L'infinito della mia vita
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Info su questo ebook
Il cuore è separato dalla consapevolezza di se stesso. L'Io è indebolito, ma rimane sufficientemente forte da mantenere una sensazione costante di se stesso malgrado l'esistenza di gravi conflitti interni.
Un individuo così è ben determinato a sfuggire l'eventualità di uno stato di profonda afflizione guadagnandosi l'amore con la disponibilità, lavorando sodo e avendo successo e con il fascino del potere e dei risultati ottenuti..." ( Alexander Lowen - Amore sesso e cuore - Casa editrice Astrolabio -1989)
Ed è ciò che è capitato al protagonista di questa storia che ha segnato profondamente gran parte della sua esistenza.
Una strana e interessante coincidenza (?) lega i fatti e le tappe salienti di questa esperienza di vita: il numero 8 compare come una costante nelle date in cui questi accadimenti hanno luogo.
Oltre che una testimonianza questo libro vuole essere, in particolare, di aiuto a chi ancora non è riuscito a superare il trauma del distacco.
Un invito a prendere consapevolezza di ciò, a cercare aiuto e a trovare le energie necessarie per ritornare protagonisti della propria esistenza.
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Anteprima del libro
L'infinito della mia vita - Cesare Vacchelli
Ringraziamenti
Un arcobaleno di emozioni
In questo libro si tratta un tema delicato: la perdita di un genitore in tenera età e come questo evento traumatico ci condiziona nel nostro intimo e nella nostra quotidianità. Il tema della perdita di un proprio caro nella vita di un bambino è un evento cui spesso ci si trova impreparati. Diversi sono gli aspetti: il dolore del bambino, le reazioni del genitore superstite, il mondo dei compagni e della scuola.
Da questo libro è nato il progetto: Un Arcobaleno di emozioni
che si propone di sviluppare nel territorio casalasco un’attenzione al tema della perdita attraverso un percorso di lavoro con gli adulti di riferimento (insegnanti, operatori, volontari) per formarli e sostenerli nella loro funzione educativa.
La perdita di un genitore in età evolutiva è quasi sempre vissuta come un vero e proprio trauma; con questo progetto si intende accompagnare una riflessione per prendersi cura dei bambini che hanno vissuto questa drammatica esperienza. Porsi in ascolto, stare dentro una relazione con un minore che ha vissuto un grave lutto può essere un’esperienza di crescita collettiva.
Il progetto si realizzerà attraverso incontri con la cittadinanza in concomitanza alla presentazione del libro e percorsi formativi rivolti a operatori, insegnanti e educatori.
Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio
cita un proverbio africano.
Con questo progetto il nostro intento è quello di consolidare dialoghi affinché la nostra comunità sia più accogliente.
Katja Avanzini, Direttrice del Consorzio Casalasco Servizi Sociali
L'infinito della mia vita
Prologo
Capita di capire cose importanti di noi stessi grazie a dei flash che, improvvisamente, illuminano tratti del nostro cammino fino ad allora a noi sconosciuti.
La storia che vi voglio raccontare ha a che fare con una di queste illuminazioni
che mi ha permesso di scoprire una realtà molto curiosa che ha suscitato il mio interesse per una connotazione che ha quasi dell’incredibile, come se lo svolgimento della mia vita fosse nelle mani di qualcuno o seguisse un sentiero già in precedenza tracciato.
Al momento di questa scoperta
i fatti che narrerò erano tutti accaduti e, al momento del loro verificarsi, da me in nessun modo percepiti come influenzati da quella che potrebbe essere catalogata come una teoria a cui dedicare solo una superficiale attenzione. Quando, però, la teoria si coniuga con la pratica, e con la quotidianità di un vivere che si sperimenta in prima persona, il punto di vista allora cambia e tutto acquisisce un significato altro molto pregnante.
Non ricordo la circostanza precisa in cui ciò è accaduto, ma di certo non ho impiegato molto a riportare alla mente le tappe più importanti della mia vita e a cogliere come un particolare le accomunava.
In tutte le date che avevano scandito queste tappe ricorreva il numero 8 e, cosa ancor più sorprendentemente, esso costituiva quasi sempre il numero finale di ognuno di questi anni.
Al di là della sorpresa iniziale, ho subito pensato che questa sigla non poteva essere trattata come una semplice casualità, non poteva essere vista come un dato statistico, ma doveva necessariamente rappresentare qualcosa di più.
A me il compito di scoprirlo, nella convinzione che ciò avrebbe contribuito a gettare nuova luce sul viaggio introspettivo da anni intrapreso per cercare risposte a tanti interrogativi.
Sono convinto che si tratti di un messaggio molto chiaro e un invito a proseguire, con maggiore impegno, nel lavoro di ricerca finalizzato alla mia evoluzione.
Fin dalle prime riflessioni mi è risultato chiaro che il motivo della mia profonda inquietudine andava cercato nel rapporto con mia madre e che tale stato d’animo andava circostanziato, definito, fissato nel suo evolversi.
