Le impopolari verità sulle tasse e sulla spesa pubblica che i politici e la tv non raccontano
()
Info su questo ebook
Correlato a Le impopolari verità sulle tasse e sulla spesa pubblica che i politici e la tv non raccontano
Ebook correlati
L'Ipnosi in Politica: Come i Politici Influenzano le Tue Scelte Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniComunicazione politica Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPoliticandum: Storia e riflessioni di un sindaco dell'ultimo decennio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniQuale futuro per il giornalismo? Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa diplomazia pubblica dell'UE: Dal calcio d'inizio al Postmodernismo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniEgemonia Culturale e Populismo Mediale: Berlusconi, Grillo, Renzi, Salvini: Dalla tv pubblicitaria ai social media Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUn mese con un populista Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniEmergenza Permanente: L'Italia e le politiche sull'immigrazione Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCronache di una fissazione Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa partecipazione politica giovanile: Nuove politiche e nuove generazioni a confronto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDemocrazia Avanzata Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPer Il Partito Unitario Di Liberazione Nazionale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCrime and Intelligence Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDisinformazione e giornalismo finanziario Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDel populismo. Indicazioni di lettura Valutazione: 3 su 5 stelle3/5«Il Caffè» numero uno: Dieci Ottobre 2020 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl frigorifero del cervello: Il Pci e la televisione da Lascia o raddoppia? alla battaglia contro gli spot Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL’abito fa il monaco: Consigli pratici da utilizzare in politica che nessuno vi darà mai Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI giovani e la crisi economica: Capire per ricostruire la speranza Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFata e strega: Conversazioni su televisione e società Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSilvio Berlusconi: Voce, Carisma, Impatto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCaleidoscopio: Idee - pensieri - fantasie - desideri - viaggi - follie ed emozioni Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl caso Giorgia Meloni: Social network, cultura pop e comunicazione politica Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniBattiti: L'armonia del cambiamento Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFake Revolution Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa fabbrica del dubbio: Manuale di sopravvivenza al giornalismo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniComunicando la Comunicazione Politica Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Partito Democratico: Origine, organizzazione, identità Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDemocrazia certificata Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNuovo Disordine Mondiale: Dall'11 Settembre al Grande Reset: Saggi, articoli, editoriali e riflessioni sull’apocalisse della civiltà e della democrazia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Politiche pubbliche per voi
Storia e storie di camorra Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa ricchezza delle nazioni Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniQuando eravamo i padroni del mondo: Roma: l'impero infinito Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Codice dei beni culturali e del paesaggio per concorsi pubblici: Teoria e test di diritto del patrimonio culturale per concorsi pubblici Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCapitalismo, Finanza, Riscaldamento Globale. Transizione Ecologica o Transizione al Socialismo? Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMoneta e Società: Le conseguenze sociali delle politiche monetarie - Il caso italiano Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniQui vissero…: Le dimore dei nobili in Castello Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDiritto del lavoro: Sintesi ragionata di Diritto del lavoro per concorsi pubblici e esami universitari Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl manuale degli aforismi: Manuale per formatori, counselor e coach Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUnfuck: Per una rivolta esistenziale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI perché di una crisi. la demolizione controllata della classe media è appena iniziata: verso la vittoria finale dei criptocrati Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Recensioni su Le impopolari verità sulle tasse e sulla spesa pubblica che i politici e la tv non raccontano
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
Le impopolari verità sulle tasse e sulla spesa pubblica che i politici e la tv non raccontano - Ettore Sabatino Paolino
libro.
