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Tommaso Moro: La luce della coscienza
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E-book351 pagine4 ore

Tommaso Moro: La luce della coscienza

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Info su questo ebook

La figura di Tommaso Moro si erge come esempio di irremovibile solidità morale, di fede provata e di coscienza retta. La fortezza d’animo e la serenità con cui affrontò la drammatica vicenda della sua condanna a morte e del suo martirio, per mano del re Enrico VIII, fu solo il naturale epilogo di una vita virtuosa in cui emerse come caratteristica fondamentale il primato della coscienza. Questo saggio vuole ripercorrere le tappe della vita di Tommaso Moro seguendo questo “filo rosso” della centralità della coscienza. In tutte le scelte che dovette affrontare, non solo nel momento del suo processo in cui la questione affiorò in modo particolarmente significativo, il filosofo inglese diede ascolto alla propria coscienza come luogo in cui si rivela la voce di Dio che guida l’uomo a scegliere il bene e a rifiutare il male. Di fronte all’ imminente condanna Moro dimostrò una fermezza irremovibile: la sua priorità non fu preservare la propria vita terrena ma salvare l’anima dalla dannazione. La decisione di rifiutare gli atti del Parlamento, infatti, non fu motivata tanto da argomentazioni politiche quanto dalla fedeltà alla propria coscienza, alla Chiesa e a Dio: «Egli moriva da fedele e buon servitore del re, ma prima di tutto di Dio». «San Tommaso Moro è un meraviglioso dono della Provvidenza ai responsabili politici e all’intera umanità. Egli è come un richiamo costante per ogni uomo degno di questo nome a rimanere vero, onesto, fedele a Dio e al discernimento intimo della propria coscienza» (Card. Robert Sarah, Prefazione). «Miguel Cuartero conduce il lettore, passo dopo passo, a considerare esattamente cosa si intenda per “coscienza”: cosa esattamente Tommaso Moro stesse seguendo quando decise, sempre più lucidamente, di sacrificare la vita in suo nome» (Elisabetta Sala, Postfazione).
LinguaItaliano
Data di uscita12 lug 2019
ISBN9788838248481
Tommaso Moro: La luce della coscienza

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    Tommaso Moro - Tommaso Moro

    Miguel Cuartero Samperi

    Tommaso Moro

    La luce della coscienza

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Copyright © 2019 by Edizioni Studium - Roma

    ISSN della collana Cultura 2612-2774

    ISBN 9788838248481

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 9788838248481

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    PREFAZIONE

    INTRODUZIONE

    I. TOMMASO MORO, IL SOCRATE INGLESE

    1.1 Un parallelismo lecito e necessario

    1.2. Alcuni elementi per un parallelismo

    II. SOCRATE E MORO FILOSOFI DELLA COSCIENZA

    2.1. So di non sapere: l’umiltà intellettuale del filosofo come presupposto metodologico

    2.2. Il logos contro l’opinione: il criterio dell’azione

    2.3. Santippe e Alice, le mogli dei filosofi

    2.4. La coscienza come legge interiore

    2.5. Il coraggio di Antigone

    2.6. La solitudine di chi rifiuta la doxa per il logos

    2.7. La rivoluzione della non-violenza: non rispondere al male con il male

    2.8. L’atteggiamento di fronte alla morte. L’immortalità dell’anima

    2.9. La fedeltà al re, alle leggi e allo stato

    III. LA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA IN TOMMASO MORO

    3.1. Una vita illuminata dalla coscienza

    3.2. La formazione della coscienza: le leggi e la fede

    3.3. La formazione intellettuale della coscienza: la cultura umanistica di Tommaso Moro. Studi, carriera e politica

    3.4. La formazione spirituale della coscienza: la coscienza come riflesso di una fede autentica

    3.5. I motivi politici della posizione di Tommaso Moro

    IV. IL PRIMATO DELLA COSCIENZA IN TOMMASO MORO

    4.1. La coscienza come uno stile di vita

    4.2. Chierico o laico? La scelta vocazionale, una questione di coscienza

    4.3. L’educazione delle donne, il diritto e il dovere di formare la coscienza

    4.4. L’Utopia e l’ideale monastico: la coscienza al servizio del bene comune

    CONCLUSIONE

    POSTFAZIONE

    TAVOLA CRONOLOGICA

    BIBLIOGRAFIA

    INDICE DEI NOMI

    CULTURA

    Studium

    167.

