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Jake e la storia di Dhera
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E-book301 pagine4 ore

Jake e la storia di Dhera

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Info su questo ebook

Nella terra di Dhera, abitata da abili e coraggiosi guerrieri, Jake Evaieka, figlio di Khai Evaieka, il guerriero più forte di sempre, ha un sogno: compiere gesta indimenticabili come il padre morto in battaglia anni prima. Dhera però non è mai stata una terra sprovvista di pericoli e il carattere difficile del suo Protettore causerà problemi non indifferenti. Il Padrone del tempo è davvero ritornato?  Tra alberi melodici, temporali, spade di diamante, magia e maledizioni, dubbi e tradimenti, fuggendo all’ira di colui che un tempo uccise suo padre, inizierà per Jake un lungo viaggio che porterà alla luce una dura realtà.

Dave Deny è lo pseudonimo di Davide De Nicolò residente a Bitritto in provincia di Bari. Ha inventato il fantastico mondo di Dhera per dare sfogo al suo ideale di fantasy, ovvero la presenza del normale e di eventi reali all’interno di un contesto totalmente inventato e inesistente. Un racconto forgiato da passione e duro lavoro.  Jake e la storia di Dhera: il Padrone del Tempo è il suo primo racconto, nel quale sono presenti gli ideali di un mondo totalmente differente, epico e degno di essere letto da giovani e adulti. Questo romanzo saprà coinvolgere amanti del fantasy e non, con lezioni di vita contemporanee, colpi di scena, morali e avvenimenti di un mondo mai visto prima.
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2020
ISBN9788830621305
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    Anteprima del libro

    Jake e la storia di Dhera - Dave Deny

    978-88-306-1807-7

    Nota dell’autore

    Lettura e scrittura sono doni che ci sono stati dati migliaia di anni fa, e l’infinito numero di libri scritti fino ai giorni d’oggi è diventato incalcolabile. Questo ha portato a una ricerca dell’originale e dell’unico sempre più difficile, per molti irraggiungibile. Fino a che, dopo anni, sono giunto alla scoperta del mio stesso metodo: una diversa comunicazione con il lettore. Nel mio libro, cerco un dialogo, un discorso diretto con il mio lettore, in modo da farlo sentire parte del racconto, da includerlo, da invogliarlo ad andare avanti. Non si tratta di una semplice storia raccontata, ma di un testo in cui autore e lettore possono discutere come se stessero parlando di persona, in cui il primo invita al secondo a farsi domande e in cui si annullano le distanze percettive tra i due.

    In Jake e la storia di Dhera, caro lettore ti invito a fare attenzione, a non trascurare nessun dettaglio, perché io non lascerò niente in sospeso, tutto verrà rivelato e ogni tuo dubbio avrà una risposta. Perciò mettiti comodo perché stiamo per iniziare, e ancora una volta ricorda: presta attenzione, comincia la storia di Dhera…

    Solo i codardi rinunciano al tramonto

    perchè hanno paura del buio

    Dave Deny

    Per i miei nonni, affinché possano essere sempre fieri;

    per la mia famiglia, nonostante tutto;

    e per me, che non ho mai smesso di crederci

    CAPITOLO 1

    L’Adeak Khaise

    Responsabilità… che strana parola, è uguale sia al singolare che al plurale, che sia una o che siano tante non importa, la parola resta uguale. Possiamo definirla come la possibilità di prevedere le conseguenze del proprio comportamento e correggere lo stesso sulla base di tale previsione. Ma cosa vuol dire veramente responsabilità? E soprattutto cosa ne può sapere un ragazzo che si è appena affacciato al mondo? Bene sono qui per darvi delle risposte.

    Questa è la storia di un dherano di nome Jake Evaieka e della sua terra Dhera. Se non sapete cosa siano non preoccupatevi, ci arriveremo tra poco, ma vi avverto, la loro storia non è una passeggiata e soprattutto non è per persone troppo sensibili… quindi fate attenzione.

    Siete davvero sicuri di voler continuare a leggere?

