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Le Ombre di Arados: Saga di Helmor 3
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Le Ombre di Arados: Saga di Helmor 3
E-book117 pagine1 ora

Le Ombre di Arados: Saga di Helmor 3

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Fantasy - romanzo breve (96 pagine) - Due giovani stranieri in una città antica e oscura, che si estende sopra e sotto il suolo; esseri mostruosi, e antiche divinità nascoste che manovrano gli uomini. Continuano le avventure di Helmor occhi-di-gatto e di Shaylo, la giovane maga delle ombre.

Dopo il pericoloso viaggio per mare narrato in Flutti incantati, Helmor e la sua compagna d'avventura Shaylo sono giunti ad Arados, e nulla sembra più facile di vendere la preziosa gemma conquistata e potersi godere la vita, dopo tanti rischi corsi, in quell'antico ed esotico paese. Ma la città riserva insidie maggiori e più sottili delle foreste del nord o dei mari, e la Pietra del Mare è assai più di una preziosa gemma.
Mani potenti, umane o no, cercano di impadronirsene ed è difficile per due giovani stranieri sapere di chi fidarsi e di chi no; tanto più che i pericoli maggiori si manifestano nei sotterranei sotto la città, o di notte, cioè tra le tenebre, quando l'arma migliore di Shaylo, la sua capacità di manipolare luce ed ombra, è inefficace.
A esseri mostruosi, maligne divinità e inganni, i due ragazzi oppongono il loro coraggio e la loro fantasia; troveranno l'aiuto inaspettato di Valawyne, nel suo avatar animale; e Helmor scoprirà il segreto delle sue origini e dei suoi stani occhi rilucenti nel buio.

Giorgio Smojver, nato a Padova da esuli giuliani, è laureato in Lettere classiche presso l'Università degli Studi di Padova, appassionato di mitologia comparata e letteratura medievale. È stato per anni bibliotecario e coordinatore del sistema bibliotecario del Comune di Padova, e in questa veste ho curato attività di promozione della letteratura. Ritiratosi, si è dedicato alla scrittura. Ha pubblicato un romanzo, Le Aquile e l'Abisso (Watson) e diversi racconti, tra i quali: L'anello infranto, in Premio Esecranda 2018, L'allodola e i rovi, in Oltre la SogliaCastrum Daemonum in Impero – Antologia Gladius & Sorcery, Watson.
LinguaItaliano
Data di uscita19 nov 2019
ISBN9788825410525
Le Ombre di Arados: Saga di Helmor 3

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    Anteprima del libro

    Le Ombre di Arados - Giorgio Smojver

    9788825409567

    Prefazione dell'autore

    Le ombre di Arados è il racconto finale della trilogia che comprende Artigli nei boschi e Flutti incantati (Pubblicati entrambi nella presente collana). Non è affatto la fine delle storie dei tre eroi, lo spericolato e generoso Helmor, la severa e scontrosa Valawyne, l'ardita, lieve e ironica Shaylo: tutti e tre hanno un futuro ricco di avventure, insieme o separati; anzi una storia successiva di Shaylo è già apparsa nell'e-book Aspettando Mondi Incantati che raccoglie i dieci racconti finalisti del Trofeo RiLL. È però la fine della loro adolescenza. Nelle storie successive, più grandi di alcuni anni, dovranno prendere più sul serio sé stessi e le loro vite.

    Come i precedenti, anche questo romanzo breve, il terzo, è stato scritto anni fa e da poco revisionato; e ha diverse fonti di ispirazione. La prima è Il modello di Pickman di Howard Phillips Lovecraft, letto da ragazzo in collana Urania: mi impressionò tanto che per un anno dovetti fare uno sforzo per scendere in cantina. Ma promisi a me stesso di scrivere un giorno di qualcuno che affrontasse i Ghul nei sotterranei meandri di qualche città orientale. Se ben ricordo, il termine Ghul non era usato dal traduttore italiano di allora, sostituito da un generico Demoni, e mi ci volle un po' per collegarli agli esseri delle Mille e una Notte di Galland, che avevo da poco letto.