    Biblioteca Moreana

    MIGUEL CUARTERO SAMPERI

    TOMMASO MORO

    La luce della coscienza

    Prefazione del card. Robert Sarah

    Postfazione di Elisabetta Sala

    «La verità si rivela soltanto a prezzo

    del sacrificio di coloro che la difendono»

    John Henry Newman

    «Il silenzio della coscienza

    può diventare una malattia mortale

    per un’intera civiltà»

    Benedetto XVI

    All’amico

    James Arosemena Batista

    che servì la Verità che ora contempla.

    A papa Benedetto XVI

    che ha «ripetutamente esaminato»

    la sua coscienza davanti a Dio

    PREFAZIONE

    Ringrazio l’autore per avermi gentilmente inviato il volume Tommaso Moro. La luce della coscienza che sarà prossimamente pubblicato con la prestigiosa casa editrice Studium. Nel presentare questo saggio, desidero felicitarmi per questa sua scelta. In primo luogo la scelta di studiare la figura di un cristiano laico, che nel suo tempo ha rivestito incarichi di altissima responsabilità e che li ha vissuti alla luce della sua fede in Cristo e nella Chiesa. L’esempio di Tommaso Moro ci suggerisce che nessun ambiente è precluso alla testimonianza di Cristo, ma che anzi attraverso la fede siamo chiamati a trasformare il mondo. E anche la politica è un luogo privilegiato per questa testimonianza.

    Mi piace ricordare a questo proposito il Concilio Vaticano II, che tanta enfasi ha posto sul ruolo dei laici che nel mondo possono essere testimoni di Cristo. Tommaso Moro ne è stato un grande esempio per molti altri nel corso della storia della Chiesa. Inutile ribadire che questo compito peculiarmente laicale deve trovare anche oggi adeguata espressione. La Chiesa non può svolgere pienamente la sua missione, che è anche quella di illuminare il mondo attraverso la fede, senza il contributo essenziale di laici debitamente formati e motivati.

    Un secondo aspetto che vorrei evidenziare è la scelta del tema della coscienza. Troppo spesso una mentalità individualistica spinge a pensare che la coscienza si identifica con le convinzioni dell’io. Troppo poco ricordiamo che la coscienza è prima di tutto un luogo di ascolto. Possiamo così dire che la coscienza è prima di tutto un luogo di ascolto. Per Tommaso Moro questo ascolto ha significato sacrificare il suo io, la sua posizione di potere, la sua stessa vita e, direi anche, la sua famiglia, per essere fedele alla verità che Dio gli ha manifestato. La radice del suo martirio è la fedeltà alla coscienza nella quale ha riconosciuto la voce di Dio. Per questo è santo.

    San Tommaso Moro è un meraviglioso dono della Provvidenza ai responsabili politici e all’intera umanità. Egli è come un richiamo costante per ogni uomo degno di questo nome a rimanere vero, onesto, fedele a Dio e al discernimento intimo della propria coscienza

    È ciò che san Giovanni Paolo II ha voluto ricordare al mondo quando, parlando di san Tommaso Moro ha dichiarato: «Dalla vita e dal martirio di san Tommaso Moro scaturisce un messaggio che attraversa i secoli e parla agli uomini di tutti i tempi della dignità inalienabile della coscienza, nella quale, come ricorda il Concilio Vaticano II, risiede il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nella sua intimità ( Gaudium et Spes, 16). Quando l’uomo e la donna ascoltano il richiamo della verità, allora la coscienza orienta con sicurezza i loro atti verso il bene. Proprio per la testimonianza, resa fino all’effusione del sangue, del primato della verità sul potere, san Tommaso Moro è venerato quale esempio imperituro di coerenza morale» [1] .

    La coscienza non è semplicemente il sentimento individuale immediato, ma piuttosto la determinazione intima e forte alla quale non possiamo pervenire se non grazie a un lungo lavoro di preghiera, di approfondimento, di riflessione e di ricerca interiore.

    Martire della coscienza, Tommaso Moro manifesta in modo particolarmente adatto alla nostra epoca, così restia ad ogni conformismo, il senso della giustezza e della fecondità politica, il senso della Tradizione, dei costumi e della morale.

