Da Buddha a Einstein: La struttura del pensiero orientale nella fisica moderna
Di Paolo Guido
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Anteprima del libro
Da Buddha a Einstein - Paolo Guido
Paolo Guido
DA BUDDHA
A EINSTEIN
LA STRUTTURA DEL PENSIERO
ORIENTALE NELLA FISICA MODERNA
Paolo Guido
Da Buddha a Einstein
Copyright © 2004 Edizioni Il Punto d'Incontro
Prima edizione italiana marzo 2004.
Prima edizione digitale novembre 2013
Edizioni Il Punto d'Incontro s.a.s., Via Zamenhof 685, 36100 Vicenza
Tel. 0444 239189, Fax 0444 239266
www.edizionilpuntodincontro.com
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest'opera può essere riprodotta in alcuna forma senza l'autorizzazione scritta dell'editore, ad eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni.
ISBN 9788868200206
INDICE
Premessa dell'autore
Introduzione
Prima parte: da Buddha
1.Religione e religiosità
2.I pregi della filosofia orientale
3.Le principali dottrine
Induismo
Buddhismo
Taoismo
Zen
4.Unità e separazione, il cammino verso Brahma
5.La gabbia di Maya
6.Gli elementi della diversità
7.Yin e Yang
8.Il bene e il male
9.La sintesi dello Yoga: l'elemento sattvico
10.Il percorso dell’ albero cosmico
Seconda parte: a Einstein
11.I periodi della fisica
Periodo mistico–filosofico
Periodo classico
Periodo unitario o moderno
12.Da materia ed energia nasce il campo
Materia ed energia
Collegamento
Dualità
Pieno e vuoto
L'atomo
Fusione
Identità
13.Da spazio e tempo nasce lo spaziotempo
La fisica di Aristotele
Il mondo di Galileo e di Newton
Nuovi fenomeni
La Relatività
Il tempo cambia
Lo spazio è elastico
Spaziotempo
Il presente relativo
Il paradosso dei gemelli
Le due facce del tempo
14.Da soggetto e oggetto nasce...
Espansione del soggetto nella specie
Purusha e Prakriti
Gli universi
Unione soggetto-oggetto
Unità del sapere
Rappresentazione, trasformazione e Realtà
Conclusione
Nota sull'autore
PREMESSA DELL'AUTORE
Oggi posso dire che fin da ragazzo avevo inconsapevolmente fatto del mistero dell'esistenza la mia ragione di vita; la figura di Einstein e le sue teorie sconcertanti, di cui ben poco capivo, mi riempivano di una strana sensazione di euforica serenità. Sentivo che l'interrogarsi sul perché delle cose e soffermarsi a riflettere sulla domanda stessa era per me troppo importante: una ricerca, solo per il fatto di essere tale, non è mai sterile, perché ha troppo da donare.
Approdai inevitabilmente a studi scientifici.
Tuttavia, durante gli anni di università la mia mente, imbevuta di discorsi di Fisica teorica e Logica matematica, si trovava spesso a fantasticare spingendosi oltre i limiti che il rigore sperimentale imponeva. Già da tempo ero affascinato da quanto si conosceva sulle pratiche dello Yoga o sulla filosofia Zen, argomenti che la rivoluzione culturale degli anni Sessanta tanto aveva preso in simpatia.
Trovavo la speculazione orientale curiosamente vicina alle teorie della Fisica moderna di cui iniziavo a intravedere la portata, ma non afferravo il motivo di questa affinità.
Col passare degli anni, terminati gli studi e avendo iniziato a praticare l'Hatha Yoga, lentamente tutto mi fu più chiaro.
La Filosofia orientale e la Fisica moderna si incontravano semplicemente perché la prima aveva da millenni nel suo seno un po’ di scientificità e la seconda si era recentemente vestita di una buona dose di religiosità. Ho riflettuto su questa considerazione qualche anno, poi, anche sull'onda di analoghe proposte di autori sicuramente più accreditati di me, ho deciso di scrivere queste pagine, con la speranza che oltre a essere chiare vadano dritte nel segno: far pensare a quanto tutto possa essere diverso da quello che sembra.
Due parole sul titolo. Buddha ed Einstein sono due punti di riferimento, due figure simboliche sicuramente tra le più rappresentative per significare un accostamento tra mondi e culture così storicamente diversi: l'Oriente, da sempre incline a una visione spirituale dell'esistenza umana e per il quale l'aspetto trascendente è elemento portante e l'Occidente, più propenso a dare credito a quello che i sensi sperimentano, fino a razionalizzare il trascendente stesso.
Su due linee di percorso così diametralmente opposte l'Oriente ha sviluppato la religiosità, l'Occidente la scienza.
Il mio maestro
Il mio maestro
è un genio dal multiforme aspetto.
