Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Rosso è il colore del destino - Parte Seconda
Rosso è il colore del destino - Parte Seconda
Rosso è il colore del destino - Parte Seconda
E-book267 pagine3 ore

Rosso è il colore del destino - Parte Seconda

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

“In Giappone, si dice che ogni persona, quando nasce, porta un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Seguendo questo filo, si potrà trovare colui che ne porta l’altra estremità legata al proprio mignolo: essa è la sua anima gemella. I due saranno destinati ad incontrarsi, e non importa il tempo che dovrà trascorrere prima che ciò avvenga, o la distanza che li separa; quel filo che li unisce non si spezzerà mai”.

Nella seconda parte di “Rosso è il Colore del Destino”, Calix e Erin si trovano coinvolti nel piano di vendetta e sete di potere di Re Jago, che mette in pericolo la loro vita e quella dei loro cari. Le rivelazioni che li attendono lungo questo difficile cammino metteranno a dura prova non solo il loro rapporto, ma anche tutto quello che credevano di conoscere sul loro mondo e su loro stessi.
Con la conclusione della sua duologia Urban Fantasy, Roberta Fierro conferma la sua maestria nel miscelare avventura, pathos e romanticismo, senza rinunciare a una gradevole patina di umorismo e a riflessioni non banali sulla natura umana: perché il mondo di Erin e Calix è, in fondo, più vicino al nostro di quanto si possa pensa
LinguaItaliano
Data di uscita15 mag 2019
ISBN9788898754915
Rosso è il colore del destino - Parte Seconda

Correlato a Rosso è il colore del destino - Parte Seconda

Ebook correlati

Fantasy per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Rosso è il colore del destino - Parte Seconda

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Rosso è il colore del destino - Parte Seconda - Roberta Fierro

    soddisfazioni.¹

    Capitolo 1

    Calix

    Ero talmente sconvolto da non riuscire a parlare; Elihan, al contrario, intervenne subito. Che stai dicendo, Ery?

    Lui… La sentii tremare e nascondersi alle mie spalle. Non è possibile… lui è…

    Aggrappata alla mia schiena, sembrava una foglia in balia del vento.

    Maledizione, si può sapere che sta succedendo? domandai perplesso.

    Il Maestro si avvicinò lentamente a noi. Poi, con espressione scioccata, lanciò uno sguardo alla ragazza dietro di me.

    Erin…

    No, non potevo credere ai miei occhi.

    In passato avevo notato delle somiglianze tra Gabriel ed Erin, certo… ma non avrei mai immaginato una rivelazione del genere.

    Era davvero possibile che il Maestro, contro il quale avevo combattuto durante la prova su Thenna e che mi aveva aiutato a fuggire dal Re, fosse legato da sempre a Erin?

    Mi sembrava del tutto assurdo.

    Quando ero giunto sulla Terra, Erin, inconsapevole della mia natura, mi aveva aiutato mostrandomi la gentilezza e la bontà degli esseri umani. Per me era la persona più umana che esistesse al mondo.

    Come poteva avere a che fare con un demone come Gabriel?

    Erin, sei proprio tu? La ragazza tremò ancora e sollevò il capo. Ci fu uno scambio di sguardi silenziosi tra lei e il Maestro; infine, Erin si spostò al mio fianco.

    Tu… sussurrò.

    Sì, sono io rispose Gabriel.

    Come… no, no… io non posso crederci. Tu sei… tu sei morto!

    Lasciami spiegare cercò di intervenire lui.

    Non ho prove che tu sia lui rispose lei.

    Il Maestro tentò di avvicinarsi alla ragazza, ma feci un passo in avanti e glielo impedii.

    Calix, che fai? Lei è mia figlia! esclamò a gran voce.

    Daccene una prova sussurrai convinto.

    Gabriel indietreggiò di qualche passo e scavò in una tasca interna della giacca.

    Restai all’erta, incrociando lo sguardo sconcertato di Elihan. Nel frattempo, il mio amico si posizionò alle spalle del Maestro. Attendemmo per alcuni minuti.

    Ecco… Tese la mano nella nostra direzione e lasciò scivolare un pezzo di carta nella mia. Guarda tu stesso sussurrò.

    La ragazza al mio fianco afferrò il pezzetto e lo girò. Sul retro della carta vi era raffigurata una bambina dall’aspetto bellissimo, dagli occhi azzurri e dai capelli ramati.

    Nonostante fossero passati anni, riconobbi i lineamenti: erano gli stessi di Erin. Sorrisi. Sembrava molto felice in quella fotografia, ed era bello vedere qualcosa del suo passato.