    Bene se state leggendo ciò, vuol dire che non vi siete spaventati, che sono riuscito a incuriosirvi e che siete abbastanza coraggiosi da poter sapere, allora cominciamo subito…

    Ci troviamo sul pianeta Denyan, anno 1737. In una terra lontana di nome Dhera, vive un popolo di guerrieri con abilità straordinarie come il saper volare, anche se non tutti riescono a imparare, e avevano il talento ineguagliabile nel combattere. Possiedono una resistenza e una forza fisica superiori alle persone normali che gli permette di essere imbattibili nelle guerre. Nella terra di Dhera si insegna l’arte del combattimento. Ciascuno di noi è sotto cura di un Protettore, che a differenza di un re o un capo, non è su un livello superiore, ma ha l’incarico di salvaguardare la città, gli abitanti e di fare il possibile affinché tutto fili il più liscio possibile. Questa persona si chiamava Khai Evaieka, ed era rispettato e amato da tutti perché sapeva svolgere il suo compito, capace di pensare prima agli altri e poi a se stesso. Gli mancavano una decina di centimetri per raggiungere i due metri di altezza. Aveva capelli neri ricci luminosi e dei grandi occhi marroni, e nel viso un leggero strato di barba curato nei minimi dettagli. I suoi muscoli erano invidiabili, nonostante le diverse ferite ancora visibili, robusti e scolpiti in ogni parte del corpo senza neanche l’ombra di grasso. Sul suo occhio destro, vi era una grossa e definita cicatrice, che partiva dal sopracciglio sino a poco prima dello zigomo. Se l’era procurata molti anni fa per salvare la sua futura moglie, oramai era il suo tratto distintivo. Nessuno desiderava avere un Protettore che non fosse lui. Nessuno a parte… giusto un paio. Inoltre era il più forte e abile condottiero mai esistito, tant’è che gli venne attribuito il soprannome Il Senza Morte.

    Grazie alla loro forza in battaglia i dherani non perdevano mai una guerra, e tutti i popoli che provavano a impossessarsi di Dhera fallivano, ma era proprio dalle ceneri di quei fallimenti che i nemici facevano emergere i loro spiriti di vendetta e pur di veder crollare quella indistruttibile terra, erano disposti ad allearsi, con la speranza di riuscire a distruggerla definitivamente.

    Dhera è una bellissima terra dai mille colori, con i suoi fiumi, mari, prati, chiese e un vulcano che domina sulla città. Il centro della città è favoloso, qui tutti amano passare il tempo tra negozi e bancarelle. Il Protettore e la Protetta non alloggiano in un castello o una dimora lussuosa, convivono in una grande casa molto spaziosa, chiamata Herealm House, la più grande di tutte, considerando che in quella città non esistono case con meno di tre piani e venti stanze. La Herealm House è situata a sud-ovest del centro, a Owlston Street 92 (la strada più conosciuta). È dotata di quattro grandissimi balconi con ringhiere dorate e dai quali si gode una vista panoramica mozzafiato. All’interno scalinate ampie rivestite con pellicce finte, portano ai quattro piani e alle ventitré stanze della casa, dove spesso si incontrano piante alquanto buffe. Le pareti sono adornate da moltissimi quadri e ritratti. In una famiglia di tre persone la comodità non era sconosciuta.

    La storia di Dhera si basa sulla forza fisica ma anche morale, e soprattutto sull’esercito, composto da qualche migliaia di guerrieri, più il Protettore Khai e il suo migliore amico, nonché compagno di battaglia sin dall’infanzia, Tayler Beneven. Raramente però, solo nelle questioni più serie l’esercito interveniva interamente. La moglie del Protettore viene definita "Protetta", non che gli altri abitanti ricevessero una minore attenzione, era giusto un titolo che si acquisiva con il matrimonio.

    La moglie di Khai si chiama Arian Butergrand, e ha quattro anni di differenza rispetto al marito. Si sono conosciuti quando erano degli adolescenti e da allora la storia d’amore ha conosciuto vicende degne di essere vissute e raccontate. Per lei Khai ha compiuto un’impresa impossibile salvandola da una morte certa quando erano solamente degli adolescenti. Arian è sempre stata bellissima, aveva dei lunghi capelli castano chiaro e dei meravigliosi occhi verdi, pareva un angelo. Quando i tuoi occhi incrociavano i suoi, avevi l’impressione che penetrassero fino all’anima. Il suo incarnato era delicato e chiaro. Indossava sempre degli abiti di cotone o lycra, e una collana bianca con incisa la data del suo matrimonio all’interno di un cuore. Ai piedi calzava i suoi inseparabili stivaletti marroncini di morbida pelle realizzati da suo padre per il suo diciottesimo compleanno. Un coraggio più unico che raro e tanta saggezza erano le sue doti più grandi, ciò che maggiormente l’hanno distinta dalle altre. Si è sempre dimostrata matura, anche nei periodi in cui tutto ci si aspetta da una ragazza tranne che la maturità; ha sempre lottato per ciò che ama e continua ancora oggi a farlo, perché per lei niente conta più dell’amore. L’amore sostiene sia quel sentimento che consente la vita, che riesce a saziare l’insaziabile fame dell’odio, che guarisce le profonde ferite lasciate dal dolore, che ci dà il coraggio di spezzare quella catena che ci blocca chiamata paura. Tutti questi suoi pregi appena elencati, insieme con tutte le sue esperienze passate, hanno fatto di lei la straordinaria e umile donna che è adesso.

