La maestrina degli operai
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La maestrina degli operai - Edmondo De Amicis
Tavola dei Contenuti (TOC)
LA MAESTRINA DEGLI OPERAI
Edmondo De Amicis
Biografia
Da soldato a giornalista
Pinerolo
Cuore
Ultimi anni
Opere
Curiosità
Bibliografia
LA MAESTRINA DEGLI OPERAI
Note
LA MAESTRINA DEGLI OPERAI
di
EDMONDO DE AMICIS
Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.
L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale
specifico,
dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina
ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari
(come note e testi introduttivi),
è soggetto a copyright.
Edizione di riferimento: Edmondo De Amicis /
Amore e ginnastica e altri racconti
a cura di Giorgio De Rienzo
Biblioteca Universale Rizzoli
Collezione: I Classici della BUR
Milano, 1986
Immagine di copertina: Designed by Freepik
(http://www.freepik.com)
Elaborazione grafica: GDM, 2019.
Edmondo De Amicis
Edmondo De Amicis (Oneglia, 21 ottobre 1846[1] –Bordighera, 11 marzo 1908) è stato uno scrittore e giornalista italiano.
È conosciuto per essere l’autore del romanzo Cuore, uno dei testi più popolari della letteratura mondiale per ragazzi.
Biografia
Nacque in Piazza Vittorio Emanuele I, ora titolata a suo nome, presso Oneglia, prima che fosse accorpata a Porto Maurizio ed altri 9 comuni nell’unica città di Imperia 77 anni dopo, nel 1923. Con Edmondo ancora duenne però, la sua famiglia si trasferì in Piemonte, dapprima a Cuneo, dove il piccolo Edmondo studiò alle scuole primarie, quindi a Torino, dove frequentò il collegio Candellero, per prepararsi agli esami che gli avrebbero permesso di entrare nell’Accademia Militare di Modena. Di famiglia benestante, il padre Francesco (1791-1863), d’origine genovese, copriva mansioni di regio banchiere di sali e tabacchi. La madre, Teresa Busseti, faceva parte dell’alta borghesia. Sia la sua casa ligure (oggi sede della Guardia di Finanza) che quella di Cuneo (oggi caserma militare Carlo Emanuele
dei bastioni di Stura, con vista Monviso) furono ampie ed eleganti.
Da soldato a giornalista
A sedici anni entrò al Collegio Militare Candellero di Torino[2], per preparare gli esami di ammissione all’Accademia militare di Modena, che frequentò fino all’estate del 1865, licenziandosi con il grado di sottotenente. Nel 1866 poi, partecipò alla battaglia di Custoza, assistendo alla sconfitta italiana.
Divenne quindi giornalista militare, trasferendosi a Firenze per assumere la direzione de L’Italia militare, organo ufficiale del ministero di guerra. Su questo giornale avviò la pubblicazione dei bozzetti militari[3], poi editi anche in altri giornali e infine raccolti in volume sotto il titolo La vita militare (1868). In una edizione successiva, dell’anno seguente, vi aggiunse il bozzetto-reportage L’esercito italiano durante il colera del 1867 che molti interpretarono come documento autobiografico, frutto di un’esperienza direttamente vissuta. Tuttavia, De Amicis non fece per nulla parte della spedizione in Sicilia, né affrontò alcuna epidemia di colera, come riportano erroneamente molti testi di letteratura e dizionari biografici. Si recò in Sicilia soltanto nel 1865, quando fece la sua prima guarnigione militare a Messina, ripartendo col suo reggimento nell’aprile del 1866 per partecipare alla guerra contro l’Austria. Sull’isola poi, tornerà soltanto nel 1906, su invito del poeta Mario Rapisardi. Il viaggio del De Amicis in Sicilia durante il colera fu smentito in maniera chiara e incontrovertibile da Piero Meli nel suo articolo Edmondo De Amicis e i fantasmi letterari del colera in Sicilia [in La Sicilia
, 22 dicembre 2012].
Come giornalista De Amicis collaborò col giornale la Nazione di Firenze[4] e raccontò la storica presa di Roma del 1870. Successivamente, abbandonato l’esercito, viaggiò e scrisse vari libri-diari di viaggio: Spagna (1872), Ricordi di Londra (1873), Olanda (1874), Marocco (1876), Costantinopoli (1878/1879), Ricordi di Parigi (1879). Significativo il viaggio in Argentina, raccontato nel romanzo Sull’Oceano e in una serie di bozzetti dedicati agli emigranti italiani, poi raccolti nel volume In America[5].
Pinerolo
Dal 1871 De Amicis si stabilì definitivamente a Torino. Passò regolarmente le sue vacanze a Pinerolo, presso l’elegante villa D’Aquiland, chiamata successivamente villa Accusani e oggi denominata La Graziosa (sul Viale Gabotto, in quartiere San Maurizio). Qui scrisse Alle porte d’Italia, dedicato alla città e ai territorivalligiani circostanti (un esempio per tutti, il capitolo de Le termopili valdesi, ambientato in zona Gheisa ‘dla tana di Angrogna). Nel 1884, la stessa Pinerolo gli conferì la cittadinanza onoraria, con tanto di diploma datato 4 aprile.