    Quando alzai lo sguardo verso di lei, però, i miei pensieri sereni svanirono in un attimo. Sembrava tormentata, e il suo dolore divenne presto il mio, e anche quello di Elihan.

    Ricordo questa foto: la scattasti al mio decimo compleanno.

    Sì. Tua nonna aveva preparato una mega torta con tanti gattini… perché sapeva che li adoravi.

    Erin lo guardò tra le lacrime, per poi accasciarsi tra le mie braccia.

    Non… non è possibile.

    Il suo volto si fece sempre più pallido, e dopo un po’ perse i sensi. A quel punto la adagiai delicatamente sul mio letto.

    Quella situazione iniziava a stancarmi: andai incontro a Gabriel, lo afferrai per il colletto della camicia e lo sollevai di qualche centimetro. Nel farlo, la mia coda fuoriuscì senza preavviso.

    Che diamine succede? Tu non puoi essere… insomma, tu sei un… un demone, giusto?

    Calix, lascialo andare… Lo soffocherai così! esclamò Elihan. Strinsi ancora di più la presa sul suo collo e digrignai i denti. Parla!

    È una… una lunga storia. Lo lasciai andare, e subito dopo Elihan si abbassò a controllare che stesse bene.

    Muoviti a parlare. Non sono un tipo paziente, dovresti saperlo.

    Elihan quasi urlò. Cal, smettila! Non sei tu a dover chiedere spiegazioni.

    Se non l’hai notato, Erin è talmente scioccata da essere svenuta.

    L’ho notato, idiota! E ho sentito anch'io la sua disperazione. controbatté lui.

    Sei solo un intruso. La rabbia stava per esplodermi in petto.

    Intruso? Guarda che sei tu…

    Ti sbagli: sei tu il problema, e non avresti mai dovuto intrometterti nella sua vita, lo capisci? dissi di rimando.

    Cosa vorresti dire? Che tu sei giustificato soltanto perché non lo sapevi? Mi guardò con rabbia.

    No, sto dicendo che mi avete abbandonato, lasciandomi da solo in un posto in cui non ero mai stato. Avevo bisogno di aiuto! esclamai.

    Coinvolgerla non è stata una grande mossa… sussurrò il mio amico.

    Non pensavo di metterla in pericolo. Voglio solo che sia al sicuro…

    Beh… non lo è: non più!

    Non ricordarmelo. Serrai i pugni.

    Piantatela, tutti e due! Urlò il Maestro.

    Volsi lo sguardo a Gabriel e mi arrabbiai ulteriormente. Zach si sta chiedendo dove sia Erin, e anche tu. Forse dovresti scendere e distrarlo.

    L’ultima cosa che desideravo era rischiare di mettere in pericolo il proprietario della libreria; era un uomo dal cuore buono, il primo essere umano oltre Erin, che mi aveva guardato senza pregiudizi, quasi fossi uno di loro. Non volevo finisse immischiato in faccende più grandi di lui, ma non desideravo neanche lasciare Erin.

    Non vi lascerò da soli con lei, scordatevelo! Sentii la mascella irrigidirsi.

    E allora cosa…

    Zach! urlai improvvisamente.

    Che fai? Sei impazzito? Elihan mi guardò sorpreso.

    Sparite dalla mia vista. Tutti e due! Tirai fuori gli artigli e scoprii le zanne affilate. Ora!

    Elihan afferrò il braccio del Maestro e sparì nel nulla. Avvertii il passo trascinato di Zach: gli aprii la porta, nascondendo i miei tratti da Kitsune appena in tempo.

    Hai urlato? È tutto okay? Erin… Gli mostrai il letto e il vecchio sbiancò.

    Sta’ tranquillo. È solo svenuta bofonchiai.

    Cos’è successo?

    Niente…

    E perché la stanza sembra così…

    Le ho dato una pulita mi affrettai a dire.

    Ah. Si avvicinò lentamente al letto e carezzò la fronte di Erin. Avete discusso? domandò perplesso.

    Uhm… un po’ mentii.

    Un po’? domandò il vecchio inarcando un sopracciglio.

    Sì… cioè, abbastanza. Forse non si è ancora ripresa del tutto e…

    Ti ho detto di prenderti cura di lei, non di farla stare male.

    Le parole di Zach mi colpirono come una spada dritta nel petto. Da quando avevo aperto il mio cuore ai sentimenti, riuscivo a percepirli tutti, persino il senso di colpa.

