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Il capolavoro sconosciuto
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E-book44 pagine34 minuti

Il capolavoro sconosciuto

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Sedici anni di lavoro e cinque stesure per uno dei racconti più belli di Honoré de Balzac. Una riflessione profonda e semplice al tempo stesso sul senso dell'arte e sulla sua valenza estetica, una narrazione sospesa fra la visione e la sua impossibilità, con una conclusione modernissima che anticipa di alcuni decenni i grandi rivolgimenti dell'arte contemporanea e le sue preoccupazioni formali. Un intreccio felice fra sentimento e ragione, amore e urgenza espressiva.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2014
ISBN9788898137657
Il capolavoro sconosciuto
Autore

Honoré de Balzac

Honoré de Balzac (1799-1850) was a French novelist, short story writer, and playwright. Regarded as one of the key figures of French and European literature, Balzac’s realist approach to writing would influence Charles Dickens, Émile Zola, Henry James, Gustave Flaubert, and Karl Marx. With a precocious attitude and fierce intellect, Balzac struggled first in school and then in business before dedicating himself to the pursuit of writing as both an art and a profession. His distinctly industrious work routine—he spent hours each day writing furiously by hand and made extensive edits during the publication process—led to a prodigious output of dozens of novels, stories, plays, and novellas. La Comédie humaine, Balzac’s most famous work, is a sequence of 91 finished and 46 unfinished stories, novels, and essays with which he attempted to realistically and exhaustively portray every aspect of French society during the early-nineteenth century.

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    Il capolavoro sconosciuto - Honoré de Balzac

    Honoré De Balzac

    Il capolavoro sconosciuto

    A un Lord

    1845.

    I

    Gillette

    In un freddo mattino di dicembre, verso la fine dell'anno 1612, un giovane vestito in modo molto dimesso passeggiava davanti alla porta di una casa di rue des Grands-Augustins, a Parigi. Dopo avere camminato a lungo avanti e indietro con l'indecisione tipica di un innamorato che non abbia il coraggio di incontrare la sua prima amante, pur sapendo della sua disponibilità, decise poi di varcare la soglia di quella porta e chiedere se il maestro François Porbus fosse in casa. Una vecchia intenta a pulire una stanzetta gli rispose affermativamente e così il giovane salì piano per le scale, fermandosi a ogni gradino, come un suddito di recente investitura poco sicuro dell'accoglienza che il re gli riserverà. Una volta arrivato in cima si fermò ancora un attimo sul pianerottolo, indeciso se afferrare il grottesco battaglio che adornava la porta dello studio dove lavorava di sicuro il pittore di Enrico IV, abbandonato per Rubens da Maria de' Medici. Il giovane provava quella profonda sensazione che deve aver fatto tremare il cuore dei grandi artisti allorché, al culmine della giovinezza e del loro amore per l'arte, abbiano incontrato un uomo geniale o un capolavoro. Ogni sentire umano fiorisce pian piano, scaturito da un nobile entusiasmo, che giorno per giorno si spegne fino quando la gioia non sarà più che un ricordo e la gloria una bugia. Tra questi fragili sentimenti, nulla assomiglia di più all'amore della giovanile passione di un artista avviato al delizioso tormento di un futuro di fama e di infelicità, di passione piena d'audacia e di ritrosia, di vaghe certezze e di sicuri scoraggiamenti. Mancherà per sempre una corda nel cuore, un tocco particolare di pennello, una certa sensibilità nella sua opera, una qualche espressione poetica, a quell'adolescente geniale e squattrinato che non abbia davvero palpitato incontrando un maestro. Se alcuni fanfaroni pieni di sé credono troppo in anticipo nel loro futuro, non saranno considerati essere dotati di spirito che dagli stupidi. Da questo punto di vista il giovane sconosciuto sembrava possedere un merito originale, sempre che il talento si possa misurare secondo quella innata timidezza, quell'indefinibile pudore che le persone destinate alla gloria riescono a perdere esercitando la loro arte, proprio come le belle donne perdono il loro praticando la civetteria. L'abitudine al successo ridimensiona i dubbi, e il pudore forse è proprio un dubbio.

    Preoccupato dalla miseria e sorpreso in quel momento dal proprio coraggio, quel povero principiante non sarebbe certo entrato nella casa del pittore al quale dobbiamo il meraviglioso ritratto di Enrico IV senza l'aiuto straordinario del caso. Un vecchio cominciò a salire le scale: dal modo bizzarro in cui era vestito e dalla magnificenza della sua fascia di pizzo, dalla assoluta sicurezza del suo incedere, il giovane pensò a quel personaggio come al protettore o all'amico del

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