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La stanza segreta
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E-book117 pagine50 minuti

La stanza segreta

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Ci sono amori che arrivano di nascosto
Amori vicini, amori lontani
Amori nati per gioco, semplici, complicati
Amori che piano ci prendono per mano;
Amori soltanto immaginati.
Amori che da soli inventano l’infinito:
che non hanno paura di vivere. Di morire.

di Rosanna Di Iorio
Se pensiamo che il mondo è retto dall’amore, agiamo in suo nome; e siccome a ogni pensiero segue un’azione, diventiamo ciò che pensiamo. L’amore è musica, è passione “Amori amanti… inafferrabili, senza abbandoni/che vanno oltre il sogno, le case, le cose”, è colore, è armonia, è rinuncia, libertà; è rispetto, è solidarietà “Lungo sterili scie di mari verdi/voi, viandanti per sempre, vi lasciate/sospingere così tra vento e sale/- senza rimpianti senza mai voltarvi -/nell’abbagliante sfarfallio di dolci/lusinghe e avide sfide senza tregue,/nell’umile sapore del sentirsi” è saper ascoltare senza giudicare, è comunicare senza parole, è un sorriso, è una carezza. L’amore è nelle piccole cose, nei piccoli gesti, nella vita semplice, nel mormorio del vento, nel profumo di una rosa, nei colori dell’arcobaleno; è nel mattino levigato dall’alba. Saper riconoscere queste piccole grandi cose, queste meraviglie, che sembrano tutte scontate, è un dono di cui il mondo oggi ha bisogno più che mai. Perché ci stiamo facendo sopraffare dalla fretta, dal culto dell’apparire, dal materialismo. L’anima dell’uomo si è indurita e noi non sappiamo più chi siamo. Nel nostro cuore non penetra più la luce che ci fa distinguere il bene dal male. “i sentimenti/che scorrono atterriti, disattenti,/lungo il sentiero senza suono, solo/con passi lievi inesistenti. Quasi/come un nonnulla.”
Come sono grandi gli uomini quando riescono ad essere semplicemente uomini e bimbi! Dobbiamo ritrovare la luce. La luce è l’unico tesoro che abbiamo; è l’energia che muove i nostri passi, è la possibilità di riconoscere chi ci sta vicino. Dobbiamo fermarci per riflettere, per non cadere. Basta solo perseverare nell’intento per poi godere della serenità, del giustapporre, nel piacere della sosta. Solo così si può affrontare qualsiasi tempesta, si può recuperare quell’umanità che è in noi e che oggi abbiamo smarrito tra l’indifferenza e il delirio di onnipotenza.“E queste mani sempre ancora vive,/eppure morte, alla ricerca cupa/di un senso, del tuo amor desiderato,/forse. O della perduta giovinezza./E che serbano ancora sensazioni/fantasticate intatte di infinito.”/
LinguaItaliano
Data di uscita11 mar 2020
ISBN9788833284187
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    Anteprima del libro

    La stanza segreta - Rosanna Di Iorio

    Prefazione, di Nazario Pandini

    Parafrasando Jules Renard, possiamo dire che nella casa della poesia la stanza più grande è la sala d’attesa

    Ma la vita ripete inutilmente

    storie che non si imparano, perché

    ognuno vuole sempre misurare

    tutta la sua vicenda, fino in fondo.

    Conoscerla, capirla, starci dentro.

    Scrivere in proprio le sue verità.

    Dentro un libro che non finisce mai.

    È qui, in questa citazione, il calore epigrammatico della vicenda poetica della Di Iorio; la forza incisiva del suo verso; l’inquietudine per un esserci che ci conosce e ci misura nella ricerca di una verità dentro un libro che non finisce mai.

    Una poesia calda, duttile, energica anche, ma, soprattutto, ben salda in un endecasillabo di pregevole fattura. Sembra che la Di Iorio non abbia risentito per niente della rivoluzione prosastica del verso che ha egemonizzato la poesia italiana del tardo Novecento e dei nostri giorni; sperimentazioni di cui la Nostra non ha assolutamente tenuto di conto, dacché il suo poema poggia, con figure retoriche di ontologica connessione, su una versificazione dalla classica positura, lontana da ogni tipo di correlativo oggettivo di stampo eliotiano. Tutto è gentile e armonico; tutto esce con delicatezza da un animo vòlto a dire di sé, delle sue vicissitudini esistenziali, dei suoi incontri e delle sue amorose vicende in senso prettamente polivalente: verso il mondo, verso gli altri, verso la poesia, verso l’amore, verso tutto ciò che nel suo viaggio, fatto di bonacce e di scogli appuntiti, ha avuto occasione di sfiorare. Un andare di odeporico senso odissaico, di ampia ricerca, di umanistico intuito formale e contenutistico, in cui i giochi focali del poièin si fondono in un insieme di estrema compattezza.

    L’endecasillabo scorre fluente e chiaro come l’acqua alla sorgente; gorgoglia a volte, si riposa, frena il suon corso con emistichi a maiore o a minore per interrompere l’empito di un flusso che sorge e si impone con virulenza e pathos. Sta qui il suo canto, in una armonia demandata a dare corpo a brandelli di anima in fuoriuscita: libertà, memoriale, misura del tempo, gioia di esistere, vita, malinconia: La gioia di essere tristi per dirla con V. Hugo. Insomma musica, tanta musica di parole che si rincorrono, che si danno a note di sinfonica stesura. Ed è proprio questa l’anima fondante del canto. Lo stesso Federico Garcia Lorca, pur fedele al suo elegante e musicale castillano, poco tempo prima di essere ucciso pubblicò Seis poemas gallegos in dialetto galiziano, per dare maggiore sonorità eufonica al suo poema: Imos silandeiros orela do vado / pra ver ô adolescente afogado. / Imos silandeiros veiriña do ar, / antes que ise río o leve pro mar. La stessa cosa affermava Sidney Lanier: La musica è amore in cerca di una parola.

    La stanza segreta, il titolo della silloge. Un titolo chiaro e lampante, che tanto ha a che vedere con la poetica della Di Iorio, con il suo modo di intendere e di far poesia: è da là che nasce, da quella stanza segreta; tante sono le passioni, le tristezze, le illusioni, le delusioni, le sconfitte e le rinascite che, accumulatesi negli anni in quella stanza, hanno trovato il posto adatto per crescere e mutarsi in immagine: un ambiente giusto, fertile, adatto a far sbocciare i fiori del canto. Parafrasando Jules Renard, possiamo dire che nella casa della poesia la stanza più grande è la sala d’attesa. Basta attendere, sì, perché prima o poi quelle immagini, accumulatesi nel tempo, sgomiteranno, chiederanno un varco per uscire all’aria aperta, per vivere sulle pagine sapide di stampa. E tutto, in questa silloge ampia e polisemica, plurale per i tanti tasti toccati sul fatto di esistere, si distende con semplicità e accattivante misura, senza epigonismi, né pleonastiche intrusioni, sempre con scioltezza ispirativa anche nei momenti di parenetico apporto:

    Da La voce dell’amore tra le mani:

    (…)

    Perché io amo i balsami segreti

    delle tue mani che sanno attenuare

    le mie pene del vivere. Le tue

    celesti dita che sanno cantare

    sulle mie gote canti di innocenza.

    A Una stanza affollata di rose

    (dove la visione di un tempo che fugge e tutto rende precario dà forza e lirismo alla pièce):

    E queste braccia allegre che si danno

    e ripiegano lente

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