    Possa davvero Tommaso Moro insegnare anche all’uomo di oggi ad aprirsi a questa voce della verità divina, perché solo questo permette all’uomo di rispettare profondamente anche il suo prossimo. Tommaso Moro è divenuto vittima del potere del mondo che schiaccia i deboli, perché la sua coscienza gli ha parlato della volontà di Dio, che è volontà di bene, mai di male.

    Mi congratulo con l’autore per questo suo importante lavoro con l’augurio che possa essere motivo di riflessione e di approfondimento per i suoi lettori.

    Robert Cardinale Sarah


    [1] Giovanni Paolo II , Motu Proprio per la proclamazione di san Tommaso Moro patrono dei governanti e dei politici, 1.

    INTRODUZIONE

    Sul primato della coscienza come antidoto ai mali del presente

    Il beato Tommaso Moro è più importante in questo momento

    che in qualsiasi altro momento della sua vita,

    forse anche più che nel grande momento della sua morte;

    ma non è ancora così importante come sarà fra un secolo.

    Allora, egli verrà forse considerato il più grande degli inglesi,

    o per lo meno il più grande degli inglesi

    che hanno agito nella storia.

    G.K. Chesterton [1]

    Il panorama attuale

    Oltre alla grave crisi economica che ha vistosamente colpito l’Europa negli ultimi anni, con nefaste conseguenze a livello sociale e politico, il mondo occidentale si trova oggi a far fronte a una ben più profonda crisi di identità caratterizzata dal crollo delle certezze morali tradizionali e dall’incertezza riguardo al futuro dell’uomo e della donna. I rapidi progressi tecnologici che hanno favorito il vertiginoso sviluppo delle comunicazioni, grazie al sempre più diffuso utilizzo della rete internet, la nascita e la popolarità globale dei social network e delle comunità e relazioni virtuali, non autorizzano l’uomo a eludere la domanda su se stesso, sulla sua origine, sul suo ruolo nel mondo e sul suo destino.

    La precarietà del lavoro, il dramma della disoccupazione e le relative conseguenze sull’economia familiare, la crescente sfiducia nei confronti della classe politica – giustificata da comportamenti spesso irresponsabili nei confronti dei propri elettori, la mancanza di stimoli necessari ai più giovani per affrontare progetti di studio e lavoro, la difficoltà a mantenere relazioni o progetti a lungo termine, lo sgretolamento della famiglia come luogo di crescita e di formazione, il rifiuto di ogni tipo di autorità in nome del principio di auto-realizzazione elevato ad assioma morale, sono alcuni dei sintomi di una profonda depressione esistenziale in cui siamo immersi.

    A tutto ciò si aggiunge un’allarmante fragilità psichica che sembra divenire sempre più un aspetto costitutivo dell’uomo occidentale: la mancanza di coraggio e determinazione nell’affrontare situazioni difficili o dolorose (in una parola la mancanza di virilità), il trionfo del sentimentalismo, l’omologarsi a modelli prestabiliti e il diffondersi di una mentalità edonistica e materialista, sfociano in un generale rilassamento di cui il crollo dei matrimoni assieme l’allarmante crisi demografica in cui è impantanata l’Europa sono solo l’espressione più eclatante.

    Impossibile dimenticare, infine, l’incubo del terrorismo islamico – alimentato dal radicalismo religioso e dall’odio verso gli infedeli – che in questi ultimi anni continua a seminare terrore in tutto l’Occidente, colpendo più volte il cuore dell’Europa. Una sfida che rappresenta una seria minaccia per la società ma che l’attuale classe politica europea sembra incapace di affrontare in maniera determinata. Al di là dei generici appelli al dialogo, alla pace e alla condanna dell’odio, una volta rigettate le radici cristiane dell’Europa, il sogno di una società aperta, multi-culturale e multi-religiosa non sembra trovare solide basi su cui consolidarsi.

    L’esempio di Tommaso Moro

    Di fronte a questo panorama, la figura di Tommaso Moro si erge come esempio di irremovibile solidità morale, di fede provata e di coscienza retta. La fortezza d’animo con cui affrontò la drammatica vicenda della sua condanna a morte e del suo martirio, per mano del re Enrico VIII, fu solo il naturale epilogo di una vita virtuosa in cui emerge come caratteristica fondamentale il primato della coscienza personale intesa come luogo privilegiato dell’incontro tra l’uomo e Dio.

