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La storia di Carrara: Dalla preistoria ai giorni nostri
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E-book365 pagine3 ore

La storia di Carrara: Dalla preistoria ai giorni nostri

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L’epopea ha inizio nella preistoria quando le caverne sono usate come sepolture e vengono ritrovate le celebri statue-stele. I romani,dopo anni di battaglie, riescono a strappare ai liguri apuani la colonia di Luni, da cui nascerà Carrara. Nel Medioevo scopriamo la figuradi San Ceccardo, a metà tra storia e leggenda. Incontriamo Dante Alighieri e Francesco Petrarca, e assistiamo alla costruzione delle mura per volere di Alberico I Cybo Malaspina.
Carrara fa il suo ingresso nell’epoca modernaed è ancora il marmo il protagonista indiscusso. Vediamo lo scultore carrarese Pietro Tacca e Michelangelo Buonarroti che si aggirano frale cave. Nasce l’Accademia di Belle Arti, viene inaugurata la Ferrovia Marmifera mostrata dai fratelli Lumière in uno dei primi film della storia del cinema, e cambia volto anche il porto. Le guerre mondiali sconvolgono la vita della città che paga il suo tributo più doloroso durante i bombardamenti e i rastrellamenti dei nazisti. Qui, nel luglio del 1944, un coraggioso gruppo di donne manifesta di fronte al comando tedesco per ribadire il proprio “no” al nazismo e all’ordine di sgombero.
Nel Secondo dopoguerra la città prova a ripartire, il marmo è una fonte di lavoro ma anche di pericolo: sono molti gli incidenti nelle cave e si accendono le proteste.
Negli anni recenti assistiamo alle disastrose alluvioni, alla nascita di grandi personaggi dello sport fino all’arrivo della pandemia che mette in risalto le difficoltà vissute dai carraresi e il forte desiderio di superarle.
LinguaItaliano
Data di uscita30 giu 2021
ISBN9788836260812
La storia di Carrara: Dalla preistoria ai giorni nostri

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    La storia di Carrara - Luca Barbieri

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    CommunityBook - La Storia d’Italia

    Credits

    CommunityBook – La Storia di Carrara

    Edizione Ebook giugno 2021

    Un’idea di: Luigi Carletti - Edoardo Fedele

    Progetto di: Typimedia editore

    Autore: Luca Barbieri

    Project manager: Simona Dolce

    Cura redazionale: Vincenza Vigianello

    Progetto grafico: Chiara Campioni

    Impaginazione: Federica Mattacola

    Foto: Luca Barbieri

    Organizzazione generale e controllo qualità: Serena Campioni

    Product manager: Melania Tarquini

    In copertina: Monumento ai caduti sul lavoro, Carrara, Cristian Storto /Shutterstock.

    ISBN: 978-88-3626-081-2

    CommunityBook online: www.typimediaeditore.it

    Direttore responsabile: Luigi Carletti

    Crediti fotografici: Statua-Stele Lunigiana, Sandro Amato / Shutterstock; Equi Terme, Sarah2 / Shutterstock; Statua-Stele verticale, digital341 / Pixabay; Castelpoggio, AndreaPoggianti / Wikipedia Commons; Cave marmo veduta aerea, D-VISIONS / Shutterstock; Luni, Sarah2 / Shutterstock; Anfiteatro di Luni, Sarah2 / Shutterstock; p. 30, Museo Archeologico Luni, Phyo91 / Shutterstock; Porto di Marina di Carrara, federico neri / Shutterstock; via Santa Maria, Cristian Storto / Shutterstock; Michelangelo Buonarroti, Metropolitan Museum of Art, Wikipedia Commons; Accademia di Belle Arti, MyVideoimage.com / Shutterstock; via Vandelli, Lostprophet / Wikipedia Commons; Fratelli Lumière, istituto Lumière / Wikipedia Commons; Obelisco Mussolini, Lostprophet / Wikipedia Commons; piazza Alberica, Walter Sgadò / Wikipedia Commons; Fivizzano, Lapping Pictures / Wikipedia Commons; Eccidio di Bergiola Foscalina, Gierre / Wikipedia Commons; Gianluigi Buffon, Roberto Vicario / Wikipedia Commons; Cave di marmo Apuane, Federico Rostagno / Shutterstock.

