Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Aspettando i nuovi giorni
Aspettando i nuovi giorni
Aspettando i nuovi giorni
E-book142 pagine1 ora

Aspettando i nuovi giorni

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Una moglie spinta alla prostituzione

Un amore disperato che arriverà al suicidio.

L’incontro fra due sconosciuti che vivono un momento di passione sfrenata.

L’avventura di un ragazzo partito per l’India che per le sue incertezze metterà a repentaglio tutta la famiglia, che si disgrega lasciandolo solo nella metropoli e senza più speranze.

L’incesto ripetuto sulle figlie all’insaputa della moglie, minacciate da un fucile per non farle parlare.

Una donna stanca del matrimonio in cerca emozioni extraconiugali, finale a sorpresa.

Il prete pedofilo che trascina il pupillo nella omosessualità.
LinguaItaliano
Data di uscita29 apr 2020
ISBN9788831667937
Aspettando i nuovi giorni

Correlato a Aspettando i nuovi giorni

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Aspettando i nuovi giorni

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Aspettando i nuovi giorni - Anna Frezzolini

    633/1941.

    Gli ignari

    Tre ami­che spo­sa­te an­no­ia­te dei lo­ro ma­tri­mo­ni, uni­te nell’in­ten­to di mo­vi­men­tar­la con pia­ce­vo­li sva­ghi

    Quel­lo che i ma­ri­ti non san­no una vol­ta usci­ti per an­da­re al la­vo­ro: che le lo­ro mo­gli si tra­sfor­ma­no in av­ven­tu­rie­re!

    Vi­te pa­ral­le­le a quel­le del­le mo­gliet­ti­ne ca­sa­lin­ghe… per spez­za­re la mo­no­to­nia e rav­vi­va­re co­sì il quo­ti­dia­no.

    Ven­go­no tes­su­te bu­gie co­me gros­se te­le di ra­gno e or­di­ti in­tri­ghi per na­scon­de­re tur­pi in­ten­ti.

    Ap­pro­fit­tan­do dell’as­sen­za dei lo­ro uo­mi­ni le don­ni­ne si dan­no al­la paz­za gio­ia.

    Fe­de­ri­ca fin dai pri­mi an­ni di fi­dan­za­men­to tra­di­sce l’at­tua­le ma­ri­to in­con­sa­pe­vo­le, lei è mol­to abi­le nel riu­sci­re a co­pri­re tut­te le sue eva­sio­ni co­me nel col­ma­re di at­ten­zio­ni il pa­dre dei suoi fi­gli, fa­cen­do­lo sen­ti­re ap­prez­za­to e ama­to.

    Sil­va­na non ha an­co­ra su­pe­ra­to la so­glia del tra­di­men­to, an­che se ha un cor­teg­gia­to­re, le ami­che so­no al cor­ren­te dei suoi de­si­de­ri e la spin­go­no a su­pe­ra­re gli scru­po­li aiu­tan­do­la an­che con­cre­ta­men­te.

    Il mat­ti­no l’ami­ca Fe­de­ri­ca ac­com­pa­gna i bam­bi­ni a scuo­la e Al­ba si im­pe­gna a ri­pren­der­li all’usci­ta, dan­do co­sì la pos­si­bi­li­tà a Sil­va­na di ce­de­re al­le in­si­sten­ti lu­sin­ghe del suo spa­si­man­te. Sil­va­na con mol­ta dif­fi­col­tà rie­sce a su­pe­ra­re lo sco­glio del­la pri­ma vol­ta, ma le vol­te suc­ces­si­ve avran­no una mag­gio­re leg­ge­rez­za…

    Il ma­ri­to non so­spet­ta nul­la, per­ce­pi­sce sol­tan­to una mo­glie sia di­ver­sa, con una sen­sua­li­tà mai sboc­cia­ta pri­ma. Pa­ra­dos­sal­men­te ne gio­va­no i lo­ro rap­por­ti in­ti­mi coin­vol­gen­do­li in una pas­sio­ne sca­te­na­ta.

    Al­ba rie­su­ma un amo­re gio­va­ni­le, an­che lui spo­sa­to, con la com­pli­ci­tà del­le sue ami­che, se mai qual­cu­no la cer­cas­se è an­da­ta al su­per­mer­ca­to.

    Fe­de­ri­ca è ge­lo­sa del le­ga­me più in­ten­so che uni­sce Sil­va­na e Al­ba e que­sto la fa sen­ti­re in al­cu­ni mo­men­ti un’in­tru­sa, quin­di cer­ca con ogni mez­zo di ali­men­ta­re dis­sa­po­ri crean­do un cer­to ner­vo­si­smo nel grup­po fi­no ad ar­chi­tet­ta­re una ven­det­ta.