    Lo scopo del presente lavoro è quello di ripercorrere le tappe della vita di Moro seguendo questo filo rosso della centralità della coscienza. In tutte le scelte che dovette affrontare – non solo nel momento del suo processo in cui la questione affiorò in modo particolarmente significativo [2] – l’umanista inglese diede ascolto alla propria coscienza, quel luogo in cui si rivela la voce di Dio [3] che guida l’uomo a scegliere il bene e a rifiutare il male.

    Alla fine della sua vita, davanti alla imminente condanna a morte, Moro dimostrò una fermezza irremovibile: la sua priorità non fu preservare la propria vita terrena ma salvare l’anima dalla dannazione eterna. La decisione di rifiutare gli atti del Parlamento, infatti, non fu motivata tanto da argomentazioni politiche quanto dalla fedeltà alla propria coscienza, alla Chiesa Cattolica e a Dio: «Egli moriva da fedele e buon servitore del re, ma prima di tutto di Dio» [4] .

    La sfida della coscienza nella storia della filosofia

    La questione della relazione tra legge positiva e coscienza individuale, del loro contrasto che spesso assume l’aspetto di una drammatica battaglia, non nasce come si può erroneamente pensare col mondo moderno ma è presente in tutta la storia della filosofia. Se è vero che l’Umanesimo ha risollevato la questione riportando l’uomo al centro della speculazione filosofica, non dobbiamo aspettare il Rinascimento per trovare un acceso interesse verso quella facoltà interiore che gli ebrei chiamavano «cuore» [5] , i greci psyché, i latini conscientia e i cristiani syneidesis.

    Già nel V secolo a.C. Sofocle mostrò, con la ribellione di Antigone nei confronti del re Creonte, il dramma del conflitto interiore in un regime autoritario, dove rimanere fedeli alla propria coscienza significa mettere a rischio la propria vita. Un altro grandissimo esempio lo troviamo in Socrate, padre della filosofia occidentale, la cui vicenda racchiude numerosi e interessanti punti di contatto con quella di Tommaso Moro [6] . Nel Nuovo Testamento, gli apostoli Pietro e Giovanni si troveranno a dover disattendere la legge imposta dal tribunale – che proibiva loro di predicare – per obbedire alla volontà di Dio rivelata loro nella coscienza [7] . Non possiamo dimenticare il contributo di Agostino d’Ippona che indicò nella coscienza il luogo interiore dove l’uomo si incontra con la Verità su Dio e su se stesso [8] .

    Le diverse conquiste che l’uomo ha realizzato nel corso della storia in favore della propria libertà e dei diritti universali non risolvono il problema di questo rapporto tra coscienza personale e potere istituito. La sfida rimane ancora aperta ai nostri giorni soprattutto dopo le grandi guerre che furono il triste scenario di soffocamento delle coscienze individuali. Il dramma dei totalitarismi che hanno sconvolto il mondo nel ventesimo secolo dimostra ancora oggi come, di fronte a ogni tentativo di manipolazione violenta da parte di uno stato autoritario, la coscienza si erga a ultimo baluardo della libertà dell’uomo e della sua più piena realizzazione. L’esempio di tanti dissidenti che, spesso a prezzo della loro vita hanno alzato la loro voce negli anni bui del terrore nazista e comunista, è la dimostrazione più eclatante dell’importanza della coscienza morale come mezzo di piena realizzazione, strumento essenziale per una vita autentica e antidoto contro la menzogna totalitaria e ideologica [9] .

