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Nel buio dei conflitti armati
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Breve descrizione del libro: Ero nei territori della ex Jugoslavia, nell’ottobre del 1993, quando a Tuzla, cittadina della Bosnia Erzegovina, presso la sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa, alcuni dépliant invitavano la popolazione, ed in particolare le donne, a raccontare, in forma anonima e riservata, le proprie “umane” esperienze subite nel corso di quello che stava diventando il conflitto di “tutti contro tutti”, ove abusi e crudeltà potevano restare impuniti in ragione di una fantomatica “guerra familiare”…
Dalle mine nascoste nei giocattoli dei bambini, agli ordigni fatti esplodere nei mercati, come in quello di Sarajevo, che ho visto prima della firma dell’Accordo di Dayton, dell’ottobre del 1995, e ove ho imparato, seppur per un breve periodo, a convivere nella quotidianità della guerra, attraversando giornalmente la strada della morte: la “sniper avenue”; alla realizzazione di campi, ove le donne venivano sistematicamente stuprate, mutilate, torturate e violentate…
Tutto ciò, nell’intento genocidario di annientare una etnia e cambiare la demografia del territorio. Se è vero che la guerra ha accompagnato la storia dell’umanità, vi è un’altra costante, fra le tante, che ha caratterizzato i conflitti nel corso dei millenni: i crimini di natura sessuale.
Partendo da questo importante spunto, analizzato le testo “arma di guerra”, l’autore, oggi, in quest'ultimo lavoro delinea il difficile cammino su tale tipologia di crimine, diventando nei conflitti odierni vera e propria strategia militare. Con l’intento di rivolgersi all’opinione pubblica, il testo, nella sua essenzialità, svolge un preciso excursus storico sulla costante di tali delitti, spesso pianificati nei conflitti di ogni tempo, nonché sul susseguirsi delle norme del Diritto Internazionale e Diritto Internazionale Umanitario.
Lo stupro, inteso sia come bottino di guerra o come strategia e tattica di un’operazione militare, è uno dei crimini più aberranti che possano essere attuati e censiti in una società civile. Le condanne dei tribunali penali internazionali della Ex Jugoslavia o del Ruanda risultano essere, oggi, pietre miliari nella tutela dei diritti umani delle donne. Le sentenze emesse fanno sì che i crimini di natura sessuale commessi durante una guerra, possono essere perseguiti e non vi è più quella sorta di virtuale impunità, di cui erano convinti i soldati, miliziani e truppe paramilitari, che si sono fronteggiati nei Balcani. Per la prima volta, gli atti di violenza sessuale vengono perseguiti come elementi costitutivi della campagna di genocidio e lo stupro è posto allo stesso livello di altri crimini contro l'umanità.
Oggi i Tribunali Internazionali possono giudicare sulla base di norme codificate che consentono di superare l’ostacolo dell’irretroattività giuridica del Tribunale stesso, rispetto all’arco temporale dei crimini attuati; ostacolo che ha consentito, nel passato, a tanti criminali, come alle menti politiche di vari Governi, di restare drasticamente impuniti. In tale ottica, la sentenza “post mortem” dell’imperatore Hiroito per i delitti contro l’umanità perpetrati dalle truppe nipponiche nel corso della Grande Guerra.
Occorrerà, ovviamente, che l’opinione pubblica internazionale non abbassi l’attenzione su tali delitti affinché questi non diventino una costante dei conflitti armati moderni.
Dalle mine nascoste nei giocattoli dei bambini, agli ordigni fatti esplodere nei mercati, come in quello di Sarajevo, che ho visto prima della firma dell’Accordo di Dayton, dell’ottobre del 1995, e ove ho imparato, seppur per un breve periodo, a convivere nella quotidianità della guerra, attraversando giornalmente la strada della morte: la “sniper avenue”; alla realizzazione di campi, ove le donne venivano sistematicamente stuprate, mutilate, torturate e violentate…
Tutto ciò, nell’intento genocidario di annientare una etnia e cambiare la demografia del territorio. Se è vero che la guerra ha accompagnato la storia dell’umanità, vi è un’altra costante, fra le tante, che ha caratterizzato i conflitti nel corso dei millenni: i crimini di natura sessuale.
Partendo da questo importante spunto, analizzato le testo “arma di guerra”, l’autore, oggi, in quest'ultimo lavoro delinea il difficile cammino su tale tipologia di crimine, diventando nei conflitti odierni vera e propria strategia militare. Con l’intento di rivolgersi all’opinione pubblica, il testo, nella sua essenzialità, svolge un preciso excursus storico sulla costante di tali delitti, spesso pianificati nei conflitti di ogni tempo, nonché sul susseguirsi delle norme del Diritto Internazionale e Diritto Internazionale Umanitario.
Lo stupro, inteso sia come bottino di guerra o come strategia e tattica di un’operazione militare, è uno dei crimini più aberranti che possano essere attuati e censiti in una società civile. Le condanne dei tribunali penali internazionali della Ex Jugoslavia o del Ruanda risultano essere, oggi, pietre miliari nella tutela dei diritti umani delle donne. Le sentenze emesse fanno sì che i crimini di natura sessuale commessi durante una guerra, possono essere perseguiti e non vi è più quella sorta di virtuale impunità, di cui erano convinti i soldati, miliziani e truppe paramilitari, che si sono fronteggiati nei Balcani. Per la prima volta, gli atti di violenza sessuale vengono perseguiti come elementi costitutivi della campagna di genocidio e lo stupro è posto allo stesso livello di altri crimini contro l'umanità.
Oggi i Tribunali Internazionali possono giudicare sulla base di norme codificate che consentono di superare l’ostacolo dell’irretroattività giuridica del Tribunale stesso, rispetto all’arco temporale dei crimini attuati; ostacolo che ha consentito, nel passato, a tanti criminali, come alle menti politiche di vari Governi, di restare drasticamente impuniti. In tale ottica, la sentenza “post mortem” dell’imperatore Hiroito per i delitti contro l’umanità perpetrati dalle truppe nipponiche nel corso della Grande Guerra.
Occorrerà, ovviamente, che l’opinione pubblica internazionale non abbassi l’attenzione su tali delitti affinché questi non diventino una costante dei conflitti armati moderni.
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Anteprima del libro
Nel buio dei conflitti armati - Antonio Morrone
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