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Oltre l’aldilà: II edizione
Oltre l’aldilà: II edizione
Oltre l’aldilà: II edizione
E-book277 pagine4 ore

Oltre l’aldilà: II edizione

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Info su questo ebook

Cosa ci è riservato dopo la morte? Qual è il percorso delle nostre anime, di noi che in Terra siamo portatori di coscienza? È così che l’autore definisce noi umani nel suo scritto, dapprima scandagliando tramite un enigmatico colloquio questioni profonde che sorreggono la nostra esistenza: la mente, il cuore, le disparità tra i popoli, le guerre, le religioni. Ci attendono un’altra vita in cui “insabbiamo” il vissuto e le emozioni precedenti, altre dimensioni in cui albergare? Le vicende di Falcom e la sua rinascita su Vincis, pianeta di “seconda generazione”, narrano di un viaggio retto dall’esplorazione di luoghi sorprendenti e, contemporaneamente, anche di un viaggio di riscoperta dell’anima, della mente e dei rapporti con gli altri; con i “Simili”. Un racconto che ci tiene sospesi, come accade ad alcuni dei personaggi tracciati, e che conduce ad affascinanti e misteriose riflessioni sull’aldilà.

Luigi Corneli è nato a Silvi, in provincia di Teramo, il 20 giugno 1949. All’età di quindici anni si è imbarcato su una nave da pesca oceanica. Su quel tipo di imbarcazioni ha lavorato per diciannove anni. Il resto della sua vita è stata ristorazione: Silvi, Pescara e infine Montesilvano, con il ristorante La Polena, che attualmente è uno dei più riconosciuti nel territorio regionale – e non solo – per ciò che concerne la ristorazione a base di pesce.
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2023
ISBN9788830623675
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    Oltre l’aldilà - Luigi Corneli

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    Luigi Corneli

    Oltre l’aldilà

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-8619-9

    II edizione novembre 2023

    I edizione giugno 2020

    Finito di stampare nel mese di novembre 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Oltre l’aldilà

    Semmai ciò che Dio ha costruito verrà distrutto,

    sappiamo già da ora

    chi sono i colpevoli!

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile:

    Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere.

    Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una Vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Presentazione

    Nella cultura del villaggio globale, la pratica della scrittura e l’esercizio della lettura rappresentano, a giudizio di Eugenio Montale, positività assolute di fronte al naufragio delle speranze dell’uomo contemporaneo, smarrito e prigioniero all’interno del continuo fluire della vicenda storica.

    Nella fattispecie, l’autore, sorretto da una innata necessità di chiarire sé a se stesso, approda, al di là della miseria spirituale dell’apparenza, ai rinvenuti lidi di una religione della verità, mediante un rovente percorso di significativi accadimenti, disegnati con i colori di una vita sottratta alla demarcazione dei confini tra passato, presente e futuro.

    Di fatto, in linea con il modello dantesco della Divina Commedia, uno spirito guida, nel corso di un lungo colloquio con un’anima impegnata nella ricerca del reale significato dell’esistenza, proietta, in Oltre l’aldilà, l’esperienza dell’hic et nunc in una dimensione ultraterrena, entro cui si situano, come preziosi tasselli di un vasto mosaico, fatti epocali, definiti sulla base di una lucida analisi del dolore subito da vittime inermi, travolte dalla crudele efferatezza di spietati criminali, colpevoli di reati offensivi del sentimento di pietà e di fratellanza.

    In tal modo, nelle strutture narrative del volume, ai fondamentali nuclei espositivi si intrecciano esaustive descrizioni delle imprese leggendarie e delle elaborazioni del pensiero di popoli antichi, che presuppongono un punto di vista personale e una marcata attenzione socio-antropologica nella determinazione della realtà.

    Di conseguenza, l’esordiale lavoro letterario di Luigi Corneli, ricondotto sul versante etico, diventa un accorato appello, che si contrappone ai paventati rischi di perdita della memoria delle atrocità del passato, perché la vita - come afferma lo scrittore norvegese Jo Nesbo ne Lo spettro – è un ristorante che non ti puoi permettere. La morte, invece, è il conto per quel cibo che non hai mangiato.