    Ma io…

    Vai a dare una mano in libreria! tuonò con voce profonda.

    Zach, credimi, non è come pensi…

    Non m’importa. Lasciala stare. Abbassai lo sguardo e, controvoglia, decisi di fare come ordinatomi.

    Discesi le scale di corsa e servii alcuni clienti della libreria. Grazie, ragazzo disse Juliet. Potresti stare un po’ alla cassa? Vado a fare il caffè.

    Certo. Finsi un bel sorriso e mi accomodai sullo sgabello alle spalle della cassa.

    Gabriel sbucò da uno dei corridoi e mi venne incontro.

    Che ci fai qui? Sentii il sangue ribollirmi nelle vene.

    Devo parlare con Erin sussurrò.

    Non ora. Lo guardai con gli occhi accesi di ira.

    E quando?

    Appena si riprenderà, se mai lo farà.

    Ti prego, io…

    Tu cosa? Pensi di potertela cavare così facilmente? Fingendoti morto e ricomparendo dal nulla? Avevo un desiderio impellente di cacciarlo di lì, anche a calci nel sedere, se necessario.

    C’è una spiegazione disse lui.

    Come ha detto Elihan, non la devi a me, ma a lei.

    Non ho mai voluto lasciarla, Calix disse con tono nostalgico.

    Troppo tardi. La vedrai soltanto se lei accetterà di farlo, altrimenti sei fuori.

    Che vuoi dire? domandò con sguardo perplesso.

    Che scomparirai nuovamente, e non ti farai vedere mai più!

    Guardai il Maestro: la persona che avevo davanti agli occhi non sembrava più quella di un tempo, la stessa con cui avevo combattuto nell’arena. Le rughe sul suo viso erano aumentate all’improvviso, i capelli lucenti avevano acquistato un po’ di opacità e i suoi occhi sembravano una dimora di tristezza.

    Davanti a quell’espressione tanto cupa, non riuscii a rimanere impassibile, perciò gli poggiai una mano sulla spalla e respirai a fondo.

    Quasi mi meravigliai di me stesso. Non ero mai riuscito a controllarmi, prima d’ora.

    Ne ha passate tante dissi.

    Me ne starò lontano per un po’ si arrese lui.

    Faresti bene. Qui c’è anche… La campanella dell’ingresso risuonò dolcemente. Subito dopo, riconobbi la figura gracile di nonna Jane.

    Abbassai la testa di Gabriel fino al pavimento e, con un gesto perentorio, lo incoraggiai a sgattaiolare dietro il bancone.

    Jane! Che bella sorpresa! esclamai sorridente.

    Calum, caro! Come stai?

    Bene, bene. Cercai di mostrarmi il più sereno possibile.

    Ed Erin?

    Deglutii appena. Ery è di sopra, non si sentiva molto bene…

    Cosa? Ma se è uscita di casa che stava benissimo! esclamò lei.

    Forse non si è ripresa del tutto ipotizzai.

    Non avrete mica discusso di nuovo, eh? Mi guardò con occhi indagatori.

    Abbassai il volto e feci il finto tonto. Ah, quindi le ha detto che avevamo discusso?

    Conosco bene mia nipote, caro. So quando mi nasconde qualcosa e quando è sincera. Se lei non mi ha dato delle risposte, significa che lo farai tu.

    Il panico mi assalii e con un gesto involontario diedi un calcio a Gabriel. Gesticolai per dirgli di filarsela via, ma non mi diede ascolto e, al contrario, si attaccò alla mia gamba.

    Cercai di divincolarmi, ma fu inutile. Nel frattempo nonna Jane mi fulminava con i suoi occhietti severi.

    Abbiamo discusso qualche giorno fa… sussurrai.

    Per quale motivo?

    Niente di che… Dovevo inventarmi qualcosa!

    "Erin non se ne sarebbe stata tre giorni nel letto se fosse stato ‘niente!"

    E va bene! Abbiamo litigato perché lei non accettava certe cose…

    Tipo?

    Avvertivo lo sguardo di Jane sul mio, pesava come un macigno. Avrei tanto voluto dirle la verità ma, per quanto fosse una donna fantastica, non potevo distruggere il suo mondo.

    Ha scoperto alcune cose del mio passato e ne è rimasta un po’ sconvolta, okay? Sono cose private, di cui sono riuscito a parlare soltanto con sua nipote. Era la bugia più vicina alla verità che potessi darle.

    E stamattina? continuò imperterrita lei.

    Stamattina? ripetei perplesso.

