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Il Manuale di Eugenio
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Il Manuale di Eugenio
E-book217 pagine3 ore

Il Manuale di Eugenio

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Info su questo ebook

Il manuale di Eugenio: Come faccia Eugenio a conquistare le donne, è un mistero per chiunque lo conosca. Non è certamente l'avvenenza il suo punto forte; eppure, qualcosa di lui attrae il gentil sesso. Sarà Eugenio stesso a rivelare ad Arturo, Tommaso e Giovanni i segreti dei suoi successi amorosi, proponendo una scrupolosa analisi del suo manoscritto, Il Manuale di Eugenio.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2019
ISBN9788855083676
Il Manuale di Eugenio

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    Il Manuale di Eugenio - Rosa Maria Rossoni

    meravigliosa.

    Eugenio

    La maggior parte degli uomini non faceva che chiedersi cosa avesse di speciale Eugenio da piacere così tanto alle donne.

    La domanda non era dettata semplicemente da una sorta di invidia tutta maschile; il più delle volte, sorgeva infatti spontanea, poiché, oggettivamente, era difficile credere che un uomo come Eugenio, non di bell’aspetto e anche poco attraente, potesse far colpo sulle femmine e avere su di loro un potere seduttivo talmente convincente da conquistarle.

    Eugenio, infatti, piccolo di statura e un po’ tarchiatello, appariva come un individuo comune e del tutto insignificante. C’era però, nei suoi occhi verdi e dal taglio stretto, quasi obliquo, una luce intensa e misteriosa che difficilmente passava inosservata e che spesso riusciva a catturare l’attenzione di molti.

    Dalla voce calda e profonda e dal sorriso gioviale e accattivante, Eugenio, malgrado non fosse il tipo di uomo che una donna si sofferma a guardare, sapeva comunque esercitare un gran fascino e ottenere ampio consenso nel mondo femminile.

    Una volta, in un bar, Tommaso aveva sentito una donna raccontare ad un’amica che Eugenio l’aveva fatta fremere di piacere solamente con lo sguardo.

    «Ti sembra possibile? Ma cos’è, una barzelletta?» chiese Tommaso al suo amico Arturo. «È pure brutto! Cosa farà mai di così incredibile alle donne?»

    «Le femmine, lo sai, sono parecchio strane: dicono una cosa e ne pensano un’altra. Io, spesso e volentieri, non le capisco proprio.»

    «Forse Eugenio sì! E per questo si sentono amate.»

    «Balle! – disse Arturo – ma che amate e amate… c’è dell’altro, a mio avviso, credimi.»

    «Pensa che la mia amica Silvia, che ha avuto una storia con Eugenio… »

    «Chi? La Silvia? No! Non ci posso credere, anche lei!» lo interruppe Tommaso. «Le ho fatto la corte per una vita intera e guarda un po’, se ne esce con Eugenio. Che tristezza! Le donne, Arturo, non sono solo strane, sono anche stronze.»

    «Be’, comunque, tornando alla Silvia – proseguì Arturo – una sera mi confidò che Eugenio ha un gran tocco!»

    «Cosa? Un tocco di che?»

    «Silvia dice che la sua mano è magica e dove passa, il piacere è assicurato.»

    «Ma gli hai visto le mani? – chiese Tommaso all’amico – sono grosse, con le dita tozze e persino pelose.»

    «Sarà… ma di fatto Eugenio, da quello che si dice in giro, ci sa fare, è un gran sciupafemmine!»

    «Scusami tanto, perché, a noi due cosa manca? Tutto sommato, abbiamo un aspetto discreto e non siamo certo degli idioti.»

    «Vero, io poi ho ancora tutti i capelli», sottolineò Arturo

    «Anche noi abbiamo avuto le nostre storie ma… bisogna ammetterlo: Eugenio batte tutti.»

    «Cos’avrà mai di così speciale… », disse Tommaso.

    «Forse un giorno glielo chiederemo», concluse Arturo.

    Lisa

    «Mi vedo con Eugenio questa sera», disse Lisa alla sua amica Clara.

    «Ancora?»

    «Sì, ancora, e non ti nego che ci speravo. Non faccio che pensare a lui, mi sento turbata solo all’idea di stargli nuovamente accanto. Eugenio è così eccitante!»

    «Ma davvero lo trovi un tipo attraente? Dai Lisa, scusa la franchezza, ma non è un granché, anzi, è proprio bruttino.»

    «Sarà, ma per me è un uomo irresistibile. Ricorda, Clara, che la bellezza si vede, ma il fascino si sente, ed io di Eugenio sento tutto, sapessi poi come… »

    «Come cosa?»

