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L’Imprenditore Venuto dal Nulla
L’Imprenditore Venuto dal Nulla
L’Imprenditore Venuto dal Nulla
E-book144 pagine2 ore

L’Imprenditore Venuto dal Nulla

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Info su questo ebook

Come nasce un imprenditore vincente, quali molle lo spingono verso il successo? Questa storia inizia ai piedi del Vesuvio, tra cassette di pomodori vendute per rincorrere il sogno di una bicicletta nuova: una Graziella bianca. Dopo aver raggiunto il suo primo traguardo, Marziano Ambruosi non si è più fermato, spinto di volta in volta verso obiettivi più grandi e ambiziosi, sempre raggiunti.

La prima automobile, il camion, un terreno per coltivare l’insalata e impiantare un business da milioni di euro l’anno. Dal commercio di detersivi, al mercato del vestiario fino a diventare trasportatore in età ancora giovanissima.

Una vita piena di avventure e di sfide vinte che lo hanno portato a creare, insieme a sua moglie, una modernissima e milionaria azienda del settore ortofrutticolo e il resort Ambruosi Village, costruito nella sua Massignano.

La storia dell’imprenditore che, gradino dopo gradino, sale la scala del successo si intreccia con quella dell’uomo, delle sue felicità e dei suoi dolori. Persino la malattia può essere un’occasione di crescita se vissuta con la curiosità di chi non si rassegna ed è pronto a conquistarsi il successo.

Un libro scritto per tutti coloro che hanno il sogno di fare impresa ma soprattutto per i suoi nipoti, a cui Ambruosi ha voluto lasciare preziosi consigli e il suo amore di nonno.

***L’AUTORE

Marziano Ambruosi è uno degli imprenditori più geniali e innovativi delle Marche.

Originario della Campania, a due passi dal vulcano, nella sua vita ha sempre lavorato fin dalla tenera età con lo scopo di raggiungere e superare gli obiettivi che via via poneva sul suo cammino. La svolta per lui però arriva a Bologna dove ancora diciottenne incontra la sua futura moglie Angela Pia Viscardi.

Con grande sorpresa, i due si scoprono ex compagni d’asilo e decidono di sposarsi e fondare insieme l’azienda agricola Ambruosi & Viscardi con cui conquisteranno il mercato dell’insalata. Una vita vissuta al massimo, senza mai fermarsi, investimento dopo investimento in una logica di crescita costante. Fiuto per gli affari e propensione al rischio le caratteristiche dell’imprenditore, determinazione e totale amore per la famiglia quelle dell’uomo.

Oggi, padre di quattro figli e nonno di dodici nipoti, Ambruosi ha deciso di raccontare la sua storia, quella de “L’imprenditore venuto dal nulla”.
LinguaItaliano
Data di uscita9 dic 2019
ISBN9788835343530
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    Anteprima del libro

    L’Imprenditore Venuto dal Nulla - Marziano Ambruosi

    ricordo.

    INTRODUZIONE

    Ho 63 anni e lavoro da circa 54. Nella mia vita non mi sono mai fermato. Sono partito da un piccolo paesino della Campania, alle pendici del Vesuvio, con solo una bicicletta, oggi possiedo una flotta di camion che giornalmente trasporta i miei prodotti ortofrutticoli in tutta Italia.

    Ma questo libro non l’ho scritto per vantarmi, per farmi dire quanto sono bravo, di questo non mi importa nulla.

    Non ho potuto studiare ma la vita è stata la mia scuola. Ho maturato tante esperienze e conoscenze nel mondo imprenditoriale e desidero trasmetterle a chiunque voglia cercare di vestire i miei stessi panni.

    Sono gli imprenditori a mandare avanti il paese creando lavoro, innovazione, opportunità. Non siamo solo persone ricche che vogliono fare soldi e sprecarli come i divi della tv, come i calciatori che nella vita non fanno altro che prendere a calci una palla e quando non hanno più l’età adeguata finiscono a fare le comparsate nei programmi domenicali.

    Per noi imprenditori la domenica non esiste.

    Conosco personalmente tanti miei colleghi, che ammiro e rispetto, che passano le domeniche in fabbrica, da soli a svolgere lavori manuali, quando gli operai hanno il giorno libero. Magari a guidare muletti, ad analizzare come organizzare meglio il magazzino o le vendite.

    La nostra ossessione è il lavoro, non il denaro.

    Viviamo per costruire qualcosa di migliore, per offrire servizi più evoluti, per assicurare ai nostri dipendenti una rendita sicura, stabile, che possa loro consentire di formarsi una famiglia.