    Sì, insomma, lei era allegra…

    Esatto. Decisi di raccontarle almeno una parte della verità. Quando è venuta a cercarmi nell’appartamento non mi ha trovato, perciò ha creduto che me ne fossi andato.

    Come ha potuto credere a una cosa del genere? domandò lei a bocca aperta.

    Stavo ripulendo la camera e avevo spostato tutta la mia roba, per cui la stanza era… come dire, vuota.

    Dall’espressione di rimando, Jane sembrò convinta della mia risposta.

    Sono rientrato e l’ho trovata svenuta.

    Gli shock non le fanno bene, lo sai rispose lei.

    Lo so. Mi dispiace. Ero davvero sincero.

    È così che sono andate le cose, quindi?

    Dietro nonna Jane spuntò il volto contrito di Zachary. Annuii, sperando mi credessero entrambi, poi mi appoggiai alla cassa. Ero davvero stanco di tutte quelle bugie, soprattutto quando dovevo mentire alle persone che mi avevano accolto in casa loro.

    Avevo capito male. Mi dispiace, Calum.

    Non fa niente. Si è svegliata? Guardai Zach con un filo di speranza.

    Non ancora. Penso che dovresti essere lì quando lo farà.

    Sorrisi e, nel momento in cui abbassai lo sguardo, notai l’assenza di Gabriel.

    Tirai un sospiro di sollievo e corsi al piano di sopra. Sapevo che Erin aveva bisogno di me in quel momento, non potevo tirarmi indietro. Dovevo essere al suo fianco per supportarla nel migliore dei modi.

    Aprii la porta di scatto e sentii alcune voci in sottofondo. Riconosciuto l’odore di Elihan, mi avviai nella mia stanza.

    Come ti senti?

    Dov’è Cal? sentii. Al solo pronunciare quella domanda, mi si riempii il cuore di gioia. Entrai subito nella camera e le andai incontro.

    Sono qui. Mi sorrise e intrecciò la sua mano alla mia. Quei semplici gesti mi avrebbero dato la forza di affrontare qualsiasi ostacolo, ne ero sicuro.

    Erin

    Credevo di aver sognato mio padre. Lo avevo rivisto anni dopo, in una stanza tutta rossa e con la barba un po’ incolta. Era sembrato così reale da lasciarmi senza respiro.

    Si era avvicinato, poi mi aveva teso una vecchia fotografia ingiallita: raffigurava me stessa nell’orto della nonna. Perché l’aveva fatto? Per convincermi che fosse lì davanti a me, probabilmente.

    Mio padre. Gabriel Evans. Morto il 3 luglio in un’estate caldissima.

    Perché mi era ritornato alla mente? Perché sognarlo ora, dopo tutti quegli anni?

    Erin? Ci sei? Sentii qualcuno carezzarmi i capelli, e d’istinto riaprii gli occhi.

    Allora stavo davvero sognando. Ero svenuta?

    L’ultima cosa che ricordavo era di essere caduta tra le braccia di Calix.

    Come ti senti? Al mio fianco c’era Elihan. Aveva lo sguardo preoccupato, carico d’ansia. Mi toccai la testa e mi guardai ripetutamente intorno.

    Dov’è Cal?

    Sono qui. Sulla soglia della porta, comparve il ragazzo. Sorrisi, contenta di rivederlo, e gli afferrai la mano per ancorarlo saldamente. Senza di lui mi sembrava di non riuscire a respirare come prima; il pensiero della sua assenza mi aveva provocato un vuoto immenso nel petto. Nonostante la scoperta della sua vera natura, non riuscivo più a immaginare una vita senza quella volpe scapestrata.

    Conoscerlo aveva stravolto completamente i miei piani, ma non mi ero mai sentita così viva prima d’ora.

    Pensavo te ne fossi andato gli sussurrai.

    Non ancora rispose.

    Abbassai lo sguardo… e in quel momento sentii qualcosa nella mia mano sinistra.

    Un fruscio di carta. Aprii il pugno: al suo interno, trovai una fotografia.

    Un urlo di terrore e consapevolezza mi s’intrappolò in gola.

    Lasciai cadere la foto sul pavimento, mi alzai di scatto. Un miscuglio di emozioni mi stava creando un buco nero nello stomaco che, pian piano, risucchiava tutte le mie energie. Mi mancava il respiro.

    Ery. Era stato Cal a pronunciare il mio nome, ma nemmeno questo riuscì a placarmi.

    Lui… mio… Credevo di aver sognato!

    Calmati sussurrò il demone-volpe.