    «Come fa l’amore! Eugenio è semplicemente fantastico, e senza chiedergli nulla sa sempre come farmi godere. Mi piace tutto quello che fa, e sottolineo tutto

    «Non ho parole – disse l’amica – non l’avrei mai immaginato.»

    «Cara Clara, provare per credere… »

    Lisa aveva conosciuto Eugenio a una mostra di quadri, e fu il suo sguardo a conquistarla.

    Il fascino e il portamento di Lisa erano soliti catturare l’attenzione degli uomini e anche quel giorno, alla mostra, tutti gli occhi dei maschi erano puntati su di lei, più di quanto lo fossero sugli innumerevoli quadri esposti alle pareti.

    Per Lisa, dal corpo morbido e formoso e dai grandi occhi neri ed espressivi, era normale sentirsi guardata e corteggiata. Sin da ragazza, aveva capito che non passava inosservata, e ora che era una donna matura ne aveva la certezza.

    Lisa era molto bella, ma il suo punto forte era sempre stato e continuava ad essere il lato B. Quando camminava, il suo fondo schiena, che si muoveva sinuosamente un po’ a destra e un po’ a sinistra, sembrava ondeggiare come un grande mare calmo e, per qualsiasi uomo che lo guardasse, il desiderio di tuffarcisi dentro o di poter navigare in quelle acque era una grande tentazione, un sogno ad occhi aperti.

    Lisa, nonostante avesse sempre avuto parecchi corteggiatori, poche erano state le storie d’amore che aveva vissuto; tra tutte, solo una era degna di essere ricordata.

    Aveva solo diciassette anni quando si innamorò perdutamente di un suo compagno di scuola, Alberto.

    Alberto contraccambiò da subito l’amore per lei, ma col tempo capì che non poteva essere Lisa il vero oggetto del suo desiderio.

    Alberto fu invaso da una profonda vocazione religiosa, che lo indusse a farsi prete e a lasciare Lisa per dedicarsi completamente a Dio.

    Lisa, sebbene avesse tutti i giusti attribuiti per poter competere con qualsiasi altra donna al mondo, realizzò che il confronto con Dio non l’avrebbe mai retto; così si rassegno all’idea di perdere il suo amato, lasciandolo partire per il Brasile come missionario.

    In seguito, faticò moltissimo a dimenticare la storia con Alberto. Ogni nuova relazione era un disperato tentativo di provare per altri uomini lo stesso sentimento che aveva provato per lui, ma purtroppo il risultato era solo e sempre un’immensa, amara delusione che faceva sentire Lisa ancora più sola e infelice.

    Alla mostra d’arte nessuno notò Eugenio, Lisa invece sì. Stava ammirando un quadro di Gauguin, quando improvvisamente si sentì percorrere da un brivido caldo, che dal collo le scese giù, sino alle caviglie. Una sensazione del tutto imprevista che la obbligò a voltarsi e fu proprio in quel momento che i suoi occhi incontrarono quelli di Eugenio.

    Eugenio, che era rimasto colpito dalla bellezza di Lisa, non riusciva a non smettere di ammirarla; lei, accortasi di essere guardata con tanta intensità, fu immediatamente sopraffatta da un’emozione talmente forte, che per timore che si notasse cercò di nasconderla in tutti i modi a se stessa e agli altri.

    Lo sguardo di Eugenio infatti la stava confondendo in maniera così evidente da non riuscire a controllare e a dominare un’inaspettata eccitazione che sentiva crescere dentro di lei. Continuare a guardare quel quadro parve a Lisa l’unica possibilità di tornare alla normalità e ignorare quello che di strano le stava capitando.

    Eugenio, nonostante non fosse accanto a Lisa, colse comunque il turbamento che stava provando e, compiaciuto per questo, decise di andarle incontro con passo sicuro, seguitando a guardarla.

    «Ti piace?» le sussurrò piano, standole dietro le spalle.

    «Sì», rispose Lisa, che per nulla interessata al dipinto, rimase immobile accanto ad Eugenio.

    Fu un richiamo intenso e primordiale, quello che i loro corpi percepirono stando vicini.

    Eugenio era alla ricerca di una docile preda, Lisa di un cacciatore esperto. Entrambi capirono di essersi trovati.

    Lisa e Eugenio, infatti, furono rapiti da una forte attrazione reciproca che li costrinse a lasciare immediatamente la mostra per ritrovarsi seduti in un bar, una di fronte all’altro.

