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Attraversamenti di Abse: Riflessioni sui testi di Anna Maria Farabbi
Attraversamenti di Abse: Riflessioni sui testi di Anna Maria Farabbi
Attraversamenti di Abse: Riflessioni sui testi di Anna Maria Farabbi
E-book70 pagine1 ora

Attraversamenti di Abse: Riflessioni sui testi di Anna Maria Farabbi

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Nello stesso anno di uscita di ABSE (2013) silloge di testi poetici di Annamaria Farabbi, sono usciti anche LEIÈMARIA,  LA MORTE DICE IN DIALETTO e CARO DIARIO AZZURRO, testi in prosa della stessa autrice. L’analisi critica di ABSE condotta da Milena Nicolini si intreccia a rimandi con questi altri testi.

Milena Nicolini nasce a Modena nel 1948, dove ha insegnato e vive. Laureata in Filosofia con Luciano Anceschi, fa parte del gruppo Donne di Poesia e del circolo letterario Rossopietra di Modena. Si dedica alla presentazione critica di testi letterari. Svolge continuativamente dal 1978 attivita' teatrale ed e' stata presidente dell'Associazione Teatrale non professionista Arcoscenico fino al 2015. Suoi testi, critici e di poesia, sono apparsi su varie riviste e raccolte antologiche. Ha pubblicato:
- per la poesia: "Duale", Edizioni Geiger, Torino 1975; "Lilith o del sogno", Symbola ed., Roma 1984; "Le stagioni del sogno", nel volume a cinque voci "Vi son frecce", Il lavoro editoriale, Ancona 1989; "Villa Edmea", Edizioni Mongolfiera, Bologna 1990; "La vita minima(dedicando", Cultura Duemila, Ragusa 1994; "I tagli e le giunture", Book Editore, Bologna 1999; "Trasloco", Copertine di M.me Webb, 2003: "I miei stanno bene, grazie", Quaderni di Rossopietra, Castelfranco Emilia 2007; "Romance", Ed. ROSSOPIETRA, 2010; "Tre porte ad un padre", Ed. ROSSOPIETRA, 2012; "Uno piu' uno, se facesse duale", Ed. ROSSOPIETRA, 2016.
- per la narrativa: "A chi resta", Tracce, Pescara 1990; il romanzo "L'Oscuro", Ed. ROSSOPIETRA, 2013, suo primo di fantascienza. Come saggistica ha pubblicato "Dell'Amor Cortese", Ed. ROSSOPIETRA, 2016.
LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2020
ISBN9788835840916
Attraversamenti di Abse: Riflessioni sui testi di Anna Maria Farabbi

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    Attraversamenti di Abse - Milena Nicolini

    Abse

    Attraversamenti di Abse

    LEIÈMARI A in ABSE

    LEIÈMARI A è pubblicato il primo giorno dell’anno 2013, e ABSE poco dopo, il 25 gennaio. Non solo si sente la comune matrice, ma i temi, i luoghi, i segni si intrecciano, ritornano dall’uno all’altro, illuminano reciprocamente di senso, come un unico testo. Non soltanto nella data di pubblicazione, che forse peraltro è casuale e non vuole indicare la reale successione delle due scritture, LEIÈMARI A precede, prepara ABSE. All’impegno preso nella stanza del trono, cioè dell’elettroshock a Scarlitz, " Rispondi a loro. Dì a loro cosa farai per loro. Per quelli come loro. Hanno fretta, hanno la morte in bocca, non la parola. Vogliono essere salvati." (1), Anna risponde con ABSE: Dedico il mio lavoro a Tereska.

