Aforisma di vita
Di Luca B.
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Info su questo ebook
Estirpale, grazie alla tua consapevolezza, fluisci leggero e percepisci la vita che vibra in te, ascolta tutto ciò che proviene da lei, e identificati con il tuo sentire, perché quello sarà esattamente tutto ciò che sei, niente di più, niente di meno, L’Anima, ti sta parlando! (Luca B.)
Quanto può essere liberatorio, addirittura catartico, rivivere il proprio passato mettendolo nero su bianco? Attraversare a parole il dolore più profondo dopo che si è vissuto sulla propria pelle, riportare a galla emozioni sepolte di un tempo lontano, può diventare un messaggio di speranza, quasi una missione da portare a termine per far sì che tutta quella sofferenza non sia stata vana. In un viaggio a ritroso nel tempo, troviamo un bambino di soli otto anni che deve fare i conti con una realtà spaventosa: la sua mamma ha un brutto male che la sta portando lentamente via da lui. La rabbia e l’angoscia iniziali si trasformano ben presto in una radicale ribellione alle regole. E mentre i suoi genitori sono all’estero per tentare una terapia sperimentale, la loro mancanza diventa insopportabile. Per quattro anni la sua vita viene sconvolta da sentimenti che un bambino non dovrebbe mai provare, alla ricerca di un porto sicuro che è sempre più sfuggente.
“La vita a volte può sembrare davvero spietata, ma è solo grazie alla sua prepotenza, che diventiamo ciò che siamo”: dobbiamo solo imparare ad ascoltare la nostra anima per continuare ad attraversare la vita, senza più paura.
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Anteprima del libro
Aforisma di vita - Luca B.
Luca B.
Aforisma di Vita
© 2020 Europa Edizioni s.r.l. | Roma
www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it
ISBN 979-12-201-0343-5
I edizione novembre 2020
Finito di stampare nel mese di novembre 2020
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.
Foto di Alberto Gandolfo
e-mail: alberto.gandolfo.ag@gmail.com
instagram.com/alberto_gandolfo/
Aforisma di Vita
Grazie papà!
PREFAZIONE
Quante volte ci siamo chiesti quale sia il senso di quest’esistenza, se esista veramente un Dio vista la sofferenza, il dolore e la paura nella quale siamo immersi.
Si crede che una vita nel dolore non possa di certo essere il frutto di un Dio misericordioso, di un Padre amorevole e che il ruolo di un Padre Superiore dovrebbe essere quello di amarci, sorreggerci e offrirci gioia e pace.
Durante la stesura di queste righe osservavo dei bambini che dicevano alla mamma di non essere buona per avergli rifiutato una loro richiesta, a mio avviso frutto di un capriccio. Questo ha generato nei bambini disapprovazione e dolore; dal punto di vista della madre quel dispiacere che provavano era funzionale ad un’educazione, ma per i bimbi era semplicemente un’ingiustizia; si vedeva che in loro mancava ancora quella consapevolezza che gli avrebbe permesso di comprendere il gesto amorevole della madre, che malgrado gli avesse generato un dolore, in lei vi era un Amore Altissimo.
Il suo amore seppur doloroso in realtà stava offrendo un’elevazione ai suoi figli, la possibilità di maturare e abbracciare ciò che è Giusto e non solo ciò che da piacere.
Questo mi ha fatto molto riflettere, e se a volte fossimo noi quei bambini? Se a volte desiderassimo tanto qualcosa che non è in realtà in linea con ciò che è veramente Bene?
Certo, i nostri dolori non sono comparabili al dover rinunciare ad un gelato ma da un punto di vista più Alto anche i nostri dolori potrebbero essere l’espressione di necessità ingenue ed egoiche. La mancanza di una prospettiva più ampia come quella della Madre, potrebbe generare in noi dei sentimenti d’ingiustizia di fronte a situazioni dove ci sembra che ci venga tolto ciò che noi consideriamo bene
.