    In conclusione, la opera, attraversata dal concetto dualistico di un mondo combattuto tra il bene e il male, è animata da un’intensa luce di rinascita, costituita dall’auspicata concretizzazione di un nostalgico sogno di un definitivo avvento della solidarietà umana, originata da una nuova era di pace e da una ritrovata civiltà dell’amore universale.

    Prof. Emiddio Izzi

    (Pubblicista e critico letterario)

    L’Incubo

    Era nero come la notte

    aveva gli occhi di rosso fuoco.

    E con sé portava un gatto.

    Era sceso da un treno

    ed era arrivato da lontano

    per tormentare me

    che non sono altro che un umano.

    Io l’ho visto fra la nebbia

    divisi l’un l’altro da una gabbia

    come nelle scene di orrori.

    E non ho capito

    se fossi io o lui a stare fuori.

    Mi chiamava e indietreggiava

    mi parlava ma non capivo.

    E quando lontano si faceva piccino

    in un attimo, me lo ritrovavo vicino.

    Ho tentato di gridare

    ho tentato di scappare

    ma non mi sono mosso.

    E sono restato muto.

    Ed è allora che ho sentito

    sul mio collo la sua voce...

    Dove vai, amico mio

    qui non ci sono uscite.

    C’è soltanto un ingresso

    non potrai mai scappare dalla tua coscienza

    cioè da me e quindi da te stesso.

    Luigi Corneli

    Captiolo 1

    Un forte, fortissimo dolore al petto, poi più niente. Un infarto, e fu la fine.

    Ma prima di esalare l’ultimo respiro, sentì una strana sensazione. Una cosa mai provata e non in linea con la morte che stava sopraggiungendo. Ebbe la percezione che stava sgusciando via dal suo corpo, collocandosi all’esterno. Infatti, un attimo dopo poteva guardarsi.

    Guardava, cioè, il suo corpo senza vita. Era sconvolto e non riusciva a realizzare. È un incubo! pensò.

    Poi subito accadde qualcosa di ancora più sconvolgente.

    Rivide tutta la sua vita come in un film. Quante volte era tornato indietro con i ricordi, rivisitando il suo passato, rivivendolo. Mai aveva avuto paura di farlo, gli veniva così naturale.

    Questa volta invece sentiva una costrizione. Ciò lo mise in grande difficoltà. Gli sembrava che qualcuno stesse violando un segreto che apparteneva solo a lui.

    Ebbe paura, poiché il suo inconscio gli diceva che ciò che stava accadendo non era spiegabile. Però, tutto andò avanti con forza e intensità.

    Il tempo non fu mai quantificato, mentre ogni ricordo era accompagnato da emozioni mai provate, sicuramente non appartenutegli in vita. Momenti di dolore, a volte di grande dolore, alternati a momenti di gioia, di grande gioia. Tutto fu sviscerato e a tutto fu dato un senso. Un pianto improvviso e profondo lo colse, così intenso che gli sembrò di sciogliersi.

    All’improvviso, com’era cominciato, tutto finì. Si ritrovò avvolto in un silenzio irreale, mai sentito, che gli permise di ragionare su quegli eventi, e quindi inevitabilmente di trovare la soluzione più logica.

    Questo è un sogno, non può essere altro che un sogno, mi devo svegliare pensò tra sé e sé.

    «Non è un sogno, sei morto veramente» si sentì dire.

    «Chi ha parlato?» domandò spaventato.

    «Sto comunicando con te mentalmente» fu la risposta.

    «Mentalmente... che significa?»

    «Significa che il tuo corpo è morto e che tu adesso sei nell’aldilà, naturalmente mi riferisco alla tua anima.»

    Il gelo lo avvolse poiché sentì di essere giunto al capolinea.

    «Dunque è arrivato il momento... presumo che lei sia il mio giudice.»

    «No, non sono il tuo giudice. Sei stato già giudicato, altrimenti non saremmo qui a comunicare.»

    «Giudicato da chi?»

    «Da te stesso. Dalla tua coscienza, per essere precisi. Lei ti ha permesso di uscire dal tuo corpo.»

    «Non capisco.»

    «Nessuno giudica nessuno nell’universo, inoltre non esiste il giudizio universale.»

    «Non esiste il giudizio universale?» domandò chiaramente incredulo.

    «No, non c’è, tu ce l’hai fatta. La tua vita l’hai vissuta con grande equilibrio, non hai mai fatto tanto del male da sbilanciare quello che hai fatto di bene, così nel momento del trapasso ti sei liberato.»

