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Lavorare Stanca! Verso una nuova e più completa incomunicabilità.: Racconti aziendali
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Lavorare Stanca! Verso una nuova e più completa incomunicabilità.: Racconti aziendali
E-book60 pagine50 minuti

Lavorare Stanca! Verso una nuova e più completa incomunicabilità.: Racconti aziendali

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Info su questo ebook

Il lavoro è il modo principale col quale ci realizziamo. Per molti però è anche tutto. Il dilemma è quindi lavorare per Vivere o vivere per Lavorare? Dove cade il significato, dove risuona l'accento, dove si avverte il rintocco? La nostra storia può essere una concatenazione di promozioni o un avvicendarsi di fallimenti, magari anche un alternarsi bizzarro di entrambi, ma è tutto qui? Così sembra quasi un "bilancio da contabile" e decisamente non mi piace. Mi ppiace invece considerare l'esperienza lavorativa come un susseguirsi di incontri, di volti nuovi, di personalità, di relazioni. Ogni fase della propria "carriera" permette di arricchirsi di opportunità di incontro e di rapporti personali. E più di tutti i periodi di crisi, in cui si cerca aiuto, sostegno, consolazione. Scopritelo in questi brevi racconti aziendali dove i personaggi sono schiacciati negli ingranaggi delle organizzazioni aziendali e solo con grandi sforzi riescono a rimanere a galla.
LinguaItaliano
Data di uscita8 giu 2022
ISBN9791221416985
Lavorare Stanca! Verso una nuova e più completa incomunicabilità.: Racconti aziendali

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    Anteprima del libro

    Lavorare Stanca! Verso una nuova e più completa incomunicabilità. - Fabrizio Trainito

    Lavorare per Vivere o Vivere per Lavorare

    Il lavoro è parte fondamentale della nostra vita, rappresenta il modo principale con il quale ci realizziamo. Per molti però è anche tutto. L’area professionale sconfina e ingloba anche fette preziose di quella personale. E così si diventa manager di successo, ma si ha difficoltà a gestire una famiglia, a mantenere le amicizie e a coltivare le relazioni con gli stessi parenti.

    Talvolta ci si può far prendere dall’entusiasmo e pensare che l’attività professionale sia l’unica parte importante, che magari se il resto non funziona forse è bene lasciarlo ai margini. Molti professionisti si gettano nel lavoro per dimenticare i problemi che incontrano fuori e magari fanno tardi la sera proprio per non uscire da quella che per loro è la zona di comfort. E cercano nei propri sottoposti la compagnia che altrove non si riescono a procurare.

    Il dilemma per tutti risiede nel come viene posta la questione: lavorare per Vivere o vivere per Lavorare?

    Dove cade il significato, dove risuona l’accento, dove si avverte il rintocco?

    La nostra storia può essere una concatenazione di promozioni o un avvicendarsi di fallimenti, magari anche un alternarsi bizzarro di entrambi, ma è tutto qui?

    Questo rocambolesco andirivieni, che ad un passo avanti molto spesso fa seguire un indietreggiamento, questo procedere sghembo che il più delle volte si traduce in un gioco a somma zero sembra quasi un bilancio da contabile e decisamente non mi piace.

    Vorrei invece vedere l'esperienza lavorativa come un susseguirsi di incontri, di volti nuovi, di personalità, di relazioni, di positività e negatività umane, di incompletezza e imperfezione. Infatti ogni fase della propria carriera permette di arricchirsi di opportunità di incontro e di rapporti personali. E più di tutti i periodi di crisi, in cui si cerca aiuto, sostegno, consolazione.

    Non a caso i miei migliori amici li ho trovati proprio nelle pieghe di quelle fasi infauste per la mia carriera, ma ricche di umanità e di emozioni.

    Quando si vince e si naviga col vento favorevole, si corre a perdifiato e non ci si guarda intorno, mentre ovunque cresce invidia e malcontento. Il successo inebria, accelera il ritmo, fa pulsare forte il sangue nelle vene. Ci si sente dei cavalieri lanciati al galoppo, lancia in resta, che niente e nessuno potrà mai arrestare.

    Poi basta un nonnulla, una pietruzza, un ramoscello, una pozzanghera sul percorso e senza avviso si frana a terra. Una caduta rovinosa e spesso inattesa, dalla quale è difficile rialzarsi, della quale le ferite non vogliono rimarginare.

    Il tempo allora rallenta e si ha l'occasione per accorgersi degli altri che ci circondano. Non è così per tutti. Chi si trova nella cordata giusta viene tirato di nuovo a bordo dai compagni e l’opportunità sfuma, mentre con un’accelerazione sfrenata si ritorna in corsa. Se invece non c’è nessuno a tirarci fuori dai guai, allora il tempo non è più il nostro padrone e ci si può accorgere di chi sta peggio di noi. Si possono condividere le sventure e ci si accorge che così ogni dolore è più dolce. Basta poco. Anche solo ascoltare gli altri, anche solo offrendo la propria presenza. Solo insieme ci si può risollevare ed è un procedimento lento.

    Così è stato per me in occasione delle mie numerose cadute.

    Engagement e Leadership gentile

    Se si fa un buon lavoro, che permette di realizzare il proprio progetto professionale, allora il lavoro non stanca mai e il cervello lavora a tempo pieno. In quel caso non c'è più un tempo libero o un orario di servizio, non c'è vacanza e lavoro, c'è solo una commistione di idee, progetti, soluzioni e soddisfazione. Una soddisfazione che arriva soprattutto se gli sforzi sono premiati. Quando, invece, una componente di queste viene meno tutto il meccanismo si inceppa. Si può andare avanti un po', sferragliando. Ci si può forzare su un binario morto, però prima o poi si arriva a fine corsa. E spesso senza neanche preavviso.

    Le organizzazioni sono sempre alla ricerca di strumenti per la valorizzazione delle prestazioni, un lavoro continuo di teorizzazione e sperimentazione, un assiduo e certosino monitoraggio di competenze e capacità, una quantificazione numerica, matematica, statistica, una certificazione chirurgica.

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