Cos’è allora il dolore se, in realtà, da un punto di vista più Alto è Bene
?
Questo libro è la meravigliosa testimonianza di una vita che agli occhi di un bimbo potrebbe sembrare ingiusta ma agli occhi di un Padre ne rivelerebbe tutta la sua Grandezza.
La testimonianza di un uomo che si è lasciato modellare dalle mani dell’esistenza, permettendole di smussare i suoi angoli più ruvidi.
Comprenderemo in queste pagine che il dolore in realtà è quello strofinamento che si crea dall’espressione del nostro volere a contatto con il Volere dell’Esistenza, l’attrito creatosi dalla direzione presa con la direzione del flusso della vita.
Allineandoci al volere e alla direzione dell’esistenza il dolore e la sofferenza scompaiono perché non vi sarà più attrito.
La vita attraverso la sua pressione ci aiuta a far emergere il Meglio di Noi, perché è proprio quella Madre che vuole solo l’innalzamento dei suoi figli.
E quando abbracciamo quest’Innalzamento diventiamo un tutt’uno con Lei, o meglio, ci Risvegliamo all’evidenza che siamo sempre stati Lei, la Vita... nostra Madre.
L’esistenza è un perpetuale scorrere di un flusso d’amore che, come l’acqua, riempie ogni contenitore che è in un moto di apertura.
È un perpetuale movimento di dare e ricevere come le onde del mare, nulla è fermo o immutato, questa è una legge dell’esistenza.
Cosi quando diventiamo Lei, iniziamo anche noi ad essere un perpetuale scambio con tutto ciò che è manifesto. Nulla più ci apparterrà; comprenderemo che le nostre sofferenze, esperienze e illuminazioni sono dell’umanità stessa.
Per questo ammiro Luca, per il coraggio nell’essersi messo a nudo e aver condiviso ciò che ha di più prezioso: la sua Crescita.
Quando trasformiamo il piombo in Oro, la Sofferenza in Compassione, generiamo la più potente ricchezza che esista.
Generiamo realmente un’intensità cosi dorata in noi che non conosceremo più la fame, la povertà, né sofferenza, perché saremo già sazi del Tutto.
Grazie Luca di permetterci di abbeverarci alla tua ricchezza.
Con affetto
Chantal Dejean
PREMESSA
Cominciai a scrivere questo libro tutto d’un fiato, impiegai circa un anno, il più era già nero su bianco, ma sentivo che dovevo prendermi una pausa. Le emozioni che avevo percorso a ritroso scatenarono in me fortissimi disturbi fisici ed emotivi, che mi impedirono letteralmente di continuare, perciò mi presi del tempo per comprendere e per smaltire quella mole di malessere. Trascorsi alcuni mesi ripresi a scrivere il libro, ma successe qualcosa di inaspettato, il mio computer aveva deciso di danneggiarsi, cancellando tutto quello che avevo scritto. Mi sembrava una cosa veramente surreale, tanto che quasi mi disperai, perché il file del libro era completamente svanito. Quindi mi recai da un tecnico, il quale mi disse che con un programma specifico sarebbe riuscito a recuperare dall’hard disk tutti i miei file perduti. Come potete immaginare la cosa che più mi interessava era il libro ovviamente. Circa 4 giorni dopo tornai dall’esperto e mi fece vedere cosa era riuscito a recuperare, praticamente il 90% dei miei file (foto, video, audio, e-mail, documenti, etc.), anche cose che avevo cancellato anni prima, ma del libro nessuna traccia, o meglio, soltanto un file word che appariva con il titolo del mio scritto e che si ripeteva per centinaia di volte, ma quando si provava ad aprirlo risultava corrotto, non leggibile. Per un attimo rimasi raggelato e per poco non mi misi a piangere. Ero talmente affranto e amareggiato che non riuscivo più a pensare ad altro. Dopo essermi ripreso dallo shock, riflettevo sul da farsi, pensando che forse non dovevo scriverlo quel libro, perché non sarebbe interessato a nessuno, e che il destino aveva fatto sì che andasse definitivamente perduto. Ma a distanza di qualche giorno, provai una fortissima sensazione che mi suggeriva di riscrivere daccapo il tutto, perché quello che avevo scritto non andava bene. Avevo bisogno di ripercorrere tutte le tappe della mia vita molto più scrupolosamente, con grande attenzione e completa presenza, affinché potessi lasciarle andare definitivamente con la piena consapevolezza di ciò che ero diventato nel frattempo. Quindi, mi rimboccai le maniche e mi misi al lavoro.