    Al compimento dei tredici anni, ai dherani viene affidata una spada molto resistente, indistruttibile, a ognuno differente, con il proprio nome inciso in oro, ricavata da un minerale estratto dal vulcano di Dhera: Diamante Nero, il materiale più duro di tutto il pianeta, che sebbene il nome, in realtà ha una gradazione più tendente al viola scuro. Il Dherafyre è l’unico posto in cui è possibile trovarlo e solo i dherani possiedono la conoscenza e i mezzi necessari per estrarlo. Questo diamante è ricercato da tutti per la sua elevata preziosità, rarità, e perché da esso come avrete capito, si possono ricavare invidiabili armi indistruttibili. Il nome della terra deriva appunto dal vulcano Dherafyre, di maestosa grandezza, tra i più grandi del mondo, talmente grande da possedere uno spazio enorme accanto alla sua cima poi denominato Receiver, che avremo modo di conoscere meglio tra poco.

    Questa grandezza della natura era il centro della forza del popolo, da esso si potevano creare armi, dalla cima si potevano vedere i nemici che avanzavano e numerosi altri vantaggi: a volte bastava solo la sua visione per costringere gli avversari alla ritirata.

    Oltre la spada, l’esercito è equipaggiato di un’armatura grigia e rossa fiammante, la mantica d’acciaio, un’armatura a maglietta e pantaloni come dei normali vestiti, sottile e leggera, ma abbastanza resistente da proteggere il corpo. Copre interamente dal busto ai piedi, lasciando scoperte solamente le braccia e il volto nei periodi più caldi. Il colore mette in risalto la lava del vulcano e dà la giusta carica ai guerrieri per difendere sia loro stessi che la propria città.

    Un giorno però, un brutto giorno, alla scadenza degli ultimi giorni di Aprile, un gruppo di terribili maghi attaccò la città, erano persone conosciute in tutto il pianeta a causa delle loro doti terrificanti. Forti, caparbi e in grado di generare incantesimi di quasi ogni tipo con le loro mani. Sembravano non avere punti di debolezza e persino una formidabile intelligenza li accompagnava. Qualcuno di grande però era al di sopra di essi, non si sa come ma è così, e a causa di una vecchia disputa con Dhera, decise di vendicarsi affidando loro una precisa missione. Solamente un piccolo gruppo venne mandato, capirono subito che non avrebbero potuto sconfiggere l’esercito dherano per intero, allora presero la loro decisione…

    Vestivano con delle lunghe vesti colorate di shantung, il bordeaux era il colore dominante, e dopo diversi bisbigliamenti su quale fosse il metodo più sicuro per riuscire nelle loro intenzioni, assediarono il vulcano e fecero tutto il possibile per fare in modo che la città venisse sommersa dalla lava. Eron Whise, uno dei dodici guerrieri di guardia, vedendoli (prima di morire incastrato tra le rocce vulcaniche grazie a un gesto pigro della mano di un mago), lanciò in tempo l’immediato allarme facendo in modo che Khai si accorgesse di loro. Incaricò il suo amico Tayler di avvisare i guerrieri nel minor tempo possibile, mentre nel frattempo tutto solo egli si scagliò contro il nemico che aveva già teso una brutta trappola. Khai volò a tutta velocità vicino al vulcano ma una volta giunto non vi fu nessuno. Volare è molto difficile, solo i più bravi ci riescono senza tremare o sbandare. Il Protettore si guardava attorno attentamente ma sembravano tutti quanti scomparsi. All’improvviso i sei maghi apparvero nuovamente accerchiando il loro avversario e lasciandolo al centro senza nessuna via di fuga. Tenendo i nervi saldi non dimostrò alcuna paura, nemmeno di fronte alle parole del giovane comandante, nonché mago più potente: Edgar.

