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La caccia della Chimera: Eroe senza mantello
La caccia della Chimera: Eroe senza mantello
La caccia della Chimera: Eroe senza mantello
E-book243 pagine3 ore

La caccia della Chimera: Eroe senza mantello

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Info su questo ebook

In questo secondo racconto della saga, la Chimera si riscopre un supereroe a caccia di criminali e terroristi. Nel 2017 viene infatti cooptato da una nuova intelligence internazionale, e da tre degli scienziati che l’avevano fatto nascere nel 1968, per combattere con i suoi poteri sovrumani gli artefici di uno scuro progetto criminale che potrebbe cambiare il mondo. Dovrà lottare con i peggiori mali del terzo millennio, contro le oscure trame di una casta d’individui sempre a caccia del potere globale, che sembra perseguitare l’intera società umana in una sorta di terribile film horror.
LinguaItaliano
Data di uscita16 lug 2019
ISBN9788893692144
La caccia della Chimera: Eroe senza mantello

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    Anteprima del libro

    La caccia della Chimera - Sergio Figuccia

    978-88-9369-214-4

    Avvertenze e modalità d’uso

    Questo libro, pur collocabile nel genere dell’editoria fantasy, e in particolare nel settore fumettistico, è ricco di contenuti più adatti a un pubblico maturo, nonostante l’assenza di scene di sesso o di efferata violenza.

    Molte delle argomentazioni sono prospettate per sviluppare nel lettore possibili riflessioni etiche sui fatti di cronaca e sull’organizzazione sociale dell’epoca contemporanea.

    In parte gli eventi descritti sono realmente accaduti e nel racconto sono anche presenti alcune citazioni di personaggi ed episodi riconducibili alla realtà e pertanto di pubblico dominio, per quanto non strettamente connessi all’intreccio della storia.

    Prologo

    Ricordo tutto nei minimi particolari, sono trascorsi oltre cinque anni da allora ma è come se il tempo fosse rimasto sospeso durante il suo volo, congelato in un’aria rarefatta e paralizzante senza alcuna voglia di riprendere il suo solito fluire, senza permettere alla memoria di metabolizzare gli eventi per iniziare a digerirne altri, in quella solita infinita frequenza di storie d’umanità che caratterizza la nostra vita.

    Mi ripresento per coloro che non hanno seguito la vicenda della Chimera esplosa nel 2012, anche se sembra impossibile che qualcuno nel mondo intero non abbia saputo di questa storia che sconvolse e coinvolse qualche miliardo di telespettatori.

    Mi chiamo Giuseppe Pastrone, sono un regista di YouGlobe, una potentissima televisione internazionale; ho raccontato in un libro intitolato Caccia alla Chimera tutto ciò che è accaduto dopo la morte del celebre scienziato svedese Samuel Magnusson.

    Walter Mastrelli e la sua compagna Cinzia Forestieri, i giornalisti di punta di YouGlobe, avevano intrapreso una vera e propria caccia mediatica per rintracciare il figlio di Magnusson, nato da un suo esperimento genetico del 1968.

    Nella ricerca i due reporter coinvolsero centinaia di milioni di appassionati telespettatori creando uno specifico programma che li rese famosi in tutto il pianeta.

    Le indagini, durante le quali furono coadiuvati dal collega Franco Sereni, andarono avanti per quasi un anno fra bizzarri omicidi, indizi singolarissimi e le strampalate testimonianze degli altri scienziati che avevano partecipato a quel maledetto esperimento che sembrava addirittura oggetto di una specifica profezia di Nostradamus.

    Io vissi quella storia dall’interno in quanto regista del TG che mandò in onda, e in diretta, la notizia dell’orribile omicidio di Magnusson, nonché di quel programma di approfondimento che ne seguì e che ipnotizzò per mesi dinanzi agli schermi intere platee mondiali.

    La storia ebbe un finale letteralmente sconvolgente e finì col far terminare fulmineamente le carriere professionali di Mastrelli e della Forestieri, favorendo di riflesso quella di Sereni che divenne da quel giorno il nuovo anchorman della rete televisiva.

    Il figlio di Magnusson era una chimera, un essere instabile che il gruppo di scienziati aveva generato con una sperimentale macchina incubatrice inventata dallo stesso scienziato svedese; il bambino portava in sé i geni clonati di Magnusson e quelli di un essere animale rimasto misterioso fino alla fine delle indagini.

    Dopo i primi fondati dubbi che la chimera crescendo potesse aver assunto le caratteristiche di un vero e proprio mostro, al quale tra l’altro vennero attribuiti quegli strani omicidi che si verificarono durante le indagini dei reporter di YouGlobe, si scoprì invece che la Chimera era diventata un essere perfetto con delle doti quasi soprannaturali, almeno per un uomo di quasi cinquant’anni di ordinaria natura.