Scrivere questo libro è stato per me doloroso, ma molto importante. Ogni mattina mi svegliavo con un nuovo capitolo in testa e subito lo dovevo fissare sul primo foglio a disposizione o nel computer.
Era come se scrivessi sotto dettatura, tanta era la fluidità con cui riaffioravano episodi e si definivano con chiarezza, nella mia mente, ricordi ed emozioni della mia infanzia. E ho riversato su queste pagine tutte le lacrime che ho trattenuto per troppo tempo.
Grazie a questo libro, sono sicuro di avere ripreso contatto con mia madre e ora mi sento meno solo. Ora so che mi ha voluto molto bene e che non mi ha mai abbandonato.
Per completezza di informazioni, non posso trascurare di ricordare l’importanza che ha avuto, per me, la lettura del libro Fai bei sogni
di Massimo Gramellini, importante firma del giornalismo italiano.
La narrazione magistrale ed emozionante della propria storia di distacco dall’affetto materno mi è stata di particolare stimolo nell’intraprendere questa avventura letteraria, vissuta anche come importante strumento terapeutico.
Casualmente (?) ho iniziato a scrivere questo libro il tre settembre, il giorno in cui mio fratello avrebbe compiuto sessantasei anni. Ne ho interrotto più volte la sua stesura, forse per la paura di affrontarne certi momenti esistenziali.
Mi sono molto interrogato sulla sua utilità, al di là di quella personale, e soprattutto se possa avere un senso pensare a una sua pubblicazione. È stata proprio questa considerazione che mi ha dato la forza di concluderlo, nella convinzione che, se anche una sola persona, come me, ha sofferto del distacco prematuro dalla madre, può trarre un aiuto dalla mia esperienza, ne vale comunque la pena.
Il lavoro di comprensione di ciò che mi è accaduto dopo la morte di mia madre non avrebbe avuto inizio se non avessi incontrato Antonio.
* * *
Antonio e le Campane Tibetane
Antonio è una persona importante che ho incrociato sul mio percorso e che non finirò mai di ringraziare per l’incredibile e prezioso dono che mi ha elargito, permettendomi di partecipare a una delle sue interessanti serate dedicata al suono/vibrazione delle campane tibetane.
La campana tibetana ⁷ è un antico strumento, fatto di una lega di bronzo, usato per la meditazione, il cui suono viene prodotto dalla percussione di un martelletto, mentre l’attrito, creato dalla pressione e rotazione dello stesso sul bordo della campana, ne innesca la vibrazione.
È uno strumento ideale per trovare equilibrio fisico, mentale ed emozionale. Il suono ammaliante ti pervade sollecitando sensazioni ed emozioni indescrivibili.
È grazie alla qualità vibrazionale che ho potuto vivere un momento davvero unico, che ha dell’incredibile, e del quale sono state testimoni le persone presenti all’incontro, dove ho raccontato, emozionatissimo, la straordinaria esperienza vissuta.
Dopo l’introduzione dell’argomento e qualche saggio dimostrativo del suono emesso dalle diverse campane che aveva portato con sé, Antonio ci ha chiesto se qualcuno voleva avvicinarsi al suo tavolo, di fronte a lui, per sperimentare direttamente l’effetto che questi suoni e vibrazioni potevano avere su di noi.
Non ho esitato ad aderire al suo invito e, seduto in comoda posizione a meno di un metro dalla fonte, con le braccia appoggiate sul tavolo, i palmi delle mani rivolti verso l’alto, gli occhi chiusi, mi sono preparato ad assorbire il suono che egli si accingeva a produrre esclusivamente per me.
Sono subito entrato in sintonia con queste onde sonore che hanno cominciato ad avvolgermi: una corrente calda mi ha pervaso, partendo dalle braccia fino a pervadere l’intero mio essere. Non esisteva, in quel momento, per me, nient’altro al mondo. Ero un tutt’uno con la vibrazione che aumentava progressivamente dentro di me.
Con l’aumentare della sua intensità, netta si faceva la sensazione che le onde convergessero verso il centro del mio petto.
Ormai completamente posseduto, sentivo il corpo stesso vibrare e, al culmine di questa esperienza straordinaria, ho avvertito nettamente il cuore, bombardato dalle onde, ingrossarsi e, alla fine, esplodere, mandando in pezzi quell’involucro, quella specie di corazza in cui era imprigionato.
La deflagrazione ha dato vita a un’onda potente che si è subito propagata a tutto il corpo, scuotendolo. Poi, come dopo una tempesta, ma forse sarebbe più appropriato parlare di tsunami
, tutto è tornato calmo: il corpo rilassato, la mente sgombra, lo sguardo estasiato, i sensi placati. Mi sentivo in perfetta armonia con il mondo e con il creato.
Solo dopo ho capito, ma forse non ancora fino in fondo, ciò di cui ero stato protagonista. Grazie ad Antonio.
* * *
La nostra vera essenza è immortale e, di certo, non si esaurisce all’interno dell’esperienza terrena che ci è stata concessa di vivere.
Quello attuale, infatti, è solo uno dei tanti passaggi che compiamo su questo pianeta, all’interno di un corpo fisico, in attesa della nostra completa