    La famiglia, spesso, è la nostra seconda ossessione. Almeno lo è per me.

    Lavoriamo tanto ma sappiamo che forse potremmo godere in minima parte dei risultati della nostra fatica perché non ne abbiamo il tempo. Se qualcuno crede in una vita dopo la morte forse l’unico modo sarebbe quello di reincarnarsi nei nostri stessi figli o nipoti, in maniera da avere già a disposizione tutto quello che è stato creato in precedenza.

    Allo stesso tempo però amiamo quello che facciamo, ci piace vivere sempre sul filo del rasoio, assegnare responsabilità ai nostri collaboratori e vedere che quello che immaginiamo si trasforma magicamente in realtà.

    A volte ci sentiamo delle divinità e ne siamo felici.

    Ho deciso quindi di scrivere queste pagine, che poi in fondo sono il racconto della mia vita, perché sono stanco di subire l’ignoranza che mi circonda. La politica, che ci ostacola in ogni modo possibile, l’invidia di chi non possiede qualità, l’incapacità di far fruttare i capitali a disposizione, insita in tanti soggetti poco dediti al sacrificio.

    Invece l’attività imprenditoriale è la ricchezza del territorio e deve essere svolta in maniera efficace e chirurgica.

    La mia esperienza di successo può essere una molla che potrebbe animare qualche giovane a fare attività imprenditoriale con in testa un obiettivo a lunghissimo termine, tra cui spero anche quello di risollevare le sorti di questa Italia disgraziata.

    Non ho lauree o master, i miei titoli li ho presi grazie alle mie mani e alla mia schiena. Mi auguro che alcuni dei principi che mi hanno guidato in tanti anni possano essere fonte di ispirazione. Me lo auguro soprattutto per i miei nipoti, è per loro che ho deciso di confessare le avventure di tutta una vita.

    Non sopporto l’idea che siano costretti a vivere in un mondo che cerca solo di approfittarsi di loro, spolpandoli e dando solo noccioline in cambio.

    Ho anche paura che la ricchezza che ho creato li porti a perdersi, a smarrire la via, in questo caso allora mi sentirei dannato per sempre.

    Le parole di nonno Marziano, scritte in questo volume, potranno invece mostrare loro la bellezza di realizzare i propri sogni, i propri desideri. Abbiamo solo una vita e dobbiamo passarla a fare tutto quello che il cervello ci suggerisce, esplorare mondi e concretizzando la nostra fantasia. La vita dell’imprenditore, anche se dura, consente di fare tutto questo e permette di aiutare gli altri per migliorare il mondo che ci circonda.

    È questa speranza che voglio lasciare alle generazioni future.

    INFANZIA ALLE PENDICI DEL VESUVIO

    Gemme profumate, rosso fuoco, dello stesso colore della lava incandescente. Non potrò mai scordare il loro sapore unico, irripetibile. Un’esplosione di vitalità in bocca, un’inondazione di dolcezza mista ad acidità che avvolge le papille gustative appena li si schiaccia tra i denti.

    La mia storia inizia così, tra i pomodori che mio nonno coltivava alle pendici del Vesuvio, il vulcano che, iconico, rappresenta la mia terra. Non ho avuto genitori che studiavano economia o finanza ma un nonno contadino coltivatore di pomodori in quella Campania tanto generosa e allo stesso tempo tanto dolorosa. La stessa Campania da cui mi sono presto dovuto allontanare ma che porto nel cuore come il pezzo più grande della mia anima.

    Partire dalla terra, dalla fonte primaria di sostentamento e ricchezza per ogni uomo fin dalla notte dei tempi, era forse il destino della mia esistenza. Lo capisco solo oggi, dopo una vita passata a lavorare duro, a costruire, a fare e disfare piani e progetti per scalare la vetta, per arrivare sempre più in alto.

    Non è solo la brama di denaro a guidare gli imprenditori come me, quella non basta. Non bastano i soldi a tenere occupata la tua testa ogni notte, a farti volare con l’immaginazione, a farti visualizzare e anticipare possibili scenari futuri delle tue attività. E i soldi non sono abbastanza neanche per tenere impegnate tutte le ore della tua vita costringendoti a non dormire, a viaggiare in continuazione, a superare i limiti della stanchezza umana lontano dalla tua famiglia e dai tuoi cari, spesso anche contro la loro volontà.

    Quello che spinge gli imprenditori come me è la curiosità di andare oltre, è l’osare, il rischiare tutto per costruire qualcosa di grande, di sempre più grande, investimento dopo investimento, visione dopo visione. È il desiderio di riuscire a realizzare tutto ciò in cui si crede, soddisfare i propri bisogni con la propria forza, senza dover dipendere da nessuno.