    Ma Richard, questo era il nome che aveva dato Magnusson al figlio, non era un essere vivente di natura ordinaria, le sue caratteristiche umane si erano incrociate con quelle della creatura animale che lo accompagnava intimamente fornendogli poteri sensori, intellettivi e facoltà straordinarie che lo facevano somigliare più a un supereroe dei fumetti Marvel che non a un uomo di mezza età.

    Io ho continuato a lavorare a fianco di Franco Sereni nella sede milanese di YouGlobe, ma senza mai raggiungere più i picchi di ascolto che avevamo toccato quando a leggere le notizie e commentare i fatti c’erano Walter e Cinzia.

    I due si erano trasferiti in Brasile nel 2013 e si erano dedicati con tutta l’anima ad aiutare i bambini delle favelas insieme a quel Kurt Polasacra che avevano conosciuto durante la storia della Chimera, essendo lui uno degli scienziati viventi di quella folle equipe del 1968.

    In questo secondo manoscritto vi racconterò ciò che è accaduto dopo i cinque anni di silenzio successivi alla scoperta della Chimera, dopo che la pietra tombale era caduta su quegli sconvolgenti avvenimenti, perché nella società contemporanea, basata sull’incessante e ossessiva informazione, cinque anni di assenza dai riflettori mediatici costituiscono una sorta di sepolcro per i ricordi che io invece ho più che vivi nella mente e nel cuore.

    Capitolo 1

    In natura non esiste essere umano che accetti di restare ai margini della società civile privandosi, con la propria volontà e aprioristicamente, di tutte quelle opportunità che si possono sempre presentare durante la vita per poter emergere dalla massa informe della pochezza.

    Certamente uno dei valori aggiunti che contraddistinguono l’uomo dall’animale è proprio la sua forte aspirazione a sollevarsi dal nulla, dalla banalità del quotidiano, dall’insignificante piattume che tende a caratterizzare la nostra esistenza fin da quando l’ostetrica ci impone la prima sculacciata della nostra esistenza al solo scopo, forse un po’ sadico, di inizializzarci al mondo proprio mediante quel pianto dirotto.

    Sarebbe di sicuro più bello aprire gli occhi fuori da quella piccola piscina di liquido amniotico, nella quale abbiamo sguazzato per nove mesi, sbottando magari in una fragorosa risata; faremmo così divertire i nostri genitori, invece di contagiarli coi nostri gemiti potremmo alleggerirli dalla tensione nervosa accumulata in precedenza nella sala parto, potremmo già da allora sentirci spiritosi e capaci d’intrattenere gradevolmente il nostro prossimo... e invece no! Ceffone sul culo da parte di quella stronza, piagnisteo isterico perché non siamo ancora capaci di darle una testata sul naso per vendicarci, e figura di merda dinanzi a tutti quei medici e infermieri per la prima grande umiliazione della nostra vita.

    Iniziamo così, sfido io se subito dopo non cominciamo ad avere voglia di crescere il più velocemente possibile e di diventare importanti; dobbiamo cancellare quell’onta primordiale, quell’eccessiva debolezza di neofiti della vita che ci rende inizialmente inermi alle prepotenze degli adulti e che vogliamo a tutti i costi dimenticare e far dimenticare.

    Ma questa smania di grandezza, che entro certi limiti è fattore positivo e ci permette di mantenere l’aristocrazia del regno animale sul pianeta Terra, spesso finisce però col travolgerci, sconfinando persino nel patologico.

    A questo punto tendiamo a diventare, nostro malgrado, arroganti e prepotenti, arrivando a sconfinare talvolta nella megalomania; per imporci sugli altri nostri simili, per forza di cose, siamo portati a strafare e a non guardare più in faccia nessuno.

    Perdiamo così gli amici, perché fuggono via per paura di essere dominati o perché, a loro volta, vogliono essere loro a dominarti, e non riuscendo nell’intento si accostano ad altri individui più deboli e più facilmente soggiogabili.

    Facciamo magari anche carte false pur di conquistare briciole di potere, la corsa alla visibilità diventa sempre più convulsa e immorale, non rispettiamo più nessuno e finiamo col dichiarare guerra al mondo intero, anche se ci cuciamo addosso i panni fasulli dei grandi saggi e dei ricchi di spirito.