    «E se fosse stato il contrario?»

    «La tua coscienza non avrebbe permesso alla tua anima di uscire dal tuo corpo, e quindi saresti morto con quest’ultimo.»

    «Da qualche parte sarebbe andata la mia anima... no?»

    «Saresti stato un essere finito, terminato. Il nulla avvolge e cancella ogni anima nera.»

    «Dio santo, è più terribile dell’inferno.»

    «Sì lo è, se lo immaginiamo come lo insegnano in vita.»

    «E Dio quindi lascia che ci giudichiamo da soli?»

    «Sì, per quanto può sembrare inverosimile, egli crea... ma non giudica!»

    «Posso sapere chi sei e perché siamo qui a comunicare?»

    «Io sono un’anima liberatasi non molto tempo fa. Sto per tramandarti tutto ciò che è accaduto nel passato, dalla nascita della Terra fino a oggi. Ti racconterò la storia degli umani, quello che è stato il loro cammino, soprattutto come poteva o doveva essere. Quando avremo finito, per te si sarà veramente chiuso il ciclo, saprai perché sei nato, perché sei morto, perché adesso sei un’anima libera, e cosa ti aspetta dopo.»

    «Com’è che sai queste cose?»

    «Io so perché, quando mi liberai, un’altra anima era ad attendermi, essa mi tramandò tutto ciò che sapeva e anche oltre. Tra un tempo indefinito toccherà anche a te svolgere questo compito, che oserei definire divino.»

    «Mi hai detto che c’è un dopo per me, potrei saper di cosa si tratta?»

    «Ci sarà tempo per parlare del tuo futuro, dobbiamo fare in modo che prima si parli del tuo passato, che lo analizzi anche, magari per capire dove gli abitanti della Terra hanno sbagliato e anche dove hanno fatto bene. Sia chiaro che questo non è un processo, nessuno può erigersi a giudice, lo dobbiamo fare per prepararti al lungo cammino che ti aspetterà dopo. Sarà importante fare tutto per gradi e con calma, questa tua anima è fragile ed è molto esposta!»

    «Se è questo che si deve fare, facciamolo. In verità sono sempre stato curioso di conoscere il vero passato dell’umanità, compreso i suoi segreti. Ci vorrà molto tempo?»

    «Dove siamo noi, il tempo non scorre!»

    «Possibile?»

    «Certo che lo è. L’universo è pieno di misteri, lui stesso è un immenso mistero.»

    «Bene, da dove si comincia?»

    «Direi dal principio.»

    «Il pianeta Terra non è un pianeta comune ma fa parte dei cosiddetti pianeti primari, nei quali nasce l’intelligenza che è trasmessa nell’universo per mezzo dell’anima. Questo è il disegno di Dio. Egli si serve della natura così come noi la conosciamo: una forza senza pari capace di esprimersi in un’infinità di modi. Dove ci sono le basi, questa comincia il suo lento ma inesorabile lavoro. Crea la vita, e dopo innumerevoli tentativi arriva a formare il portatore. Ecco che cos’è l’essere umano, il primo e ultimo essere intelligente del pianeta capace di accogliere quell’anima che, una volta liberatasi, vivrà molto probabilmente in eterno perché ne avrà l’occasione. Attraverso l’evoluzione di tutto il mondo animale, la natura ha dato al pianeta Terra l’essere che più gli si addiceva; sin da quando è nata la prima cellula, l’animale portatore è stato l’essere umano così com’è. In altri pianeti primari l’essere portatore non è mai uguale poiché nessun pianeta è mai uguale. Una piccolissima differenza tra un pianeta e l’altro fa sì che i suoi abitanti siano differenti. L’uomo è unico nell’universo ed è destinato a rimanere confinato nel suo pianeta, o se vogliamo, nel suo sistema solare.»

    «Come si è formata la coscienza negli esseri umani?»

