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Eroi smacchiati a Freddo
Eroi smacchiati a Freddo
Eroi smacchiati a Freddo
E-book267 pagine3 ore

Eroi smacchiati a Freddo

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Info su questo ebook

"Eroi smacchiati a freddo " è una raccolta di racconti legati da un filo comune, ognuno concluso di per sé, ma se letti secondo la consequenzialità in cui sono impostati compongono un quadro generale che ne amplia il messaggio. Ogni racconto vede per protagonista una persona comune che vive la quotidianità della vita di ognuno di noi, fino a quando non scopre di essere dotato di un particolare superpotere che lo trasforma in un"eroe"; nonostante la nuova straordinaria capacità i nostri "eroi" non sono personaggi da fumetti ma persone che restano invischiati nei loro problemi, nei quali i superpoteri non li aiutano a pieno o almeno quanto avrebbero desiderato secondo le loro aspettative. Forse non è vero che il miglior superpotere è la consapevolezza di sé stessi e dei propri desideri? Nei vari tagli, da ironici a introspettivi, di questi "piccoli romanzi brevi" il legame coi temi di stretta attualità resta indissolubile.
LinguaItaliano
Data di uscita23 ago 2019
ISBN9788831636834
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    Anteprima del libro

    Eroi smacchiati a Freddo - Alberto Pelagatti

    Indice

    Il Potere di Jonathan

    Qualche animale cammina all’indietro, anche fino a lavoro

    Chi si volta indietro rischia il torcicollo

    Sempre davanti... e una sbirciata indietro

    Destra sinistra indietro su giù

    Altolà! Indietro cuore!

    Pronto?... ad andare indietro...

    Guidando indietro con la testa davanti

    Il genio dai lunghi capelli

    Bello e giusto, lo dicono da un sacco di tempo

    Buone idee e bello il pensare

    Il sole o è caldo o è bello

    E del bello dei sogni ne vogliamo parlare?!

    Non proprio la scelta migliore

    C’è sempre uno strano odore e un discreto ordine nell’ufficio del capo

    Con il tavolo in ordine la cena è perfetta

    Con tanti pensieri in testa a mettere in ordine ci vuole la notte!

    L’ordine nello zaino aiuta a trovare tutto

    Il funerale

    Il posto non conta niente: che noia, si vede sempre tutto!

    Uno spuntino a base di noia

    Eppure anche un rifugio può essere noioso

    Tornare e ritornare sempre al noioso punto di partenza

    La noia del proprio turno

    La Gobba che porta Fortuna

    Gli amici esistono, anche quelli speciali

    Missioni speciali o speciali Missive?

    La speciale caccia alla Fortuna

    Che c’è di buono per cena? Qualcosa di speciale?

    Una porta magica resta sempre aperta

    Una porta oliata non cigola

    Le voci si sentono anche se la porta è chiusa

    Attraverso le porte a vetri si vede benissimo

    Una porta sbattuta non sempre ti colpisce

    Una porta lontana è un punto di arrivo

    Le porte dell’aereo non hanno serrature

    A risposta, verità!

    Passione vera

    Vero incontro

    Appuntamento vero

    Divertimento vero

    Eroi smacchiati a Freddo

    Alberto Pelagatti

    Il Potere di Jonathan

    Con le lancette indietro la sveglia suona dopo?

    Voglio raccontarvi di Jonathan. Chi è? Beh se avendo letto il titolo vi aspettate un super uomo o un grande personaggio influente in politica, o nello sport, o in qualche missione segreta in giro per il mondo, vi devo deludere; uno come Jonathan lo potreste incontrare dovunque, ad ogni angolo della strada, magari ci avete scambiato due chiacchiere, senza un vero e proprio senso e zeppe di frasi fatte, proprio un paio di minuti fa. Immaginatevi soltanto un ragazzo che da poco ha superato i vent’anni, non molto alto ma nemmeno basso, non molto bello ma nemmeno brutto senza speranza, senza un eccessivo stile che lo contraddistingua in maniera originale ma comunque al passo con i tempi, non certo un uomo di successo ma che comunque si dà il suo minimo da fare per racimolare uno stipendio dallo scarso potere di acquisto, un ragazzo la cui sveglia suonava precisamente ogni mattina alle 5.45 in punto. Aveva abbandonato gli studi dopo le scuole superiori in cui si era trascinato senza mai appassionarsi a niente ed ora lavorava in un bar in una zona non troppo lontana dal centro città: si occupava principalmente, con auto convinto orgoglio, di preparare le pause pranzo per i lavoratori che affollavano gli uffici ed i punti vendita dei palazzi circostanti; poi, nelle ore lontane dai pasti, serviva con estrema classicità caffè e parole al bancone.

