Nel nome della madre
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Info su questo ebook
Francesca Illiano è nata a Napoli nel 1979 e vive a Bacoli.
Laureata in Lettere Classiche, ha già pubblicato Sibilla, Matrioska e Bacolesi - Storie, memorie e ricordi di un popolo.
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Anteprima del libro
Nel nome della madre - Francesca Illiano
Francesca Illiano
Nel nome della madre
© 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-8075-3
I edizione agosto 2023
Finito di stampare nel mese di giugio 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Nel nome della madre
A mia madre
La parte viva del mio cuore
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani)
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Non si nasce donne: si diventa
Simone de Beauvoir
PREFAZIONE
di Don Tonino Palmese
È proprio vero: I figli sono di chi li cresce
.
È questo secondo me il tema di fondo della storia raccontata da una donna, nipote e figlia, Francesca Illiano. Storie di madri, padri, bambine e bambini. Storie di nascite e di morte, ma soprattutto storia dove la debole scienza e il poco pane
vedeva morire tanti bambini impossibilitati a superare la soglia dell’infanzia per diventare finalmente grandi
. Una storia nella quale spesso i genitori erano costretti a sopravvivere ai loro figli. Un assurdo che in nessun tempo troverà spazio per essere compreso, accettato. Persino la lingua (ogni lingua) si arrende di fronte a tale mistero
e non sa pronunciare la condizione o il ruolo di chi resta in vita perdendo il figlio. La lingua è rispettosa. Sceglie il silenzio non come preludio di indifferenza e disperazione ma come momento giusto per non vanificare o peggio banalizzare nulla di ciò che è accaduto.
Questa storia è autentica, ma non solo nel senso storico di una successione di avvenimenti. È autentica perché è fatta di carne e di sangue
. La carne, nel senso di un vissuto inteso come vita totalmente vissuta con gli altri e per gli altri. Il sangue, come donazione, martirio e risurrezione
.
In tutto il racconto Francesca riesce a tenere sempre in piedi il rapporto tra vita e morte. Anzi, per essere precisi, si evince con chiarezza la relazione derivante dal trionfo dell’amore sulla morte: «E Salvatore che può fare? Sorride. Perché