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Il Culto di San Michele Arcangelo a Maranola di Formia
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E-book112 pagine1 ora

Il Culto di San Michele Arcangelo a Maranola di Formia

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Un attento lavoro di ricerca su fonti documentali antiche e recenti si unisce allo studio etno-antropologico del culto di San Michele Arcangelo a Maranola, splendido borgo medievale alle pendici del Monte Redentore, offrendoci lo spaccato di una comunità coesa e che perdura nel rinnovamento di tradizioni senza tempo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2019
ISBN9788833463971
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    Anteprima del libro

    Il Culto di San Michele Arcangelo a Maranola di Formia - Desire Cardillo

    82.

    CAPITOLO 1

    Maranola: tempo e storia

    1.1 La storia del Castrum di Maranola

    Ricostruire la storia di Maranola è stato possibile grazie ai ricordi di singoli individui di tarda età ed alla raccolta di dati e di informazioni presenti nella documentazione archivistica e nella produzione bibliografica.

    L’epoca precisa della fondazione di Maranola non è conosciuta, e nei ricordi delle persone non sono delineati gli eventi di fondazione del paese. Le notizie che fanno risalire ad una ipotetica data di nascita, sono riscontrabili nella presenza di alcuni ruderi di fabbriche ciclopiche e reticolate romane, per cui si deduce che Maranola era stata un territorio formiano, disseminato di ville romane, Formia infatti era stata ambito centro di soggiorno per le principali famiglie patrizie di Roma che vi avevano costruito ville fastose sino all’880 d.C.

    Le origini della città di Formia risalgono al periodo pre-romano, legate allo stanziamento in questi luoghi della popolazione Ausona che aveva eretto innumerevoli fortilizi.¹

    Nel 338 a.C. erano stati sconfitti nella guerra romano-sannitica, sottomessi dai romani e la città aveva ottenuto la civitas sine suffragio, ovvero la possibilità di esercitare il proprio diritto di voto²; si trattava di una delle prerogative più caratteristiche della cittadinanza romana e con essa la parziale cittadinanza romana.

    La crisi irreversibile di Formia, antico Municipio romano, era avvenuta definitivamente nell’ 846, quando la città era stata completamente distrutta dai Saraceni ed era scomparso anche il suo nome, il quale era riapparso solo dopo un millennio.³ La popolazione aveva abbandonato la città rifugiandosi in parte sulle colline, dando origine al borgo di Maranola, in parte nella vicina città di Gaeta.⁴ Intorno alla metà dell’ottocento d.C. i Saraceni, con continue incursioni depredatrici, avevano invaso il golfo di Gaeta cancellando in poco tempo tutto ciò che si era costruito durante millenni di storia. Quest’avvenimento aveva contribuito all’inizio di un esodo di massa verso le colline circostanti dove rifugiarsi e fuggire dai nemici che venivamo dal mare, dando origine al nuovo Castrum di Maranola, cioè luogo fortificato con mura e torri, e alla coniazione del nome Maranola, ovvero Mare no la così come riportano le testimonianze orali di anziani del paese.

    Testimonianze oggettive di antichi abitanti di Maranola si possono osservare nei resti delle mura megalitiche visibili nella contrada Cantoni, dove si possono osservare anche le ultime rampe della tortuosa strada che dalla località Auciana porta al paese.

    Le prime notizie scritte su Maranola le troviamo nel Codex Diplomaticus Caietanus, un’opera composta in quattro volumi di 648 antichi documenti concernenti la città di Gaeta e il territorio ad essa collegati e abbraccia un lungo arco di tempo che va dall’830, anno del primo documento, al 1339, anno dell’ultimo.⁶ La pergamena di riferimento è del 970, mentre in una pergamena dell’830, non è menzionata Maranola ma vi si trovano le prime notizie importanti del monte Altino e della cappella rurale di San Michele, oggi santuario.