    Non ditemi di calmarmi! Lanciai il cuscino addosso a Calix e puntai il dito contro Elihan.

    Com’è possibile? Lo sapevi? Anzi, lo sapevate?

    No! Siamo sconcertati quanto te. Per quanto difficile, dovevo mantenere i nervi saldi. Recuperai la fotografia e mi sedetti alla piccola scrivania: poi la guardai attentamente, rigirandola tra le mani.

    Lui è morto. Quello non può essere mio padre.

    Ha detto che si tratta di una lunga storia sussurrò Cal.

    Non vi ha detto nient’altro?

    Non c’è stato il tempo, dato che quest’idiota ci ha praticamente mandati via! esclamò Elihan.

    Guardai Calix con sospetto e misi il broncio. Che hai combinato?

    Niente di che, stava solo soffocando tuo padre! esclamò Elihan di getto.

    Cal gli andò incontro e lo afferrò per le spalle. Ma l’altro si divincolò e, con un gesto violento, lo scaraventò contro l’armadio. Il legno vecchio scricchiolò: se fino a poco prima le ante erano immacolate, ora si vedeva una leggera crepa. Elihan! L’armadio!

    Non preoccuparti per me, eh? esclamò Calix. Alzai gli occhi al cielo e lo aiutai a rialzarsi.

    So che sei più duro del legno, quindi non mi preoccupo più di tanto; ma il vero problema è quella crepa: Zach la noterà.

    Come si ripara? domandò dubbioso.

    Esiste il falegname!

    Caspita, qui esiste qualcuno per ogni cosa! Su Thenna, invece, se non te la sai cavare da solo ti arrangi.

    Scoppiai a ridere. Allora mi sento fortunata ad essere nata qui.

    Ci credo!

    Guardai Elihan e gli indicai l’armadio. Comunque, adesso che si fa?

    Magari non la noterà.

    Accennai al segno evidente e sbuffai. Tu dici? Sarà lunga almeno sei centimetri!

    Esagerata! Per l’esattezza sono 5,4 centimetri.

    Restai a bocca aperta e Calix ridacchiò al mio fianco.

    Cosa sei? Un matematico?

    Calcolo bene qualsiasi cosa, Erin.

    Sorprendente bofonchiò lei.

    Calum? Erin si è svegliata? D’istinto spinsi Elihan dentro l’armadio, che richiusi in fretta.

    Il ragazzo-volpe cominciò a ridere come un matto, ma io lo ammonii con lo sguardo. Ehi! esclamò il vecchio proprietario entrando in camera.

    Ehi, Zach! lo salutai.

    Ti sei svegliata. Come stai?

    Ho avuto un calo di zuccheri, mi sa mentii spudoratamente.

    Vuoi che chieda a tua nonna di andare a prenderti qualcosa di dolce?

    No, certo che no! E poi è a casa…

    No, in realtà è in libreria. Se vuoi la chiamo.

    Spalancai la bocca e scossi il capo. No, no. Cioè, tra poco scenderò e andrò a comprarmi qualcosa al bar, va bene? Non preoccuparti.

    Come vuoi.

    Grazie. Zach si avvicinò e mi accolse tra le sue braccia. Mi carezzò la schiena proprio come avrebbe fatto un nonno affettuoso e mi diede un colpettino sulla testa. Non farmi preoccupare sempre, okay?

    Mi sa che sono brava solo in questo, Zach. Mi sentii in colpa per tutte le preoccupazioni che gli stavo dando. Detestavo tenerlo all’oscuro della realtà.

    Andiamo! Un po’ di entusiasmo! Provai a sorridere con energia, ma nel frattempo diedi un’occhiata alla crepa sul mobile: speravo con tutto il cuore che non la notasse, e che se ne tornasse il prima possibile al piano di sotto.

    Beh… sbrigatevi a scendere giù. Abbiamo bisogno di entrambi in libreria sussurrò.

    Ovvio! esclamai convinta.

    L’anziano si voltò e, appena oltrepassò la porta, tirai un sospiro di sollievo.

    Menomale…

    Mi pare di aver visto qualcosa su… Inaspettatamente Zachary era tornato indietro, e stava osservando le ante dell’armadio. Mi piantai a guardia dell’anta con la crepa, cercando di fare segni a Calix.

    Zach! Avranno bisogno di noi, andiamo, dai! esclamò il ragazzo.

    Aspetta… credo che l’armadio si sia graffiato.

    La paura mi assalii. Il cuore mi era saltato giusto in gola.

    Ma che dici? Andai in panico e coprii il segno

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1