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I giorni della peste 2.0: Riflessioni emozionali dal confinamento
I giorni della peste 2.0: Riflessioni emozionali dal confinamento
I giorni della peste 2.0: Riflessioni emozionali dal confinamento
E-book118 pagine40 minuti

I giorni della peste 2.0: Riflessioni emozionali dal confinamento

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Info su questo ebook

L'annuncio del confinamento, lo stato di emergenza, il rischio di un attacco di panico, la paura della paura, della follia e, naturalmente, del contagio. Si impossessa di me un senso di smarrimento e di spaesamento che mi paralizza da un lato e mi getta, dall'altro, in un'attività frenetica per dare un senso all'enigma dei giorni che non voglio chiamare assurdo perché non mi arrendo, né voglio subire questo tempo senza confini; né tanto meno cerco la sola sopravvivenza. La mia ambizione è più alta: vivere, pienamente, anche se nel dolore, non in una mera attesa di non si sa che cosa per non ripensare un domani a questo tempo come inutile, vuoto. Mi sono aggrappata a qualsiasi cosa, con tenacia, con la forza della disperazione e mi è venuta in soccorso l'idea di un amico, il regista, drammaturgo, attore Massimiliano Finazzer Flory che sul quotidiano milanese Il Giorno On Line ha proposto per 55 giorni una parola al giorno — da declinare al tempo del Corona Virus nello spazio di poche righe — e io ho deciso di seguirlo quotidianamente, come chiamata ad un impegno e un dovere verso me stessa, con un giorno in più, quello del ritorno a casa a Firenze da Milano martoriata e l'inizio di un periodo di smaterializzazione: digitale, non virtuale, per cominciare.
(Ilaria Guidantoni)
LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2020
ISBN9791280075031
I giorni della peste 2.0: Riflessioni emozionali dal confinamento

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    Anteprima del libro

    I giorni della peste 2.0 - Ilaria Guidantoni

    I giorni della peste 2.0

    Riflessioni emozionali dal confinamento

    Testi e cura di Ilaria Guidantoni

    ai miei affetti intimi dai quali sono stata brutalmente separata

    a tutti coloro che hanno partecipato a quest’avventura

    a Sandro¹ che sei volato via perché il nostro Epicentro Mediterraneo continui a vivere

    Prefazione

    L’annuncio del confinamento, lo stato di emergenza, il rischio di un attacco di panico, la paura della paura, della follia e, naturalmente, del contagio. Si impossessa di me un senso di smarrimento e di spaesamento che mi paralizza da un lato e mi getta, dall’altro, in un’attività frenetica per dare un senso all’enigma dei giorni che non voglio chiamare assurdo perché non mi arrendo, né voglio subire questo tempo senza confini; né tanto meno cerco la sola sopravvivenza. La mia ambizione è più alta: vivere, pienamente, anche se nel dolore, non in una mera attesa di non si sa che cosa per non ripensare un domani a questo tempo come inutile, vuoto. Mi sono aggrappata a qualsiasi cosa, con tenacia, con la forza della disperazione e mi è venuta in soccorso l’idea di un amico, il regista, drammaturgo, attore Massimiliano Finazzer Flory che sul quotidiano milanese Il Giorno On Line ha proposto per 55 giorni una parola al giorno – da declinare al tempo del Corona Virus nello spazio di poche righe – e io ho deciso di seguirlo quotidianamente, come chiamata ad un impegno e un dovere verso me stessa, con un giorno in più, quello del ritorno a casa a Firenze dalla Milano martoriata e l’inizio di un periodo di smaterializzazione: digitale, non virtuale, per cominciare.

    Nella vita racconto storie, a volte le ascolto, talora le invento ed è l’unica cosa che so fare. È il mio modo di amare, ora l’unico consentito. Per ogni giorno di confinamento l’immagine di un’opera d’arte, un lavoro collettivo di dialogo con gli amici artisti, pensando alla dimensione evocativa e non didascalica delle mie parole di fronte a una rappresentazione o, viceversa, di illustrazione con i miei testi di opere. Foto-parole – come ha scritto il fotografo Mario Guerra, che ha partecipato a questo libro collettivo – che raccontano la città e il mondo dentro lo spazio domestico. Istantanee di circa mille caratteri.

    1 Sandro Petrone, giornalista del TG2, inviato di guerra e cantautore scomparso il 15 maggio 2020.

    Il primo giorno scopre di essere Digitale

    Al tempo del corpo imprigionato, siamo tutti digitali, ectoplasmi sentimentali, non necessariamente virtuali. Digitale è lo strumento grazie al quale restiamo comunque nella vita reale; il virtuale allude a una dimensione chiusa su se stessa di finzione vissuta però come fosse reale, anzi l’unica esistente.

    È vero che McLuhan osservava giustamente come il mezzo cambia il contenuto della comunicazione stessa ma non la risolve, non la possiede interamente. Dobbiamo pertanto restare in una dimensione dell’et et e non dell’aut aut.

    In questo momento il mezzo è dominante ma come tale dev’essere vissuto, un modo per avvicinare il corpo che non dobbiamo dimenticare, prendendocene cura più del solito. Una cura che dobbiamo cercare di condividere digitalmente con gli altri perché il senso della comunità nella sua essenza va oltre la presenza fisica. La lontananza misura la nostra affettività, allentandola o rafforzandola, comunque modificandola come ogni altra esperienza della vita che entra nella dimensione di dialettica con l’altro: un dolore, il successo improvviso, il cambio delle nostre abitudini.

    La memoria e la coscienza restano un’identità che non si smaterializzano e fanno da ponte tra il corpo recluso e l’anima. La teologia medioevale sosteneva che l’uomo fosse metà angelo e metà bestia e mutatis mutandis, ritengo che anche nella modernità laica ci sia spazio

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