    Quan­do, una mat­ti­na co­me le al­tre, Sil­va­na va in­con­tro al suo aman­te qual­cu­no ha mes­so al cor­ren­te il ma­ri­to del­la tre­sca… Lui, fe­ri­to ed umi­lia­to pre­fe­ri­sce non af­fron­ta­re l’ar­go­men­to e tra­sci­na la fa­mi­glia in un'al­tra zo­na del­la cit­tà cer­can­do di far sci­vo­la­re la co­sa co­me un pet­te­go­lez­zo a cui non da­re pe­so, te­nen­do pe­rò da quel mo­men­to in poi la mo­glie sot­to stret­ta sor­ve­glian­za, il­lu­den­do­si co­sì di ave­re al­lon­ta­na­to lo spau­rac­chio del tra­di­men­to.

    Al­ba, stan­ca dei sot­ter­fu­gi, del ma­ri­to apa­ti­co e no­io­so, fug­ge con il vec­chio amo­re.

    L’uni­ca che man­tie­ne an­co­ra la sua sto­ria co­niu­ga­le è Fe­de­ri­ca che ha rag­giun­to i suoi sco­pi ven­di­ca­ti­vi nei ri­guar­di del­le sue ami­che, col­pe­vo­li - se­con­do lei- di te­ner­la tal­vol­ta in di­spar­te.

    Il ma­ri­to di Fe­de­ri­ca si sen­te for­tu­na­to ri­spet­to ai con­sor­ti di Sil­va­na e Al­ba, vi­sto che la sua ca­ra Fe­de­ri­ca non si è mac­chia­ta la re­pu­ta­zio­ne con nes­sun pet­te­go­lez­zo, la­scian­do in­te­gro il suo ono­re.

    Il pretesto

    Cla­ra e Pie­ro so­no com­pa­gni di scuo­la. Cre­scen­do il lo­ro af­fet­to si tra­sfor­ma in amo­re, le fa­mi­glie ac­cet­ta­no di buon gra­do il lo­ro fi­dan­za­men­to. Pro­get­ti per il fu­tu­ro è pre­ma­tu­ro far­ne, lui non ha an­co­ra un la­vo­ro sta­bi­le, lei si oc­cu­pa dell’azien­da pa­ter­na: Tut­to per l’edi­li­zia.

    I due ra­gaz­zi, an­che se vi­vo­no nel­lo stes­so quar­tie­re, non han­no l’abi­tu­di­ne d’in­con­trar­si tut­ti i gior­ni.

    Pie­ro ha una co­gna­ta, Giu­lia, del­la sua stes­sa età. È la mo­glie del fra­tel­lo mag­gio­re, tra di lo­ro ci so­no mol­te af­fi­ni­tà, un po’ per l’età e un po’ per la si­mi­li­tu­di­ne ca­rat­te­ria­le, spes­so si con­si­glia­no e si con­fi­da­no da buo­ni coe­ta­nei.

    Giu­lia e Cla­ra fre­quen­ta­no la stes­sa pa­le­stra e tra un eser­ci­zio e l’al­tro si con­fi­da­no. Cla­ra par­la di Pie­ro, si di­ce un po’ di­spia­ciu­ta di non po­ter­lo ve­de­re spes­so e cer­ca di giu­sti­fi­car­lo di­cen­do:

    La se­ra si ri­ti­ra pre­sto vi­sto che il mat­ti­no si de­ve al­za­re per tem­po

    Ma Giu­lia sen­za ri­flet­te­re sul­le sue pa­ro­le so­spi­ra:

    Stra­no, mi sem­bra di aver­lo vi­sto rag­giun­ge­re i suoi ami­ci ab­ba­stan­za spes­so in cen­tro

    Cla­ra s’in­fiam­ma in vol­to, pao­naz­za in vi­so, pren­de la bor­sa e co­me una fu­ria rag­giun­ge la sua mac­chi­na. Giu­lia le cor­re die­tro, or­mai con­scia del­la sua gaf­fe, ma non rie­sce a fer­mar­la.

    Giu­lia ha mo­do di ri­flet­te­re a lun­go sul­le con­se­guen­ze del­la sua af­fer­ma­zio­ne e do­po qual­che gior­no si de­ci­de a cer­ca­re il co­gna­to per chie­de­re scu­sa per aver com­bi­na­to quel gua­io. È pre­pa­ra­ta a ri­ce­ve­re giu­sti rim­pro­ve­ri.

