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Il varco fra i due mondi
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E-book166 pagine3 ore

Il varco fra i due mondi

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Info su questo ebook

Un portale che apre ai luoghi dove la ragione ancor non s'addentra; in quei luoghi tanto romanzati nei secoli, ma che nessuno ancora ha mai visto. All'ottavo rintocco di uno dei più antichi orologi del mondo; in un giorno d'eclisse, un uomo e una donna, uniti dall'amore consapevole, potrebbero aprire il varco che dalla notte dei tempi ci separa dalla verità.
LinguaItaliano
Data di uscita13 mag 2020
ISBN9788831667388
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    Anteprima del libro

    Il varco fra i due mondi - Monica Pasero

    Monica

    RINGRAZIAMENTI

    Credo che ogni opera nasca per un volere più grande. Durante la stesura di questo libro ho riscontrato che i segni divini sono presenti. Il cielo invia, al momento giusto, il suo aiuto e lo fa muovendo le fila della vita, degli amici, di quelle persone in cui ti imbatti, per caso o destino, durante il tuo percorso. E devo anche a loro: Il varco fra i due mondi.

    Un ringraziamento speciale allo scrittore Stefano Carnicelli per aver arricchito la mia opera con le sue splendide parole introduttive; regalandomi il suo impegno e la sua professionalità. Un grazie dal profondo del mio cuore all’ insegnante di lettere Bruna Demaria per avermi aiutata durante la revisione del testo e avermi insegnato tante cose: ho molto ancora da imparare.

    Un grazie sincero alle persone che mi hanno ferita, perché mi hanno insegnato a non essere come loro e poi a quelle che mi amano e, nonostante tutto, mi sono accanto; ai miei figli, alla mia famiglia, ai miei amici e al mio angelo sempre un passo da me e dal mio cuore.

    Un grazie ai miei lettori, sperando che possano sempre trovare nei miei libri luce.

    E per concludere un grazie particolare ad un sogno, fatto anni fa, in cui ho visto l’antico Orologio di Praga; da qui la scoperta del Mastro orologiaio Hanus con la sua leggenda che ha ispirato l’inizio di quest’opera.

    Tutto ciò che avviene nella nostra vita non è mai un caso, ma è un disegno divino ben congeniato, fatto di piccoli e grandi inaspettati cambiamenti che ci portano a realizzare, come direbbe Coelho, la nostra Leggenda Personale.

    Monica Pasero

    Prefazione

    Non siamo forse stanchi di una vita fatta di corse e ricorse, indifferente alla voce del cuore? Non viviamo, quali tristi protagonisti, un tempo cattivo in cui, attimo dopo attimo, siamo tirati per la giacca verso direzioni improbabili generatrici del nulla? Non stiamo, forse, perdendo i veri valori della vita umana? Ebbene, se in queste semplici e scontate affermazioni, c’è un barlume di verità, fermiamoci un momento e cerchiamo di respirare e non di essere respirati, consumati come una dannosa sigaretta. Forse è arrivato il tempo di dedicarsi la gioia che solo le parole cariche d’amore possono dare. Monica Pasero ci fa dono di un fantasy ricco di emozioni. È un testo che irrompe con la forza di una freccia scagliata lungo l’asse della storia. Sono parole che appartengono a mondi e luoghi diversi. Sono destini che entrano in scene appartenenti a palcoscenici dai più ampi risvolti temporali. Sono vite che non conoscono l’orrore della fine e che si reincarnano e danno luogo a nuove e mai scontate esistenze. Tutta la bella fantasia dell’autrice si concentra su una presenza sovraumana molto sentita; una regia che non può che appartenere a un Dio banditore di amori eterni in grado di vincere le barriere del tempo. Quella di Monica è una narrazione sospesa tra due mondi: il mondo materiale e quello spirituale. I presunti e invalicabili confini sembrano scandire i limiti che appartengono alle diverse esistenze: il corpo e lo spirito, ognuno nel proprio essere e divenire, sono in fondo manchevoli di elementi appaganti nella totalità. Ed è proprio qui, nella certezza del difetto (oserei dire genetico), che entra in gioco la travolgente fantasia dell’autrice. C’è qualcosa che può aprire questo varco esistenziale? Qualcosa che possa far comprendere la bellezza della materia e la ricchezza dello spirito? Quel qualcosa può avere un solo, indiscutibile nome: AMORE! Sarà propria questa semplice, apparentemente abusata, ma immensa parola a favorire, nell’elegante e fine fantasia, l’apertura di quel varco immaginario. È con il cuore che si possono capire anche le cose più lontane dalla nostra comprensione. È con il cuore che possono ricongiungersi quei mondi, ora non più isolati, e superare le barriere del tempo, riportando l’amore al suo originario compito: quello di unire, nel bene, le esistenze. Tuffiamoci nelle parole di Monica. Permettiamo alle nostre vite frenetiche di prendersi una pausa con il destino. Per un momento, proviamo a metterci da parte e allunghiamo i nostri passi incerti verso il sentiero del sogno. Scopriremo un dolce incedere, prezioso giovamento per le nostre anime.