    L’editore si rende disponibile al pagamento dell’equo compenso per l’eventuale utilizzo di immagini di cui non vi è stata possibilità di reperire i titolari dell’avente diritto.

    © COPYRIGHT

    Tutti i contenuti di CommunityBook e degli altri prodotti editoriali della società Typimedia in essi citati sono di proprietà esclusiva e riservata della medesima Typimedia e sono protetti dalle vigenti norme nazionali e internazionali in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale e/o industriale.

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    L’epopea ha inizio nella preistoria quando le caverne sono usate come sepolture e vengono ritrovate le celebri statue-stele. I romani, dopo anni di battaglie, riescono a strappare ai liguri apuani la colonia di Luni, da cui nascerà Carrara. Nel Medioevo scopriamo la figura di San Ceccardo, a metà tra storia e leggenda. Incontriamo Dante Alighieri e Francesco Petrarca, e assistiamo alla costruzione delle mura per volere di Alberico I Cybo Malaspina.

    Carrara fa il suo ingresso nell’epoca moderna ed è ancora il marmo il protagonista indiscusso. Vediamo lo scultore carrarese Pietro Tacca e Michelangelo Buonarroti che si aggirano fra le cave. Nasce l’Accademia di Belle Arti, viene inaugurata la Ferrovia Marmifera mostrata dai fratelli Lumière in uno dei primi film della storia del cinema, e cambia volto anche il porto. Le guerre mondiali sconvolgono la vita della città che paga il suo tributo più doloroso durante i bombardamenti e i rastrellamenti dei nazisti. Qui, nel luglio del 1944, un coraggioso gruppo di donne manifesta di fronte al comando tedesco per ribadire il proprio no al nazismo e all’ordine di sgombero.

    Nel Secondo dopoguerra la città prova a ripartire, il marmo è una fonte di lavoro ma anche di pericolo: sono molti gli incidenti nelle cave e si accendono le proteste.

    Negli anni recenti assistiamo alle disastrose alluvioni, alla nascita di grandi personaggi dello sport fino all’arrivo della pandemia che mette in risalto le difficoltà vissute dai carraresi e il forte desiderio di superarle.

    L’autore

    Luca Barbieri è nato a Carrara nel maggio 1991. Consegue la laurea triennale in storia contemporanea all’Università di Pisa prima della laurea magistrale in scienze storiche e orientalistiche presso l’Università di Bologna con una tesi dal titolo Uscire dalla guerra: la popolazione di Carrara tra guerra e ricostruzione (1945- 1946) con testimonianze orali e documenti d’archivio. Dal 2015 collabora con il quotidiano Il Tirreno di Massa Carrara. È giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei giornalisti della Toscana.

    Prefazione

    Tra i popoli più combattivi e difficili da assoggettare al potere di Roma, gli apuani meritano certamente un posto speciale nella storia non solo per il loro spirito indomito, ma anche per la capacità di coalizzarsi contro il nemico comune vincendo le differenze e le diffidenze tra le diverse tribù, che fin dal 238 a.C. vedono avanzare quell’esercito (quasi) invincibile che arriverà a dominare il mondo allora conosciuto.

    È lo stesso spirito che nel corso dei secoli caratterizzerà e innerverà la storia di Carrara e dei suoi abitanti, costretti a confrontarsi con invasioni e dominazioni come la gran parte delle popolazioni italiche, ma con una caratteristica assolutamente peculiare: quella di occupare un territorio aspro, non di rado pericoloso, ma al tempo stesso generoso, ricco di una materia prima – il marmo più famoso del mondo – che fin dalle epoche più remote ne condizionerà la storia per arrivare ai giorni nostri.

    Nel raccontare La Storia di Carrara, nuovo volume di Typimedia Editore per la collana La Storia d’Italia, Luca Barbieri si sofferma spesso sul ruolo di speciale crocevia geografico – e quindi storico – che Carrara e la Lunigiana hanno avuto nel corso dei secoli. È una Toscana davvero particolare quella del co-capoluogo apuano, così particolare che da molti è considerata una regione a sé, in cui le influenze liguri, emiliane e toscane formano un unicum da cui discendono usi e costumi inimitabili, ma soprattutto un modo di essere che è da sempre sinonimo di solidità.

