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La bontà e la malizia degli atti umani
La bontà e la malizia degli atti umani
La bontà e la malizia degli atti umani
E-book133 pagine1 ora

La bontà e la malizia degli atti umani

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Art 4 - Se le azioni umane siano buone o cattive per il fine .Sembra che il bene e il male negli atti umani non dipenda dal fine.
1. Dionigi [De div. nom. 4] afferma che "nessuno opera in vista del male". Se dunque il fatto che l'operazione sia buona o cattiva dovesse derivare dal fine, nessun atto sarebbe cattivo. Il che evidentemente è falso. 2. La bontà dell'atto è qualcosa di esistente in esso. Invece il fine è una cosa estrinseca. Quindi le azioni non si dicono buone o cattive secondo il loro fine. 3. Un'azione buona può essere ordinata a un fine cattivo, come quando uno dà l'elemosina per vanagloria; e al contrario un'azione cattiva può essere ordinata a un fine buono, come quando uno ruba per soccorrere i poveri. Quindi l'azione non è buona o cattiva per il fine.

In contrario:Scrive Boezio [De diff. topic. 2] che "la cosa il cui fine è buono è anch'essa buona; e quella il cui fine è cattivo è anch'essa cattiva".Rispondo: Le cose stanno alla bontà come stanno all'essere. Ci sono infatti delle cose il cui essere non dipende da altro: e in esse basta considerare direttamente il loro essere. Ce ne sono invece di quelle il cui essere dipende da altro, per cui va messo in rapporto con la causa da cui dipende. Ora, come l'essere di una cosa dipende dalla causa agente e dalla forma, così la sua bontà dipende dal fine. Per cui la bontà delle Persone divine, che non dipende da altro, non ha alcun rapporto con il fine. Invece le azioni umane, e tutte le altre cose la cui bontà dipende da altro, desumono la loro bontà dal fine a cui tendono, oltre che dalla bontà intrinseca esistente in esse. Si possono quindi considerare quattro tipi di bontà nell'azione umana. La prima generica, cioè dell'azione come tale: poiché l'agire, come si è detto [a. 1], per quanto ha di atto e di entità, altrettanto ha di bontà. La seconda specifica: che dipende dall'oggetto proporzionato. La terza secondo le circostanze, come se fossero degli accidenti. La quarta poi secondo il fine, cioè quasi in rapporto alla causa della bontà. (San Tommaso d'Aquino).
LinguaItaliano
Data di uscita3 lug 2017
ISBN9788826476193
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    La bontà e la malizia degli atti umani - San Tommaso d'Aquino





    ::: San Tommaso d'Aquino :::

    QUESTIONE

    LA BONTÀ E LA MALIZIA DEGLI ATTI UMANI IN GENERALE

    Passiamo ora a considerare la bontà e la malizia degli atti umani.

    Prima di tutto c'è da esaminare in che modo l'azione umana sia buona o cattiva, e in secondo luogo le conseguenze della bontà o della malizia degli atti, cioè il merito o il demerito, il peccato e la colpa. Sul primo tema si presentano tre considerazioni: la prima sulla bontà e la malizia degli atti umani in generale; la seconda sulla bontà e la malizia degli atti interni; la terza sulla bontà e la malizia degli atti esterni. 

    Sul primo argomento si pongono undici quesiti:

    ¹. Se tutte le azioni siano buone o ce ne siano anche di cattive;

    ². Se l'azione umana sia buona o cattiva per il suo oggetto;

    ³. Se ciò derivi dalle circostanze;

    ⁴. Se dipenda dal fine;

    ⁵. Se l'azione umana sia costituita nella sua specie dall'essere buona o cattiva;

    ⁶. Se l'atto derivi la bontà o la malizia specifica dal fine;

    ⁷. Se la specie desunta dal fine sia contenuta, come nel proprio genere, nella specie desunta dall'oggetto, o viceversa;

    ⁸. Se ci possano essere atti specificamente indifferenti;

    ⁹. Se ci possano essere in concreto atti indifferenti;

    ¹⁰. Se una circostanza possa rendere l'atto morale specificamente buono o cattivo;

    ¹¹. Se ogni circostanza che accresce la bontà o la malizia di un atto morale gli conferisca una bontà o una malizia specifica.



    LA BONTÀ E LA MALIZIA DELL'ATTO INTERNO DELLA VOLONTA'

    Dobbiamo ora trattare della bontà dell'atto interno della volontà.

    Sull'argomento si pongono dieci quesiti:

    ¹. Se la bontà della volontà dipenda dall'oggetto;

    ². Se dipenda unicamente dall'oggetto;

    ³. Se dipenda dalla ragione;

    ⁴. Se dipenda dalla legge eterna;

    ⁵. Se la ragione erronea obblighi;

    ⁶. Se la volontà che segue la ragione erronea contro la legge eterna di Dio sia cattiva;

    ⁷. Se la bontà della volizione dei mezzi dipenda dall'intenzione del fine;

    ⁸. Se nella volontà la quantità della bontà o della malizia sia pari al bene o al male esistente nell'intenzione; ⁹.

    Se la bontà della volontà dipenda dalla conformità con la volontà divina;

    ¹⁰. Se sia necessario che la volontà umana, per essere buona, si conformi nel suo oggetto alla volontà di Dio.



    LA BONTÀ E LA MALIZIA DEGLI ATTI UMANI ESTERNI

    Passiamo infine a trattare della bontà e della malizia degli atti esterni. Sull'argomento si pongono sei quesiti:

    ¹. Se la bontà e la malizia siano prima nell'atto della volontà o prima nell'atto esterno;

    ². Se tutta la bontà o la malizia dell'atto esterno dipendano dalla bontà della volizione;

    ³. Se l'atto interno e quello esterno abbiano l'identica bontà o malizia;

    ⁴. Se l'atto esterno contribuisca alla bontà o alla malizia dell'atto interno;

    ⁵. Se un evento successivo possa contribuire alla bontà o alla malizia di un atto esterno;

    ⁶. Se il medesimo atto esterno possa essere insieme buono e cattivo.



    LE CONSEGUENZE DEGLI ATTI UMANI IN RAPPORTO ALLA LORO BONTÀ O MALIZIA

    Dobbiamo ora considerare le conseguenze degli atti umani in rapporto alla loro bontà o malizia.

    Sull'argomento si pongono quattro quesiti:

    ¹. Se l'atto umano, in quanto buono o cattivo, implichi la nozione di rettitudine o di peccato;

    ². Se abbia l'aspetto di cosa lodevole o colpevole;

    ³. Se rivesta la ragione di merito o di demerito;

    ⁴. Se abbia ragione di merito o di demerito presso Dio.





    ::: San Tommaso d'Aquino :::  

    Sembra che ogni azione umana sia buona, e nessuna sia cattiva.

    Infatti:

    ¹. Dionigi [De div. nom. ⁴] insegna che il male non agisce che in virtù del bene. Ma in virtù del bene non si compie il male. Quindi nessuna azione è cattiva. ². Nulla agisce se non in quanto è in atto. Ora, nessuna cosa è cattiva in quanto è in atto, ma solo in quanto la sua potenza è priva del suo atto: poiché in quanto la potenza viene perfezionata dall'atto è un bene, come dice Aristotele [Met. ⁹, ⁹]. Quindi nessuna cosa agisce in quanto è cattiva, ma solo in quanto è buona. Quindi non si danno altro che azioni buone. ³. Il male non può essere che una causa accidentale, come dimostra Dionigi [l. cit.]. Ma ogni azione ha un effetto di per sé. Quindi nessuna azione è cattiva, ma sono tutte

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