Alcione (Terzo libro delle "Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi")
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Anteprima del libro
Alcione (Terzo libro delle "Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi") - Gabriele D’Annunzio
INDICE
ALCIONE
Gabriele D’Annunzio
Opere principali
Estetismo e pensiero dannunziano
Le fonti dell’immaginario dannunziano
Il mondo letterario francese
La filosofia tedesca e il vitalismo
I nuovi modelli narrativi
L’amore per la Duse
Poetica
La narrativa dannunziana
Alcyone
Struttura
Temi
ALCIONE
La tregua
Il fanciullo
I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
Lungo l’Affrico
La sera fiesolana
L’ulivo
La spica
L’opere e i giorni
L’aedo senza lira
Beatitudine
Furit aestus
Ditirambo I
Pace
La tenzone
Bocca d’Arno
Intra du’ Arni
La pioggia nel pineto
Le stirpi canore
Il nome
Innanzi l’alba
Vergilia anceps
I tributarii
I camelli
Meriggio
Le madri
Albasia
L’Alpe sublime
Il Gombo
Anniversario orfico
Terra, vale!
Ditirambo II
L’Oleandro
I.
II.
III.
IV.
V.
Bocca di Serchio
Il cervo
L’ippocampo
L’onda
La corona di Glauco
Melitta
L’acerba
Nico
Nicarete
A Nicarete
Gorgo
A Gorgo
L’auletride
Bacchia
Stabat nuda Æstas
Ditirambo III
Versilia
La morte del cervo
L’asfodelo
Madrigali dell’Estate
Implorazione
La sabbia del tempo
L’orma
All’alba
A mezzodÍ
In sul vespero
L’incanto circeo
Il vento scrive
Le lampade marine
Nella belletta
L’uva greca
Feria d’agosto
Il Policefalo
Il Tritone
L’arca romana
L’alloro oceanico
Il Prigioniero
La Vittoria navale
Il peplo rupestre
Il vulture del Sole
L’ala sul mare
Altius egit iter
Ditirambo IV
Tristezza
Le Ore Marine
Litorea dea
Undulna
Il Tessalo
L’otre
I.
II.
III.
IV.
V.
Gli indizii
Sogni di terre lontane
I pastori
Le terme
Lo stormo e il gregge
Lacus iuturnae
La loggia
La muta
Le carrube
Il novilunio
Il commiato
ALCIONE
Gabriele D’annunzio
Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.
L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale
specifico,
dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina
ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari (come note e testi introduttivi),
è soggetto a copyright.
Edizione di riferimento: Alcione / Gabriele d’Annunzio; a cura di Pietro Gibellini; prefazione e note di Ilvano Caliaro - Torino: Einaudi, [1995] - XLVIII, 446 p.; 20 cm. - (Einaudi tascabili ; 289).
Immagine di copertina: Halcyone - Herbert James Draper (1863–1920).
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Herbert_James_Draper_-_Halcyone_(1915).jpg
Questa è una fedele riproduzione fotografica di un'opera d'arte bidimensionale originale. L'opera d'arte fotografata è nel pubblico dominio per la seguente ragione:
L'autore è deceduto nel 1920, quindi quest'opera è nel pubblico dominio anche in tutti i Paesi e nelle aree in cui la durata del copyright è la vita dell'autore più 95 anni o meno.
Elaborazione grafica: GDM, 2019.
Gabriele D’Annunzio
Gabriele D’Annunzio, all’anagrafe d’Annunzio, nome con cui usava firmarsi, dal 1924 Principe di Montenevoso (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938), è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano, simbolo del Decadentismo e celebre figura della prima guerra mondiale.
Soprannominato il Vate, cioè poeta sacro, profeta
, cantore dell’Italia umbertina, occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. È stato definito «eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana […]» e come politico lasciò un segno nella sua epoca e una influenza sugli eventi che gli sarebbero succeduti.