    D’altra parte l’uomo è così, è stato sempre così; dal momento in cui ha messo piede su questo mondo ha sempre cercato di elevarsi sui suoi simili e, talvolta, quando la sua aspirazione è stata supportata da capacità e grandi qualità, il raggiungimento dell’obiettivo ha perfino permesso la crescita e l’evoluzione dell’intera umanità. A che punto sarebbe rimasta la nostra civiltà senza l’ostinazione, l’ingegnosità, l’audacia, l’intelligenza, la sagacia di migliaia e migliaia di uomini che hanno scritto la storia? Cosa ne sarebbe di noi senza le eccellenze di tanti artisti, navigatori, condottieri, scienziati e perfino di alcuni politici (che oggigiorno, visto che parliamo di aspirazioni, molto difficilmente riusciamo a ritenere più utili di un aspirapolvere nel deserto)?

    Quindi è plausibile, e anche auspicabile ai fini sociali, che esista qualcuno che voglia primeggiare, che abbia l’innato desiderio di diventare un leader, ma questo qualcuno deve almeno possedere qualche minima virtù per meritare questo ruolo.

    L’amico Walter Mastrelli, anche dopo aver scoperto di essere Richards e dunque anche la Chimera, pur essendo lo splendido risultato di un progetto genetico volto alla ricerca della perfezione umana, e possedendo di conseguenza le prerogative per poter risultare un’eccellenza assoluta dell’intera razza umana, non aveva tuttavia alcuna aspirazione di dominio sul suo prossimo, anzi, tendeva a isolare dentro di sé la natura straordinaria del suo essere, quasi per sottometterla al suo spirito riflessivo e liberale. Di superiorità non ne voleva neanche parlare, l’esatto opposto di certo ottuso razzismo e dello sfrontato desiderio di emergere tipico dei mediocri del terzo millennio.

    Magnusson l’aveva concepito con tutto l’amore e tutta la follia che un padre appassionato può mettere in gioco nel generare un figlio che vorrebbe perfetto; ci aveva messo, come in una pregiatissima ricetta da chef gourmet, le sue immense conoscenze scientifiche in campo genetico, la sincera amicizia e leale abnegazione di una geniale equipe di scienziati fra i migliori del mondo, parte del dna di un misterioso e straordinario pesce abissale, pure lui chiamato Chimera, e i suoi stessi geni, clonati da un macchinario di sua invenzione.

    Walter era cresciuto in una famiglia modello, la sorella e il cognato di Ester Serrano, la dottoressa neo-natale dello staff di Magnusson, avevano cresciuto quel bambino come se fosse un loro figlio e non il frutto di un complicatissimo progetto scientifico scippato dalle braccia del padre dopo appena pochi giorni di vita.

    Kurt Polasacra, Ferdinando Mussi e la stessa Serrano avevano tradito la fiducia dello scienziato svedese compiendo quel rapimento alle spalle di Magnusson, ma il loro atto, forse meglio dire ratto, era stato compiuto solo a fin di bene; tutto lo staff, dopo i primi vagiti di Richard aveva compreso che prima o poi la vera natura del bambino sarebbe venuta fuori causando gravissime ripercussioni giudiziarie per lo scienziato e incontrollabili assalti da parte dei media e delle organizzazioni scientifiche mondiali che avrebbero certamente traumatizzato il bambino.

    Quel trauma comunque fu solo rinviato di quarant’anni; Walter infatti, dopo aver scoperto di essere la Chimera, rimase turbato per diversi mesi e solo la sua sparizione dal mondo della televisione e il suo incondizionato impegno nelle favelas di Rio de Janeiro insieme a tantissimi bambini, certamente molto più disgraziati di lui, erano riusciti a riportarlo alla lucida serenità che aveva quando conduceva i telegiornali e il programma Il Mistero della Chimera su YouGlobe.

    D’altra parte poteva contare sull’abnegazione e l’amore di Cinzia Forestieri che, dopo aver sacrificato per lui la sua carriera di giornalista televisiva di fama mondiale, era anche diventata sua moglie, condividendo così nel bene e nel male la vita e le scelte di Walter, non ultima proprio quella di trasferirsi a Rio e a dedicarsi anima e corpo ai bambini di strada di quelle poverissime favelas.

    Capitolo 2

    La fama di Walter e di Cinzia aveva varcato abbondantemente i confini territoriali della sede legale di YouGlobe che, pur essendo a Milano, era divenuta una televisione di respiro internazionale in quanto diffusa su tutto il pianeta tramite la più avanzata tecnologia satellitare.

    Ma la scoperta dell’identità della Chimera aveva stravolto tutto; il programma televisivo era stato interrotto, Franco Sereni aveva sostituito la coppia di giornalisti Mastrelli-Forestieri e gli indici d’ascolto erano calati, ma non per demeriti professionali di Sereni, perfettamente all’altezza dei due colleghi che aveva rimpiazzato, piuttosto per il calo d’interesse dei telespettatori subentrato all’identificazione della Chimera. Chi si era appassionato a quella caccia mediatica, una volta risolto il giallo, aveva rivolto la propria attenzione ad altre produzioni d’intrattenimento: le serie di Netflix, i film di Sky, i documentari di National Geographic e Discovery Channel, la musica di MTV, ecc. ecc. Insomma, chiunque fosse risultato essere la Chimera avrebbe comunque perduto l’interesse popolare dopo la divulgazione della propria identità.