    Pie­ro in­ve­ce l’ac­co­glie con un sor­ri­so e la tran­quil­liz­za di­cen­do che tut­to som­ma­to il bi­stic­cio avu­to con la fi­dan­za­ta gli è ser­vi­to per chia­rir­si le idee e di ave­re avu­to fi­nal­men­te lo spun­to per rom­pe­re un le­ga­me nel qua­le da tem­po si sen­ti­va pri­gio­nie­ro.

    Pie­ro, una vol­ta chiu­sa la sto­ria con Giu­lia non avrà più sto­rie di don­ne per­ché in fon­do ha ca­pi­to di es­se­re at­trat­to dall’al­tra me­tà del­la sfe­ra quel­la ma­schi­le.

    Occhi di ghiaccio

    Ales­san­dra co­me di con­sue­to si pre­pa­ra per usci­re, la sua me­ta è una pas­seg­gia­ta in cen­tro, ma per gli spo­sta­men­ti pre­fe­ri­sce l’au­to­bus che le per­met­te di sta­re se­re­na­men­te in­col­la­ta al fi­ne­stri­no ad am­mi­ra­re co­me spet­ta­to­re il mon­do in­tor­no a sé. Per­so­ne e pae­sag­gi. Si la­scia tra­spor­ta­re dall’im­ma­gi­na­zio­ne. Ogni sog­get­to espri­me con i ge­sti e con pic­co­li in­vo­lon­ta­ri at­teg­gia­men­ti il pro­prio per­so­nag­gio.

    Que­ste fan­ta­sti­che­rie, in­tor­no al­le qua­li è abi­tua­ta or­mai ad im­mer­ger­si, le per­met­to­no di eva­de­re dal­la rou­ti­ne ca­sa­lin­ga, di­ve­nu­ta per lei un ma­ci­gno trop­po pe­san­te.

    Im­mer­sa nel­le sue sto­rie fan­ta­sti­che d’im­prov­vi­so si sen­te cat­tu­ra­ta da uno sguar­do, quel­lo ma­gne­ti­co di un uo­mo se­du­to di fron­te a lei. I suoi ca­pel­li ne­ri fan­no ri­sal­ta­re due oc­chi in­ten­si di un gri­gio pal­li­dis­si­mo.

    Ales­san­dra cer­ca di di­sto­glie­re il suo sguar­do, che è ri­ma­sto co­me im­pri­gio­na­to. Istin­ti­va­men­te si si­ste­ma la gon­na, ti­ran­do­la più pos­si­bi­le sul­le gi­noc­chia, sen­ten­do­si spo­glia­re da quel­lo sguar­do.

    L’im­ba­raz­zo si im­pa­dro­ni­sce ir­ri­me­dia­bil­men­te di lei, il tra­git­to in au­to­bus di­ven­ta im­prov­vi­sa­men­te in­ter­mi­na­bi­le. Si al­za, an­che mol­to in an­ti­ci­po, per dar­si un to­no.

    Fi­nal­men­te è il mo­men­to di scen­de­re, un so­spi­ro di sol­lie­vo. Ma quel so­spi­ro non esce tut­to, com­ple­ta­men­te, lo sco­no­sciu­to l’af­fian­ca, la tal­lo­na. Lei è scoc­cia­ta, cer­ca di li­be­rar­se­ne, ma vie­ne di nuo­vo ra­pi­ta dal­lo sguar­do gla­cia­le e si ri­tro­va co­me un au­to­ma a se­gui­re l’uo­mo che la con­du­ce ad una fer­ma­ta del ta­xi; com­ple­ta­men­te iner­me vi­ci­no a lui che con­ti­nua a par­lar­le con vo­ce sua­den­te, sus­sur­ran­do­le le emo­zio­ni pro­va­te nell’aver­la in­con­tra­ta e su­bi­to de­si­de­ra­ta.

    Ales­san­dra ta­ce… è co­me in tran­ce, non rie­sce ad espri­me­re le sue di sen­sa­zio­ni, che ri­flet­to­no quel­le pro­va­te dall’uo­mo da­gli oc­chi ge­li­di.

    Quan­do il ta­xi si fer­ma lui le pren­de la ma­no e la con­du­ce in una man­sar­da, un pic­co­lo ap­par­ta­men­ti­no ac­co­glien­te co­me un ni­do, poi in si­len­zio e con fa­re de­ci­so la pren­de tra le brac­cia e la ba­cia a lun­go la­scian­do­la sen­za fia­to.