Cuore
Dal 1879, ma più permanentemente dal 1885, lo scrittore prese alloggio a Torino presso il palazzo Perini in Piazza S. Martino, 1 - ora Piazza XVIII Dicembre - davanti alla vecchia stazione ferroviaria di Porta Susa, dove oggi una targa lo ricorda. Qui, De Amicis terminò (ispirato dalla vita scolastica dei suoi figli Ugo e Furio) quella che fu considerata la sua più grande opera.
Pubblicato infatti per la prima volta il 17 ottobre 1886 (il primo giorno di scuola di quell’anno) come libro per ragazzi, la casa editrice milanese Treves fece uscire Cuore, una raccolta di episodi ambientati tra dei compagni di una classe elementare di Torino, provenienti da regioni diverse, e costruito come finzione letteraria di un diario di un ipotetico ragazzo, l’io narrante Enrico Bottini. Il romanzo ebbe subito grande successo, tanto che in pochi mesi si superarono quaranta diversi tipi di edizioni e decine di traduzioni in lingue straniere.
Il libro fu (e lo è tuttora) di forte carattere educativo-pedagogico (insieme al successo italiano di soli tre anni prima, Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi) e fu molto apprezzato anche perché ricco di spunti morali attorno ai miti affettivi (da cui il titolo) e patriottici del recente Risorgimento. Tuttavia, fu ampiamente criticato dai cattolici per l’assenza totale di tradizioni religiose (i bambini di Cuore non festeggiano nemmeno il Natale), specchio politico delle aspre controversie tra il Regno d’Italia e Papa Pio IX dopo la presa di Roma del 1870.
Nel 1889 De Amicis si avvicinò poi al socialismo, fino ad aderirvi totalmente nel 1896. Questo mutamento d’indirizzo è visibile nelle sue opere successive, in cui presta molta attenzione alle difficili condizioni delle fasce sociali più povere e vengono completamente superate le idee nazionalistiche che avevano animato Cuore. Amico di Filippo Turati, collaborò a giornali legati al partito socialista come la Critica sociale e La lotta di classe.
La sua iniziazione in massoneria non è considerata certa da alcuni autori, ma altri lo danno come iniziato nella Loggia Concordia di Montevideo, presieduta da D. Triani, presumibilmente all’Obbedienza della Gran Loggia dell’Uruguay[6]. Nel 1895 fu proprio De Amicis a pronunciare il saluto al massone torinese Giovanni Bovio, in occasione della rappresentazione teatrale del dramma San Paolo, che era interpretato da un altro massone, l’attore Giovanni Emanuel. Molti critici letterari sostengono che Cuore sia un libro di forte ispirazione massonica, dove si sostituiscono la religione cattolica degli italiani con la religione laicista della Patria, la Chiesa con lo Stato, il fedele col cittadino, i Comandamenti coi Codici, il Vangelo con lo Statuto, i martiri con gli eroi.[7]
Dopo il successo di Cuore, seguirono altri libri come Sull’oceano (1889), sulle condizione dei poverissimi emigranti italiani e poi Il romanzo di un maestro (1890, da cui è stato tratto nel 1959 lo sceneggiato televisivo omonimo), Amore e ginnastica (1892), da cui è stato tratto il film omonimo), La maestrina degli operai (1895) e La carrozza di tutti (1899), ritratto della città di Torino vista da un tram. Inoltre scrisse per Il grido del popolo di Torino numerosi articoli d’ispirazione socialista, che furono poi raccolti nel libro Questione sociale (1894).
Ultimi anni
Gli ultimi anni furono rattristati sia dalla morte della madre Teresa, alla quale era molto legato, sia dai continui screzi con sua moglie Teresa Boassi, che aveva sposato nel 1875. Si scatenavano spesso tra i due delle accese litigate[8], che contribuirono probabilmente al suicidio del figlio maggiore Furio. Questi, si sparò nel 1898 con un colpo di pistola presso una panchina del parco del Valentino. L’altro figlio Ugo, si ritirò nella solitudine delle passeggiate in montagna. Non solo questi eventi funesti portarono lo scrittore a cambiar casa, trasferendosi da Piazza San Martino in un piccolo studiolo dell’appena terminata Via Micca (al numero 10) ma, qualche anno dopo, ad allontanarsi definitivamente da Torino.
Nel 1903, in occasione della sua elezione a socio dell’Accademia della Crusca[9], soggiornò brevemente nella sua città della giovinezza, Firenze. Nel 1906 quindi, tornò a Catania, a trovare il suo collega scrittore ed ex commilitone Mario Rapisardi, immaginando l’incontro come quello di:
Il Ministro Vittorio Emanuele Orlando lo chiamò (insieme a Fogazzaro) a far parte del Consiglio Superiore dell’Istruzione. Le ultime sue opere furono L’idioma gentile (1905), quindi Ricordi d’un viaggio in Sicilia e Nuovi ritratti letterari e artistici (questi ultimi due poco prima di morire).