    L’accostamento alla durezza del marmo vien da sé, ma nella realtà – come racconta Barbieri – questa solidità nasce dalla storia e dalle sue pagine che, progressivamente, danno vita a un racconto emozionante e coinvolgente, in cui la componente anarchica è certamente un fattore molto forte ma non esclusivo.

    Tra le numerose vicende che fin dai tempi più antichi segnano la storia di Carrara e della Lunigiana, almeno due sembrano percorrere buona parte del racconto e presentarsi oggi ai nostri occhi come elementi di grandissima attualità: la lotta per i diritti dei lavoratori e il ruolo delle donne nelle rivendicazioni sociali con – è il caso della Seconda guerra mondiale – episodi di autentico eroismo nel contrapporsi alle violenze del nemico.

    Carrara, medaglia d’oro al valor civile, è la patria di donne e uomini che hanno letteralmente aperto la strada alle rivendicazioni che oggi nel mondo del lavoro sono declinate in regole perlopiù condivise ma che hanno dovuto superare passaggi complessi e spesso dolorosi. È anche la patria di un’arte, quella di lavorare il marmo, che non è solo la capacità di dare forma alla pietra ma che parte molto prima, potremmo ben dire a monte: quindi, conoscerla a fondo quella pietra, cavarla e tagliarla, per poi trasportarla. Azioni semplici nella loro logica sequenzialità, ma estremamente difficili nella realtà, soprattutto se si pensa che si tratta di un’industria la cui tradizione affonda davvero le sue radici nel tempo.

    Un’industria che ha significato la nascita e lo sviluppo di un’economia a tutto tondo, fatta d’ingegno e di fatica, di sfruttamento e di lotte, di personaggi di ogni genere e di cultura del lavoro che hanno portato il nome di Carrara nel mondo. Un’industria sul cui futuro oggi è legittimo interrogarsi, sia alla luce di quello sviluppo sostenibile che sempre di più sarà nell’agenda di tutti i governi, sia per il tema della sicurezza sul lavoro. La storia di Carrara e del suo marmo è fatta purtroppo di molte, troppe croci, anche in tempi recenti, e questo libro è un’occasione in più per conoscerne la realtà e per riflettere.

    Buona lettura a tutti.

    Luigi Carletti

    STATUE-STELE DELLA LUNIGIANA. Alcune delle statue-stele presenti nell’omonimo Museo che si trova all’interno del Castello del Piagnaro nel Comune di Pontremoli, in Lunigiana. Le statue-stele caratterizzano fortemente la storia dell’area.

    CAPITOLO 1

    La preistoria all’ombra delle Alpi Apuane tra orsi, leoni e statue-stele

    1.1 LAZZARO SPALLANZANI SULLE ALPI APUANE E LA SCOMPARSA DELL’ORSO SPELEO NELLA LUNIGIANA

    Le cime delle Alpi Apuane e i monti dell’Appennino toscano si stagliano nel cielo di Carrara. Ma quelle vette imponenti e splendide non sono solo da ammirare, mostrano un tesoro che ha reso Carrara famosa fin dall’antichità: la dura pietra splendente, il marmo.

    Dall’altra parte, lungo la costa, si stende il basso orizzonte del Tirreno. È una contrapposizione suggestiva, che pone la città al crocevia tra il mare e la montagna.

    Per risalire alla formazione del territorio in cui sorge Carrara dobbiamo, però, riavvolgere il filo del tempo almeno fino alla fase superiore del cretaceo (circa 90 milioni di anni fa), quando lo slittamento dei continenti europeo e africano si arresta e le due grandi porzioni di terre cominciano a riavvicinarsi, comprimendo l’oceano primordiale formatosi nel corso di milioni di anni.