Ma qualche pagina dopo mi fermai a pensare:
A chi potrà mai interessare?
Ognuno di noi ha qualcosa da raccontare, quindi che senso ha?
Qual è la vera ragione che mi spinge a farlo?
In quel preciso istante smisi di pormi domande e provai a riflettere con molta attenzione, quindi mi sedetti al centro del letto, incrociai le gambe, accesi lo stereo con un sottofondo di musica rilassante e bruciai un incenso alla lavanda, poi iniziai a contemplare i miei pensieri. Respiravo profondamente e dopo un po’ sentii la necessità di chiudere gli occhi, quindi mi lasciai trasportare dalla voce del mio cuore. Finii in una sorta di profonda connessione
o meditazione
(se preferite), gradualmente sentivo fondermi con il tutto, ero completamente libero, e smisi anche di pensare, nella mia mente soltanto silenzio, e fluidità nel mio respiro che scorreva senza alcun controllo. Un senso di pace assoluto pervadeva tutto il mio essere, e lentamente iniziai a percepire il mio corpo come se una mano gli stesse scorrendo sopra, indicandomene ogni centimetro, mi accorsi che le mie labbra erano increspate all’insù, ero talmente pieno di gioia che sorridevo senza rendermene conto, l’emozione era tale da avvolgermi completamente, lacrime di felicità scendevano dai miei occhi, provavo solo immensa gratitudine e amore, desiderando soltanto, di sentirmi così per sempre. Dopo circa 40 minuti (e me ne accorsi solo perché prima di abbandonarmi avevo guardato l’orologio a parete), riaprii gli occhi, mi sentivo frastornato e il mio corpo eccessivamente pesante, ci misi un po’ a riappropriarmi della completa mobilità, e senza sapere cosa fosse accaduto di preciso, ebbi un’intuizione […]
Dovevo condividere un messaggio di speranza attraverso la mia esperienza di vita, come se mi fosse stato assegnato un compito da svolgere, una missione da portare a termine. Sentivo implodere dentro di me questo pensiero con una chiarezza disarmante, nonostante le mie controversie.
In fondo di cosa potevo realmente avere paura?
Del giudizio della gente?
Di svelare la verità?
Di cosa avrei potuto pentirmi?
Non potevo temere di essere stato semplicemente me stesso, colui che attraverso la vita era stato provato
.
