Frammenti: Poesie

Di Daniela Calzoni

Frammenti nasce dalla necessità di esprimere frammenti intesi come momenti fondamentali del tutto, spesso non ricollegabili ai canoni classici di metrica o armonia strutturale. Un invito all’ascolto di chi canta l’inno alla vita, a cogliere il senso dell’intero attraverso la frammentarietà. Una poesia che esalta l’umanità, la consapevolezza del nostro essere nel cosmo, nei vari cicli del divenire, transitorio e sfuggente e lo stupore della vita e delle emozioni.
Le poesie, di cui alcune in lingua inglese, si dividono in quattro sezioni – Frammenti di Tempo, di Corpi, di Acqua e di Terra – richiamando gli elementi naturali, già espressi più esplicitamente nella precedente raccolta “Risvegli”. Il Tempo dell’essere umano, interiore e storico, “l’acre odore di sonno eterno ora respiro / quasi gusto il sapore metallico del sangue” (Santa Maria del Fiore) e i Corpi accaldati da passione e amore o mutilati da orrore e violenza “di fuoco e sangue, di rabbia o passione / rosso io sento è questo torpore/ che muta i toni / fa spazio ai pensieri / dà voce alle parole” (Rosso e Oltre). L’Acqua deformabile e adattabile, priva di forma definita, rappresenta la fonte di vita, la rinascita o la morte, “Bacia la luna / dal sapore di sale / l’orlo del mare” (Il Bacio del Mare) come la Terra, quella che calpestiamo, le nostre radici, la nostra natura. Una terra senza confini, che assume varie forme, un puzzle di frammenti che compone l’umana esistenza “Rossa, terra calda, vivo sapore d’oriente / … / orizzonte lontano di avorio tracciato” (Echi d’Oriente). Le folgorazioni improvvise, le intuizioni emotive, la memoria che sovrasta ogni ‘giorno mortale’ generano nell’autrice l’esigenza di lasciare “eterne tracce su carta inchiostrata” (Di Forma e Parola).

• Lingua: Italiano
• Editore: Daniela Calzoni
• Data di uscita: 12 mag 2020
• ISBN: 9788835826200

Anteprima del libro

Ringraziamenti

PREFAZIONE

Non entrerò nella maniera dei vostri versi, essendomi estranea ogni preoccupazione critica. Del resto, non c’è niente di peggio delle parole della critica per afferrare un’opera d’arte.¹ Così il ventottenne ma già famoso Rainer Maria Rilke rispondeva, nella prima delle sue lettere, al giovane Franz Xavers Kappus che gli aveva inviato i suoi tentativi di poesia.

Intimorito da tanta autorità non sarà certo mia la presunzione di un bilancio – o peggio ancora di un giudizio, negativo o positivo – del corpus poetico qui offerto al lettore. Solo un invito all’ascolto, che sempre silenzio richiede, di una voce che canta il proprio inno alla vita. Esso scaturisce dalla rivisitazione - come dichiarato nella premessa - delle quattro antiche radici del mondo, o meglio dell’Essere, dove Tempo e Corpi vanno a sostituire formalmente, ma non ontologicamente, l’Aria e il Fuoco. Frammenti, giacché null’altro che polvere di frammenti appare la vicenda umana. Ma lo sguardo nella frammentarietà dell’esistenza che queste liriche gettano, con delicatezza discreta e decisa, è un invito a cogliere una tensione verso l’Intero che il cuore umano agostinianamente reclama.²

Tutta la parte dei Frammenti di Tempo è infatti, quantunque in maniera non dichiarata, sotto il segno del cap. XI delle Confessioni, il libro del tempo.³ Per il filosofo di Tagaste, tuttavia, è l’Eternità Dio Creatore, stabilis veritas, che dà senso all’erranza della creatura. In queste pagine, invece, ogni conato di nostalgia sembra cedere il campo alla contemplazione: quella di una "passeggera curiosa di vita che dipinge con rapidi tocchi volti diversi e vuoti, ma presenti alla fantasia, scalfiti dagli anni e cuori travolti da amori stonati. Volti che si riflettono sul vetro appannato di storie/stanche di chi di noia muore/sprizzanti di vita, di cuori concitati/ privilegio di storie appena nate/volti che guardano nella stessa direzione/e diversi orizzonti vedono". Ma se Il Viaggio è dei possibili destini, una fotografia dell’immaginazione, inno struggente alla storia dell’uomo è Insurrezione senza Tempo, condotta sul pedale costante della memoria condannata alla dimenticanza da ogni uomo provvisorio. La Grecia antica, l’Inghilterra georgiana, l’Irlanda fieramente ribelle del 1916 cantata da Yeats sono gli emblemi "senza tempo della fierezza degli uomini, del loro bisogno di conquista e vittoria, in un incessante peregrinare tra verità ed errore scandito dal sapore metallico" del sangue – la parola ricorre per ben tre volte – sulla scorta di un motivo eliotiano.⁴ Frammenti di memoria, giacché senza memoria non si dà poesia. Vero è che, tra storia e poesia, è la libertà che segna la differenza. La storia è legata alla realtà, e oltre di essa,