Opere principali
La produzione letteraria di D’Annunzio fu stampata integralmente fra il 1927 e il 1936 da un Istituto nazionale creato appositamente sotto l’egida dello Stato italiano per la pubblicazione della sua Opera Omnia. Il Vate collaborò attivamente alla realizzazione dell’ambizioso progetto, come collaborò alla pubblicazione di un’edizione economica (L’Oleandro) che ricalcava la precedente, realizzata anch’essa quando egli era ancora in vita, fra il 1931 e il 1937. Subito dopo la sua morte e cioè fra il 1939 e il 1942 la Fondazione del Vittoriale degli Italiani provvide a ristampare quasi integralmente la produzione dannunziana: 42 volumi su un totale di 46 (gli ultimi quattro non uscirono per le note vicende belliche che desolarono l’Italia nel 1943). Nel secondo dopoguerra merita una particolare menzione la pregevole edizione dell’Opera Omnia apparsa, a partire dal 1950, nei Classici Contemporanei Italiani di Arnoldo Mondadori Editore. Fra le opere più significative di Gabriele D’Annunzio segnaliamo:
Primo vere
Canto novo
Intermezzo di rime
Il piacere
L’innocente
Poema paradisiaco
Il trionfo della morte
Le vergini delle rocce
La città morta
La Gioconda
Il fuoco
Laudi
Le novelle della Pescara
La figlia di Iorio
La fiaccola sotto il moggio
La nave
Forse che sì forse che no
Notturno
Il libro segreto di Gabriele d’Annunzio
La pioggia nel pineto (celeberrima lirica contenuta nel terzo libro delle succitate Laudi: Alcyone)
Estetismo e pensiero dannunziano
Le fonti dell’immaginario dannunziano
Il mondo letterario francese
Alcune volte la fortuna di cui un autore gode è il frutto di scelte consapevoli, di una capacità strategica di collocarsi nel centro di un sistema culturale che possa garantirgli le migliori opportunità che il suo tempo ha da offrirgli. D’Annunzio aveva cominciato a immaginarsi
poeta leggendo Giosuè Carducci negli anni del liceo; ma la sua sensibilità per la trasgressione e il successo dal 1885 lo portò ad abbandonare un modello come quello carducciano, già provinciale e superato in confronto a quanto si scriveva e si dibatteva in Francia, culla delle più avanzate correnti di avanguardia - Decadentismo e Simbolismo. Il suo giornale gli assicurava l’arrivo di tutte le riviste letterarie parigine, e attraverso i dibattiti e le recensioni in esse contenuti, D’Annunzio poté programmare le proprie letture cogliendo i momenti culminanti dell’evoluzione letteraria del tempo.
Fu così che conobbe Théophile Gautier, Guy de Maupassant, Max Nordau e soprattutto Joris Karl Huysmans, il cui romanzo À rebours costituì il manifesto europeo dell’estetismo decadente. In un senso più generale, le scelte di D’Annunzio furono condizionate da un utilitarismo che lo spinse non verso ciò che poteva rappresentare un modello di valore alto
, ideale, assoluto, ma verso ciò che si prestava a un riuso immediato e spregiudicato, alla luce di quelli che erano i suoi obiettivi di successo economico e mondano.
La filosofia tedesca e il vitalismo
D’Annunzio non esitava a saccheggiare
ciò che colpiva la sua immaginazione e che conteneva quegli elementi utili a soddisfare il gusto borghese e insieme elitario del suo pubblico
. D’altronde, a dimostrazione del carattere unitario del mondo dannunziano
, è significativo il fatto che egli usò nello stesso modo anche il pensiero filosofico, soprattutto tedesco.
Fra i filosofi contemporanei più letti in Europa negli anni 1880 e 1890 furono senza dubbio Schopenhauer e Nietzsche. Da quest’ultimo soprattutto lo scrittore trasse alcuni importanti spunti e motivi per nutrire un universo di sentimenti e valori che appartenevano già a lui da sempre, e continente agitato da venti di crisi nazionalistiche, preannunzio della Grande guerra.
Molto si è discusso su un preteso stravolgimento della filosofia nietzschiana da parte di D’Annunzio, ma tali elucubrazioni in realtà non hanno ragione di essere. La scoperta di Nietzsche da parte del poeta abruzzese non avviene infatti sul piano ideologico, ma si configura come una suggestione letteraria. Le preoccupazioni del Vate erano infatti di indole artistica, non filosofica. D’altra parte il pensiero di Nietzsche, pur essendo stato talvolta oggetto di una generica adesione da parte di D’Annunzio, non fu mai sviluppato organicamente nelle creazioni del Vate che oltretutto non ebbe mai la pretesa di interpretarlo.