In più momenti avrei voluto abbandonare, perché il ripercorrere la mia storia a ritroso mi sconvolgeva profondamente, facendomi rivivere emozioni sepolte di un tempo lontano, e riportando sulla mia carne i segni di quel passato, come un fendente di una lama nel petto. Faceva troppo male, e questo mi terrorizzava, ma qualcosa dentro di me mi impediva di smettere di scrivere. Quindi, continuavo imperterrito a spingere sui tasti del mio computer, e anche se avevo paura di stare male, proseguivo come fossi guidato da un qualcosa di più grande
che mi ordinava a procedere. Ma ci fu un momento in cui venni colto da un grande senso di colpa, e questo mi turbò profondamente. Mi ero reso conto che avrei dovuto raccontare dettagli di vita strettamente personali che riguardavano me, ma non solo, anche i membri della mia famiglia. Il conflitto interiore prese il sopravvento, impedendomi di continuare la stesura del libro. Mi faceva male dover rivelare eventi che lo riguardavano da così vicino, il mio intento non era di ferirlo, anzi tutt’altro, ma dentro me, quella voce gridava sempre più forte, perché sapeva che lo doveva fare. Questa incredibile storia doveva essere raccontata, poiché poteva davvero cambiare per sempre la prospettiva nei confronti dei propri genitori. Per quelli che non sono riusciti a prendersi cura dei figli, e non per cattiveria, ma perché a loro volta hanno vissuto la medesima esperienza con i propri genitori. Prima di tutto i nostri genitori sono stati figli, quindi non possiamo sapere, né tantomeno giudicare, ciò che loro hanno vissuto. Le esperienze del passato li hanno segnati e probabilmente non sono mai riusciti a elaborare nella maniera più corretta i loro traumi, quindi cercando di fare del loro meglio ci hanno ferito senza volerlo. Questo è il solo ragionamento che dovremmo fare per riuscire a liberarci da tutto quel rancore che per troppo tempo ci ha impedito di vivere e di essere felici, perché, se i nostri genitori avessero avuto la consapevolezza della sofferenza che ci stavano procurando, avrebbero fatto l’impossibile per evitarla.
INTRODUZIONE
La vita a volte può sembrare davvero spietata, ma è solo grazie alla sua prepotenza, che diventiamo ciò che siamo. In un certo senso ci smaschera, levandoci di dosso tutti quei ruoli che ci sono stati attribuiti da altri, come credenze religiose, famigliari, scolastiche, politiche, etc., ma che in fondo non ci sono mai appartenuti, semplicemente perché noi non siamo il risultato di altri, ma esseri unici e irripetibili, e ognuno con un compito ben preciso. Pertanto, grazie agli eventi che si creano in successione, si verifica una sorta di presupposto che ribalta qualsiasi verità annoverata, fino al momento in cui, tutto si modifica e cambia sembianze. Poiché se non accadesse qualcosa di realmente devastante, capace di scuotere fino alle radici anche il più caparbio degli uomini, non ci sarebbe motivo per cercare qualcosa che vada al di là della ragione, un qualcosa che abbia davvero un senso, una sorta di risposta, una verità, e che nulla a che vedere con la struttura preconfezionata che ci viene imposta, fatta di regole e schemi artefatti, come se fosse l’unica strada percorribile. Un sistema elaborato che ci costringe a vivere come dei robot, ripetendo all’infinito le medesime gesta.
Ma perché non ci soffermiamo ad ascoltare chi siamo davvero? Perché non cerchiamo di dar voce a quelle sensazioni profonde che ci appartengono?
Perché le soffochiamo considerandole avversità?
Perché anziché cercare la verità, continuiamo ad allontanarci sempre di più da noi stessi anestetizzandoci totalmente, rendendo praticamente irreversibile il nostro risveglio?
In genere assumiamo farmaci o qualunque altro tipo di sostanza per qualsiasi problema, sia esso fisico o psicologico, solo perché preferiamo smettere di sentire.
Ma alcune sensazioni, come ad esempio l’ansia o la depressione, sono parte di noi, e ci vogliono soltanto comunicare attraverso il corpo, la loro disapprovazione in merito alla nostra condotta di vita, parlandoci chiaramente!
E noi che facciamo?
Mettiamo tutto a tacere, e più forte è il disagio, più forte diventano i veleni che assumiamo.
Quindi cosa dobbiamo fare?
Dopo molti anni di ricerche ho compreso che dobbiamo soltanto ascoltare, ascoltarci profondamente e abituarci a farlo come non abbiamo fatto mai.
Con questo ovviamente non voglio dire che i farmaci non servono, anzi, ritengo sia indispensabile utilizzarli quando non c’è altra strada, che poi siano di origine naturale o chimica, quella è solo