    In tempi in cui il terrore delle rappresaglie, delle torture e della morte silenziarono le coscienze di molti uomini destinati a rimanere assorbite dalle politiche statali, alcune figure alzarono la loro voce mosse dalla loro coscienza, per dar voce alle vittime silenziose di quelle barbarie. Così fece, ad esempio, il teologo protestante tedesco Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) che sfidò con grande coraggio il regime nazista prendendo parte attiva alla resistenza, ponendo in questione la legittimità dell’autorità politica sulle coscienze individuali e denunciando il pericolo di una divinizzazione dello stato. Con lo stesso coraggio si comportò il filosofo cecoslovacco Jan Patocka (1907-1977) che si espose contro la dittatura comunista attraverso il movimento Charta 77 [10] e la propaganda anticomunista clandestina per risvegliare le coscienze schiacciate sotto l’ideologia marxista-leninista. Pochi giorni prima di morire, sotto il peso delle torture del regime, Patocka lanciò a tutti i cittadini un appello a sentirsi responsabili dell’attuazione di un cambio politico e sociale in virtù del dovere di ogni uomo verso se stesso: quello di difendersi da ogni ingiustizia di cui è vittima [11] . Benché le voci di questi uomini furono silenziate dai regimi che li governavano il loro messaggio rimane ancora vivo e il loro esempio parla con estrema eloquenza invitando a non asservire la propria coscienza alle bugie e gli inganni di qualsivoglia regime o ideologia.

    Il dinamismo tra libertà e obbedienza: coscienza e verità

    Ma resta ancora una considerazione da fare: parlare di coscienza individuale non significa rimandare all’individuo come unica e ultima istanza di giudizio valido per l’azione morale; ciò significherebbe considerare la libertà di coscienza equivalente al libertinismo morale [12] .

    Contrariamente alla tentazione di giustificare la propria autonomia morale nascondendosi dietro alla rivendicazione della propria libertà di coscienza, l’esperienza di Tommaso Moro [13] dimostra che questa voce interiore esige una obbedienza ad una norma oggettiva superiore anche quando diviene una minaccia per la propria comodità o, addirittura, per la propria vita [14] . Non dimentichiamo che i pochi esempi citati finora (Antigone, Socrate, Bonhoeffer, Patocka e lo stesso Moro) pagarono con la vita la loro fedeltà alla coscienza [15] .

    Tommaso d’Aquino, nella Summa Theologiae, definisce la coscienza come l’applicazione di una scienza generale ad una situazione pratica [16] . È per questo che la considera un atto della ragione attraverso il quale l’uomo applica i principi della legge naturale (universali) ad una specifica situazione (concreta) [17] . Quando la coscienza valuta ed agisce non lo fa in nome di un appetito o di una bisogno momentaneo ma dopo un processo che coinvolge la sfera razionale ed intellegibile guidata dai contenuti oggettivi della sinderesi [18] , quell’abito della ragione che san Girolamo chiama « scintilla conscientiae», la luce della coscienza [19] .

    Vivere secondo coscienza, dunque, non significa agire secondo i propri appetiti in nome della propria autonomia e libertà personale (oggi si esalta il principio di auto-determinazione), ma rappresenta la profonda decisione di improntare l’esistenza al bene obbedendo a una legge che è al di sopra delle leggi promulgate dagli stati e che si presenta come un imperativo morale per l’uomo. In ogni atto propriamente umano la coscienza si trova dunque in una dialettica tra libertà e obbedienza che richiama alla responsabilità del soggetto. Si tratta di obbedire a una voce interiore che suggerisce una legge superiore, come affermò un altro grandissimo pensatore inglese del XIX secolo, il cardinale John Henry Newman:

    La coscienza implica un rapporto fra l’anima e un qualcosa di esteriore, anzi di superiore; un rapporto con una perfezione che non le appartiene, con un tribunale sul quale essa non ha alcun potere [20] .

    Coscienza e oggettività: il «vicario di Cristo»

    A questo punto la domanda assume un’urgenza cruciale: quali sono i criteri per definire il bene ed il male? E ancora, in che modo si dovrà comportare la coscienza morale sì da far percorrere all’uomo un cammino virtuoso e portarlo ad assumere atteggiamenti moralmente buoni nella vita personale, familiare e sociale? Non potendo in questa sede esaurire una problematica così vasta e fonte di numerosi dibattiti, la domanda può servire da stimolo per ogni possibile approfondimento.

    È certo che in Moro, così come in Newman, la coscienza, come luogo della scelta morale, è il punto di incontro tra Dio e l’uomo [21] . Nella voce della coscienza essi hanno ascoltato il volere di Dio che suggerisce all’uomo il cammino del bene. Per dirlo con parole dello stesso Newman la coscienza è «l’originario vicario di Cristo» [22] . In questo Giovanni Paolo II afferma che lo Spirito Santo «è per l’uomo la luce della coscienza e la fonte dell’ordine morale» [23] .