    La città orientale su cui fantasticare ebbe un nome qualche anno dopo, quando lessi Il Signore degli Anelli: era la città di Umbar, il grande porto del regno meridionale di Harad da cui provenivano i corsari che saccheggiavano le coste di Gondor. I popoli dell'Harad e la loro storia erano appena accennati da Tolkien, e in modo negativo, visti dai loro nemici di Gondor e tuttavia quei pochi tratti parlavano di una civiltà antica e raffinata, capace di costruire grandi navi, armi elaborate e addestrare gli elefanti. Le appendici narravano di diverse conquiste di Umbar da parte dei Re di Gondor, e successive rivolte. Leggendo il Silmarillion, fui colpito da questa frase: Accadde in quel tomo di tempo che i Numenoreani per la prima volta creassero grandi stanziamenti … desiderando ricchezze dominio nella Terra-di-mezzo… ma ormai apparivano più signori, padroni ed esattori di tributi che ausiliari e maestri.

    Non era possibile non vedere una critica severa del colonialismo britannico. Pensai a una città simile, ricca e antica, estesa sia sopra che sotto il suolo, pervasa da oscuri segreti e antichi culti, dominata da un'élite straniera. E sì, che ci fossero i Ghul e altri orrori.

    E così i miei giovani eroi, Helmor e Shaylo, volendo solo vendere la gemma trovata nel loro viaggio per mare e fare un po' di onesti soldi, saranno invischiati nel gioco delle Potenze ultraterrene, dovranno superare inganni e terrori e dare l'ultima prova del loro coraggio e della reciproca lealtà; lì Helmor scoprirà il mistero della sua origine e sveleremo il segreto della ricerca di Shaylo. E lì sarà anche Valawyne, nella forma del suo avatar animale, la Lupa Bianca.

    Prologo

    Ker Lyonis

    C'è una grande casa, subito fuori dalle mura di Ker Lyonis, capitale del regno di Finyas, fondata nelle Gallie da coloni di Atlantide, prima che la grande isola fosse inghiottita dall'Oceano. L'architettura è semplice e severa, e, a differenza dei palazzi della città, non è in marmo, ma in granito cristallino. Le finestre sono strette e alte, con volte ad arco acuto, e hanno vetri colorati che proiettano all'interno una luce inseme incantata e severa. È circondata da un ampio parco e da un bosco ben curato, dove vivono daini, scoiattoli, gufi e qualche volpe. È la Casa per Fanciulle di Vana. Lì studiano le ragazze delle migliori famiglie di Finyas e dei regni vicini. Alcune sono diventate poetesse, astronome o musiciste di fama. Ma lo scopo principale è formare delle mogli perfette per i nobili signori dei Regni Atlantidi.

    Ora, lo strano è che nessuno ricorda più chi è Vana. Solo i dotti collegano il nome a quello di Vanadhi, una delle grandi Varnir, le Signore del mondo. Ma pochi anche tra loro ricordano che Vanadhi, molte ere prima della comparsa degli Uomini, era un'Asuri, una potenza primordiale, nata dalle onde del mare, signora dei miraggi, colei che sconvolge le menti e fa tremare i cuori. Forse se tenessero bene a mente questo aspetto i nobili Atlantidi eviterebbero di mandare le proprie figlie in quel luogo, che era sacro assai prima che la città di Ker Lyonis fosse fondata.

    Così a volte le eteree, raffinate e contegnose fanciulle cadono sotto il potere dell'antica Maestra di Magia, che le abbaglia di sogni, fa tremare le loro mani e scuote i loro corpi con desideri che i loro padri e futuri mariti non sospettano. Negli anni alcune sono fuggite, a gettare via la loro vita, o a viverla a pieno, a seconda dei punti di vista. E tre di esse, in quella notte di luna piena, sono andate ai cancelli di ferro battuto, ahimè impietosamente chiusi, a rubare attraverso i varchi della grata decorata di rose d'argento e spine crudeli un bacio non dovuto.