    «Sai perché siamo qui, non sprecare la tua vita» proferì con supremazia un uomo alto che dimostrava all’incirca trent’anni. I capelli neri come la pece mettevano in risalto il pizzetto folto e scuro della barba crespa che terminava con un ciuffetto a punta adunco. La sua bravura e la sua perfidia erano ben evidenti attraverso la postura fiera. Gli occhi marroni brillavano, sembravano pietre preziose.

    «So perché siete qui» rispose Khai dopo aver sfoderato lentamente la spada. «Vi ha mandato lui… ma la mia risposta non cambia» aggiunse.

    «Allora cesserai di esistere!».

    Contemporaneamente sei sottili e segmentati raggi di luce viola velenosi, come un lampo, vennero indirizzati contro il Protettore, che essendo stato colpito da tutte le direzioni non fu in grado di respingerli tutti. Volò in alto deconcentrando tutti gli avversari, e non appena alzarono lo sguardo per vedere dove fosse andato, scese in picchiata, uccidendoli uno a uno con acrobazie di spada, indipendentemente dalla sua inferiorità. Il suo talento si mostrò ancora una volta. Tutti quanti perirono, tranne uno, troppo malvagio e potente, che incredibilmente restò in vita nonostante le mortali ferite che gli erano state procurate. Sebbene i suoi ineguagliabili riflessi e il suo straordinario talento nel combattere, Khai non ne uscì illeso e venne colpito diverse volte perdendo un po’ di sangue. Vedendo tutti stesi a terra immobili, si girò per tornare a Dhera, ma non appena lo fece, sentì da dietro un filo di voce stridulo. Edgar era ancora vivo.

    «Ingenuo… nessuno può opporsi. Non hai idea di chi stai sfidando» proferì queste parole soffrendo.

    Pur essendo ridotto in condizioni pietose e con una ferita che percorreva tutto il suo torace, il capo dei maghi mise in evidenza ancora una volta le sue doti superiori concentrando un flusso di energia rossa che fluttuava nella sua mano e che confluiva in tanti fili aggrovigliati tra di loro che emettevano uno strano gas rosso-arancione che non tardò a lanciarglielo contro. Il colpo era (davvero) potente e fatale. Edgar si dimostrò davvero astuto, se Khai non si fosse spostato e fosse stato colpito, sarebbe rimasto paralizzato garantendo così la sua morte, nel caso contrario se lo avesse schivato, le conseguenze sarebbero state addirittura peggiori. L’incantesimo viaggiò contro di lui, lo prese di striscio causandogli la distruzione parziale dell’armatura e l’ustione totale della spalla destra mettendolo in questo modo completamente fuori dai giochi. Così facendo il vulcano venne colpito e il mago realizzò pienamente l’obiettivo: il Dherafyre era fuori controllo e nessuno poteva più fermarlo. Maestose eruzioni di lava sgorgarono dalla montagna insieme con giganteschi pezzi di pietra vulcanica e diamante che precipitarono su Dhera come meteoriti generando il caos. Intere case e palazzi vennero subito rasi al suolo intrappolando tantissime persone sotto le macerie. il Protettore sgranò gli occhi incredulo di ciò che stava vedendo. La fine di Dhera era ormai imminente. Ciò nonostante non poteva permettere che una cosa simile accadesse, trovò la forza per alzarsi, privo di forze e incapace di volare si lasciò cadere nel vuoto per arrivare il più in fretta possibile dagli altri e offrire il suo aiuto. A questo punto Edgar, ormai lasciato solo, poté tranquillamente scappare e fare ritorno nella sua terra mettendosi in salvo.