INTRODUZIONE
"Conoscere per deliberare"
Prediche inutili,
Luigi Einaudi, 1964
La motivazione per cui ho deciso di scrivere questo libro è stata la mia grande curiosità e la volontà, come cittadino-elettore, di migliorare la qualità della nostra democrazia. La democrazia-che è la forma di Governo comunemente associata ai moderni Stati di Diritto progressivamente e faticosamente affermatosi negli ultimi due secoli a partire dall'Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese- è un processo sempre in itinere fondato sulla partecipazione e, come tante altre cose, non va ritenuta definitivamente acquisita. La democrazia va rinsaldata, manutenuta, rinfocolata, per cui il successo, il mantenimento e il potenziamento di essa dipendono fondamentalmente da noi cittadini. È quindi nostro compito esercitare al meglio le facoltà ad essa inerenti, come il diritto di voto, orientando consapevolmente le politiche pubbliche motivo per cui ho deciso di raccontare il percorso seguito per realizzare questo intendimento. Come diceva Luigi Einaudi, uno dei padri del pensiero liberale in Italia: conoscere per deliberare. Presupposto fondamentale per esercitare al meglio il nostro diritto-dovere di voto è quello di essere ben informati e questa cosa, oggigiorno, per una serie di ragioni non è per nulla banale. La principale fonte informativa sull'attualità politica, ancora oggi che viviamo nell'era di internet e dei social network, rimane la tv, seguita dagli altri media come internet, i giornali, la radio, i libri. Anche io, come gran parte dei cittadini italiani, per anni mi sono informato principalmente attraverso la tv seguendo il dibattito politico veicolato dai talk di informazione credendo, stante l'apparente pluralismo dei canali e delle reti, che questo fosse il modo migliore di acquisire le informazioni necessarie per esercitare al meglio il dovere-potere di orientamento elettorale sulle politiche pubbliche. In tv vedevo i politici sfilare e sfidarsi nei dibattiti, i conduttori intervistare i personaggi più importanti, ospiti e commentatori alternarsi nei vari salotti per sottoporre a pressanti interrogatori gli esponenti dei vari partiti. Questo schema informativo sembrava efficace per interpretare correttamente gli intendimenti programmatici dei leader politici e venire così a conoscenza delle loro proposte culturali sull'economia e sulle politiche pubbliche. I conduttori facevano da mediatori e i loro ospiti sceglievano gli argomenti, punzecchiavano i politici, commentavano le loro risposte per informare al meglio tutti noi cittadini elettori e telespettatori. Da almeno una ventina d’anni i palinsesti televisivi sono strapieni di programmi del genere, e i format sembrano essere diversi e plurali, così come i conduttori, gli ospiti e i temi trattati. Apparentemente il pluralismo, l'approfondimento e la corretta informazione sembravano garantiti per cui, per anni, fin dai tempi delle trasmissioni di Funari, ho seguito quasi tutte le trasmissioni televisive che trattavano i temi dell'agenda politica: Porta a Porta, Report, Presa Diretta, Otto e mezzo, Ballarò, Non è l'arena, le trasmissioni di Santoro, quelle di Del Debbio, di Lerner… Guardando tutte queste trasmissioni, e incrociandole tra loro, ero convinto di essere un cittadino informatissimo e ritenevo di aver acquisito tutto quello che c'era da sapere per applicare compiutamente il precetto di Luigi Einaudi. Ovviamente integravo tutto quello che vedevo e sentivo con i giornali, ma il grosso della mia informazione proveniva dalla Tv. Poi, man mano che procedevo in questo percorso, ho cominciato a rendermi conto che alcune cose non quadravano. Ho iniziato a notare che nei dibattiti gli ospiti - politici, giornalisti, commentatori - erano quasi sempre gli stessi che saltavano da un canale all'altro. Che le domande, le risposte e gli schemi delle interviste erano più o meno sempre quelli. Che gli argomenti venivano approcciati sempre nello stesso modo, e che gli ospiti rispondevano alle stesse domande sempre con gli stessi slogan, con le stesse frasi fatte, e facendo gli stessi gesti. Per cui dopo anni trascorsi a nutrirmi prevalentemente di questo tipo di informazione, con la certezza di essere uno tra i cittadini elettori più informati d'Italia, ho iniziato a dubitare e ad analizzare meglio, cercando riscontri attraverso altri canali informativi, tutto quello che apprendevo. E cambiando metodo, ho scoperto che soprattutto la realtà economica, che io davo per certa, spesso era completamente diversa da quella che veniva raccontata. All'inizio non riuscivo a credere che ci potesse essere una discrepanza così forte tra quello che veniva raccontato e quello che in effetti si rivelava essere ma poi, mano a mano che approfondivo le questioni, le conferme aumentavano sempre. Per cui, nel mio nuovo percorso di apprendimento, ho iniziato non solo a inquadrare con occhi diversi la realtà, ma ho anche capito perché, su tanti importanti temi che riguardano noi cittadini e la cosa pubblica, esiste questa enorme discrepanza tra quello che ci viene raccontato in tv e quella che si rivela essere la realtà. Ho scoperto i limiti intrinseci del mezzo televisivo nel raccontare certe cose; i condizionamenti ideologici e culturali che rendono incompleta e parziale l'informazione mediatica mainstream; il format sbagliato di certi talk show, con decine di ospiti che si accavallano aumentando la confusione invece di chiarificare le questioni; i conflitti di interesse, la carenza di formazione economica di certi conduttori, e soprattutto il più grande condizionamento che rende l'informazione mediatica mainstream inadatta a veicolare, chiarificare, approfondire a dovere i principali temi al centro del dibattito: la ricerca dell'audience ad ogni costo!