    Lisa non sapeva esattamente cosa l’avesse spinta ad andarsene via con Eugenio, ma era certa che era con lui che voleva stare, un uomo di cui non sapeva assolutamente nulla, ma che sentiva di desiderare come non ne aveva mai desiderati altri; e neanche quando, dal bar, si ritrovò in una piccola stanza d’albergo a far l’amore con lui, ebbe alcun dubbio del perché fosse lì, completamente nuda, senza alcun pudore e nessuna vergogna, felicemente sopra di lui.

    Poteva sembrare assurdo o sbagliato buttarsi tra le braccia di uno sconosciuto, ma Lisa, quel giorno, ignorò tutto questo, anzi se ne fregò totalmente. Con grande entusiasmo e inaspettata voracità divorò tutto il piacere della meravigliosa scopata che quell’uomo, di cui a malapena conosceva il nome, le stava regalando con grande passione e generosità.

    «Fanculo, Alberto, fanculo tutti i preti di questo mondo!» Urlò Lisa al culmine del piacere e pienamente soddisfatta, come non le accadeva da tempo, tra le braccia di Eugenio finalmente si buttò alle spalle i vecchi ricordi.

    Marina

    Anche Marina non faceva che pensare alla storia che aveva vissuto un anno prima con Eugenio.

    Marina aveva scelto di dedicare la maggior parte della sua vita al lavoro.

    Fare la ricercatrice era sempre stato lo scopo primario della sua esistenza, mentre legarsi sentimentalmente a un uomo o costruirsi una famiglia era l’ultimo dei suoi desideri.

    Gli uomini andavano e venivano nella sua vita, per una notte, per un mese, ma nessuno di loro per sempre.

    Non sopportava l’idea di rinunciare alla propria indipendenza o alle proprie abitudine per stare con un uomo, e anche quando le capitava di scegliere un maschio per farci del sesso, raramente poi gli consentiva di rimanere con lei. Non era un caso, infatti, che Marina, il più delle volte, subito dopo avere goduto, disturbata dalla presenza del suo amante se ne sbarazzasse immediatamente, liquidandolo senza troppi preamboli in quattro e quattr’otto.

    Marina era una donna dall’aspetto nordico: capelli biondi, occhi grigi e gambe lunghe e sottili, che la facevo sembrare ancora più alta di quanto già non fosse.

    Il suo carattere era freddo, tanto quanto il suo aspetto, e difficilmente risultava simpatica alla gente. Anche al lavoro, malgrado fosse stimata e apprezzata per le sue capacità e per la sua intelligenza, i colleghi, per via del suo atteggiamento supponente e arrogante, non la sopportavano per nulla, anzi la detestavano proprio.

    Amira, una ragazza che da anni lavorava con lei, un giorno la scoprì fare del sesso nello sgabuzzino del bagno con uno stagista cubano.

    «Però – confidò Amira al collega Osvaldo – alla faccia della donna di ghiaccio! Non immagini come si dimenava tutta con il cubano, che poi, ho saputo che è stata proprio lei a non volergli rinnovare il contratto. Povero Oliviero, usato per bene e poi gettato.»

    «Che grande stronza! Si meriterebbe un sacco di legnate dagli uomini.»

    «Non solo da loro, ma anche dalle donne – aggiunse Amira – e credimi, io vorrei tanto essere la prima della lunga fila.»

    Per Marina non essere benvoluta dagli altri, non era mai stato un suo problema. Poco le importavano le persone, e sapere cosa potessero pensare di lei sembrava non interessarle minimamente. Era la sua opinione ciò che contava veramente e che era solita ascoltare, non certo quella altrui, che spesso snobbava o addirittura ignorava. Marina non sentiva la necessità di stare con gli altri, tant’è che era sempre stata convinta di potersela cavare benissimo da sola, senza il bisogno di nessuno. Quella certezza si sgretolò non appena nella sua vita comparve Eugenio.

    Fu in una fresca mattinata di primavera che i due casualmente si incontrarono.

    Marina, quel giorno, indossava un abito blu dal taglio corto, che metteva in risalto le sue bellissime gambe e la sua linea perfetta.

    Come sempre, con la sua aria altezzosa e superba, Marina sembrava ignorare totalmente la gente, e sebbene non ricambiasse nessuno degli sguardi che riceveva, il piacere di sentirsi addosso gli occhi colmi di desiderio degli uomini e di invidia delle donne, la faceva sentire ancora più forte e sicura di quanto già non fosse.

    Non c’era niente di più eccitante per lei che apparire come un’icona bella e irraggiungibile, simile a una dea, a un sogno proibito a cui nessuno poteva arrivare.