    Stefano Carnicelli

    E l’amore guardò il tempo e rise,

    perché sapeva di non averne bisogno

    Finse di morire per un giorno,

    e di rifiorire alla sera,

    senza leggi da rispettare.

    Si addormentò in un angolo di cuore

    per un tempo che non esisteva.

    Fuggì senza allontanarsi,

    ritornò senza essere partito,

    il tempo moriva e lui restava.

    Luigi Pirandello

    Monica Pasero

    IL VARCO FRA I DUE MONDI

    Youcanprint

    Titolo | Il Varco fra i due mondi

    Autore | Monica Pasero

    Ristampa.

    Immagine di copertina: Foto di Stefan Keller da Pixabay. Foto di https://pixabay.com/it/users/KELLEPICS-4893063/? utm_source=link-attribution& utm_medium=referral& utm_campaign=image& utm_content=3675245>Stefan Keller da https://pixabay.com/it/? utm_source=link-attribution& utm_medium=referral& utm_campaign=image& utm_content=3675245>Pixabay

    ISBN | 9788831667388

    © Tutti i diritti riservati all'Autore

    Questa opera è pubblicata direttamente dall'Autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'Autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'Autore.

    Youcanprint

    Via Marco Biagi 6 - 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    PROLOGO

    Voci confuse attorno a me. Osservavo quelle ombre che si muovevano rapide. Nelle mie orecchie avvertivo, ancora, lo stridere delle gomme della mia auto… Ma che cosa era successo? Avrei voluto alzarmi, chiedere, capire! Invece, me ne restavo lì, immobile, in silenzio; quasi sollevata da quello stato in cui ora il mio corpo giaceva: nulla più doleva. Era una sensazione di gioia assoluta. Forse era questa la morte? La liberazione dal dolore terreno, dalla materia, dal non sentir più nulla, da non dover più preoccuparsene? Forse ero morta davvero! Wow! Tanta paura di morire e, in fondo, non era poi così pauroso! E il mio varco, come mai non si stava aprendo? Sono morta! Ohi, aprite! Franco, dove sei?

    Le voci erano sempre meno percepibili, le ombre sempre più scure.

    La barella correva ed io viaggiavo lontana; forse era giunto il tempo che ultimassi la mia storia.

    Anna alzò lo sguardo dalla sua lettura, scrutò il giovane che stava indossando il camice. Non aveva alcuna voglia di parlare con lui. Ne avrebbe fatto volentieri a meno ma, visto che attendeva una risposta, sbadigliando rispose: — Hanno portato una donna, stanotte, era in pessime condizioni; un brutto incidente!

    Anna rivide in lui ciò che un tempo la faceva letteralmente impazzire: quel suo fantastico entusiasmo. Presa da una ventata di nostalgia, rispose: − Sembrerebbe un manoscritto! Guarda, non ha nemmeno una bruciatura; l’auto è esplosa, la donna è balzata fuori dalla macchina e tra le mani custodiva questo. Folle vero?

    IL VARCO FRA I DUE MONDI

    PARTE PRIMA

    Del tempo mi sovviene un presagio,

    che esso di noi non sappia mai nulla

    e giunga in ritardo per danno o per beffa

    e ci porti sempre qualcosa che non si aspetta.

    Del tempo a me caro rammento ben poco,

    forse un lieto miraggio

    di quel suo lento e dolce passaggio.

    PRAGA

    HANUS IL MASTRO OROLOGIAIO

    Il temporale imperversava, quella notte, il boato dei tuoni era paragonabile ai battiti celeri del suo cuore.

    Se non riprendo fiato, morirò! Mi esploderà il cuore in petto da un momento all’altro! pensò atterrito Felipe.

    Un piede davanti all’altro, in precario equilibrio e la disperazione nel cuore, così avanzava Felipe. 

    Braccato come un animale, arrancava nei lunghi e maleodoranti cunicoli della città; l’oscurità non gli lasciava via di scampo.

    E poi quell’odore, misto di vino e urina, era così forte e nauseabondo da pervaderlo fin dentro le viscere. 

