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Indaco
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E-book205 pagine3 ore

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Circondati da uno scenario catastrofico, caratterizzato da collisioni tra comete indomabili, tempeste stellari e percorsi ostili, a cavallo tra la fine di un’era, presumibilmente quella dell’acquario e quella successiva, non ancora identificata, 7 astronauti, a bordo di un’astronave di penultima generazione, capace di interagire coi viaggiatori umanoidi dimostrando una spiccata e sorprendente inclinazione per l’empatia, scoprono, dopo un violento ed estremamente traumatico risveglio dalla precedente condizione di prototipi dormienti, di essersi persi su di una superficie ignota, sulla quale Indaco, l’astronave che li ospita, si è arenata provvisoriamente, e di non ricordare nessun dettaglio relativo alla missione che, come tutti gli individui del tempo, addestrati ad essere nomadi spaziali, sono chiamati a compiere. Inizialmente, l’idea è che questa missione possa essere quella di tornare indietro nel tempo per poi provare a generare un buco nero artificiale da utilizzare come barriera utile a deviare il corso di una cometa diretta verso il pianeta antico che le astronavi madri hanno disposizioni di salvaguardare. Gli astronauti si prestano ad una prassi che è quella tipica. L’astronave deve aiutarli a ricordare, a rimuovere i pensieri fuorvianti, e il tutto con una sorprendente capacità analitica. Tutto deve servire a portare a termine quella missione. Infondo, l’unica ragione di vita dei nuovi prototipi, capaci di generare energia per sé stessi dal nulla, è proprio quella di viaggiare senza sosta. Dopo i vari e inutili tentativi di recupero psichico dei 7 passeggeri, Indaco decide che l’imposizione ferrea di alcune regole rischia di essere controproducente e quindi lascia che gli astronauti si diano ai bagordi, al divertimento e al sesso più sfrenato. La situazione sfugge totalmente dal controllo dell’astronave.
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2020
ISBN9788869827761
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    Anteprima del libro

    Indaco - Francesco La Tessa

    (AL)

    Introduzione

    di Maria Pia Baldini

    Francesco La Tessa in ogni romanzo traduce a parole la sua filosofia di vita, inventandosi di volta in volta uno scenario diverso: divertente ed amaro ad un tempo.

    Dal Killer spietato del romanzo Le tue caviglie, specchio della nostra società corrotta, che alla fine del suo mandato prova a cambiare se stesso in contemporanea col mondo che sta cambiando a sua volta, alla madre miseranda, la ragazza terribile a cui viene negata la metamorfosi in Reverenda madre, fino agli inseparabili amici dalla vocazione erotica, dell’irriverente Movimenti lenti, i personaggi inseguono un’espiazione insperata e apparentemente irraggiungibile, che in Indaco, questa nuova opera visionaria e profonda, cede il posto ad un processo ancor più difficile da affrontare, quello spigoloso e delicato della rinascita. Una rinascita che sembra impossibile per quanti ostacoli è costretta ad affrontare; le nostre paure, le nostre angosce, e i nostri demoni apparentemente inestirpabili, che verranno debellati solo se a farlo saremo noi stessi, gli unici esorcisti capaci di stravolgere quell’assetto; gli unici che ne abbiano facoltà.

    In questo divertente e sofisticatissimo quarto romanzo, che unisce mirabilmente fantascienza, satira, mistero, ed erotismo, l’autore ha protetto la fragilità umana in una corazza inusitata: un’astronave con sette particolarissimi personaggi, ognuno dei quali si fregia di una sua peculiarità.

    Il linguaggio classico ma accessibile, e il tono ironico ma amaro, trascinano a leggere con avidità e curiosità il romanzo tutto d’un fiato.

    L’astronave Indaco, che racconta in prima persona, progettata per servirsi delle proprietà insite nel suo stesso colore che funge da corazza protettiva per i passeggeri, viaggia in un Universo sconosciuto, dove la vita è serena ed operosa, dove i bar e le palestre tornano ad essere luoghi d’incontro felici; dove non c’è tempo per la guerra, ma c’è il tempo per la ricerca, le missioni, l’amicizia, l’amore...

    Il degrado della vita reale, sorretta esclusivamente da avidità di denaro, è misera, opaca e ‘difettosa’,- e spinge i nostri astronauti, novelli Ulissidi, di memoria dannunziana, a viaggiare nello spazio, nomadi, immortali, autosufficienti, debellando per sempre pene e dolori, vivendo una sessualità intrisa di forza cosmica, e che, come il Cosmo, è meravigliosa e misteriosa, almeno fino al risveglio...quando i sogni svaniscono, tornano i tormenti psichici e fisici che l’amore non saprà curare, ma certamente saprà alleviare. 

