Il trio delle meraviglie
Di Anna Nihil
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Anteprima del libro
Il trio delle meraviglie - Anna Nihil
giustizia
1
Una donna grassoccia e impellicciata si addentra a passo sicuro in uno squallido bar del quartiere feccia di NihilVille. La sua è una presenza insolita e non passa inosservata. Il barista smette di lucidare il bicchiere e la squadra con sospetto. La donna supera il suo sguardo, ignora le occhiate torve degli avventori del bar, decisa si dirige verso la porta di servizio. C’è una fila di sei persone davanti a quella porta, ma la signora se ne infischia e supera tutti. Bussa, appena dall’altra parte una voce femminile le dà il permesso di entrare, spalanca la porta e la richiude velocemente, lasciando fuori tutti gli altri e le loro proteste.
«Ho un lavoro per voi due!» esordisce la donna.
I due guardano stupiti questa arrogante e appariscente signora, che osa rivolgersi a loro con tanta confidenza, poi: «E noi siamo qui per accontentarla. Dica.»
«Dovete uccidere mio marito!»
I due alzano gli occhi al cielo e sospirano seccati. «Signora, la sua è una richiesta piuttosto banale.»
«Non la penserebbe così, se dovesse vivere sotto lo stesso tetto con quell’uomo!»
«L’hanno obbligata a sposarlo?»
«No.»
«L’ha scelto lei?»
«Purtroppo, sì. Era carino da giovane.»
«L’ha mai picchiata?»
«Doveva solo provarci!»
«L’ha tradita?»
«Sì, è per questo che lo voglio morto!»
«Ma per il resto, ha mai fatto del male ai vostri figli? A qualche suo parente?»
«No!»
«E non mi sembra che le abbia fatto mancare qualcosa dal punto di vista economico… ha avuto un bel coraggio a presentarsi qui con tutto quell’oro addosso.»
«Signora, noi abbiamo una regola ben precisa: chiedici di uccidere chi non è stato così crudele da meritare di morire e sarai tu a rimetterci la vita. Lo facciamo per evitare perdite di tempo. Se queste sono le premesse, uno ci pensa bene prima di farci una richiesta. Ma, a volte, capitano persone che sottovalutano questa nostra regola. Ieri, su quella stessa sedia su cui è seduta lei, c’era un uomo. Un rapinatore omicida che voleva gli togliessimo di mezzo un testimone che poteva incastrarlo. Il testimone era un bambino. Una richiesta inammissibile. Saremo anche dei criminali, ma con un minimo di etica! Non ci abbiamo pensato due volte a far fuori il rapinatore. Quel corpo ritrovato a Queen Park… ne ha sentito parlare?»
«Sì» mormora timidamente la signora. La sua sicurezza si è spenta come la fiamma di una candela sotto un soffio deciso.
«Abbiamo messo il cadavere in un posto in vista, perché era importante che il bambino sapesse di poter vivere tranquillo. Niente rapinatore, niente processo, niente scorta. Il piccolo ha riavuto la sua libertà. A volte è molto meglio fare il contrario di quello che ti dicono.»
«Mi-mi ucciderete? Non sapevo…» tenta di scusarsi la signora.
«Oggi, sono buona. Lei voleva solo qualcuno con cui sfogarsi. Lei non voleva davvero quello che ci ha richiesto. Per questa volta, può andare.»
«In fondo, posso sempre divorziare…»
«Ecco, brava! Esiste il divorzio, usatelo! Lei e tutti gli altri! O non sposatevi proprio! Ne ho le palle piene di mogli che vogliono morti i mariti, mariti che vogliono morte le mogli… Avanti il prossimo!»
«Grazie! Scusatemi!» ripete la signora finché non esce dalla stanza.
Entra una giovane donna con un bambino di un anno in braccio.
«Tu cosa vuoi?»
«Vendetta per mio fratello e il mio ragazzo, il padre del mio bambino.»
«Sei rimasta sola. Adesso come lo cresci?»
«Bella domanda! Sono disperata!»
«Tuo fratello e il tuo uomo erano in brutti giri?»
«Erano tossicodipendenti.»
«Capisco il tuo stato d’animo, ma cosa possiamo fare per te?»
La ragazza stende sul tavolo un foglietto, un elenco di sette nomi. «Sarò sincera, mio fratello e il mio ragazzo erano due idioti. Quante volte avrei voluto potermi trasformare in un pugile, per picchiarli fino a convincerli di smettere con quella roba! Con le buone non riuscivo a ottenere nulla. Questo bambino, mi piacerebbe dirvi che è figlio dell’amore, in realtà è figlio dell’ennesima bugia. Smetto, ti giuro che smetto!
. Ci ho creduto e… niente! Quando gli ho detto di essere incinta, ancora una volta mi ha promesso che tutto sarebbe cambiato, che avrebbe tolto dai guai anche mio fratello… e invece sono morti entrambi per della roba tagliata male. Erano amici dall’infanzia, sempre insieme, e insieme una sera si sono lasciati fregare da questi sette sull’elenco. Hanno iniziato con un assaggio, tanto per provare e non fare la figura dei pivelli, e non sono stati più capaci di smettere. Un incubo durato dieci anni. Erano totalmente dominati dallo sballo e da questi sette ragazzi più grandi. Li ho visti cambiare, trasformarsi in altri. Sempre più bugiardi, inconcludenti. Non sono riusciti a finire nemmeno le scuole medie. Quando provavano a fare dei lavori onesti, il loro rendimento era talmente scarso che venivano subito licenziati. Hanno iniziato a rubare, a spacciare. I soldi non bastavano mai e, pur di avere la loro dose, si prestavano a fare da cavie per testare la qualità della roba. L’ultima volta è stata fatale. Non li hanno uccisi per un motivo preciso, né con un colpo diretto. Sono stati molto più crudeli. Li hanno uccisi giorno dopo giorno. Li hanno adescati e sfruttati fino alla morte. Mai un atto di pietà. Non hanno chiamato l’ambulanza quando li hanno visti rantolare per terra, non mi hanno riportato i corpi, non mi hanno neppure detto