    Contare sulle proprie risorse, lavorare duramente, lavorare ogni giorno perché solo chi conosce la vera fatica può realmente progredire. Le cose che arrivano facilmente si perdono, di questo sono sempre stato convinto, fin da bambino, e questo è l’insegnamento che ho trasmesso ai miei figli e che ora voglio dare ai miei nipoti come un dono prezioso, come uno dei segreti per avere successo nella vita.

    L’imprenditore non è la macchina che guida, non i vestiti che indossa o il lusso di cui si circonda, quella è solo la superficie; l’essenza dell’imprenditore, la sua vera intimità, è il lavoro. Credere nelle attività produttive, dare impiego a tante persone ciascuno con la sua specifica mansione, ciascuno valorizzato secondo le proprie capacità.

    Si diventa imprenditori quando il proprio tempo e il proprio lavoro non sono più sufficienti a soddisfare la visione del proprio business e allora bisogna iniziare a circondarsi delle persone giuste, di chi può soddisfare proprio quella problematica che non abbiamo tempo di risolvere. Essere imprenditori significa anche credere negli altri, l’imprenditore solitario ha vita breve, se il progetto è grande non è possibile sobbarcarsi tutte le responsabilità sulle proprie spalle.

    Quando ero solamente un piccolo scugnizzo, e mangiavo i pomodori del Vesuvio coltivati da mio nonno, ancora non sapevo nulla di tutto questo ma credo che in quei giorni la terra avesse già segnato il mio destino. Sono nato dopo la mitica ondata di freddo gelido, ricordata anche in una bellissima canzone di Mia Martini intitolata La nevicata del ‘56. In quell’anno in tutta Italia, anzi in tutta Europa, imperversavano temperature mai viste, causate da una commistione di eventi meteorologici difficilmente ripetibili tutti insieme. A Napoli il 9 febbraio si dice che la temperatura arrivò a 4,5 gradi sotto lo zero, in molti si raccomandarono a San Gennaro, mentre a Roma la neve coprì la capitale con oltre 12 centimetri di candido bianco. Se tutti battevano i denti dal freddo io invece me ne stavo comodamente al caldo nella pancia di mia madre; credo che quello sia stato l’unico vero momento di riposo in tutta la mia vita. Venni alla luce il 28 settembre dello stesso anno a Sammarzano del Sarno dove, come dice il nome stesso, si viveva di pomodori.

    La mia reale dimensione, nonostante il freddo gelido che anticipò la mia nascita, è però quella del caldo, del sole, simbolo della mia terra. Agosto in Campania è qualcosa che tutti dovrebbero conoscere, almeno una volta nella vita. I ritmi si fanno lenti, il sole è vigoroso, caldo, asfissiante nelle ore più calde. Si impara a comprendere il vero valore dell’acqua, la cosa in assoluto più importante per ogni essere vivente sulla faccia della Terra. Quando si coltiva, sotto il sole che brucia, costretti a zappare a mano, è impossibile non dare il giusto valore e rispetto all’acqua, madre di tutta la vita. L’acqua per se stessi, da bere, ma anche l’acqua con cui nutrire le piante e con cui dissetare gli animali. Con quel caldo che democraticamente colpisce tutti allo stesso modo, nonostante la risorsa sia scarsa, è quasi automatico condividerla.

    Siamo nei primissimi anni ‘60 e io sono il classico ragazzino in pantaloncini corti e canottierina, con il cappello sempre in testa. Mi piaceva correre tra i sentieri brulli del Vesuvio, l’idea di una montagna piena di fuoco pronta ad eruttare dio solo sa quando mi affascinava e mi faceva paura allo stesso tempo. Avevo visto qualche volta le immagini dei resti di Pompei, un’intera città, una delle più grandi dell’Impero Romano mi raccontava mia madre, spazzata via nel soffio di una notte. Una popolazione di oltre settantamila individui annientata di colpo. Non riuscivo proprio a immaginare la sensazione di chi, in un istante durante il sonno, si era trasformato in una statua di pietra i cui resti sono arrivati fino a noi. Fantasticavo di perdermi nei campi, inseguendo le lucertole che si nascondevano sotto le pietre roventi e, improvvisamente, essere trasformato in roccia per poi essere scoperto di nuovo dopo oltre duemila anni dalle civiltà future. Certi pensieri mi facevano girare la testa: un bambino vive la vita ora per ora, minuto per minuto; nel suo qui e ora, gli anni o addirittura i secoli non sono una dimensione temporale che si addice alla sua esistenza spensierata.

    Ma ancora più forte era

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