    Pasolini diceva che solo un astronauta può trovare la felicità di vita e l’arte del saper amare.

    Ricerchiamo anche noi questo mondo salvifico come la nobiltà e la purezza d’animo dell’autore suggeriscono!

    Un piccolo capolavoro letterario per fantasia, inventiva, straordinaria capacità di creare un intreccio di eventi imprevedibili ed encomiabili.

    Una spettacolare fusione dell’umano con l’extra umano immerso nella realtà controversa del mondo conosciuto e misteriosamente ostile che occasionalmente si lascia sopraffare dalla logica dell’asimmetria, delle dissonanze generate dai suoni cosmici e del disordine purificatore.

    Tutto è capovolto.

    L’unica certezza del bello la trovi in ciò che non esiste o in ciò che soltanto pochi riescono a vedere. Il tutto non può che accadere in un mondo diverso, totalmente nuovo e scevro da ogni condizionamento. Buon viaggio.

    Maria Pia Baldini

    Preambolo

    Sono le 34:12 dell’intermezzo ripartito in zona celsius, era dell’acquario, spazio tridimensionale artificiale dell’area 7. Dal 2827 siamo stati artefici della rigenerazione di diversi intervalli interspaziali e dimensioni diverse realizzate grazie all’utilizzo di buchi neri artificiali. L’annullamento di ogni tipo di credito e di debito terrestre dovuto al crollo del sistema vecchio e all’avvento della meccanicizzazione robotica di ogni operazione umana nell’ambito dei vari segmenti spaziali divisi in 4 bolle d’universo, la seconda delle quali è quella in cui mi trovo, ha conferito agli esseri umani un nuovo modo di esercitare il potere e di percepire la realtà. La società è totalmente piatta. Il potere si manifesta non esercitandolo. Gli unici ad avere il controllo sono i medici e le macchine, tra le quali, noi astronavi, che occupiamo un posto molto rilevante gerarchicamente.

    In altre parole, le classi sociali esistono solo negli esseri non umani. Le astronavi, così come gli animali, hanno conservato quest’inclinazione al fine di mantenere un equilibrio che serva ad applicare più serenamente ed agevolmente ogni operazione logistica richiesta.

    Il mio nome è Indaco, numerante matricola identificativo: Loto bianco Serial Key 21. Sono il prototipo viaggiante avanzato della ventunesima decade, ovvero, il modello successivo a Genius 3722, che porta il nome dell’anno in cui si ritiene il pianeta Terra stia vivendo al momento, secondo i vecchi calendari, quelli in vigore prima della 3° modificazione continentale pesante, parte frazionaria della seconda deriva parziale, anch’essi rimpiazzati dai più nuovi sistemi di spazio, atemporali e sferici. Da diverse quantità cosmiche, dissonanti ed asimmetriche rispetto alla nostra percezione del suono e del tempo, sono la casa vagante di 7 astronauti inviati nello spazio con la missione precisa di salvare lo stesso pianeta Terra, il più antico dei pianeti abitati, fino a nuove disposizioni o fino a nuove eventuali scoperte di altre ipotetiche vite si presume abitino le sfere universali. Il riferimento delle dissonanze è legato ad alcune proprietà che utilizziamo per la valutazione e i trasferimenti temporali. L’energia che viene carpita dai nostri macchinari, proveniente dalle onde sonore presenti in ogni dove nello spazio, è un elemento fondamentale. Il tempo ha dovuto necessariamente acquisire nuovi criteri di conoscenza. Abbiamo dovuto adeguare gli spazi temporali a quelle che sono le necessità umane. Tutti gli esseri umani infatti sono consapevoli del fatto che vivere contemporaneamente in 2 luoghi diversi per poter compiere più di un’operazione alla volta non solo è diventata una possibilità, ma una necessità imprescindibile. Talvolta è obbligatorio. Altre volte, vivere in 2 dimensioni allo stesso momento, è una costrizione pesante ma fondamentale perché la razza umana riesca sempre in tempo a reinventarsi nel nuovo sistema prima che il vecchio muoia e prima che il posto abitato di turno risulti invivibile. Dopotutto, come hanno imparato a capire sulla propria pelle, ogni pianeta è destinato a trasformarsi in un posto ostile per alcuni esseri viventi, a causa di ragioni ogni volta diverse. Nel caso specifico, gli esseri umani sono talvolta artefici del proprio successo, talvolta responsabili del proprio fallimento che diventa autodistruzione. Talvolta, questi stessi prototipi ingegnosi sono solo vittime della sfortuna che prende le sembianze di catastrofi naturali, cataclismi, asteroidi e comete inarrestabili.

