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Toccami
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E-book108 pagine1 ora

Toccami

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Info su questo ebook

Alfred era un ragazzo solo e ordinario e non accadeva molto nella sua vita, quindi non riusciva a capire perché la ragazza dei suoi sogni, Jessica, volesse avere qualcosa a che fare con lui. Presto però avrebbe capito che ciò non aveva niente a che vedere con il suo aspetto, e che al contrario lui possedeva il giusto arnese per attirarla a sé. Avrebbe capito che se avesse giocato bene le sue carte, avrebbe potuto finalmente realizzare i suoi sogni e prendere la ragazza sulla quale aveva sempre fantasticato nel suo intimo, per portarla finalmente nel suo letto.

LinguaItaliano
Data di uscita30 mar 2024
ISBN9798223354208
Toccami
Autore

C. S Luis

C.S Luis write Gay Romance and Science Fiction.

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    Anteprima del libro

    Toccami - C. S Luis

    1

    JESSICA

    Era una di quelle vuote, stramaledette notti. La mente sola di Jessica era alle soglie del crepuscolo, ed era pronta a tornarsene a casa dal suo cane. Sarebbe stata un'altra serata dolorosa e amara, pensò tra se e sé. Un pochino irrequieta. Si sentiva, beh, un po' maliziosa. Anche i giorni erano un po' freddi, era passato un po' di tempo, forse anni, dall'ultima volta che si era divertita con un altro essere umano.

    Aveva lavorato sodo quel pomeriggio, e ora stava camminando nel parcheggio, pensando a quello che era successo quel giorno. Le venivano in mente i suoi colleghi; quei pochi che volevano uscire con lei. Ma lei non era pronta, pensava. No, era troppo presto anche per prendersi semplicemente del tempo per se stessa. La verità era che aveva ancora molta paura. Si sentiva triste, abbandonata, e miserabile.

    Il tempo aggiusterà tutto, aveva strenuamente creduto, ma erano già passati due o tre anni da quando suo marito era morto, e ancora non riusciva ad andare avanti.

    Cominciava a pensare che avrebbe perso la testa. Profondamente. Ancora un po' di tempo da sola e sarebbe diventata pazza! C'erano sere in cui tutto quello a cui riusciva a pensare erano i suoi desideri; al pensiero le veniva da ridere, emettendo come un gemito. Le iniziava a crescere un fastidio dentro, e si ritrovata a non riuscire a dormire. Era la sua solitudine, o l'insoddisfazione che covava?

    Non era solo il suo ego in solitudine, capì, era un'altra cosa. Bisogni. Il calore umano e la tenerezza, questo la rassicurò. Amore, esclamò salendo le scale. Ma c'era qualcos'altro, che spingeva e provava a venire fuori da lei, che al contrario disapprovava disgustata. Il vero amore l'aveva lasciata sola, così tanto tempo fa. C'era invece qualche altro impulso, più audace e impaziente, una forza misteriosa con la quale avrebbe dovuto fare i conti presto: proprio quello.

    Questi sentimenti stavano per sfociare in uno stato di ansia lasciva. Ogni singola notte provava il bisogno di sentire il tocco di qualcun altro. E proprio quando pensava che avrebbe potuto lasciarsi andare, si rinchiudeva nel suo gelido corpo zeppo di vergogna, chiudendo i suoi occhi per bloccare tutto.

    Perché si faceva questo, si chiedeva. E ricominciava così a farsi le domande sbagliate, invece di ascoltare i suoi stessi sentimenti. La verità era che probabilmente ne aveva paura. Ma di cosa. Tutti i suoi sforzi erano per rispondere a questa domanda. Dopo tutto, appunto, di che cosa?

    Aveva parcheggiato il suo culo al terzo piano, senza molta paura di essere sola. Si era abituata alle notti semplicemente vuote. Ad essere banalmente sola. Non si era stufata anche se erano passati anni dall'incidente. D'altra parte aveva sperato in una situazione diversa, si era precipitata davanti all'ascensore sperando di evitare la guardia di sicurezza con la quale aveva flirtato, anche prima che diventasse vedova.

    Non le piaceva questa cosa. Ma alcune volte si chiedeva se lui avesse avuto interesse, dato che non l'aveva mai respinta. Probabilmente cercava una svolta nella sua vita. Era pronta per una cosa del genere? Sarebbe a a distaccare lei stessa dalla persona che era stata? Era pronta per un appuntamento?

    Non lo sapeva neanche più. Ma quella sensazione di eccitazione aveva iniziato di nuovo a pervadere il suo corpo ormai incontaminato. Lo sentiva tra lo stomaco e il petto, sentiva che arrossiva, e aveva anche accidentalmente sfiorato i suoi capezzoli spostandosi la borsa. E si accorgeva che giorno per giorno i suoi capezzoli diventavano costantemente più duri, come per un inspiegabile forza erotica.

    Realizzando questa cosa, sentiva le sue mutandine più umide, e provava a dimenarsi per nascondere la vergogna. All'improvviso si sentì tutta eccitata, senza capire il perché. L'idea di quella specie di flirt con la guardia di sicurezza aveva risvegliato strane voglie in lei? Ma perché, si chiedeva.