Man mano che leggerete queste pagine vi svelerò quello che ho scoperto approcciando diversamente alcuni importanti temi economici al centro del dibattito pubblico, come la spesa pubblica, le tasse, i pubblici servizi, i dipendenti pubblici. Ho scelto le tematiche di finanza pubblica maggiormente al centro del dibattito politico-mediatico, ma lo stesso metodo può essere applicato a tutti gli altri argomenti di carattere sociale e politico che sono al centro delle questioni che ci vengono proposte tutti i giorni.
Il percorso conoscitivo che ho intrapreso, mettendo da parte l'informazione mainstream specie di stampo televisivo, è quello di approfondire le questioni senza intermediazioni mediatiche e politiche, consultando soprattutto documenti ufficiali, facendo raffronti quantitativi per dedurne delle conclusioni logiche, leggendo libri di economia, magazine, siti specializzati su internet. L'intento è quello di spronare altri a fare lo stesso sui temi da me trattati e su tutti quelli al centro del dibattito politico-mediatico. A mio avviso, e la mia esperienza lo comprova, questo metodo è l'unico per catturare la realtà fattuale e cogliere a fondo le principali questioni al centro dell'agenda politica, realizzando così il precetto di Luigi Einaudi quando operiamo le nostre scelte, elettorali e non. La realtà politica e sociale naturalmente non è una scienza esatta, si può leggere in vari modi a seconda delle proprie sensibilità ideali, però, anche in tempi di relativismo assoluto, nemmeno la realtà politico-sociale (specie quella correlata con la scienza economica e statistica) sfugge alla cosiddetta inemendabilità, ossia alla pretesa che noi dobbiamo avere di coglierla nella sua oggettività. Il mio percorso conoscitivo può essere intrapreso da chiunque, non occorrono particolari competenze e qualità per formarsi un'opinione veritiera, avulsa dalle parzialità e dalle inesattezze veicolate dai media mainstream; occorre però investire un po' di tempo e di impegno per farlo, perché viviamo in una realtà sempre più complessa e frammentata, fatta di tanti problemi per risolvere i quali non esistono soluzioni facili o banali come in tanti vorrebbero farci credere. La politica cerca di dare delle risposte a tutti questi problemi, ma queste risposte le suggeriamo noi cittadini elettori sia attraverso il voto, sia attraverso i sondaggi di opinione che oggi contano quasi quanto il voto vero e proprio. Per orientare correttamente le soluzioni politiche tutti noi dobbiamo essere più consapevoli e partecipi di quello che accade e questo, oggigiorno, nonostante l'abbondanza di informazione che ci circonda, è paradossalmente molto più difficile rispetto ai tempi in cui di informazione ce n’era di meno. Perché tanta informazione in realtà è viziata, è incompleta, è solo rumore di fondo e frastuono che nasconde la vera realtà delle cose. Quindi, sta a noi disvelare la realtà ''vera'' attraverso un'attività di documentazione e di consultazione diretta delle fonti più affidabili, come i documenti ufficiali della Contabilità pubblica, l'Istat e l'Eurostat. In questo modo-senza manipolazioni politiche e senza le distorsioni generate dai conflitti di interesse che imperversano in tutto il mondo dell’informazione-tante cose diventano più chiare ed evidenti aumentando la nostra consapevolezza sulla realtà fattuale, consentendo di difenderci dalle manipolazioni politico-mediatiche e permettendoci così di operare scelte migliori rafforzando la qualità della nostra democrazia.
CAPITOLO I.
LA SPESA PUBBLICA È TROPPO ALTA!