    Qualche secondo prima di toccare il suolo, Khai si sforzò pesantemente per volare e arrestare la caduta. Ormai sfinito e zoppicante fece il possibile per aiutare gli altri, l’esercito aveva già iniziato a fare lo stesso. Alcuni gridavano di dolore, altri piangevano in ginocchio i loro morti, altri ancora impazzivano disperati. Un’atmosfera raccapricciante, ognuno aiutava il più possibile: chi sollevava le macerie, chi cercava di bloccare il vulcano, chi soccorreva i feriti. Ma era tutto inutile, tanto più scorreva il tempo, tanto più la situazione peggiorava drasticamente. La catastrofe era ormai iniziata e come una biglia in discesa avanzava senza mai fermarsi. Per quanto forte possa essere, l’uomo non potrà mai battere la natura, questo loro lo sapevano bene. Tutto ciò era orribile ma ci fu qualcosa di peggio, qualcosa che non verrà mai dimenticato. Un bambino strisciava per terra dopo aver perso le gambe, e Arian, invece di cercare un rifugio provò a salvarlo e venne sommersa da un cumulo di macerie che la immobilizzò sdraiata a terra. Lei ha sempre dimostrato coraggio e ha sempre combattuto insegnando a non arrendersi mai, neanche in quel caso si tirò indietro. Khai Evaieka si fiondò con una velocità impressionante gridando e sollevando con quel briciolo di forza rimasta, le pietre sopra di lei. Cercava ostentatamente di tirarla fuori. La situazione parve complicarsi quando si accorsero che un meteorite gigante e composto interamente di diamante precipitava verso di loro. Restavano all’incirca pochi secondi all’impatto ma la Protetta aveva il braccio destro incastrato sotto una trave incendiata, troppo pesante per essere spostata. Tayler arrivò in tempo offrendo il suo aiuto, ma che sfortunatamente, non fu abbastanza. Arian strillava sofferente ad alta voce, così il Protettore di Dhera fece ciò che nessun altro uomo o marito avrebbe mai avuto il coraggio di fare. Sguainò la spada, la decisone fu troppo difficile e ciò cui stava pensando non era facile da eseguire, però era l’unica soluzione allora attuabile. Con un coraggio da vero dherano respirava profondamente molto affaticato, lanciava sguardi a dir poco spediti in tutte le direzioni sperando con tutto il suo buon cuore che vi fosse qualche altro modo, ma la sorte aveva già deciso diversamente. Costretto, per salvarle la vita, dopo aver spinto via il suo amico con un calcio, le tagliò il braccio in corrispondenza del gomito, successivamente la lanciò lontano. Il suo grido di dolore giace ancora vivo nelle nostre menti. Dopo averla salvata, Khai tentò di mettersi in salvo, il tempo però non fu sufficiente. In quel momento accadde un avvenimento che avrebbe cambiato le cose e che avrebbe reso felice i nemici, il nostro peggior incubo. Il Senza Morte, il guerriero più forte di sempre, era ormai in fin di vita.

    Una volta passata la tempesta di polvere dovuta all’impatto del meteorite con la terra, decine di persone allungarono il collo per scrutare in ogni minimo angolo, sarebbero stati disposti persino a sollevare un misero granello di sabbia pur di scoprire dove egli fosse finito. Si affrettarono a trovare il corpo di un guerriero inevitabilmente distrutto, colui che lo scovò ancora in vita fu il suo migliore amico lì vicino, che si chinò riuscendo a sentire le sue ultime parole: «Eccoti, andiamo, dobbiamo curarti. Te la caverai stai tranquillo» disse molto velocemente cercando di prenderlo in braccio, provando a conferirgli speranza, ma venne fermato.

    «No… non questa volta…».

    Il Protettore si girò leggermente mostrando il fianco destro completamente lacerato e sanguinante, con ancora pezzi di lava incandescente e schegge conficcati all’interno.

    «Tay… ascoltami, Dhera ha bisogno di te. Il Padrone del tempo prima o poi si farà vivo. Proteggili tutti, ti prego, prendi il mio posto sinché mio figlio non avrà raggiunto l’età adatta. Jake dovrà sapere la verità soltanto quando sarà strettamente necessario, soprattutto per quanto riguarda… l’Altro…».

    Khai al contrario sapeva bene il suo destino, e ciò che purtroppo attendeva i suoi simili.

    «Insegnagli tutto ciò che sai meglio che puoi, consegnagli la mia spada. Ora il nostro destino è nelle tue mani, possiamo ancora farcela… so che non mi deluderai…».