    Se solo trovassi una cantina aperta dove nascondermi… Ma nulla! Devo correre, correre ancora e raggiungere la strada principale! pensò disperato.

    Sfiancato, con il respiro corto e le gambe ormai pesanti come macigni, inciampò e cadde sulla nuda pietra. La sua mente inneggiò alla disfatta che inghiottì ogni sua speranza. La fine si fece strada nei suoi sensi, portandolo a uno stato di resa.

    Devo arrendermi al mio destino! rifletté sfinito, accasciandosi a terra, quando un forte lampo squarciò il cielo e un cono improvviso di luce illuminò la vecchia e umida muraglia alle sue spalle. Due alte figure, in ombra, sopraggiunsero e le loro voci ridestarono il suo spirito di sopravvivenza.

    Non mi prenderanno! Non è ancora finita! Maledizione, non posso morire per questo! pensò rabbioso.

    Stremato si rialzò a fatica e, instabile sulle gambe, riprese la sua fuga, barcollando qua e là lungo uno stretto cunicolo che con sua grande gioia, a poche decine di metri, si aprì sulla strada principale.

    − Ancora uno sforzo! − s’impose continuando a correre, senza mai voltarsi fino giungere sulla strada, dove arrancò su per la salita. Da lì a poco sarebbe arrivato alla piazza del Municipio.

    La pioggia fredda e incessante di quella notte senza luna rendeva la visibilità minima.

    Felipe correva, correva a perdifiato, e sperava di essere più veloce delle guardie. Finalmente davanti a lui la piazza, dove l’unico posto per nascondersi era nella grande torre dell’orologio vicino al Municipio.

    Conosceva bene quel posto: ci andava spesso con suo padre che mesi prima aveva lavorato alla locanda del paese. Felipe ricordò le piccole grate sulle mura della torre.

    Avrebbe potuto intrufolarsi da lì e, con un po’ di fortuna, le guardie non l’avrebbero trovato!

    La sua idea era fargli perdere le tracce, fuorviare le loro ricerche: a poche centinaia di metri dal Municipio si trovavano altri cunicoli e nascondigli sotterranei. Dovevano pensare fosse diretto lì! Avrebbero escluso la vecchia torre sapendola chiusa.

     Che la mia buona stella non mi lasci proprio ora! implorò al cielo. Perché, se lo avessero preso, sarebbe stato impiccato alle prime luci dell’alba.

    È questo che fanno ai furfanti! La legge dalle nostre parti è molto severa! Quindi, comportati bene! Così sua madre gli rammentava spesso, per spaventarlo, quando lui combinava qualche guaio. E questa volta l’aveva fatta davvero grossa! L’impiccagione per furto era ammessa nella sua città; ma la fame era brutta ed era tanta e lui ne aveva in arretrato!

    Felipe viveva nelle campagne limitrofe alla città. I raccolti, quell’anno, non erano andati bene e suo padre, che si barcamenava tra il lavoro dei campi e l’osteria, non riusciva a guadagnare abbastanza; così era migrato a lavorare nella regione vicina per racimolare un po’ di denaro.

    Sua madre faceva la sarta, ma il lavoro era tanto e il guadagno misero per sfamarli. Sulla loro tavola il cibo era sempre troppo poco per lui e i suoi fratellini.

    Felipe era il più grande, aveva appena compiuto sei anni e, anche lui, stava cercando di essere utile.

    Quel giorno, al mercato, dopo aver visto tutto quel ben di Dio; decise di fare di testa sua: la fame era davvero troppa e il suo stomaco glielo ricordò, nuovamente, rendendolo sordo alle raccomandazioni di sua madre.

    Erano mesi che non toccava un pezzo di carne e non era giusto! Osservò le signore, in carne, che passeggiavano indossando abiti eleganti; chiacchierando animatamente e acquistando stoffe e belletti. La ricchezza esisteva, ma non era per tutti! E questa cosa Felipe non l’aveva mai compresa.

    Qualche tempo prima aveva chiesto a suo padre il perché Dio lasciasse alcuni poveri e altri ricchi.

    Lui, facendolo sedere sulle sue ginocchia, sorridente, gli aveva risposto: − Felipe, la ricchezza e la povertà sono concetti che variano a seconda di come tu li interpreti. Ad esempio: se pensiamo che un uomo sia ricco per ciò che possiede di materiale, tu ed io siamo poveri! Ma, se pensiamo che un uomo sia ricco per l’amore che lo circonda, allora io te siamo molto ricchi!

    Felipe in cuor suo sapeva che suo padre aveva ragione; ma lui ora aveva fame, tanta fame! Il Natale era vicino e, per una volta, i suoi genitori non si sarebbero

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