    Non conduceva certo una vita entusiasmante ma, a quanto si diceva in giro, per il momento era meglio accontentarsi, la situazione non era fra le più felici e già il fatto di avere un lavoro era da considerarsi una fortuna: poteva benissimo soffrire, per il momento, in quella vita così poco soddisfacente e poi aspettare l'occasione per trovare qualcosa che gli piacesse di più.

    Riconosco che fino ad ora non ho tracciato un profilo così affascinante del protagonista, però credetemi, non vi ho preso in giro, non ho scritto un titolo accattivante solo per cercare qualche lettore, così come fanno in tanti e in troppi oggigiorno: Jonathan aveva davvero un potere, solo che se ne era accorto troppo tardi. Se solo lo avesse saputo prima di certo non si sarebbe fatto incastrare in mezzo a quella marmaglia che lo circondava, al contrario si sarebbe avvicinato con foga e forza a tutto quello che da sempre aveva desiderato. Non chiedetemi esempi perché non li so nemmeno io... e forse neppure lui... però una cosa è certa, di sicuro non si sarebbe alzato così presto tutte le mattine, il crogiolarsi nel suo bel letto riscaldato sarebbe stato un privilegio intoccabile.

    Insomma, siete così impazienti? Volete che vi sveli subito il potere di Jonathan?... E va bene, lo farò, preparatevi a qualcosa di sensazionale: ebbene Jonathan era in grado di tornare indietro nel tempo. 

    Però aspettate, non correte troppo, non intendo roba del tipo fare salti di epoche e rivivere storie sepolte nei secoli, non siamo mica dentro un film, il nostro eroe poteva tornare indietro di qualche minuto, di qualche ora per volta. Qualcuno di voi sta forse dicendo Tutto qua?; prima di saltare a conclusioni affrettate e gettare dalla finestra queste pagine pensateci bene. Magari qualche volta anche a voi è capitato di voler cancellare con un colpo di bacchetta magica una decisione sbagliata, di poter realizzare quel Se solo quella volta non avessi... o Magari potessi tornare a quando... che tante volte ci è balenato nella mente. State iniziando a pensare a quanto meraviglioso tutto ciò possa essere? Beh Jonathan poteva farlo... non sapeva nemmeno lui come, però ci riusciva. Ed io voglio raccontarvi la sua storia dal giorno in cui si accorse del suo potere, perché come ogni fatto straordinario, cambiò in maniera indelebile la sua vita.

    Qualche animale cammina all’indietro, anche fino a lavoro

    Allora iniziamo: come vi ho già accennato, anche quella mattina la sveglia suonò precisa al solito orario prestabilito, precisa per l’orologio di Jonathan che, per paura di fare tardi spostava sempre le lancette avanti di cinque minuti. Si strascicò fuori dal letto con la mente offuscata da mille pensieri scoraggianti: primo fra tutti, come avrebbe potuto affrontare quella gelida mattinata sferzata dal vento di Novembre senza il suo cappello di lana? Proprio non si ricordava in quale angolo dell’armadio lo avesse cacciato e certo a quell’ora non aveva l’energia per concentrarsi a cercare. Così, già sconfitto, prese la strada per la cucina, dove la solita colazione di the con pane e marmellata lo aspettava, e quindi si diresse a lavoro.

    Il bar non era molto distante, in macchina e senza traffico e con un’andatura da appena risvegliato si poteva raggiungere benissimo in una decina di minuti. Comunque anche quella mattina era in anticipo e così, sfruttando i rimasugli del riscaldamento dell’auto, si mise a spulciare Facebook sul suo smartphone; ormai era diventato un rito, gli piaceva prendersi quei dieci minuti di tempo per rifiatare nel silenzio, per tranquillizzarsi dal trauma della sveglia cercando magari qualche notizia o video demenziale sul web, da condividere poi con gli amici su WhatsApp.

    Su non fate i sostenuti e gli anticonformisti, in fondo anche a voi quelle cretinate da web strappano ben più di una risata, e di certo non fategliene una colpa, ognuno ha le sue abitudini... sì, quelle mattutine di Jonathan erano un po’ deprimenti ma di certo non davano noia a nessuno.

    Buongiorno Luca.