''Starve the beast'':affamate la bestia! Ronald Reagan 1981
Quante volte in tv, alla radio, parlando e discutendo con le persone della nostra cerchia sociale di riferimento - amici, parenti, colleghi, vicini, conoscenti vari - abbiamo udito questa affermazione, che sembra essere una verità apodittica, una evidenza scientifica incontrovertibile, un dato che nessuno si sogna di contestare. Questa affermazione, come le tante altre che provo a smentire in questo libro attraverso un approccio scientifico-quantitativo, è ormai diventata una sorta di riflesso pavloviano! In pratica, ogni volta che vengono citate la spesa pubblica e le tasse con riferimento al nostro Paese, l'idea prevalente, veicolata da decine di inchieste televisive in tutte le salse, e da centinaia di articoli che appaiono periodicamente sui principali quotidiani mainstream - per esempio il Corsera - è che sono entrambe eccessive e che andrebbero drasticamente ridotte per rimettere a posto le finanze pubbliche e per far ripartire la crescita economica. Questi sono i postulati di base preliminari a qualsiasi altro ragionamento sull’economia italiana, e appaiono così ovvi e scontati che ormai sono diventati un luogo comune. Il dibattito mediatico-politico odierno è prevalentemente incentrato sullo storytelling, ossia sul racconto che ciascuna parte politica fa della realtà sociale (indipendentemente dall’oggettiva corrispondenza tra il racconto e la realtà), ed è pesantemente condizionato dai sondaggi e dagli umori popolari, e la tv si guarda bene dal mettere in discussione tutto ciò che è dato per scontato. Come diceva il grande scienziato Albert Einstein, è più facile frantumare un atomo che un luogo comune! In ragione di ciò l'informazione politica in televisione mira, tranne poche eccezioni, non alla qualità e alla completezza dell’informazione - il che implicherebbe un’analisi critica e la messa in discussione dei luoghi comuni - ma allo share e agli ascolti, per cui sovente accade che gli assunti di base che si sono sedimentati presso la pubblica opinione, invece di essere messi sotto la lente e chiarificati, vengano passivamente alimentati. Quindi, nel momento in cui, per diverse ragioni, si sono formati dei luoghi comuni presso la pubblica opinione - la spesa pubblica è fuori controllo, le tasse sono alte, i dipendenti pubblici sono troppi e fannulloni - la maggior parte dei format tv si adegua ad essi e li amplifica. Per cui, specialmente oggigiorno, in un mondo in cui il voto è molto fluido dopo il crollo delle grandi ideologie di massa, per paura di perdere il consenso praticamente nessun politico di alcuno schieramento osa mettere in discussione questi due assunti di base che la communis opinio considera scontati: le tasse e la spesa pubblica in Italia sono eccessive e vanno tagliate! In ragione di ciò praticamente tutti i partiti politici imperniano le loro agende di politica economica sulla riduzione della spesa pubblica e delle tasse. Persino i partiti di sinistra, una volta tendenzialmente favorevoli alla tutela della Cosa Pubblica, oggi mettono la riduzione della spesa pubblica e delle tasse al centro della loro proposta politica. Si vedano, per esempio, le ultime politiche adottate dal centro-sinistra a guida renziana: abolizione della tassa sulla casa - per anni il cavallo di battaglia di Berlusconi - e tolleranza verso l'evasione fiscale con condoni e innalzamento del tetto per l'uso del contante. Queste scelte, a mio avviso, sono una delle tante ragioni che spiegano, un po' in tutto il mondo, il declino della sinistra.
Ma andiamo con ordine e cominciamo a vedere, partendo dalla spesa pubblica, come stanno realmente le cose. L'approccio che io ho adottato - che è quello più logico trattandosi di grandezze di finanza pubblica misurabili quantitativamente - per verificare la veridicità di queste due affermazioni è di tipo quantitativo: se si sostiene che la spesa è alta, occorre analizzare i dati che quantificano la spesa; e comparare questi dati con quelli degli altri Paesi europei per valutare se la nostra spesa pubblica è in linea con essi, oppure se è veramente sovrabbondante come il coro unanime sostiene.
Breve storia della Spesa Pubblica
La spesa pubblica, secondo la definizione di Wikipedia, indica il complesso di denaro di provenienza pubblica che viene utilizzato dallo Stato in beni pubblici e/o servizi pubblici finalizzati al perseguimento di fini pubblici, indipendentemente dalla natura (pubblica o privata) dell'obbligazione che ne è titolo. In soldoni, la spesa pubblica rappresenta il complesso delle uscite in denaro dello Stato per mantenere i beni pubblici ed erogare i servizi pubblici ai cittadini. In questo paragrafo tratteggio una breve storia della spesa pubblica in Italia che è utile conoscere per capire il percorso che ci ha portato fino ad oggi e ragionarci sopra.