    Quando Eugenio, alla fermata del bus, le chiese che ore fossero, Marina pensò subito a un approccio e ci mise un secondo a fulminarlo con gli occhi, per poi allontanarlo. Che cavolo vuole questo nanetto – pensò – ma si è guardato allo specchio prima di uscire di casa questa mattina? Che coraggio ad avvicinarsi a una come me.

    Eugenio, che sembrò leggerle il pensiero, le si avvicinò e sottovoce, con tono morbido ma deciso, guardandola negli occhi, le disse: «Sai cosa amo delle donne alte come te? Arrampicarmici. E sai cosa piace a loro? Essere sedotte e dominate da un piccoletto come me.»

    «Ma che cavolo stai dicendo, chi ti conosce? Come ti permetti di dirmi queste idiozie?» rispose Marina, alterata e rossa in viso dalla rabbia.

    «Sono certo – aggiunse Eugenio – che non vedi l’ora di essere presa a sculacciate, viziatella che non sei altro.»

    «Come… come osi! Ma chi ti credi di essere? Vai, corri da Biancaneve che ti sta aspettando», e con passo veloce ed elegante Marina salì sul primo bus che le passò accanto.

    Sul bus Marina non faceva che pensare all’insolenza e alla sfacciataggine di Eugenio. Non le era mai capitato che un uomo le si rivolgesse in quel modo. Da sempre era abituata a uomini che, per corteggiarla, la riempivano di complimenti e di attenzioni di ogni genere.

    C’era chi le faceva regali costosi, chi la invitava a cena nei migliori ristoranti della città; chi, addirittura, aspettava con pazienza di essere ricambiato, disposto persino ad essere umiliato pur di averla acconto anche per solo per un istante.

    Che rozzo, che animale, che gran cafone, che primitivo! continuava a ripetersi Marina. Nessun uomo si è mai permesso di mancarmi di rispetto e dirmi un sacco di cazzate! Ma domani, se mi capita sotto tiro, lo aggiusto io quello lì e lo faccio tornare allo zoo da dove è venuto.

    L’indomani, Marina sperava di rivedere Eugenio alla fermata del bus per mandarlo a quel paese, ma né quel giorno né quelli successivi ebbe modo di rivederlo. Trascorse una settima prima che i due si rincontrassero.

    Marina se ne stava seduta sulla panchina, sotto la pensilina, quando sopraggiunse Eugenio. Non appena la vide, la guardò con insistenza negli occhi e… non solo negli occhi.

    Lei ricambiò lo sguardo di lui senza alcun imbarazzo, fissandolo con aria di sfida e superiorità.

    Per ben cinque giorni consecutivi, i due si rividero e non fecero che guardarsi, come le volte precedenti, senza mai scambiarsi una sola parola.

    Erano i loro occhi a parlare per loro, e quello che si dicevano non erano certo parole d’amore.

    Marina, infatti, provava un desiderio irrefrenabile di picchiare quel piccolo uomo, di fargli addirittura male, e l’idea che questo potesse realmente accadere la riempiva di uno strano e inconsueto piacere. Un impulso sessuale che non aveva mai sentito prima e che ora, con stupore, le bagnava le mutandine.

    Eugenio, un giorno, smise di guardare Marina, e senza chiederle il permesso la prese per mano e la portò via con sé.

    Il piccolo uomo davanti e la donna alta dietro camminavano velocemente, completamente ignari della gente che li circondava.

    Vederli insieme faceva quasi sorridere: Eugenio, il piccoletto, con fermezza teneva per mano Marina che, malgrado il suo tacco dodici, non perdeva il passo: silenziosamente, con la testa china, si lasciava trascinare da lui come fosse una piccola bambina indifesa.

    Dove era andata a finire tutta l’arroganza di Marina? Perché non reagiva? Perché non si ribellava alla prepotenza con la quale Eugenio se la stava portando via?

    Questa fu la loro alchimia: Eugenio il capo, Marina la sottomessa.

    Durante la loro relazione, Marina, come aveva immaginato alla fermata del bus, si tolse la soddisfazione di prendere a ceffoni Eugenio; ma i più grandi orgasmi li ebbe quando fu Eugenio a schiaffeggiarla e a sculacciarla.

    «Mio padrone, mio signore, ti prego… picchia più forte, per favore, ancora!» implorava in ginocchio Marina, ed Eugenio, che se ne stava in piedi dietro di lei e non sembrava più essere tanto nano, le dava l’ennesima sculacciata sul sedere con immenso piacere.

    Il manuale

    Tante furono le donne che amarono Eugenio, e che lui contraccambiò con ugual sentimento.

    Gli uomini non facevano altro che domandarsi cosa avesse di tanto speciale Eugenio da far innamorare un così gran numero di femmine; quello che

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