Piccole narrazioni
Di Ferrari Anna
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Persone come te, come me, come tutti.
I racconti hanno ognuno uno stile differente, sebbene appartengano al mio genere che chiamo il reale fantastico.
Non tutto è spiegabile, semplicemente è lì da osservare, con il cuore e la mente libera, e per comprenderlo dobbiamo per un attimo sospendere coscientemente l’incredulità, assumere un atteggiamento poetico verso l’esistenza.
Questo sottintendono i racconti, come omaggi a una condizione esistenziale più ampia, più aperta, che invita a guardare sopra le righe e trovare il senso anche quando questo sembra assente
Il racconto d’apertura, Black and White, ritrae le vite di due compagni di gioco che sembrerebbero male assortiti, un cane, White, e una gatta, Black. In realtà sono due esseri meravigliosi che amano, soffrono, sono grati, dispettosi, vivono inconsapevoli dell’enorme regalo che fanno ai loro “genitori” umani, semplicemente esistendo.
La bambina sull’autobus torna indietro negli anni, a quando la protagonista era bambina, a un episodio che l’ha segnata a fondo emotivamente, il cui ricordo non è tanto visuale, quanto interiore e affettivo.
Libero arbitrio è un racconto gotico: uno specchio maledetto, il diavolo, la malvagità fine a se stessa, vittime incredule. Tutto accade senza un motivo, come a dire che il male esiste e può disporre degli esseri umani a suo piacimento.
Macbeth. Storia di un folle è costruito sulle orme dalla tragedia Shakespeariana,
Il fantastico ha una parte importante in Macbeth: le tre streghe enunciano profezie che renderanno folle il valoroso soldato. Anche nel racconto il fantastico piega a sé i destini dei protagonisti che giocano la loro vita sul più futile dei sentimenti umani: l’ambizione fine a se stessa.
Ricordi è un viaggio delicato nella mente della narratrice, in un momento di solitudine, in cui ella si perde in pensieri tra loro slegati, che tuttavia hanno un tema comune: la natura dei ricordi e quanto di noi stessi sia materia da ricordare.
Undicesimo comandamento: non giudicare narra con disillusione il mondo della scuola: incomprensione, gelosia del proprio ruolo, indulgenza verso genitori e studenti, oggi i “clienti”, spezzano l’equilibrio di una brava insegnante che è anche una suora.
Tali sono la tristezza, la delusione che la protagonista patisce che empaticamente questi sentimenti penetrano nel lettore, e la loro potenza è pari all’abbandono della speranza in un mondo migliore. Non tutti i racconti, così come la vita, possono avere un happy ending.
Una mamma introduce una nota di gioia. Un comune colloquio scolastico diventa occasione di crescita reciproca tra la mamma e la professoressa.
La madre capisce come misurarsi con i propri limiti, e di riflesso l’insegnante diventa pienamente consapevole delle decine di individualità che ci sono in una classe.
La professoressa avverte che la presenza della scuola dovrebbe manifestarsi proprio nell’avvicinarsi a ciascuno di loro nel modo migliore per aiutarli a crescere, emotivamente e intellettualmente, andando oltre la burocrazia, l’interesse personale, l’egotismo.
La collezione si chiude con E comunque… quel che deve accadere, accade, un’altra storia gotica, sulle orme del grande E. A. Poe, in cui mistero e suspense si alternano suggestionando l’attenzione dei lettori.
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Anteprima del libro
Piccole narrazioni - Ferrari Anna
Anna Ferrari
Piccole narrazioni
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Indice
Prefazione
Black & White
La bambina sull'autobus
Libero arbitrio
Macbeth: storia di un folle
Ricordi
Undicesimo comandamento: non giudicare
Una mamma
E comunque... quel che deve accadere, accade
Ringraziamenti
Contatti
Sommario
)
Who that cares much to know the history of man, and how the mysterious mixture behaves under the varying experiments of Time, has not dwelt, at least briefly, on the life of Saint Theresa[…]
That Spanish woman who lived three hundred years ago, was certainly not the last of her kind. Many Theresas have been born who found for themselves no epic life wherein there was a constant unfolding of far-resonant action; perhaps only a life of mistakes, the offspring of a certain spiritual grandeur ill-matched with the meanness of opportunity; perhaps a tragic failure which found no sacred poet and sank unwept into oblivion. […]
Some have felt that these blundering lives are due to the inconvenient indefiniteness with which the Supreme Power has fashioned the natures of women […] Here and there is born a Saint Theresa, foundress of nothing, whose loving heart-beats and sobs after an unattained goodness tremble off and are dispersed among hindrances, instead of centring in some long-recognizable deed.
(Middlemarch, George Eliot)
Prefazione
Sono particolarmente affezionata all’incipit di Middlemarch, il romanzo scritto a metà del secolo XIX dalla scrittrice inglese George Eliot, donna coraggiosa per i suoi tempi, che però scelse uno pseudonimo maschile al posto del suo vero nome, Mary Anne Evans, per pubblicare. Queste sue parole mi riempiono di speranza che ci sia un posto anche per me tra coloro che, pur umili, sono stati ricordati, ed è per questo che le ho scelte.
È un pensiero costante la memoria, il ricordare, che per me significa tenere in vita
: finché io ricorderò e racconterò a chi viene dopo di me, allora il passato non si disperderà, ma sarà linfa fertile e compagno costante.