    Forse voleva quell'eccitazione, qualcuno che le tenesse compagnia durante quelle notti in casa di solitudine. Ma spingeva quei pensieri fuori dalla sua testa. Non le piaceva neanche quel ragazzo – provava a convincersi. Era uno stronzo, pensava, e aveva quella fissazione col sesso. Sarà stato addirittura un pervertito! E poteva accorgersene dai suoi occhi, che avrebbero voluto scoparla, anche prima che fosse una vedova. Si era strusciato contro di lei di proposito, e aveva fatto pressione con le sue mani sulla zona bassa della sua schiena.

    Lei voleva scappare via, ma qualcosa dentro di lei la faceva andare più piano. Voleva davvero fermarsi e camminare verso di lui? Quel qualcosa dentro di lei stava esplodendo, e le faceva pulsare il sangue velocemente. Si sentì tremare violentemente, e i suoi seni, dritti e rotondi, che erano sempre così gonfi e ben sostenuti, stavolta li sentiva duri come meloni, e capiva che erano completamente visibili dalla sua camicetta di seta che era forzata ad indossare. I bottoni quasi esplodevano.

    Non lo capiva. Ma quel sentimento la riscaldava. E più di quanto lei potesse sopportare. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che un uomo le aveva fatto provare questo ardore? Era come mangiare messicano, e sentire il pizzicare delle spezie.

    Entrò in ascensore proprio mentre una enorme perla di umore le scendeva tra le gambe lavando e bagnando le sue mutandine. Pareva fosse riuscita ad evitare problemi almeno per stavolta, le venne da tirare un grosso sospiro di sollievo mentre la porta si chiudeva dietro di lei.

    Allargò le sue labbra rosse in un sorriso sarcasticamente acre, mentre si chiedeva come sarebbe stata una selvaggia notte di sesso con un tipo come quello...

    L'ascensore si fermò, e lei fece un passo per uscire, e finì per ritrovarsi faccia a faccia con l'uomo che aveva appena provato ad evitare. Lui sorrideva, tenendo le porte dell'ascensore aperte e bloccando la sua unica via d'uscita. Non era bello né brutto. Il suo viso era ricoperto di una folta barba lucida, mentre il cappello nero della sicurezza era teso sui suoi occhi e faceva ombra sul resto del suo viso. Era alto, e nonostante fosse leggermente più grosso e largo di lei, non era grasso; semplicemente in forma, ma muscoloso. Muscoloso, e con ogni probabilità molto peloso.

    Lei fece un passo indietro, i suoi occhi luccicanti fissavano il pavimento, e un sussulto le scappò dalle labbra pitturate come un clown. In un attimo il suo cuore iniziò a correre selvaggiamente, riusciva a sentirlo. Si sentiva scorrere tra le labbra rosee e evidentemente aperte della sua figa, e gemeva così voluttuosa che non riusciva a muoversi.

    All'improvviso, si rese conto che i suoi capezzoli rosei erano visibili dalla blusa bianca, rivelando la sua eccitazione senza ambiguità.

    ''Già vai a casa?'' sogghignò lui, mentre lei seguiva i suoi occhi scuri e si rendeva conto dello sguardo fisso in basso verso il suo petto intirizzito. Lei lo guardava leccarsi le labbra e maneggiare per mettere in ordine le palle nei suoi pantaloni.

    Afferrò il suo cavallo, facendo finta di aggiustarsi la cintura, dove teneva il suo walkie-talkie. Venne fuori una voce dal dispositivo, un altro ufficiale lo chiamava, stava andando a prenderlo, ma lui sembrò ignorare per un attimo, poi lo prese per rispondere.

    ''Lo sto facendo ora!'' informò ruggendo l'altra guardia, e poi ripose il polveroso walkie-talkie nella sua cintura. Nonostante avesse provato a nasconderlo, lei se ne era resa conto subito.

    ''Stai provando ad evitarmi?'' insinuò lui, con quel cespuglio di peli che lui chiamava barba.

    ''Ma no, certo che no. Non essere stupido,'' lei si sforzò di dire, portando in avanti i suoi lunghissimi capelli neri, sperando che potessero nascondere i suoi capezzoli eccitati.

    Lui fece un balzo entrando nell'ascensore, rilasciando le porte con cura.

    ''Oops, scusami,'' mormorò, poi fece finta di aprire le porte, ma invece di premere il bottone per farlo salire, lei si rese conto che lo stava fermando. E non la sorprese di sicuro.

    Lo aveva sorpreso più volte a fare la ronda nello stesso momento in cui lei usciva dall'ascensore, e si era appunto chiesta perché fosse in ritardo quella volta. Mentre lei intanto pensava a quello che la sua mente sporca le faceva pensare, lui la guardava. Studiava la sua pelle bianca, pulita, marmorea e liscia. Le disse che nessuna aveva la pelle d'alabastro come la sua. E

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