    L’esistenza di una verità oggettiva, scritta da Dio nella natura fin dalla creazione, che si presenta all’uomo come una legge interiore, è ciò che ha sempre dichiarato la dottrina della Chiesa Cattolica di cui Agostino, Tommaso d’Aquino, Tommaso Moro, e Newman sono stati fedeli testimoni. Il Concilio Vaticano II proclamò che nella coscienza risiede «il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nella sua intimità [24] ». Anche il magistero degli ultimi Pontefici (in modo particolare di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI) ha contribuito

    notevolmente all’appello per un risveglio della coscienza nel campo morale, intellettuale, pedagogico, ecclesiale, sociale e politico [25] .

    L’urgenza di una formazione della coscienza

    Il discorso sulla coscienza morale non può, a questo punto, evitare un particolare aspetto che abbiamo voluto sottolineare nel presente lavoro: quello della responsabilità nei confronti della formazione della propria coscienza [26] , che – come afferma il Concilio Vaticano II – «è un compito di tutta la vita» [27] . Attraverso il suo magistero, papa Giovanni Paolo II insistette molto sull’urgenza di formare la propria coscienza: un compito ineludibile per lo sviluppo integrale dell’uomo e per il rinnovamento dell’intera società:

    Ogni individuo ha il grave dovere di formare la propria coscienza alla luce della verità obiettiva, la cui conoscenza non è negata ad alcuno né può essere impedita da alcuno. Rivendicare per se stessi il diritto di agire secondo la propria coscienza, senza riconoscere, al tempo stesso, il dovere di cercare di conformarla alla verità e alla legge inscritta nei nostri cuori da Dio stesso, vuol dire in realtà far prevalere la propria limitata opinione [28] .

    Fu lo stesso papa Wojtyła a denunciare: «Non vive l’uomo contemporaneo sotto la minaccia di un’eclisse della coscienza? Di una deformazione della coscienza? Di un intorpidimento o di un’anestesia delle coscienze?» [29] . Per questo la dignità della coscienza esige una formazione adeguata, un lavoro mirato alla sua più piena maturazione e al suo progresso. La coscienza, per sua natura, non è preconfezionata e statica ma è una realtà dinamica, in continuo sviluppo che reclama un attento accompagnamento sia a livello intellettuale che spirituale, nella costante ricerca della verità.

    A questo proposito abbiamo esaminato le tappe fondamentali della formazione di Tommaso Moro, una formazione intellettuale e spirituale che, sotto la guida delle leggi e della profonda fede che lo caratterizzò, lo preparò ad affrontare le scelte della vita e ad offrire la propria esistenza in favore della verità [30] . La testimonianza di Moro è preziosa ai nostri giorni come esempio di coraggioso amore per la verità, di coerenza interna, di santità di vita. Il primato della coscienza può, e deve, rappresentare la chiave di volta per affrontare con maturità le sfide della storia che l’Occidente è chiamato ad affrontare. È per questo che la sua grande personalità parla oggi ai giovani, alle famiglie, alle donne, agli uomini di chiesa, ai governanti, ai giudici, agli avvocati, agli educatori e a coloro che con il loro lavoro di ricerca si mettono al servizio della verità. Egli, che fu definito dall’amico Erasmo «un uomo per tute le stagioni» [31] , potrà ancora offrire un prezioso contributo agli uomini e alle donne che, attraversando l’inverno della storia, vogliano accogliere l’annuncio di una primavera della coscienza, per percorrere il cammino « Ex umbris et imaginibus in veritatem» [32] .

    L’autore desidera ringraziare in maniera speciale la compianta prof.ssa Germana Ernst , esperta di Storia della filosofia del Rinascimento, che ha diretto la tesi di laurea da cui ha avuto origine questo libro; il suo incoraggiamento e il vivo sostegno sono stati determinanti nella stesura di questo saggio.

    Al prof. Giuseppe Gangale , direttore della rivista Moría, curatore della sezione Biblioteca Moreana presso le edizioni Studium e appassionato studioso di Tommaso Moro, uno speciale ringraziamento per aver seguito con cura questa pubblicazione sin dall’inizio dei lavori con preziosi consigli, spirito di amicizia ed inestimabile sostegno.


