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Questo continuo naufragare
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E-book90 pagine1 ora

Questo continuo naufragare

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Info su questo ebook

Norvegia. Un salvataggio in mare è la scintilla che dà vita a un rapporto tra un uomo e una giovane donna. Il loro è un sentimento contrastato dalle circostanze che gli imporranno la lontananza dei corpi, mai del cuore. La finitezza della vita e il coraggio di affrontarla con determinazione fanno da cornice al romanzo, che vive delle suggestioni di un mare ruggente, della pace di fiordi silenziosi, di cuori che osano amare anche nell’inverno più buio.
LinguaItaliano
Data di uscita14 giu 2020
ISBN9788833466293
Questo continuo naufragare

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    Anteprima del libro

    Questo continuo naufragare - Chiara Balzaretti

    d’’ispirazione.

    Astrid

    CAPITOLO 1

    Cammino lungo le distese del Lysefjord; a occhi chiusi in modo tale che quelli del cuore possano vedere, possano ambientarsi, amare ed evaporare passione, forza, una forza bellica, quella che esploderà dentro me.

    Inizialmente non vedo, percepisco solo buio e i calci e pugni contro il sacco da boxe.

    La rabbia dimora nella mia anima. Nella mia immaginazione picchio fino a farmi sanguinare le nocche. Il sangue sgorga, purifica. È questa la mia battaglia, quella contro la vita, contro me stessa.

    Il vento sferza ad alta velocità. Allargo le braccia e mi sento come una vela resistente, possente. Sono io, una valchiria a servizio di Odino.

    Altri pugni sferrati, altro dolore, altra instabilità. Ancora sangue sulle mie mani, stringo i pugni e tengo duro.

    Lo percepisco l’odore della salsedine che si mischia a quello del mio sudore e all’odore acre del sangue.

    Respiro profondamente, l’aria fredda mi congela, graffia le vie respiratorie.

    E poi lo faccio; urlo e le mie grida rimbombano nel petto, attorno a me, attorno a questa natura così glaciale ma al contempo selvaggia.

    Urlo, urlo ancora fino a quando la mia voce non svanisce, fino a quando la gola inizia a bruciare.

    Ancora, come una vela io navigo, il vento è il mio padrone. Il vento che con la sua forza mi trascina ed io cerco di combatterlo, cerco di vincerlo. Il vento è la mia vita che si crepa e, con un suono stridulo, acuto, terribile, va in mille pezzi.

    Osservo il mare infrangersi sul fiordo maestoso, uno dei più belli della Norvegia. Non smetto di urlare, ma ad un certo punto pare che butti fuori solo fiato, la voce mi è finita, si è smorzata, si è spenta come una candela che piano piano muore. Il fuoco non è mai stato il mio elemento, solo acqua purissima, potente e forte contro questi scogli pungenti, contro questo sole coperto da nuvole bianche. Il sole che si manifesta e poi svanisce.

    E il mio cuore piange, tutto attorno a me lacrima. Lacrime di un dio al quale non credo, lacrime degli dèi che temo, lacrime mie di cui non mi importa, di cui non ho più considerazione.

    I miei piedi scalzi iniziano a bruciare, il freddo è terribile, le rocce levigano la mia pelle.

    Faccio un passo in avanti, un solo passo verso l’inquietudine.

    Respiro e chiudo gli occhi.

    Ancora il sacco da boxe, i pugni sferrati con cattiveria, con una rabbia primitiva che emerge dai bassifondi dell’anima e comincio a picchiare contro l’aria; il nulla fa male più dei miei avversari, più dei miei costanti allenamenti.

    Odio tutto questo, odio la bellezza di questo posto, odio la sua magnificenza, odio la forza della natura e la sua voglia così tremenda di tenersi in vita, di combattere, di non cadere. Di non cedere.

    Mi chiamo Astrid, fedele agli dèi, ma mai fedele a me stessa.

    CAPITOLO 2

    Percepisco l’acqua gorgogliare, invadermi le membra, trasportarmi verso luoghi lontani. Sento il sapore del sale sulle mie labbra, annaspo.

    Una parte di me vorrebbe salvarsi, vorrebbe ancora darsi un’altra possibilità, l’ennesima in una vita piena di stupide, insensate possibilità.

    So nuotare bene ma non ci provo, non voglio provarci. Voglio affondare, voglio vivere in un’epoca che non è la mia, voglio assaporare le labbra di uomini guerrieri che ormai non esistono più e di loro non sono rimasti altro che vecchie navi, ricordi sbiaditi, lontani. Voglio vivere in leggende che solo questo mare può raccontare. Solo quest’ acqua può parlare a favore dei grandi navigatori, solo questo estremo, doloroso, fastidioso mugugnare che sento e che mi tormenta può parlare a favore dei grandi vichinghi imbattibili che sognavano il Valhalla.

    E, forse, un po’ lo sogno anche io. Non il Paradiso, ma il Valhalla.

    Adesso che sto sfidando la vita e desiderando la morte, vorrei non avere paura, vorrei giungere vittoriosa tra le braccia degli dèi e gloriarmi delle mie vittorie. Ma quali vittorie? Sono stata una pessima guerriera in vita, codarda, traditrice, semplicemente stupida nel non apprezzare ciò che mi stava offrendo.

    Non mi sono mai saputa accontentare, sempre insoddisfatta.

    «Combatto e non mollo, la mia furia distruggerà le barriere, eclisserà i mari, sommergerà le terre.»

    Il mio motto, il mio grido di battaglia, la mia fine.

    Se solo avessi avuto un cuore forse questo tormento non avrebbe mai avuto spazio per tramontare. Ma un cuore io non ce l’ho mai avuto, ho sempre considerato codardo chi amava, chi non si prefiggeva lo scopo di vincere, di primeggiare. Io ho sempre voluto tutto e niente, ho sempre bramato, sputato sui sentimenti perché la debolezza fa loro da padrona.

    Ma solo ora che sto vagando senza senso tra i mondi sotterranei di un popolo che non c’è più, solo in questo stupido momento mi sto rendendo conto che ho perso la mia guerra contro l’essere umano, contro la sua pochezza, la sua ignoranza, il suo naturale senso animale. Ho sempre creduto di avere un posto a favore tra gli dèi, ma la verità è che sono stata umana anche io, ho peccato di egoismo, egocentrismo e sto

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