    «Si può asserire con ragionevole certezza che una coscienza primitiva era già presente negli ominidi, diretti discendenti della grande famiglia delle scimmie. Però questa coscienza ancora così giovane aveva bisogno di ben altro per incidere sull’anima. Nel corso di migliaia di anni quest’ominide si è evoluto diventando sempre più forte; ha creato delle comunità, ha cominciato a dominare la natura, a sfruttarla, a piegarla, a cambiarla. Con la sua intelligenza sempre crescente è diventato cosciente del proprio ruolo, consapevole del suo essere superiore; tutto ciò che lo circondava, gli apparteneva e nessuno poteva contrastarlo. È, quindi, in questo momento che la coscienza si è appropriata dell’anima di questi antichi, infatti, la prima anima si è liberata proprio in quel periodo.»

    «Dunque la svolta.»

    «Non proprio. La coscienza incide solo sull’anima del suo portatore, ed è facile quindi intuire che nello stesso momento in cui si era liberata la prima anima, molte altre non riuscirono a uscire, per il solo fatto che questi portatori, per certi versi, erano ancora molto animali e quindi protetti!»

    «Devo dedurre che tutti gli esseri viventi succedutisi sul pianeta prima di questo evento tanto atteso... sono terminati?»

    «No, non sono terminati. Essi si sono reincarnati in altri esseri nascenti.»

    «Reincarnati? Allora è giusta la teoria, o per meglio dire, questa credenza terrena.»

    «Su questa cosa bisogna fare dei distinguo. Prima che la coscienza facesse da spartiacque tra gli umani e gli animali, tutti gli esseri viventi si sono reincarnati dopo la morte. Ci sono stati momenti in cui molte anime sono rimaste in sospensione per il solo fatto che i morti superavano le nascite, ma alla fine tutti hanno avuto la chance di rinascere o l’avranno. Sai una cosa, si può stare in sospensione anche molto tempo senza che nessuna anima si accorga di starci. Qui dove siamo noi, il tempo è relativo. Detto questo, bisogna aggiungere che quando gli umani si sono staccati dal regno animale, si sono reincarnati solo nella loro specie. Per gli animali la storia è molto diversa. Essi si sono sempre reincarnati e lo faranno fino a quando vivrà il pianeta. Ma non ognuno nella loro specie. I predatori rinasceranno prede e viceversa. Gli sfortunati rinasceranno fortunati e viceversa. Questa è la legge della vita e della morte. Misteriosa, affascinante, brutale se vogliamo, ma divina, quindi insondabile.»

    «Solo il portatore quindi rischia di andare nel nulla, già carico d’immenso dolore?»

    «Sì, solo lui rischia, poiché il suo destino è diverso da tutti gli altri. Gli è stata data l’intelligenza, cioè la chiave che attraverso la coscienza, apre l’anima. Sta a lui e a nessun altro far sì che questa si espanda nell’universo.»

    «E i piccoli portatori? I bambini voglio dire. Qual è il loro destino?»

    «I bambini non hanno nulla da temere. Essi si reincarneranno in altri bambini nascenti, anche molte volte, se ce ne fosse bisogno. Arriveranno alla fine ad avere la loro coscienza. Questo vale anche per quei portatori spesso già adulti ma privi delle loro facoltà mentali. Anche loro avranno altre occasioni. Inoltre, c’è da dire che quando questi innocenti muoiono non rinascono poi mai nello stesso posto e mai somaticamente uguali. Una volta morti saranno anime pure in sospensione, al primo concepimento ci sarà l’occasione per tornare.»

    «A quale età si sviluppa la coscienza?»

    «Difficile dire quando questo avviene. La cosa è talmente personale e individuale che sfugge a qualsiasi logica. Può succedere a quattro, cinque, sei, forse anche dieci anni. È duro sapere che un bambino così piccolo possa correre il rischio di terminarsi. C’è da dire però che una coscienza così giovane dopo il male si purifica molto più in fretta. Questo di solito è dovuto al fatto che c’è pentimento sincero nei piccoli, e il più delle volte le loro azioni, buone o cattive, nascono giocando. Tutto ciò impedisce alla coscienza di sporcarsi. Nemmeno un bambino però può mettere nel sacco quella stessa coscienza!»

    «Vi è una via di fuga nella coscienza adulta? Il Pentimento, una giusta causa, un errore, si possono ripulire?»