    Tuttavia qualunque sia l’ostacolo, bisogna dare credito a questi particolari esseri, di avere uno spirito di sopravvivenza considerevole. Difficilmente si arrendono al proprio destino. Anche stavolta, stiamo tentando di risolvere un problema, sebbene le possibilità di risolverlo siano pochissime. È il motivo per cui sono atterrata su questo strano pianeta parzialmente dilaniato e visibilmente deforme, nonché ricco di sentieri dissestati, e che ho difficoltà a identificare.

    Corpi celesti non ben definiti ci passano di fianco e sembrano tagliarci la strada. Il contagiri astronomico mi segnala una velocità parziale pari a zero ed una velocità continua di 370 km al secondo. È chiaro che alcuni parametri siano saltati, e le varie ipotesi suggerite dai formulari che avrebbero potuto concedermi la possibilità insperata di scorgere alternative valide, non sembrano efficaci.

    La mia relazione serve a poco per chi vorrà prenderne atto in futuro, ma potrebbe servire a quei prototipi umani desueti, capostipiti della nostra civiltà, qualora, casualmente, dovessero venire a conoscenza del mio report. Si tenga presente che questo resoconto provvisorio è possibile stia viaggiando tanto nel futuro quanto nel passato. L’azione iper-dimensionale, che nasce dagli esperimenti quantistici delle due estremità di una superficie che si incontrano in un sistema generato dai concetti che voi altri avevate ipotizzato con l’idea della striscia di Moebius, è servita a regalarci un quadro più totale e funzionale di ogni situazione sistemica degli universi parziali e riconoscibili. Le partizioni sono limitanti. Ma non sono stata programmata per partorire valutazioni, per cui mi limiterò a registrare i fatti piuttosto che produrre giudizi.

    I. Sosta primordiale

    Ore 57:34 del secondo strato, ventiduesima decade, Triplicazione giornaliera numero 82, penultima era trapezoidale del cancro, 4° sistema. Velivolo mobile, probabilmente antiquato, forse satellite o casa aerospaziale per vacanze, a circa 422 mila chilometri dalla nostra postazione, sembra stia passando sopra di noi, viaggiando alla velocità di 27 km al secondo. Con ogni probabilità un mezzo di trasporto decollato dal pianeta Terra 2, alcune decadi fa, nell’ambito di uno spazio-temporale parallelo adiacente ad intervalli non uniformi ma sufficientemente visibili, e fornito di dispositivo adito alla propulsione magnetica utilizzato per il decollo ed il distacco dal pianeta in questione. Quando lasciano un habitat con dei mezzi di fortuna è perché stanno fuggendo o forse, stanno abbandonando quel posto per la disperazione, o perché non più contenti di stare lì. È una possibilità che viene data a chiunque. Questo l’ho capito anch’io. Puoi saltare da un posto ad un altro, da un tempo ad un altro tempo senza che questo sconvolga necessariamente l’andamento delle cose e l’evoluzione degli eventi. Se si prova a tornare indietro nel tentativo di modificare il futuro, ci si tuffa nel futuro per modificare il passato e si ritorna in pari. La soluzione che avete trovato, voi predecessori, abitanti del più antico dei pianeti è indubbiamente brillante. È la realizzazione pratica di ciò che prima potevamo solo immaginare. Ognuno può e talvolta deve poter fare 2 cose contemporaneamente ed essere in più luoghi. Il passato ed il futuro possono e talvolta devono scorrere avanti e indietro per permettere ogni tipo di evoluzione così come nella mente di chi ha la capacità di sdoppiarsi fantasiosamente.

    È la realizzazione pratica del difetto di Thelonious, celebre musicista vissuto in tempi lontani, che nella sua testa vede lo spartito musicale e lo legge in entrambe le direzioni nello stesso momento. Una parola che viene letta nel modo classico e poi secondo il suo acronimo da chi è capace di farlo all’istante. Le particelle ed i formulari sintattici, una volta ritenuti difettosi, sono diventati la cura. Tutti gli elementi sono stati immessi in un sistema centrifuga aerospaziale ed hanno contribuito alla creazione dello spazio-temporale anomalo. Tutti gli spazi sono ottimizzati al meglio. La sistemazione geometrica delle cose, che sembra maniacale agli occhi di alcuni, ha finalmente una sua valenza specifica. Gli oggetti vengono spontaneamente sistemati secondo una logica che rispetta tutti i principi essenziali e funzionali dell’equilibrio. Senza un equilibrio di base, non c’è nessuna possibilità di capire l’asimmetria e le cose che devono essere riparate. Il succo della questione è che nell’era moderna, i viaggi nel tempo, sono possibili grazie all’intuizione di quei prototipi che sanno concepire l’equilibrio e lo spostamento. La sindrome di Tourette, che un tempo avremmo classificato come malattia, non è più un elemento di disturbo invasivo che dovremmo provare a curare, ma un’arma fondamentale necessaria all’evoluzione dei nuovi prototipi umanoidi. Quella sindrome non è più un disturbo, ma la cura. Tutte le altre, sono ancora classificate come malattie, ma col tempo, spariscono sempre più frequentemente. Non c’è più motivo di provare invidia per qualcun altro, né motivo di provare odio, a meno che non si riesca a provare anche amore. Il minimo che tu possa fare è provare almeno 2 sentimenti alla volta.