    Nell’oligocene (circa 30 milioni di anni fa), i continenti sono nella piena fase di impatto e creano avvallamenti e rilievi. La roccia che costituirà le Alpi Apuane viene spinta in profondità nella terra e la pressione e il calore portano la pietra a un complesso processo di adattamento che conduce alla solidificazione, trasformando finalmente il calcare in marmo.

    Solo intorno ai 20 milioni di anni fa, il tesoro di Carrara inizierà ad avvicinarsi alla superficie dopo una lunga serie di smottamenti e collassi della copertura esterna delle montagne.

    Il 3 ottobre 1783 arriva sulle Alpi Apuane un personaggio tra i più illustri del mondo scientifico di tutti i tempi: è Lazzaro Spallanzani che, naso aquilino e portamento distino, giunge sul territorio con tutta la sua pregiata strumentazione scientifica per effettuare una serie di escursioni naturalistiche, studiare la natura delle gemme calcaree e le evoluzioni geologiche delle Apuane. Nei lunghi e fruttuosi giorni in questo territorio, lo scienziato esamina le grotte e i corsi d’acqua, si muove agilmente dalla montagna alla marina e passa dalla Grotta del Tanone, poco sopra la frazione di Torano, sopra il centro di Carrara. Non manca nel suo itinerario anche la tecchia (cava in dialetto carrarese) di Equi Terme e dalle sue descrizioni minuziose emerge una chiara fotografia dell’aspetto dei monti, dei fiumi Carrione e Frigido e delle cave di marmo. Spallanzani è ammaliato da questo territorio ricco e pieno di sorprese. Dopo una serie di visite alle grotte e alle cave, il biologo lascia Carrara e le Alpi Apuane il 20 ottobre, descrivendo i carraresi come persone con brio, vivacità e talento.

    Mentre si percorre oggi la strada principale della città – viale XX Settembre, che collega Marina di Carrara al centro storico, un rettilineo imponente lungo circa sette chilometri e largo 30 metri (vedi cap. 7) – risulta difficile immaginare la Carrara preistorica. Basti pensare che il mare, milioni di anni fa, sommerge tutto il territorio e arriva a ridosso dell’odierno tratto autostradale. Uno sforzo ulteriore di immaginazione è richiesto anche per il fatto che non sono molti i reperti preistorici restituiti nel Carrarese, mentre più consistenti e di una certa rilevanza sono i ritrovamenti nella vicina Lunigiana.

    Concentriamoci su questi, che ci aiuteranno a ricostruire la vita preistorica nel territorio.

    EQUI TERME. Una veduta dall’alto del paese di Equi Terme, frazione del Comune di Fivizzano, in Lunigiana, nella valle del Lucido. È famoso per il suo centro termale e per le sue grotte che nel corso del tempo hanno restituito reperti risalenti alla preistoria.

    Siamo in una zona immersa nel verde, meta per turisti che giungono in quella che oggi è una parte della provincia di Massa Carrara, ma che molti studiosi considerano storicamente un territorio più vasto, tanto da comprendere non solo l’attuale Comune di Carrara, bensì un’area che tocca due regioni, la Toscana e la Liguria (dunque quasi tutta la provincia di La Spezia). È in questa terra, che deve il suo nome alla romana Luna (vedi cap. 2), che la preistoria lascia i suoi segni più evidenti. Qui, nei boschi e nelle grotte potrebbero trovarsi gli antenati della popolazione dei liguri apuani.

    Nel Comune di Fivizzano, a un’ora circa di macchina da Carrara e dalla costa del Mar Ligure, tra boschi e paesi sparsi a macchia di leopardo, c’è Equi Terme. Dove oggi si possono assaggiare i prodotti tipici lunigianesi o fare un bagno nel centro termale, abita l’uomo del paleolitico medio o musteriano: è il più antico uomo conosciuto della Lunigiana, come scrive Cesare Augusto Ambrosi, studioso ed ex sindaco del paese di Casola in Lunigiana.

    L’uomo del paleolitico non vive da solo a Equi: con lui ci sono stambecchi, cervi, lupi e lepri bianche. La zona, d’altronde, vive un’alternanza di glaciazioni, e climi caldi e temperati. Dell’uomo, vissuto oltre 45.000 anni fa, restano alcune tracce, manufatti che raccontano la sua quotidianità. Spostiamoci allora a Tecchia di Equi, un sito archeologico al centro di numerose ricerche che oggi può essere visitato grazie alle attività del Parco delle grotte di Equi.

