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Persiani: Edizione Integrale
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E-book51 pagine27 minuti

Persiani: Edizione Integrale

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I Persiani, rappresentata per la prima volta nel 472 a.C. ad Atene, è in assoluto la più antica opera teatrale che ci sia pervenuta. La vicenda è ambientata a Susa, residenza del re di Persia, dove Atossa, madre del re Serse, attende con ansia l'esito della battaglia di Salamina. Sconvolta da presagi funesti, la regina racconta un sogno angoscioso fatto quella notte. Poco dopo un messaggero porta l'annuncio della totale disfatta dei Persiani. Lo spettro del defunto padre di Serse, Dario, fornisce una spiegazione etica alla disfatta militare, giudicandola la giusta punizione per tracotanza di cui si è macchiato il figlio, nell'aver osato cercare di conquistare il Mar Egeo.
I Persiani è una tragedia anomala: si tratta infatti dell'unica opera teatrale giunta sino a noi di argomento storico, anziché mitologico. La battaglia tra greci e persiani diventa qui simbolicamente l'opposizione tra un re dispotico e il sistema democratico ateniese, dove è il popolo a esercitare il comando.
Traduzione di Ettore Romagnoli.
LinguaItaliano
Data di uscita8 mar 2019
ISBN9788832534351
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    Anteprima del libro

    Persiani - Eschilo

    I Persiani

    Eschilo

    traduzione di Ettore Romagnoli

    © 2019 Sinapsi Editore

    PERSONAGGI:

    CORO di vegliardi persiani

    Atossa

    ARALDO

    Ombra di DARIO

    SERSE

    L'azione si svolge in un'antica piazza di Susa

    in fondo si vedono le tombe dei re persiani.

    CANTO D'INGRESSO

    (Entrano in orchestra ventiquattro vegliardi persiani che misurano

    il passo sul ritmo lentissimo del loro canto)

    CORO:

      I fedeli siam noi dei Signori

    persïani partiti per l'èllade,

      i custodi siam noi dei palagi

      ricchi d'oro, opulenti. Prescelse

      noi, pel senno e per gli anni provetti

      a vegliar su la patria il re Serse,

      figliuolo di Dario.

      E di già per l'assenza del sire,

      dell'esercito rutilo d'oro,

      troppo in seno tumultua l'anima

      presaga di mali.

      Poi che tutta partir la sua forza

      vide l'Asia, e i suoi giovani invoca;

      né alcun messo ancor giunge, non giunge

      cavaliere alla nostra città.

      Molti d'essi, da Ecbàtana e Susa,

      vetusto recinto di Císsino,

      movevano a guerra

      su corsieri, su navi, o pedoni

      ad empir le caterve di guerra:

      quali Amistra, Artaferne, Megàbate,

      ed Astàspe, signori di Persi.

      Ed i re del gran Re tributarî,

      si lanciâr con fittissime schiere,

      vibrando archi, inforcando corsieri,

      paurosi a vedere, terribili

      com'è fama, pel cuor temerario

      nella zuffa. Ed Artèmbare, vago

      di cavalli, e Masistre, e Imeo prode

      vibratore dell'arco, e Faràndace

      e Sostane signor dei corsieri.

      Il gran Nilo dai flutti fecondi

      altri poi ne mandava: Susícane,

    Pegastàgone egizio, ed Arsàme,

      l'alto sire di Menfi la sacra,

      e Ariomardo che a Tebe vetusta

    tien lo scettro; e le genti palustri

      ben destre al remeggio,

      moltitudini immense e terribili.

      E li segue la turba dei Lidî

      delicati, e quanti ebber la culla

      nelle interne contrade. Li guida

    Metrogate e Arteo prode, signori

      ambi e re. Sardi, rutila d'oro,

      li sospinge su innumeri carri

      aggiogati con quattro, con sei

      corridori, tremendo spettacolo.

      E Mardonio e Taríbide, incudini

      delle lance al cozzar, che dimorano

      presso a Tmolo santissima, e i Misî

      lanciator' di zagaglie, minacciano

      pure all'èllade il giogo servile.

      Babilonia che sfolgora d'oro

      inviò lunghe turbe commiste,

      e su navi i guerrieri sicuri

      nell'ardire che lancia le frecce.

      E ogni gente che stringa la spada,

      dall'Asia universa

      segue gli ordini fieri del Re.

      Tale fiore di giovani mosse

      dalle plaghe di Persia. E per essi

      tutta or piange la terra asïàna

      che nutriali, ch'or n'arde di brama.

      Ed il tempo che tanto prolungasi

      i padri e le spose

      giorno a giorno misurano, e tremano.

    (Tutti i vegliardi sono oramai

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