Allo stesso modo desidero ardentemente essere memoria di qualcuno, per paura della morte, o per desiderio di immortalità, che poi sono la stessa cosa. A questo, tuttavia, partecipa un ulteriore sentimento: l’affetto, amo chi tengo nei miei ricordi, e mi auguro di essere amata tra i ricordi altrui. Questo dell’affetto, della vicinanza, dell’empatia con gli altri è un bisogno profondo, tanto che mi capita di sentire il mio spirito unirsi alla persona, o all’essere per cui sto provando amore vero. È un modo per toccarsi l’anima
, dico io, e la sensazione è di infinito, di gioia e dolore allo stesso tempo, perché si è consapevoli che a noi non è dato andare oltre, non possiamo rimanere in quella condizione, essa è destinata a finire, momentaneamente o per sempre.
Credo sia questo il motivo principale della mia scrittura: raccontare per esistere e ricordare e per essere ricordata. Quando un’idea o un pensiero si affacciano alla mente, devo metterli su carta, per paura di perderli, e finché non lo faccio, ne sono ossessionata.
La mia scrittura è molto varia, può avere un grande respiro, oppure esaurirsi in un breve racconto, informare attraverso articoli, rivolgersi all’intimità quando è diaristica.
Piccole narrazioni sono sette racconti nati spontaneamente, di genere differente, benché vi sia una prevalenza di fantastico o meglio del fantastico-reale, come mi piace definirlo. La narrazione, cioè, si muove nella realtà, ma nello stesso tempo la realtà è abitata da personaggi ed eventi fantastici. Il modello narrativo potrebbe essere Frankestein, or the Modern Prometheus di Mary Shelley, che contempla l’esistenza di un mostro immaginario nella vita di tutti i giorni, che si muove tra esseri umani perfettamente radicati nella concretezza.
Dunque, la raccolta si apre con Black and White, che ritrae due animali domestici visti nella loro componente naturale, ma anche concepiti in possesso di qualità umane, senza che siano mai ridotti a cartoni animati, anzi, Black e White conservano pienamente la loro istintività.
Sono assai affezionata ai miei animali domestici e spesso mi incanto a guardarli mentre giocano, o rimango sbalordita quando reagiscono con intelligenza, o mostrano di ricordare, e anche di capire il linguaggio. Se potessi vivrei in campagna, in una grande tenuta con molti animali. In loro compagnia sono serena, a mio agio, e parecchie volte vorrei avere il loro odore, così sincero. Dovremmo imparare da loro a essere più buoni, e autentici.
Libero arbitrio, Macbeth, storia di un folle e Quel che deve accadere, accade sono racconti propriamente fantastici, e trattano il tema del male nel mondo, dell’ambizione spregiudicata e dell’impossibilità di controllare la mente. Macbeth, che conserva anche i nomi dei personaggi dell’omonima opera teatrale, trae leggermente ispirazione dalla tragedia Shakespeariana, ma solo per quel che riguarda il leitmotiv: l’ambizione che distrugge la dignità dell’uomo.
In 11° comandamento: non giudicare mi confronto con il problema di come farsi conoscere veramente dagli altri, di come sia difficile spiegarsi e farci vedere per quello che siamo, sovente anche perché gli altri non vedono o non vogliono vedere. La suora protagonista del racconto perde addirittura il senso di se stessa nel momento in cui il suo agire viene del tutto travisato.
Una mamma è ambientato a scuola, e affronta il tema opposto: come capiti che l’amore porti le persone a svelarsi più di quel che vorrebbero, e che quindi abbandonino i loro ruoli per essere solo nudi individui con sentimenti, preoccupazioni, desideri.
Sono davvero delle piccole narrazioni
questi racconti, nel senso che sembrano addirittura raccontate a fil di voce, destinate a chi ha voglia di ascoltare, di affidarsi a quella parte irrazionale che può fare molta paura, ma che è assai ricca di suggestioni.
È proprio l’irrazionale che ha guidato la mia mano, come se fosse la facoltà prevalente di noi stessi, per cui ci costa tanta fatica tenerla a bada con il buon senso, il raziocinio, la civilizzazione.
Ritengo che l’irrazionalità sia molto importante per vivere una vita completa, che vada coltivata allo stesso modo della nostra coscienza. Un argomento molto diffuso oggi è la mindfulness, ossia la capacità di concentrazione massima del nostro essere sul presente, scevra da ogni giudizio, per portare ogni cosa a coscienza. Un traguardo non facile, che si può raggiungere anche con la meditazione. Sia l’una sia l’altra hanno componenti irrazionali che sono fondamentali per la loro piena realizzazione.
A questo irrazionale mi affido quando non capisco, quando non trovo giustificazioni, ricordandomi della negative capability, la capacità negativa
del poeta inglese John Keats, ossia la capacità di permanere nel dubbio senza per forza domandarsi perché.
C’è un po’ di tutto ciò in questi racconti, quindi, a chi se lo chiedesse, c’è sicuramente un po’ di me stessa, per forza, costruire un romanzo, un racconto è creare qualcosa di nuovo, quasi, si potrebbe dire, una nuova vita, è dunque normale che nelle nostre narrazioni scorra anche un po’ del nostro sangue.
Auguro a tutti i lettori di passare momenti piacevoli con Piccole narrazioni, e sarei felice se volessero interagire con me (in fondo al libro si trovano gli indirizzi utili).
Ora, concludendo, do la parola ai veri protagonisti del libro, i racconti, e sono sicura che vi sapranno dire di più e meglio di quello che fatto io.
Black & White
Black al solito è sdraiata sulla sua ciambella imbottita, le zampe anteriori completamente distese e la testa penzoloni giù dal bordo; White è coricato sul divano a pancia in su, con il suo pisello in mostra, orgoglio della sua prestanza di maschio intero
e causa della sua aggressività contro altri cani alfa.
Dormono profondamente, ogni tanto la coda di Black fa un lento movimento ondulatorio, e lei mugugna quasi silenziosamente, come se stesse sognando, magari un topolino, o un piccolo volatile, o altri gatti di cui è poco probabile che conosca l’esistenza.
Anche White sogna. Si gira su un