La spesa pubblica, il suo livello e la sua composizione racchiudono gli elementi essenziali delle scelte effettuate nella storia di una nazione. Il livello della spesa pubblica riflette la struttura e il modello di una comunità politica organizzata sotto forma di Stato. In particolare, dopo il periodo degli Stati monarchici assoluti del XVI e del XVII secolo, storicamente cominciano a costituirsi i moderni Stati di diritto che si affermano in Europa nel 1800, dopo la Rivoluzione Francese. Questi Stati erano prevalentemente organizzati intorno al modello cosiddetto liberale
. Lo Stato a base liberale è considerato uno strumento che tutela la libertà dei diritti degli individui; inoltre se l’unico scopo dello Stato è di garantire i diritti allora dovrà essere uno Stato limitato, con un perimetro di azione limitato alle funzioni minime, fondamentali: garantire una pacifica e ordinata convivenza nel rispetto delle leggi e un esercito in caso di aggressione esterna. In pratica, gli Stati liberali ottocenteschi garantivano la pubblica sicurezza interna, la giustizia e la sicurezza esterna. Oltre, naturalmente, alle funzioni amministrative per la gestione e il mantenimento del suo apparato burocratico, e qualche funzione relativa alle opere pubbliche, ai trasporti e alla sanità. Nello stato liberale erano completamente assenti quelle funzioni che sono poi progressivamente - a partire dalla fine del 1800 - diventate appannaggio dei moderni Stati a base sociale: previdenza sociale, assistenza, sanità, scuola, trasporti eccetera. La mancanza, negli Stati a modello liberale, di tutte queste importanti prerogative rendeva possibile un prelievo fiscale e un livello di spesa pubblica molto limitati; infatti, come si può desumere dalle serie storiche pubblicate dalla Ragioneria dello Stato¹, il livello della spesa pubblica in Italia dal 1870 al 1913 era intorno al 15% del Pil, idem in quasi tutti gli altri Paesi europei.
Poi, a partire dal XX secolo, la spesa pubblica è aumentata considerevolmente e in maniera generalizzata in tutti i Paesi europei ed extraeuropei economicamente egemoni, indipendentemente dalle differenze istituzionali e di contesto. Questo perché in quel periodo, durante la rivoluzione industriale, nacquero in Europa (storicamente le prime forme di previdenza ed assistenza furono introdotte dal cancelliere Otto von Bismarck nel 1883 in Germania) le prime, rudimentali forme assistenziali e previdenziali per i lavoratori. Lo Stato cominciava a farsi carico di funzioni nuove che prima non esercitava, e questo determinò progressivamente un aumento sia del prelievo fiscale sia della spesa pubblica.
Per cui, nel periodo tra le due guerre mondiali e della grande depressione
, che hanno stimolato politiche espansionistiche, è significativo il peso della spesa pubblica sul Pil. Negli anni Venti furono introdotti i primi sistemi di sicurezza sociale e negli anni Trenta in alcuni Paesi - in risposta alla minaccia delle politiche belliche in Europa poi sfociate nella seconda guerra mondiale - si e'̀ assistito alla crescita della spesa militare. Nel 1937 la spesa pubblica in percentuale al Pil era del 31,1% per l’Italia, del 23,1% per i Paesi europei e il 22% per i Paesi extraeuropei.
La terza, importante fase ascendente della spesa pubblica inizia nel dopoguerra quando nascono, un po’ in tutta Europa (ma la forma di Stato si modifica anche negli Usa) i moderni Stati sociali fondati sulle Costituzioni liberal-democratiche che assumono progressivamente sempre nuove funzioni. Questo nuovo modello di Stato cosiddetto interventista
ha come obiettivo non solo quello di garantire la tutela della proprietà e delle libertà individuali, ma anche e soprattutto quello di promuovere il benessere collettivo e individuale dei cittadini, e la riduzione/eliminazione delle disuguaglianze. Per esempio, nel modello scandinavo di Stato sociale è nota l'espressione: dalla culla alla tomba: ciò indica, con molta enfasi, la natura omnicomprensiva di quel tipo di Stato che, in contrapposizione allo Stato liberale minimo, si occupa di quasi tutti gli aspetti della vita del cittadino. Nel dopoguerra, forte del successo avuto nel contrastare a livello mondiale la Grande Depressione degli anni Trenta, prende il sopravvento il modello economico keynesiano che predica, in contrapposizione alla scuola neoclassica e liberista, un ruolo attivo dello Stato nell'economia. Questo paradigma viene applicato, anche con molte forzature, nella maggior parte dei Paesi occidentali, per cui il ruolo dello Stato nella vita economica e sociale si espande progressivamente. Sono gli anni in cui vengono realizzate molte nazionalizzazioni perché interi settori economici vengono pubblicizzati e passano sotto il controllo dello Stato. Per esempio il settore bancario, quello elettrico - in Italia la nazionalizzazione delle reti