    Buongiorno!

    di prima mattina Luca era sempre di buono umore, almeno di facciata, poi con l’andare avanti delle ore il suo stato d’animo cambiava e la maschera di cera lentamente si scioglieva, da buon principale non poteva mai essere contento degli incassi e del lavoro svolto e quindi le lamentele e le scene tragiche composte da annunci catastrofici della sua prossima fine sul baratro o di una sua imminente partenza per uno sconosciuto paese tropicale per abbandonare le tasse di un paese che lo stava uccidendo si riproponevano continuamente. Ma Jonathan aveva imparato a smettere di sentirlo e, credetemi, questo era un enorme punto a vantaggio per la sua salute.

    Si cambiò nel freddo e umido sgabuzzino adibito a spogliatoio, molto lentamente, per dare modo al puntualissimo Alberto di arrivare ed iniziare con lui il turno delle colazioni. Con Alberto si erano conosciuti proprio al bar, erano quasi cinque anni che lui ci lavorava e fra loro era nata da subito una sincera amicizia. Jonathan ne andava orgoglioso, lo considerava l’unico fattore davvero positivo di quell’impiego: il poter dividere il turno con lui alleggeriva la giornata in maniera incredibile.

    Jo buongiorno.

    Salve mio caro, tutto bene ieri sera?

    Guarda non mi far dire niente, quella rimpatriata dell’università è stata un completo delirio! Hanno insistito per andare a ballare ed io, come uno scemo, li sono andato dietro... sono tornato che erano le quattro, ho un sonno che nemmeno ti dico. Se lo sa Lara mi uccide! Mi raccomando, è un segreto!

    Alberto aveva frequentato anche l’università... poi non aveva dato nessun seguito a quel suo percorso, divergendo totalmente da quello che gli sarebbe piaciuto fare nella vita, ma sono cose che succedono e un pezzo di carta come la laurea vale comunque qualcosa ed ha un bel peso di ornamento se appesa ad un muro.

    Suvvia, ora non costringetemi a dire quale facoltà lo aveva laureato, finirei per fare commenti non proprio elogiativi su chi considera roba come il DAMS con l’appellativo di università: comunque il povero Jonathan non poteva conoscere il penoso stato in cui versa l’apparato accademico oggigiorno e quindi quel pezzo di titolo di cui Alberto poteva fregiarsi, assieme alla sua età più matura, non faceva altro che attribuirgli ai suoi occhi una maggiore carica di venerabile saggezza.

    Poi sapessi che è successo...

    Cosa?

    Adesso sarebbe troppo lungo da spiegare, te lo dico stasera, ci sei vero a vedere la partita?

    Lara ti lascia libero due sere di fila?

    Non ho mica bisogno del suo permesso.

    Non fare il duro con me, lo so che devi chiederle anche quando andare a pisciare.

    Jo, un giorno di questi ti sotterro di cazzotti.

    La virilità maschile è sempre un argomento delicato da affrontare, soprattutto così presto di mattina.

    Dai Albert, lo sai che scherzo. Però non puoi dire che la tua bella non ti sta un po’ col fiato sul collo.

    Beh, forse un pochino... comunque è normale, vedrai quando sarai fidanzato anche te, la smetterai di fare tanto il grosso.

    Alberto naturalmente tralasciò di raccontare che, per avere quelle due serate libere, aveva dovuto sacrificare il calcetto della settimana a venire e concedere una piena domenica ad una gita fra musei... musei che, detto fra noi, non interessavano a nessuno dei due.

    Dubito che qualcuno mi raccatterà mai.

    Ohi ohi, adesso non iniziare con i patemi sentimentali, non è ancora sorto il sole.

    Non è un patema, è solo...

    Sì, sì, sì... certo! Senti stasera sono a cena da Lara e poi vengo di filata al circolo, allora ci sei?

    Ovvio che ci sono; stasera vinciamo! Ho pure giocato la schedina.

    Sei un maledetto, lo sai che porta male.

    Sia a Jonathan che ad Alberto piaceva il calcio ed il fatto di essere entrambi scalmanati sostenitori della stessa squadra li avvicinava ancora di più; magari a qualche lettore più romantico sarebbe piaciuto che i due condividessero la passione per la lirica o per le mostre di arte contemporanea, ma purtroppo non è così, ai due, come a tanti altri, piaceva andare al circolo, vedere la partita con le solite facce di sempre e scolarsi beatamente qualche birra, infamando con torpiloqui e bestemmie arbitro, avversari e allenatore, e alleggerendosi con qualche porcheria prima di andare a letto: vi sembra tanto strano? Non conoscete nessuno così? Scommetto che starete pronunciando un esclamativo Eccome! Ce ne sono tanti! Ed è vero, infatti questa è un’ambientazione comune... ma lo straordinario deve ancora arrivare... e ci siamo!