    Sen­za ave­re il tem­po di ri­flet­te­re Ales­san­dra si sen­te sol­le­va­re e ada­gia­re sul let­to con de­strez­za, l’uo­mo la spo­glia de­li­ca­ta­men­te ma con de­ci­sio­ne, si de­nu­da a sua vol­ta, i due cor­pi si al­lac­cia­no qua­si a for­ma­re un tutt’uno, in un am­ples­so go­du­to sen­za fret­ta, cul­mi­nan­do con la pie­na sod­di­sfa­zio­ne di am­be­due.

    Nel­la stan­za si sen­to­no so­lo i re­spi­ri af­fan­na­ti dei due aman­ti, poi ca­la il si­len­zio. Un si­len­zio pre­gno an­co­ra di odo­ri e sen­sa­zio­ni con­tra­stan­ti.

    Ales­san­dra av­ver­te che la sua ra­zio­na­li­tà sta per emer­ge­re, ma l’uo­mo la cir­cui­sce di nuo­vo, bi­sbi­glian­do­le all’orec­chio cal­de pa­ro­le ras­si­cu­ran­ti, crean­do di nuo­vo l’at­mo­sfe­ra ma­gi­ca e la tra­spor­ta di nuo­vo nell’oblio, tan­to che la don­na non si ren­de con­to del tem­po che è vo­la­to. Poi cer­ca di ri­com­por­si, ma l’uo­mo le sus­sur­ra:

    Non an­da­re, fac­cia­mo­lo an­co­ra un’ul­ti­ma vol­ta.

    Ales­san­dra non ha il tem­po per re­pli­ca­re che vie­ne tra­spor­ta­ta di nuo­vo nell’Olim­po de­gli dei.

    È tar­di quan­do il ta­xi la ri­con­du­ce a ca­sa dal ma­ri­to e dai fi­gli. Ales­san­dra si gi­ra ver­so la fi­ne­stra del­la man­sar­da, tor­na per un at­ti­mo con il pen­sie­ro a quel­lo sco­no­sciu­to al qua­le non ha nem­me­no chie­sto il no­me, ma è si­cu­ra, non di­men­ti­che­rà mai i suoi oc­chi im­pe­ne­tra­bi­li...

    Spietata

    Oriet­ta si fi­dan­za gio­va­nis­si­ma con Lean­dro, un com­pae­sa­no coe­ta­neo. Lui fre­quen­ta l’uni­ver­si­tà. Ha scel­to una ma­te­ria un po’ in­so­li­ta: geo­lo­gia. Lei è an­sio­sa di gua­da­gna­re e de­si­de­ra la­vo­ra­re pre­sto per sod­di­sfa­re i suoi de­si­de­ri: ve­sti­re con abi­ti fir­ma­ti. Ma lo sti­pen­dio da com­mes­sa, an­che se nel ruo­lo di re­spon­sa­bi­le di un ne­go­zio, non le per­met­te que­sti lus­si. Le sue ma­nie di gran­dez­za la por­ta­no spes­so a fa­re scel­te az­zar­da­te, an­che in­de­bi­tan­do­si.

    Ac­can­to al ne­go­zio do­ve la­vo­ra Oriet­ta c’è un uf­fi­cio im­mo­bi­lia­re. Il pro­prie­ta­rio è un uo­mo ma­tu­ro, mol­to raf­fi­na­to. In oc­ca­sio­ne del Na­ta­le lui va a fa­re ac­qui­sti per la mo­glie. En­ri­co è un uo­mo ele­gan­te, di­stin­to ed an­che ga­lan­te, la in­vi­ta a pran­zo in un ri­sto­ran­te di lus­so e Oriet­ta su­bi­sce il fa­sci­no so­prat­tut­to dell’opu­len­za eco­no­mi­ca del suo nuo­vo cor­teg­gia­to­re. Co­min­cia a so­gna­re di po­ter en­tra­re a far par­te di un mon­do im­ma­gi­na­to da sem­pre, di ave­re una vi­ta di­ver­sa, la pos­si­bi­li­tà di dar sfo­go ai suoi mil­le de­si­de­ri re­pres­si.

    En­ri­co la in­vi­ta in un al­ber­go lus­suo­so ma di­scre­to, su­bi­to vi­ci­no ai lo­ro luo­ghi di la­vo­ro. L’al­ber­go è ce­la­to sot­to una col­tre di ram­pi­can­ti e di al­be­ri, qua­si ad

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1