    «Questo è un campo minato poiché nella vita di ogni portatore giocano fattori imponderabili. Per esempio, dove vive, con chi vive, è bello, è brutto, è maschio, è femmina, è sano, è malato, è ricco, è povero, è istruito, è ignorante, è mite, è esuberante, è potente, è insignificante, è debole, è forte. Tutti questi fattori, e non sono i soli, potrebbero essere moltiplicatori o attenuanti. Il vero problema è che la coscienza non dimentica. Pentirsi? Di solito c’è pentimento. Una giusta causa? C’è sempre una giusta causa. Un errore? Anch’esso è sempre chiamato in causa. Queste però sono scuse per continuare a vivere, a convivere, ad accettarsi, a farsi accettare, a non punirsi e a non essere punito. Ma la coscienza è nata per un altro scopo che non è terreno. Essa è così in simbiosi con la sua anima che non potrebbe mai nasconderle nulla. Meno che mai intercedere con essa quando è chiamata in causa nel momento del trapasso. Lì ogni portatore è solo; il pentimento dovrebbe essere puro e profondo ma questo potrebbe non bastare poiché giocano fattori sconosciuti ed equilibri delicati. Le ferite si possono riaprire e tutto potrebbe tornare a galla o no!»

    «Devo dedurre che poche anime arrivano nell’aldilà, o sbaglio?»

    «Arriva il giusto... non potrebbe essere altrimenti. Sappiamo bene che ogni portatore al momento della nascita ha dentro di sé solo il bene, che è un dono! Ma, in seguito, crescendo, subentrano quei problemi che una coscienza primaria stenta a controllare. Eppure, la mente dell’umano è in continua evoluzione, ed è e sarà capace di cose straordinarie. Difficile capire perché è schiava di quell’ammasso di cellule così pieno di difetti.»

    «Forse gli è stata data questa pura debolezza per metterlo alla prova?»

    «Tutto lascia pensare che sia proprio così.»

    «L’essere umano è chiaramente un carnivoro e per sostenersi ha ucciso e continua a uccidere gli animali. Che peso ha sulla coscienza tutto questo?»

    «Tutti gli animali si cibano di ciò che la natura ha messo loro a disposizione, se così si può dire. Sostenere il proprio corpo è un istinto e un dovere; questa è la legge universale. La coscienza per le cose primarie è complice, mentre per gli eccessi non lo è. Sono stati uccisi dagli uomini animali in numero superiore al loro vero fabbisogno. Nessuna specie si è salvata da questa immensa caccia. Sono stati uccisi miliardi di uccelli e non certo per mangiarli tutti; si sono fatte stragi di pesci con pesche non selettive, impoverendo i mari, uccidendo le grandi balene, i delfini, le orche, i trichechi, le foche e persino le piccole di queste ultime solo per le loro bianche pellicce. Immagini di cavalcare il più sensazionale degli animali e portarlo per migliaia di anni a morire sui campi di battaglia per guerre senza senso, naturalmente l’umano mangia anche il cavallo. E poi, usare quei fieri animali, che sono i tori, a morire per divertimento in assurdi e cruenti combattimenti per essere infine mangiati. Per non parlare di cani e gatti, cari compagni di viaggio, spesso abbandonati e allo stesso tempo mangiati. E per finire, che dire della caccia spietata agli animali selvaggi, con il chiaro scopo di togliere loro le pellicce e magari di farne anche dei trofei! Immagina ora che il giudice non sia la coscienza di ogni portatore ma... Dio. Cosa dovrebbe aspettarsi il genere umano dopo questi eccidi che non sono fatti per sfamarsi ma solo perché si provano nuove sensazioni di potere o per credenze ancestrali, le quali lasciano pensare a passaggi di poteri eccezionali. Cosa dovrebbe aspettarsi dunque, la totale cancellazione della sua anima? O cosa?»

    «Però molti umani hanno amato e rispettato gli animali e si sono indignati per queste stragi gratuite; non è forse vero?»

    «Ecco perché esiste una coscienza singola e personale che distingue gli uni dagli altri.»

    «Come ha fatto la terra a diventare così bella?»

    «Il pianeta è così bello perché in esso c’è la vita. Tutto è stato fatto in funzione di essa. Nei miliardi di anni dalla sua esistenza, la Terra non ha fatto altro che perfezionarsi. Prima, con grande fatica, si è data un’atmosfera, poi, con il passare degli anni, tra terremoti, eruzioni vulcaniche, scorrimenti di continenti e diverse glaciazioni, è arrivata a essere così come si vede. Un pianeta perfetto con oceani salati contenenti migliaia di specie di

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