    Per velocizzare proseguiamo un po’ a balzelli: ormai le colazioni erano passate, come sempre i primi erano i giornalai del negozio di fronte, simpatici e sempre con addosso la voglia di scherzare, nel corso della giornata erano piacevoli ma di certo non di prima mattina, Jonathan questo trambusto non lo sopportava, non poteva almeno avere il tempo di lavorare in silenzio e permettersi un risveglio tranquillo? Per fortuna c’era Alberto, a lui non mancava mai la spigliatezza mattutina e spesso si prendeva lui cura dei due allegroni... altro punto a suo favore. Poi, puntuale come la morte, arrivava una strana coppia, dovevano essere madre e figlia, entrambe in là con gli anni, nessuno aveva mai capito di cosa campassero e sopratutto cosa ci facessero in giro ogni mattina alle 6.45, non curandosi che ci fosse pioggia, caldo, gelo o neve. Queste piacevano di più a Jonathan, non parlavano più della semplice ordinazione, l’unico inconveniente è che puzzavano tremendamente di un misto alchemico di fumo e sporco e chissà cosa... ma per sostenerlo bastava farci l’abitudine.

    Superata la prima routine arrivava la seconda, quella fatta dalle nonne in ritardo che venivano a comprare la merenda per i nipoti e dai pischelli delle superiori con i soldi contati per la loro schiacciatina. Sempre le solite facce, sempre i soliti due o tre saluti, sempre le solite lamentele, come se fosse stata colpa di Jonathan il loro essere in ritardo, la loro incapacità di alzarsi cinque minuti prima ed avere un’organizzazione migliore.

    Io te lo ripeto, per me quello non è normale.

    Albert esageri, è solo un po’ frescone, è il tipico ragazzino entrato ora al liceo.

    No, no, te lo assicuro, io non ero così... anzi nessuno era così, in classe mia avrebbe preso tanti di quei ceffoni.

    Forse lo avrebbero aiutato a svegliarsi. Perché una mattina non lo portiamo nel retro e lo riempiamo noi come un sacco? Ci potrebbe addirittura ringraziare.

    Ci sto! Quando si fa?

    Comunque io quella che odio di più è la stramaledetta vecchiaccia, la nonna della Diletta... e anche quella bambina è insopportabile!

    Rompe davvero tutti i giorni, non so come fa a stare simpatica a Luca.

    Gli sta simpatica perché tutta la famiglia porta quattrini ogni giorno. Io le sparerei, anche stamani mi ha detto di muoversi con quel suo tono da collo stiracchiato, che lei era in ritardo e che non poteva aspettare tanto... sono troppo lento e addormentato io... Ho smesso di rispondere e di salutarla ma un giorno di questo sbotto.

    Che te ne frega, è solo una vecchia, tra poco ci penserà la natura.

    Solo che si va anche a lamentare con Luca e lui le dà ragione: se un giorno scoppio la rigiro come un calzino.

    Se solo potessi dire anche solo la metà di quello che penso sarei già stato cacciato da parecchio.

    Questo era uno dei tipici sfoghi mattutini dell’intervallo 8.30-9.00, un intervallo che caricava ancora di più di astio prima dell’arrivo del gruppo dei più odiati: la magnifica compagnia dei bancari e assicuratori che lavoravano nei palazzoni circostanti. Avete presente quei bellimbusti tutti vestitini alla perfezione che credono di avere il mondo in mano solo perché la sera prima hanno fatto una lampada o si sono ripassati due ore in palestra prima di andare a infognarsi in quei loro stupidi aperitivi? Loro sì che erano davvero tremendi (se per caso c’è qualcuno di questi fra i miei lettori sappiate candidamente che mi fate pena), trattavano i nostri due eroi come se fossero amici da sempre, ma sempre osservandoli da quei due-tre gradini di loro ritenuta superiorità, quelli che li tranquillizzavano nel rinfacciare frasi del tipo Noi siamo qualcuno, voi niente. Dovreste ringraziarci per la simpatia che vi doniamo. Ammirate le belle cravatte e completi che indossiamo! Nei nostri uffici sì che svolgiamo qualcosa d’importante, noi non siamo mica dei semplici sguatteri da bar. In quelle colazioni in Jonathan e Alberto crescevano tutti i possibili istinti reazionari, dal semplice sputo nella tazzina all’idea di unirsi ad un bel gruppo di black block e... ma poi, come ogni mattina, tutto finiva in una accettazione e in un bel ma chi se ne frega di quei tre cretini?. Gli avrebbero rivisti a pranzo ma allora sarebbero stati in gruppo, seduti a bearsi al tavolo, lontano dalle cucine in cui loro preparavano il pranzo.