    Tereska, una bambina cresciuta in un campo di concentramento, la cui foto in un centro psichiatrico del 1948 (2) ci inchioda con occhi che probabilmente non hanno riso più, occhi sbarrati su di noi come lame, ma che sembrano guardare per sempre altrove da noi (o profondamente in noi?), un orrore indicibile, irrappresentabile; così come la sua casa, che le hanno chiesto di disegnare sulla lavagna, è un inesplicabile groviglio di segni curvi che tornano e ritornano ad intrecciarsi. Io credo nella poesia. E credo che la poesia non ha vinti né vincitori (…) credo che la poesia abbia un petto splendido in grado di cantare da solo, intensamente, intimamente… corpo a corpo. (3). La preghiera per l’utilità della mia poesia, espressa in Avemadrì a, è come un’eco in " da Gaza al resto del mondo": Io sono una piccola poesia femmina di voce o di carta/ un palmo laico in offerta contro vento/ contro il delirio dell’io del d/io/ contro la cultura del lutto e del possesso. (4)

    In LEIÈMARI A è come se si tracciassero i fili che faranno dell’ abse un pieno. Fili che eppure insistono sull’ ab: sempre si parte e mai si arriva definitivamente, perché il centro della spirale in cui si visualizza il viaggio è sempre più in là. Anche alla fine del libro. Infatti non è né San Pietroburgo, né Perugia l’approdo, ma il nuovo viaggio di ABSE. Da un altro punto di vista si può dire che si parte dall’ io per oltrepassare un tu (Lorenzo, il muratore, il fotografo Michele, la signora della donazione, ecc.) ed arrivare ad un noi, la cui preistoria sono le suore dell’eremo di Montelovesco (così già consuete al mistero, all’indicibile dell’ abse, che possono dire con naturalezza ad anna: Nel pomeriggio ti faremo vedere il vuoto. (5)). Noi che poi continua a comporsi nella moltiplicazione degli uni: Rosa, la sciamana di Montelovesco, ritorna nella Carmela siciliana e nelle madonnare, che poi ritornano in Marija, pittrice di icone delle isole Solovki; così come la matrioska si ripresenta nella matrangela e poi nell’immagine che: "leièmari a"; così quegli antri di sibilla che si richiamano dall’eremo alla grotta delle madonnare, dalla cantina della casa siciliana al vuoto sotto il pavimento dell’isba. Fino all’approdo ad un noi della universalità del dolore: tanto grande da essere indivisibile, anonimo e di tutti, in quegli infernali manicomi ospedali e orfanatrofi che sono la polpa viva del viaggio.

    Ma sono fili che arrivano anche alla s del silenzio, quando certe tappe si saltano, si tacciono in parte, si accennano, non per reticenza o pudore, ma per dare spazio a qualcosa di extralinguistico che non allontana ma fa sororità di amore e di con-passione. E poi i fili cessano, quando si tace in assoluto, in una interiorità che non è più di qualcuno ma è nello spirito del mondo, nel sentire il mondo dall’utero, crescendo di pancia in pancia nella madre matrioska (6). è il viaggio che in LEIÈMARI A ha costruito questo sentire, facendo ascoltare, appunto, i suoni del vuoto che sta oltre ma ancora nell’aldiqua della vita: con la a larga che accoglie, la bs del suono delle api al lavoro, la e pressoché muta del silenzio. Più che la logica degli eventi narrati, più che la corrispettiva vicenda interiore, ci è svelata e ritessuta la sottile ragnatela di rimandi, coincidenze, richiami che lega misteriosamente donne e uomini e animali e cose, dentro e fuori. In LEIÈMARI A come nel mondo: Il mio corpo è andato più in là del mio confine. (7) E alla fine di ABSE: Tu sai chi sono io no./ … /Ho perso i sandali il nome e le domande:/ mi è rimasto solo questo uovo sonoro. (8) L’ abse è anche questo .

    La prima pagina di ABSE, come in LEIÈMARI A, si titola ‘trama’. è una specie di indice, in LEIÈMARI A con anche la mappa a spirale, dove però, dopo la lettura del libro, ci si accorge di tante ellissi: molte vicende stanno dentro un generico ‘viaggi’, altre come la ‘carovana di sale che attraversa il deserto’ esistono soprattutto nell’altro libro, ABSE, e infine da un ‘soffio di polline’ si amplificano Montelovesco sugli altri luoghi-vicenda e l’eremo, tutto al minuscolo, di santa maria nel silenzio. La paura batte, in fine pagina, dentro il cuore del motore del ‘romanzo’. Virgolettato ‘romanzo’, perché LEIÈMARI A non è un romanzo, nonostante la trama, i personaggi, la vicenda. E non è molte altre cose; ma non per l’intervento frequente della poesia. Infatti non è

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