    […]tres sacerdotes sancte gaietane ecclesia et iurare per suum sacramentum. Quia ipsa vinea de statilianum et vinae seu aquimolum qui ponitur in scauri.et terra qui ponitur sub monacha; et ipse horatorium veati angeli qui ponitur in monte altinum sempre de illorum episcopo fuisset.ipsa suprascripta ecclesia beati angeli eorum episcopus eandem ecclesia edificavit et post ec intre in sua iustitia et iusta eorum petitione ec omnia per scrpti firmentur […].

    […]tre sacerdoti della santa chiesa gaetana entrassero e affermassero mediante giuramento che la vigna di Statiliano, la vigna e il mulino di Scauri, la terra situata sotto la Monaca e sul monte Altino, l’oratorio e la chiesa di sant’Angelo che il loro vescovo aveva edificato, erano sempre stati del loro vescovato; dopo di che, queste cose fossero riportate integralmente alla sua santità e confermate per iscritto secondo la richiesta di quelli.[…].

    Nell’archivio di Montecassino si trovano altre ventisei pergamene che si riferiscono a Maranola.

    Per tutto il medioevo, nei secoli bui della civiltà, i grandi monasteri benedettini avevano esercitato una funzione di guida della società. Si erano trovati a sostenere compiti di sussistenza, di organizzazione, di soccorso materiale, di difesa, erano diventati centri economici autosufficienti e di scambi commerciali con l’esterno. In un’epoca di sovrani e feudatari ignoranti e analfabeti, i grandi monasteri benedettini erano detentori esclusivi dell’uso della scrittura e dell’attività intellettuale, avevano assunto presto il ruolo di custodi della cultura antica con un lavoro di trasmissione di opere di scrittori piccoli e grandi e archiviazione di documenti dei centri locali.

    Oggi il borgo antico si trova all’interno di una cinta muraria che un tempo era servita proprio per difendersi dalle incursioni degli invasori. Vi si accede attraversando una porta a forma di arco, un tempo ingresso del castello, da dove si diramano tre vicoli principali, attorno ai quali si snoda il paese. A difesa di questa porta di ingresso del castello vi era un rivellino, abbattuto verso il 1848, al suo posto avevano costruito una scala di due rampe a semicerchio detto il seggio.¹⁰ Un rivellino o revellino era un tipo di fortificazione indipendente generalmente posto a protezione di una porta di una fortificazione maggiore.¹¹

    Le prime informazioni riguardanti il castello di Maranola e dei suoi abitanti le ritroviamo in un documento risalente al 1029, quando in quello stesso anno, Maria detta la Fondana cioè della città di Fondi e suo fratello Giovanni erano stati gli abitatori del Castello.¹² A seguito delle vicende saracene il nuovo Castrum, favorito dalla naturale posizione vicina ai monti ed adatto alla difesa, era diventato una sicura scappatoia nei momenti estremi della lotta. I nuovi abitanti del castello erano davvero numerosi e le loro nuove dimore erano state costruite in modo da formare una cinta muraria adatta alla difesa.

    Il nuovo Castrum ben presto era diventato importante anche all’esterno ampliando i propri contatti economici, come dimostra un documento del 1041 in cui si parla di una via carraria de Maranola, cioè una via non pedonale in cui passavano solo carri.¹³

    Il periodo più florido di Maranola si era avuto con Onorato I figlio di Nicola Caetani, nella seconda metà del 1300, il quale aveva fatto costruire la torre medievale a Maranola, la torre di Castellonorato e la torre ottagonale di Castellone.¹⁴

    La fortezza medioevale a Maranola si trova nella parte più alta del paese su di un dirupo, presenta un assetto architettonico costituito dalla torre alta 30 metri circa, dagli spigoli perfetti in ambo le facce, le quali avevano avuto una particolare decorazione geometrica che la differenziava da tutte le altre torri fatte costruire da Onorato I. Era stata costruita con blocchi calcarei, scolpiti da scalpellini locali, messi in modo tale da lasciare dei vuoti cubici, riempiti poi da mattoni rossastri, dalla base fin sulla cima. Internamente la torre era stata suddivisa

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