    Il pubblico televisivo è diventato volubile, troppe proposte sul mercato dell’intrattenimento, troppa carne al fuoco per poter apprezzare qualche pezzo specifico della grigliata. Ciò che finisce negli archivi digitali delle reti televisive è relegato nel dimenticatoio della gente che sta al di là dello schermo.

    Così di Walter e Cinzia si dimenticarono presto tutti i telespettatori, con grande gioia degli stessi protagonisti che avevano trovato la loro felicità proprio abbandonando il brillante e falso mondo televisivo per dedicarsi ai bambini poveri del Brasile insieme a Kurt Polasacra che li aveva invitati a farlo e che, visto che lavorava già da tempo nel settore, li aveva coinvolti nella gestione della struttura umanitaria Coração batendo (Cuore Battente) che aveva fondato qualche anno prima.

    Io mantenni il mio ruolo di regista all’interno dello staff giornalistico di YouGlobe, anche se gli enormi successi e gli ascolti stratosferici del programma Il Mistero della Chimera erano diventati ormai solo un lontano ricordo.

    Quindi tutto potevo aspettarmi tranne che poter tornare un giorno ai fasti di quel periodo, a quell’entusiasmo per il mio lavoro che, in fondo, se non alimentato da eventi appassionanti, rischia di diventare una mera routine da mestierante.

    Ma andiamo per gradi, riprendo dunque il racconto dei fatti dal momento in cui la coppia dei miei colleghi giornalisti di YouGlobe avevano deciso di trasferirsi in Brasile.

    Walter e Cinzia si erano sposati solo dopo pochi mesi, regolarizzando una relazione che andava avanti da diversi anni; ma la scelta era stata incoraggiata da Cinzia che temeva un crollo nervoso da parte del suo compagno dopo la conclusione della caccia alla Chimera che l’aveva visto protagonista assoluto.

    I due erano anche riusciti a cambiare le identità anagrafiche e a far perdere le loro tracce ai media internazionali e a quell’esercito di giornalisti che inizialmente aveva tentato di rintracciarli per proseguire con gli scoop sulla loro storia.

    Se fossero stati scoperti, la stampa li avrebbe di certo massacrati, tempestandoli di interviste, servizi di approfondimento, speciali tv, esclusive in diretta e così via dicendo; un can can che avrebbe giovato solo agli operatori del settore mediatico finendo di distruggere le vite delle due star di un tempo.

    Solo loro, io e Polasacra conoscevamo le nuove identità di Walter e Cinzia. Lui aveva scelto il nome originale che Magnusson gli aveva dato, evitando tuttavia deformazioni estranee alla lingua italiana, divenne pertanto Riccardo Sommagni; aveva così elaborato con una sorta di anagramma anche il cognome del padre biologico. Lei, invece, preferì mantenere il suo nome accoppiandolo con Ferranti che era il cognome della sua bisnonna prima di sposarsi.

    Walter, anzi Riccardo, non voleva assolutamente figli, temeva complicanze genetiche dovute alla sua natura ibrida. Un figlio - diceva - non deve nascere con un’ombra ereditaria a rischio, dev’essere frutto diretto dei geni della coppia che lo vuole, per questo il padre e la madre si chiamano genitori, e lui quei suoi geni li temeva troppo per accettare di trasmetterli a un nuovo essere vivente.

    Magnusson aveva trasgredito quella legge della natura e suo figlio non voleva assolutamente ripetere l’errore. Cinzia, dopo i primi momenti di rabbia e delusione, se n’era fatta una ragione e aveva ceduto alla determinazione di suo marito ma, come avviene sempre, il destino si mette di traverso sulle strade della vita e così nacque Barbara, una splendida bambina vivacissima, bellissima, intelligentissima e tanto pienissima di superlativi da farli esaurire anche a me che la sto descrivendo.

    La nascita di Barbara non fece venire meno però l’impegno che Riccardo e Cinzia avevano profuso per aiutare i bambini delle favelas collaborando con Kurt Polasacra; anzi forse quel nuovo essere vivente, con le proprie esigenze, richieste e reazioni, riusciva a far comprendere a papà e mamma come operare meglio per l’assistenza di tanti altri suoi coetanei che, al contrario, i genitori non avevano più, e che forse non avevano mai avuto se non fino alla loro nascita.

    Tutto insomma sembrava filare liscio nella vita di Riccardo e Cinzia fino al

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