    Valawyne non è tra loro. Figlia dei boschi, ha perso la famiglia a sei anni, quando gli Ulfhednar sfondarono le porte del casolare e solo lei, nascosta sotto l'impiantito, sfuggì. Due volte è stata adottata: la prima da un branco di lupi, lupi veri, non ibridi mostruosi come gli Ulfhednar; la seconda, a tredici anni, in piena guerra, da Ardacil di Arthad, il Lord guardiano delle Marche del Nord. Ora ne ha sedici e ha imparato a essere sorda al richiamo della notte. È nella sua stanza, come si conviene, con gli occhi asciutti spalancati nel buio. Sente il respiro regolare della sua compagna Miriel; l'altra, Thinwen, figlia del Lord di Darluin, si è levata in punta dei piedi ed è uscita col suo passo leggero di danzatrice. Ma Valawyne l'ha udita: prova per lei un briciolo d'invidia e insieme compassione, perché sa che finirà male. Non ci si può fidare dei ragazzi, li si aspetta, si fanno sogni e loro fuggono. Come Helmor.

    Una parte di lei, oh, una parte molto piccola, ha sempre pensato, da quando combatterono fianco a fianco gli Ulfhednar, che la sua prima volta sarebbe stata con quello strano giovane dagli occhi bicolori e lucenti. Non che glielo abbia mai fatto capire. Negli ultimi due anni si sono visti poco, nelle rare occasioni un cui suo padre rientrava a casa per qualche giorno dall'esercito e Helmor era loro ospite; e lei si studiava di trattarlo nel modo più brusco e freddo possibile, senza peraltro mai avere la soddisfazione di un moto di rabbia o di impazienza da parte di lui. Sapeva che lui aveva delle ragazze; non l'aveva mai disturbata, aveva imparato dalla vita nei boschi che i maschi devono farlo o diventano pazzi e pericolosi. Quando lei avesse deciso di farsi avanti non ci sarebbe più stato spazio per le altre. Avrebbe scelto il momento; è sempre la lupa a scegliere. Cosa sarebbe accaduto dopo, non sapeva; nulla di più lontano dai suoi pensieri che diventare una sposa alla maniera delle giovani donne di Finyas. Forse sarebbero stati ricognitori di Ardacil assieme; per quanto lo spathar Kasdnir le abbia detto che le relazioni tra compagni d'armi non funzionano mai. Kasdnir è l'unico con cui si sia un po' confidata, facendogli giurare su ogni dio conosciuto e sulle teste dei suoi presunti figli che mai e poi mai ne avrebbe fatto cenno a Helmor.

    Giuramento che Kasdnir ha mantenuto, senza capire che lei voleva l'opposto. "Come sono stupidi gli uomini! Anch'io però, se credo che saperlo avrebbe fatto differenza per Helmor. Se un uomo è così vigliacco da abbandonare i suoi compagni d'armi, che cosa può importargli delle sciocche fantasie di una ragazza? – è infuriata con sé stessa per avergli dato una qualche importanza e anche col padre adottivo che sembra giustificarlo, invece di dargli la caccia per farlo impiccare. Cosa c'era da giustificare? Un disertore!

    – Tu non eri là. Helmor non è affatto un vigliacco. Avere vergogna non è da vigliacchi – le ripete spesso Ardacil.

    – Vergogna di cosa? Avevi detto che era stato coraggioso! Che era arrivato sin sotto il naso dei nemici e aveva incendiato i loro carri!

    – Vergogna appunto di questo. Un giorno, quando sarai più grande capirai.

    Capire cosa? Che uomo è uno che si vergogna di aver salvato gli amici e ucciso i nemici? E tradisce, abbandona i compagni? Non merita più neanche un pensiero.

    Si gira nel letto e infine il sonno viene. Accanto a lei è posata una pietra bianca come la luna, di forma poliedrica. La pietra ha quest'aspetto da più di duemilacinquecento anni, da quando l'Argond, la Pietra della Creazione, antica come il mondo, fu infranta dai Varni. Ma furono le Varnir, le Signore dell'Occidente, e le Asuri, dee dell'Oriente, a dare ai frammenti il carattere e il potere. E se quindi oggi Vanadhi scuote Valawyne nel sonno, attizzandone la rabbia e il dolore per un sogno tradito prima di divenire reale,

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