In particolare, la rielaborazione della figura del superuomo da parte di D’Annunzio avviene secondo una visione personale e una sensibilità che non sono quelle del filosofo tedesco. I raffinati esteti che popolano i romanzi dannunziani sono ben lontani dall’oltreuomo nietzschiano che raggiunge una conoscenza superiore perseguendo un cammino personale e una dura disciplina di vita. D’Annunzio, nonostante si fosse dichiarato ateo in gioventù, era affascinato dalle varie culture religiose, sia dal paganesimo sia dal cristianesimo (in particolare dal francescanesimo) fino all’occultismo e al panteismo, interpretate in un modo personalissimo, e non mutuò quindi da Nietzsche gli aspetti di nichilismo derivati dal concetto della morte di Dio, proclamata dal tedesco; adottata una visione agnostica in campo religioso, come quella del collega Pascoli, probabilmente si riavvicinò alla fede negli ultimi anni di vita. Da ciò il suo panismo e il suo vitalismo, che permea tutta la sua opera: la pulsione vitale e sensuale che spinge l’esteta-superuomo alla conoscenza piena e alla fusione nel mondo e nella natura.
I nuovi modelli narrativi
La scelta di nuovi modelli narrativi e soprattutto linguistici - elemento questo fondamentale nella produzione dannunziana - comportò anche, e forse soprattutto, l’attenzione verso nuove ideologie. Ciò favorì lo spostamento del significato educativo e formativo che la cultura positivista aveva attribuito alla figura dello scienziato verso quella dell’artista, diventato il vero uomo rappresentativo
di fine ottocento - primo novecento: è più l’artista che fonde i termini che sembrano escludersi: sintetizzare il suo tempo, non fermarsi alla formula, ma creare la vita
.
L’amore per la Duse
Spregiudicatezza e narcisismo, slanci sentimentali e atteggiamenti dettati da puro calcolo furono alla base anche dei rapporti di D’Annunzio con le numerose donne della sua vita. Quella che sicuramente più di ogni altra rappresentò per lo scrittore un nodo intricato di affetti, pulsioni e di artificiose opportunità fu Eleonora Duse, l’attrice di fama internazionale con cui egli si legò dal 1898 al 1901. Non c’è dubbio infatti che a questo nuovo legame debba essere fatto risalire il suo nuovo interesse verso il teatro e la produzione drammaturgica in prosa (Sogno di un mattino di primavera, La città morta, Sogno di un tramonto D’Autunno, La Gioconda, La gloria) e in versi (Francesca da Rimini, La figlia di Iorio, La fiaccola sotto il moggio, La nave e Fedra). In quegli stessi anni, la terra toscana ispirò al poeta la vita del signore del Rinascimento fra cani, cavalli e belli arredi
, e una produzione letteraria che rappresenta il punto più alto raggiunto da D’Annunzio nel repertorio poetico.
Poetica
Il percorso poetico di D’Annunzio, cominciato precocemente con Primo vere (1879), raccolta non priva di interesse e che si ispira all’opera carducciana, trova una sua prima autonomia espressiva in Canto novo, dove già si iniziano chiaramente a delineare alcune componenti essenziali della sua arte: la capacità di assimilare e rielaborare in forme del tutto personali le suggestioni e gli stimoli più svariati, provenienti sia dalla storia e dalla mitologia sia dalle correnti letterarie e filosofiche contemporanee; una visione vitalistica e sensuale della realtà di matrice classica o classicheggiante; l’elaborazione di un linguaggio il cui splendore e preziosità suggestiona e seduce ed è esso stesso parte integrante di un mondo poetico espresso da una sensibilità squisita e raffinata. Tali componenti saranno ulteriormente sviluppate e approfondite nelle raccolte poetiche successive e in particolare nelle Elegie romane (1892), caratterizzate da un gusto eclettico di matrice decadentista in cui traspaiono gli echi più eterogenei, da Ovidio a Dante e Petrarca, da Goethe (che qui costituisce il modello per D’Annunzio sotto il profilo metrico) a Algernon Swinburne.
Nel 1903 vennero pubblicati i primi tre libri delle Laudi, che secondo molti critici costituiscono il momento più alto dell’arte dannunziana e forse l’opera in versi più celebre e celebrata di