    Proferite quelle parole di speranza, il Protettore, di solamente quarantaquattro anni, fece il suo ultimo respiro prima di chiudere delicatamente gli occhi, per sempre. Con la sua scomparsa si presentò un vuoto immenso, che difficilmente sarebbe stato colmato. Qualche infernale minuto dopo, il vulcano smise di eruttare. Tra tutte le guerre e gli attentati a cui Dhera era stata sottoposta sin dai tempi della sua creazione, quello fu sicuramente il più terribile e che ebbe gli esiti più devastanti. Circa un quarto degli uomini che facevano parte dell’esercito morirono, migliaia di abitanti innocenti tra cui anche bambini persero la vita ingiustamente, le dimensioni del territorio vennero quasi dimezzate. Per fortuna Dhera è sempre stata tra le città più grandi, quindi la restrizione della terra fu il minore dei mali.

    Ve l’avevo detto che non era una storia per deboli di cuore... ah scusate dimenticavo, moltissimi dherani anche gravemente feriti tra cui la Protetta, riuscirono a salvarsi grazie a una scoperta che fece uno dei primi abitanti centinaia di anni fa: dopo anni di studio intenso, scoprirono che il diamante nero se tenuto a temperature estremamente basse e costantemente bagnato con acqua della sorgente di fiume, ha delle proprietà benefiche che consentono una guarigione più veloce del normale delle ferite, anche quelle più gravi. Fu così che venne creata la Stanza Lungavita, una camera dove i guerrieri in fin di vita o i gravemente feriti venivano depositati per l’opportuno lasso di tempo in modo da recuperare le piene capacità. Non importa quanto disastrosamente malridotti essi entravano lì dentro, nessuno ci aveva mai lasciato le penne.

    Il giorno seguente tutti i guerrieri e coloro periti in battaglia vennero seppelliti in un immenso cimitero costruito appositamente per loro, dove si svolse un unico funerale per circa trenta mila persone. In loro onore tutta la città si riunì, esibendo inni e onorificenze valide per ciascun guerriero. L’ambiente era circondato da alberi dalle chiome vivaci, alberi sonori, i Cantachiome, che trasmettevano leggiadre sinfonie armoniose in modo da tenere una dolce e costante compagnia ai loro animi. Ogni albero, piccolo quanto un bambino o grande quanto un palazzo, emette una sequenza di suoni diversa; un’antica leggenda racconta che ciascuna entità degli alberi si leghi particolarmente a una sola persona, cantando per sempre la sua melodia preferita. In questo modo ci si poteva persino sentire più vicini a coloro che purtroppo, non potevano più toccare i propri cari.

    La sera invece, per onorare la morte del Protettore, tutta la città si riunì sul Receiver, dove egli venne seppellito accanto a una grande statua raffigurante se stesso con in mano la sua spada, che gli è stata accanto fino alla fine. Per sempre saranno riconoscenti a quell’uomo, che nessuno mai potrà eguagliare. In basso, al centro tra i piedi, venne conficcato un mattoncino bianco rosato, piegato leggermente verso l’alto, con incisa la scritta:

    Khai Evaieka

    06\02\1693 — 27\04\1737

    Il Senza Morte

    Arian piangeva accanto a quella tomba di marmo, tenendo saldamente la mano di suo figlio di dieci anni, anch’egli in lacrime, augurando un dolce riposo. Lo spirito del Senza Morte si elevò in alto lentamente rendendosi visibile, guardò verso la sua famiglia e il suo popolo, poi sorrise. Quando toccò il cielo, divenne una cometa dalla coda viola, ammirata da chiunque vi si trovasse lì sottostante. Per concludere, i dherani sfoderarono un a dir poco fiero sorriso, consapevoli che Khai ormai aveva trovato la pace. Questo giorno prese il nome di Adeak Khaise, che deriva dal dherano antico "Adeak ovvero morte, e Khaise" Protettore. Proprio per quella parola, suo padre gli donò il nome Khai.

    Ma ora veniamo a noi, facciamo un passo in avanti di circa otto anni, anno in cui Jake raggiunse la maggiore età e le cose iniziarono a diventare un po’ più serie. Per evitare atti di vendetta o inutili guerre, Arian e Tayler, secondo il desiderio di Khai, si accordarono con tutti gli abitanti per tenere nascosta al futuro Protettore parte della verità, il Padrone del tempo non doveva mai più essere nominato.

    CAPITOLO 2

    Il nuovo Protettore

    Nel 1745, raggiunta ormai la maggiore età, Jake era diventato automaticamente il legittimo Protettore di Dhera in quanto unico erede di Khai Evaieka. Tuttavia decise, come d'altronde era giusto che facesse, di continuare a farsi aiutare da Tayler nelle questioni più importanti

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