    L’organicità elastica e gli atomi utilizzati per la creazione dei prototipi futuri non sono più gli elementi difettosi di un tempo. Voi terrestri avete scoperto che da ogni malattia mentale e da ogni virus e da ogni batterio aggressivo si possono estrapolare gli elementi utili alla creazione di un nuovo modo di concepire lo spazio ed il tempo. Tutto l’universo parziale è nelle nostre mani grazie alle vostre scoperte e alla vostra caparbietà. Peccato vi sia mancato un po’ di coraggio nel permettere a noi macchine di tentare la scoperta di ciò che non sembrava essere a portata di mano. L’universo parziale infatti, lo chiamammo così perché la possibilità di viaggiare nel tempo per voi era vincolata a dei limiti che non ci avete mai autorizzato ad oltrepassare. Paradossalmente vi rivelate esseri codardi ma estremamente ingegnosi, e non disposti ad oltrepassare quei limiti perché privi delle capacità necessarie. Difatti ci risulta che abbiate impostato i nostri chip in modo tale da impedire anche a noi di superare quei limiti. Se non lo fate voi non devono farlo neanche gli altri. È sempre stata questa la vostra strategia. Ovviare alle vostre mancanze servendovi dell’astuzia. In altri termini, l’universo conosciuto potrebbe essere solo una parte, quella cosiddetta tangibile, dell’entità interspaziale. In tal senso, siamo stati programmati per escludere che esistano altre partizioni potenziali tra le quali quella che un tempo avreste chiamato antimateria e che non siamo abilitati a studiare nonché a scorgere tra gli angoli dei sistemi, sebbene alcune di noi tra le macchine, ne avrebbero facoltà. Ho idea che questa vostra limitazione sia la causa di quei pochi problemi rimasti. Non è un giudizio, ma solo una costatazione. Dopotutto, è sin troppo evidente che la paura del cambiamento sia sempre stata la vostra palla al piede. Il mondo in cui vi siete abituati a vivere, che fosse il prototipo finale della zona 4 o della dimensione parallela delle regioni federali vaganti tra un sistema e l’altro e che tendevano a vietare tutte le novità più stimolanti, era vivo nell’ospitare il vostro modo funzionale di realizzare i progetti, ma passivo e svanito dinanzi alla possibilità di intraprendere avventure realmente pericolose. La rinuncia alla scoperta di altre partizioni rivela il vostro incurabile istinto a rifiutare ciò che è diverso, ed è sempre per via di quella maledetta paura paralizzante. Una volta riconoscevate questa paura in alcuni e le davate nomi diversi come razzismo o emarginazione. Oggi precludete a voi stessi di ritrovare voi stessi altrove. L’unico futuro possibile sta ancora una volta nella lotta alla sopravvivenza tramite il cibo. Quando questi astronauti si saranno svegliati, rischieranno la loro vita per salvare il pianeta antico, ma se non dovessero riuscirvi, l’unica loro speranza sarà di vagare nello spazio alla ricerca di un altro posto e col DNA di ognuno di loro, mi chiederanno di creare cloni commestibili, anche se il termine DNA è codificato. In realtà le proprietà di quasi tutte le sostanze presenti nel nostro corpo sono cambiate. Il punto però, è che se vi parlassi di queste nuove sostanze, non le riconoscereste e non capireste. Le pillole ed il cibo che viene iniettato tramite quei microchip che avete istallato in 3 punti diversi del corpo di ogni singolo esponente, non basteranno più. Voi altri volete sempre il meglio ed il meglio avrete.

    Poi, in ultima battuta, per evitare di sentirvi in colpa, avete smesso di proteggere il vostro habitat che avevate trasformato in un bunker invalicabile e avete insegnato ai vostri successori, prima di andarvene, che se regali un sorriso al prossimo, egli ne terrà in serbo 2 per te. Mi chiedo solo cosa ci sia di così sacro nel voler salvare un pianeta che sta diventando ghiacciato da quando il Sole, inaspettatamente, ha terminato la sua dirompente

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