegetazione, questa sembrava quasi emanare un fascino misterioso, come se avesse dei segreti da nascondere, cosa che si rivelò poi non tanto dissimile dalla verità.

    Dall’altro lato, dove era evidente che un tempo c’era stata solo vegetazione, ora c’era un fossato larghissimo, sul cui fondo pulito e spianato si vedevano i cartellini del metanodotto e Sem pensò fra sé:

    Odio queste usurpazioni della natura in nome del progresso.

    Così, salendo, pian piano Serena ed Olga cominciarono a conversare mentre Sem con gli occhi ammirava il paesaggio, ma con le orecchie ascoltava attentamente i loro discorsi, facendo quasi finta di non essere interessato alla loro chiacchiere… In effetti, poteva dirsi che lui era lì solo per fare compagnia e per non lasciare che due donne facessero un’escursione tra i boschi tutte sole.

    «Olga, spiegami meglio quello che mi avevi accennato tempo fa, in merito al paese di Rinaldo e alle sue origini… Stai scrivendo la tua tesi di laurea su questo argomento, giusto?»

    Olga, che sembrava non aspettasse altro, si illuminò:

    «Sì, volentieri… Quello che ti dirò è frutto di ricerche che ho condotto personalmente negli archivi del Comune e negli archivi di Stato, fra traduzioni fatte dai testi antichi risalenti al XV secolo di cui mi sono fatta mandare una copia cartacea direttamente da Roma. Per farvi capire devo cominciare dall’inizio. In pratica il mio paese si chiama Rinaldo, solo che il vero nome, quello antico, nessuno lo conosce. Ma io ho una teoria al riguardo, mi sembra di avertene già parlato, ricordi?» disse Olga, rivolgendosi a Serena

    «Sì, se non sbaglio mi accennasti che, secondo te, nei tempi antichi, nella zona di Rinaldo sorgeva la città

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1