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Fiabe abruzzesi
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E-book45 pagine34 minuti

Fiabe abruzzesi

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Info su questo ebook

Il Testo contiene i seguenti racconti:

I. LA RUPE DELLA ZITA

II. LA MAGGIORANA

III. ASILO

IV. IL POEMA DI CORRADINO

V. IL DUCA ZOPPO

Domenico Ciampoli (Atessa, 23 agosto 1852 – Roma, 21 marzo 1929) è stato uno scrittore, bibliotecario e slavista italiano.

Scrisse diverse raccolte di novelle popolari d'impronta verista:

- Bianca del Sangro (1878),

- Fiori di monte (1878),

- Fiabe abruzzesi (1880),

- Racconti abruzzesi (1880),

- Trecce nere (1882),

- Cicuta (1884),

- Fra le selve (1891),

alle quali seguirono, dal 1884 al 1897, cinque romanzi influenzati dal D'Annunzio: -Diana,

- Roccamarina,

- Il Pinturicchio,

- L'invisibile

- Il Barone di S. Giorgio.

Oltre a curare diverse traduzioni di canti epici e popolari slavi e di racconti e romanzi di classici russi dell'Ottocento, nel 1891 pubblicò gli "Studi letterari" e le "Letterature slave", nel 1896 una ricerca erudita sull'opera poetica dell'Aleardi, "Plagi aleardiani", e nel 1904 i "Saggi critici di letterature straniere"
LinguaItaliano
Data di uscita1 ago 2019
ISBN9788831632393

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    Fiabe abruzzesi - Domenico Ciampoli

    2019. 

    Domenico Ciampoli

    Domenico Ciampoli (Atessa, 23 agosto 1852 – Roma, 21 marzo 1929) è stato uno scrittore, bibliotecario e slavista italiano.

    Fece i primi studi ad Atessa, poi a Vasto e a Lanciano, concludendo il liceo a L’Aquila. Laureatosi in Lettere all’Università di Napoli, dal 1881 insegnò in diversi licei finché, trasferitosi a Roma e ottenuta la libera docenza in Lingua italiana e Letterature slave, dal 1884 insegnò nell’Università di Sassari e dal 1887 al 1891 in quella di Catania.

    Intanto aveva scritto diverse raccolte di novelle popolari d’impronta verista: Bianca del Sangro (1878), Fiori di monte (1878), Fiabe abruzzesi (1880), Racconti abruzzesi (1880), Trecce nere (1882), Cicuta (1884), Fra le selve (1891), alle quali seguirono, dal 1884 al 1897, cinque romanzi influenzati dal D’Annunzio: Diana, Roccamarina, Il Pinturicchio, L’invisibile e Il Barone di S. Giorgio, privi di valore artistico. Oltre a curare diverse traduzioni di canti epici e popolari slavi e di racconti e romanzi di classici russi dell’Ottocento, nel 1891 pubblicò gli Studi letterari e le Letterature slave, nel 1896 una ricerca erudita sull’opera poetica dell’Aleardi, Plagi aleardiani, e nel 1904 i Saggi critici di letterature straniere.

    Nel 1892 lasciò l’insegnamento per passare alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma e poi alla Marciana di Venezia. Dal 1899 diresse diverse Biblioteche italiane: la Biblioteca Universitaria di Sassari, ancora la Biblioteca Nazionale di Roma, poi dal 1907 la Biblioteca Casanatense, la Biblioteca Lancisiana, l’Angelica e infine, dal 1918 ancora la Lancisiana: quest’attività gli consentì di studiare, tradurre e pubblicare diversi codici. Pensionato nel 1923, morì a Roma nel 1929.

    Bibliografia

    Giuseppe Marcolongo, Domenico Ciampoli. Riflessi della vita e delle opere, Chieti 1964

    Giorgio Patrizi, «CIAMPOLI, Domenico» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 25, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1981.

    AA. VV., Domenico Ciampoli, Atti del convegno di studi, Atessa, 21-22 marzo 1981, Lanciano 1982

    Teresa Ferri ( a cura di), Antologia ciampoliana, presentazione di Tullio De Mauro, Lanciano 1983

    Domenico Ciampoli

    FIABE ABRUZZESI

    —oOo—

    La Rupe della Zita

    La Maggiorana

    Asilo

    Il Poema di Corradino

    Il Duca zoppo

    _________________________________

    1880

    I. LA RUPE DELLA ZITA

    _________________________________

    Camminavamo a rilento; io su di un povero cavallo da nolo e il mio vetturino a piedi. Un sentieruzzo scosceso, pieno di ciottoli ci menava al guado del Sinello, le cui acque s’udivano scorrere fra i macigni pel cupo mormorio che brontolava da lontano.

    Si faceva sera. Il sole indorava le case di un paesello — Gissi — posto al culmine dell’erta collina al di là del fiume, e ne facevi luccicare i’ vetri, i quali splendevano per un poco di luce viva e scintillante, e poi sparivano a mano a mano che il cavallo avanzava. Sulle alte siepi, che fiancheggiano tuttora la viuzza, s’udiva spesso un battere d’ali delle passere che andavano appollaiandosi, un pigolio di capinere, e più giù, là tra i pioppi della riva, il lamento di un rosignuolo, accompagnato dal monotono

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