    [1] G.K. Chesterton, The Fame of blessed Thomas More, 1930, in: R.W. Chambers, Tommaso Moro, Rizzoli, Milano 1965, p. 498.

    [2] «La sua santità rifulse nel martirio, ma fu preparata da un’intera vita di lavoro nella dedizione a Dio e al prossimo». Giovanni Paolo II, Motu Proprio per la proclamazione di Tommaso Moro patrono dei governanti e dei politici, n. 4.

    [3] «In questo, non in altro, sta tutto il mistero e la dignità della coscienza morale: nell’essere cioè il luogo, lo spazio santo nel quale Dio parla all’uomo». Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 17 agosto 1983.

    [4] Expositio fidelis, p. 35.

    [5] «Quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza». Rom 2,15.

    [6] Al parallelismo tra il filosofo di Atene e lo statista inglese abbiamo voluto dedicare i primi due capitoli del presente lavoro.

    [7] «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini». At 5,29b.

    [8] «Noli foras ire, in teipsum redi; in interiore homine habitat veritas». Agostino d’Ippona, De vera religione, 39,72, in: http://www.augustinus.it/latino/vera_religione/ (01/05/2017).

    [9] «[...] I combattenti della resistenza hanno agito contro il regime nazista e contro altri regimi totalitari, rendendo così un servizio al diritto e all’intera umanità. Per queste persone era evidente in modo incontestabile che il diritto vigente, in realtà, era ingiustizia». Benedetto XVI, Discorso al Parlamento Federale. Reichstag di Berlin, 22 settembre 2011, in: Benedetto XVI, Dove c’è Dio c’è futuro. Viaggio apostolico in Germania, 22-25 settembre 2011, LEV, Città del Vaticano 2011.

    [10] Cfr. Infra, pp. 14-15.

    [11] Cfr. P. Valadier, Elogio de la conciencia, PPC, Madrid 1994, p. 12.

    [12] Per una più approfondita trattazione della coscienza e del suo rapporto con la libertà, la verità e le leggi, con particolare riferimento al contributo del magistero della Chiesa Cattolica, rimandiamo al saggio del filosofo francese Paul Valadier, Eloge de la conscience, Seuil, Paris 1994. Per questo lavoro è stata consultata la traduzione spagnola pubblicata da PPC.

    [13] In Tommaso Moro «La coscienza non fu in alcun modo espressione di una sua testardaggine soggettiva o di eroismo caparbio. Egli stesso si pose nel numero di quei martiri angosciati, che solo dopo esitazioni e molte domande hanno costretto se stessi ad obbedire alla coscienza: ad obbedire a quella verità, che deve stare più in alto di qualsiasi istanza sociale e di qualsiasi forma di gusto personale». J. Ratzinger, La Chiesa. Una comunità sempre in cammino. Cit. in: A. Casu, Il potere e la coscienza, cit., p. 106.

    [14] «La coscienza, dunque, non è una fonte autonoma ed esclusiva per decidere ciò che è buono e ciò che è cattivo; invece, in essa è inscritto profondamente un principio di obbedienza nei riguardi della norma oggettiva, che fonda e condiziona la corrispondenza delle sue decisioni con i comandi e i divieti che sono alla base del comportamento umano». Dominum et vivificantem, 43.

    [15] «I testimoni della Verità divina diventano allora una vivente verifica dell’azione dello Spirito di verità, presente nel cuore e nella coscienza dei fedeli, e non di rado segnano col loro martirio la suprema glorificazione della dignità umana». Dominum et vivificantem, 60.

    [16] Tommaso d’Aquino, Summa Teologiae, I q. 79 a 13. Coscientia deriva da Cum alio scientia, «applicare la scienza ad altro».

    [17] Cfr. Veritatis Splendor, 59-60.

    [18] Termine scolastico che indica l’abito naturale (habitus) presente in ogni uomo, che contiene il nucleo dei principi morali necessari per compiere il bene. È il presupposto di ogni agire morale. Spesso identificato con la stessa coscienza. «La sinderesi è dunque la custode della legge morale naturale e fondamentale [...] a lei spetta la conoscenza della legge universale». Av. Vv., Coscienza. Storia e percorsi di un concetto, a cura di L. Gabbi e V. U.

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