    E così anche in quella mattina, come tutte le noiose e ripetitive altre, erano arrivate le 10.00, con una buona mezz’oretta di ritardo sarebbe arrivata Francesca, la figlia di Luca, una stupida gallinella che lavorava lì solo per presenza e che non merita alcuna descrizione: Jonathan e Alberto si sarebbero potuti finalmente ritirare nelle cucine e darsi ai fornelli.

    Questa buona dose di routine, sempre la stessa, ve l’ho raccontata per farvi provare a calare nell’ambiente... e subito potete iniziare a cancellarvela dalla mente, vista che la mattina, in cui ci troviamo adesso, fu ben diversa, ma di gran lunga!

    Era da poco passato il fornitore della pasta fresca quando dal retro si senti sbraitare Luca.

    Jonathan!

    dal tono il nostro eroe aveva subito capito che lo aspettava un bel rimprovero, però proprio non ne capiva il motivo.

    Hai controllato la bolla della consegna?

    Eccolo! Aveva ragione Luca, non l’aveva minimamente guardata, si era fidato e davvero non era la scelta migliore. Luca non gli diede nemmeno il tempo di rispondere.

    Mancano tre barattoli di passata e un pacco intero di salsicce!

    La ramanzina continuava imperterrita, sul fatto che bisognava stare attenti, che non era la prima volta che succedeva, che se non aveva voglia di lavorare se ne poteva stare a casa, sul fatto che i soldi non sono fatti per essere buttati e tanto tanto altro... alla fine però mancavano solo cinque chili di salsicce e un po’ di pomodoro. Jonathan comunque chiuse istintivamente gli occhi per ammettere la colpa, per pronunciare le fatidiche scuse imploratorie Luca hai ragione, scusami, non succederà più, ma quando li riaprì la scena era cambiata, si trovava di nuovo di fronte al camionista... era proprio lui, non c’erano dubbi, era impossibile che ci fosse un’altra persona che avesse l’identica faccia da svuotato d’anima di Fariq. Lo assalì un forte straniamento, non sapeva certo cosa fare e soprattutto se era vero: ma sul saluto appena sussurrato dello strano camionista Ci vediamo la prossima settimana. per fortuna si mosse, e riuscì a parlare.

    Aspetta Fariq! Mi manca della roba.

    Quel tipo era davvero strano: non si scosse per niente, si voltò e riaprì lo sportello con calma e movimenti pacati, senza pronunciare una parola: era impossibile capire e scegliere se era rammaricato per aver fallito una fregatura, dispiaciuto per lo sbaglio, semplicemente indifferente a tutto... comunque è bene non scervellarsi troppo, non possiamo certo preoccuparci ora dei problemi di Fariq.

    Guarda hai segnato in bolla anche questo ma non me l’hai dato...

    proprio in quel momento uscì anche Luca, aveva assistito alla scena: tutto fu ribaltato, la partaccia se la prese il camionista, che ascoltò senza ribattere con espressione assente, e a Jonathan toccarono solo dei buoni complimenti per la sua attenzione.

    Non fu in grado di godersela troppo però, ancora intontito per la meraviglia di quanto era appena successo, il nostro eroe galleggiava fra realtà e illusione, fra dubbi e domande... così pensò bene di tornare lentamente ad affettare le cipolle per la panzanella.

    Chi si volta indietro rischia il torcicollo

    Da quel fatidico episodio erano passati due giorni, due giorni trascorsi monotoni come sempre ma costantemente tarlati dal pensiero di quello straordinario che era, o meno, successo. Jonathan, come penso ognuno di noi se si fosse trovato al suo posto, ne era ossessionato: talvolta a ripensarci addirittura si spaventava, si chiedeva se stesse impazzendo, se non stesse diventando una specie di sociopatico afflitto da allucinazioni, se alla lunga trascorrere tutto quel tempo davanti ai videogame non avesse creato un misterioso effetto collaterale; poi all’improvviso tutta la

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