    Fin dai primi anni del Novecento, sulla tecchia si accende l’interesse degli studiosi.

    È il 1909 quando dal Museo civico di La Spezia arriva Giovanni Podenzana, antropologo e archeologo a cui oggi è intitolata la sezione etnografica del museo. Si svolgono i primi scavi e vengono portati alla luce i primi resti. Passano due anni. Il geologo e paleontologo Carlo De Stefani arriva da Firenze per studiare il sito. De Stefani ha 60 anni, è padovano di nascita ma toscano d’adozione e, soprattutto, ha interessi nei settori più disparati: prima delle ricerche nel campo della geologia ha dedicato, infatti, i suoi elaborati all’economia con in tasca una laurea in giurisprudenza conseguita a Pisa giovanissimo, all’età di appena 19 anni.

    ENTRATA SITO GROTTE DI EQUI TERME. Qui sono stati ritrovati reperti di varie specie animali e manufatti risalenti a più di 45.000 anni fa.

    È la passione ad averlo condotto sulle Alpi Apuane, al centro dei suoi interessi fin dall’adolescenza. Si tratta, dunque, di una zona che conosce e studia da molto tempo. Proprio grazie a lui, nel 1911, durante la seconda fase di scavo, vengono fatte molte scoperte.

    A Equi Terme, 25.000 fa anni, si muove anche un animale straordinario: l’orso speleo. È un essere enorme che può raggiungere i tre metri di lunghezza e pesare fino a 900 chilogrammi. Nonostante la mole poderosa e l’aspetto temibile, non è un cacciatore carnivoro ma prevalentemente vegetariano. Per tutto il pleistocene vive nella zona intorno a Carrara, favorito dal clima freddo e dalle numerose grotte in cui può trovare riparo. Le sue giornate sono abbastanza monotone, si spinge a camminare per lunghe distanze per soddisfare il bisogno di cibo e accumulare il grasso necessario per fronteggiare la stagione più fredda. Va in letargo nelle grotte, dove convive con le femmine e i piccoli. Solo al risveglio dal letargo la famiglia si separa e i maschi proseguono la propria vita da soli.

    Non sono pochi quelli che si aggirano nelle Alpi Apuane, ben 800 gli esemplari ritrovati. E certamente non sono gli unici padroni del territorio, poiché dai reperti sappiamo che convivono con leoni, sciacalli e gattopardi.

    Le cause dell’estinzione di questi mastodontici animali sono ancora solo ipotesi. Le mascelle e i denti vengono colpiti da frequenti malattie e carie. La nutrizione insufficiente è causa di gotta e rachitismo, le patologie più comuni. I piccoli muoiono per inesperienza o per incapacità di accumulare grasso per l’inverno. Ma il pericolo maggiore per l’orso speleo non è dato dalla natura, dal clima o dalle caratteristiche della sua dentatura imperfetta, bensì dall’uomo. La dimensione dell’animale costituisce una grande riserva di cibo e la sua pelliccia è molto calda. Ecco perché l’uomo affina le tecniche di caccia dell’orso e forse ne determina, in modo irreversibile, l’estinzione.

    A circa un secolo di distanza da questi scavi che portano alla luce i resti dei grandi animali preistorici, la storia si fa cronaca. Il quotidiano Il Tirreno, nel maggio del 2012, parla della scoperta di due teschi di orsi durante le ricerche guidate dalla Soprintendenza archeologica di Pisa. Passano tre anni e, nel 2015, dalla tecchia di Equi Terme emergono ancora due piccoli scheletri di cuccioli di orso speleo. Soltanto i detriti, spiega il quotidiano, coprono e conservano gli esemplari che si aggiungono agli altri ritrovati nel corso del Novecento.

    Ma c’è di più. Bisogna spostarsi, anche se non di molto. Siamo sempre nel Comune di Fivizzano, questa volta in località Sassalbo, a ridosso del confine con l’Emilia-Romagna. È il maggio 2017 quando, sempre grazie a Il Tirreno, apprendiamo dell’ennesima scoperta fatta nelle terre lunigianesi: una pietra che gli studiosi datano tra l’età del rame e quella del bronzo antico (tra i 7000 e i 4000 anni fa). A trovare la pietra è un escursionista. Mentre passeggia tra le strade e i sentieri del luogo, raccoglie del materiale, tra cui una pietra su cui si concentra la sua attenzione, al punto da coinvolgere degli studiosi. Dalle prime ipotesi che l’articolo traccia, attraverso gli esperti, siamo di fronte a una pietra utilizzata per il taglio delle pelli. È un altro reperto che il territorio lunigianese ci restituisce a distanza di migliaia di anni.

    Ma la Lunigiana della preistoria è famosa oggi per altre scoperte, reperti che sono tra i simboli del territorio.

    1.2 LE CAVERNE, LUOGO DI SEPOLTURA. LE STATUE-STELE E I REPERTI DA 500 LIRE

    Se prima l’uomo abita nella tecchia e nella grotta, nel periodo che va dal neolitico all’eneolitico trasforma le caverne in tombe per i defunti.

    I primi gruppi – composti da cacciatori, pastori e poi agricoltori – intrattengono anche relazioni commerciali e la sepoltura dei defunti si diffonde come cultura condivisa nell’Italia centrale e settentrionale (e anche in parte dell’Europa). Siamo sempre ai piedi delle Alpi Apuane, in quella Lunigiana che custodisce i reperti della preistoria della zona, della quale fa parte anche Carrara.

    STATUE-STELE DELLA LUNIGIANA. Si tratta di eccezionali ritrovamenti del periodo preistorico, sono monumenti funebri in arenaria che ricalcano le sembianze del defunto e mettono in relazione la Lunigiana con il resto d’Europa dove statue simili sono state ritrovate.

    Nella Tana della Volpe di Equi, il prezioso lavoro della sezione lunense dell’Istituto internazionale di studi liguri e del Comitato per la valorizzazione delle caverne di Equi porta alla luce ossa umane assieme a punte di freccia. Ma sono soprattutto le statue-stele a costituire il tassello della preistoria apuana che parte dalla prima scoperta fatta nella località di Zignago (La Spezia) del 1827 e corre lungo un paio di secoli, fino a noi.

    Si tratta di monumenti funebri in arenaria, con raffigurazioni che celebrano un’importante personalità del gruppo. Ricalcano le sembianze umane, maschili o femminili, stilizzate in maniera molto semplice con occhi, bocca e in altri casi qualche elemento in più (oggetti talvolta). I dettagli delle armature e delle vesti evidenziano il ruolo sociale del defunto e la sua superiorità rispetto alla comunità locale. Sono riconducibili al periodo preistorico e sono diffuse in molte zone d’Europa. Per il caso italiano, la Lunigiana si fa protagonista. Alcune, probabilmente di sembianze maschili, sono raffigurate con le braccia che si uniscono e tengono un coltello al centro del busto. Ma ne esistono anche con rappresentazioni femminili.

    Sono una decina i chilometri di strada provinciale, in direzione Carrara che separano Equi Terme da un’altra località della Lunigiana. Tra i paesi di Marciaso (unico tra quelli citati appartenente al comune di Fosdinovo), Cecina, Bardine di Cecina e Tenerano si trova la località Pontevecchio. Questo punto, immerso quasi completamente nella natura, dalla primavera del 2018 è al centro di nuove indagini. Le ricerche portano, infatti, alla scoperta di frammenti che si possono datare, da una prima valutazione, attorno al periodo del paleolitico superiore.

    È necessario un salto temporale all’indietro di oltre un secolo, però, per comprendere meglio l’importanza del sito e anche degli ultimi ritrovamenti. È il 1905 quando arriva a Carrara – che oggi dista dal Pontevecchio mezz’ora di automobile – per essere studiata una delle statue-stele. Fa parte di un gruppo cospicuo di ritrovamenti. Augusto Cesare Ambrosi, poi fondatore del Museo delle statue-stele lunigianesi a Pontremoli,

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