Padre, saggio, musicante,
poeta maledetto.
Lo incontrai gettare sillabe
nella nebbia di un bimbo vacillante,
lo udii intonare versi di pace
su una folla impazzita.
Lo vidi davanti a sguardi dubbiosi
imbastire formule
sul senso della vita,
lo ammirai uscire sorridente
da nembi minacciosi
vestito di nuove verità.
Scomparve un giorno senza dire niente,
un solo mormorio sfumato nell'orecchio:
"Se hai bisogno di me
guardati allo specchio!".
INTRODUZIONE
Quando si cerca di dare una spiegazione alle problematiche dell'esistenza, si cade inevitabilmente in contraddizioni logiche, a volte volutamente ignorate.
La nostra estrema limitatezza molto spesso non ci rende consapevoli di questa semplice verità: come può un essere finito abbracciare l'infinito, come può un piccolo vaso di porcellana contenere il mare?
Può forse l'uomo, con i soli mezzi della logica e del linguaggio, esprimere la natura divina?
Ed è così che una presa di contatto, per sua natura difettosa, con l'ambiente esterno genera inevitabilmente un'interpretazione del mondo molto lontana dal vero.
È paradossale, ma l'unica affermazione possibile sul mistero della vita consiste nella denuncia della impossibilità di affermare qualcosa; ci è concesso solo approssimare, formulando rappresentazioni del Reale conformi ai nostri mezzi cognitivi.
Partendo da questa ammissione di incompletezza, ho inteso proporre la rappresentazione che nasce semplicemente dalla sintesi e dal confronto di due culture in apparenza molto distanti.
Le conclusioni cui perverremo risulteranno, credo, originali se non in taluni casi addirittura stravaganti. In ogni caso, mi auguro, sarà costruttivo rifletterci sopra.
Proprio familiarizzando infatti coi tentativi che la nostra mente compie per afferrare l'Assoluto, ognuno di noi inconsapevolmente affina e predispone il proprio spirito
verso livelli di consapevolezza superiori.
Come recita un detto Zen: all'inizio la Via è priva di parole, poi le parole illustrano la Via; infine, quando si intravede la Via, ogni parola viene dimenticata
.
Prima parte
DA BUDDHA...
CAPITOLO UNO
RELIGIONE E RELIGIOSITÀ
Non sappiamo se al momento della nascita gli esseri viventi portino con sé un qualche bagaglio di conoscenza e se così è non ne conosciamo le cause. Molto è stato detto al riguardo.
Crediamo però di poter affermare con certezza che l'uomo, tra tutte le creature il più dotato di qualità intellettive, nei suoi tentativi di adattarsi all'ambiente tradisce in parte se stesso.
Nel corso della storia egli ha infatti dato vita a sistemi sociali sempre più numerosi e complessi e questo, se da un lato gli ha permesso di ottenere benessere e migliorare con il progresso il tenore della sua esistenza, dall'altro lo ha snaturato, imprigionandolo dentro stereotipi calati sulla sua personalità fin dalla nascita.
Da uomo l'essere umano è divenuto macchina.
Durante la crescita viene ormai sottoposto a una terapia dell'oblio
della propria natura per cui da adulto, in maniera consapevole o no, tenderà a ignorare le sue esigenze più profonde.
Vittima di tale ingranaggio, invece di migliorarsi egli ha sviluppato col tempo alcuni aspetti negativi già insiti nella sua complessa struttura quali:
l'individualismo: occorre purtroppo riconoscere che la maggior parte di noi viene mossa più dal tornaconto individuale che da ideali d'amore e solidarietà. Senza troppo considerare i nostri simili, ambiamo unicamente al possesso personale.
la superficialità: questa continua ricerca del proprio benessere, unita allo sviluppo tecnologico, ha portato a sopravvalutare beni voluttuari, il cui uso non equilibrato ha sovvertito la scala dei valori. Ed è con falsi valori che ormai ci identifichiamo, limitandoci a sostare sulla superficie dei diversi aspetti della realtà.
Le ambizioni che conseguono dal concorso di questi due elementi propongono continuamente traguardi illusori: se le aspettative si realizzano, ci si accorgerà ben presto che quanto si era ardentemente desiderato non appaga più. Come colui che mai riesce a dissetarsi avendo a disposizione solo acqua salata, ci affretteremo allora a mutare l'oggetto delle nostre brame, perché una insana sete di conquista sembra ormai dominarci.
Questa spirale senza fine può in alcuni casi concludersi con l'ultima, la più sublime e ambigua delle ambizioni: quella di giungere a Dio. Tuttavia anch'essa, vista secondo quest'ottica, è solo una forma di potere, perché Dio non può essere concepito quale oggetto d'ambizione.
Questo è un punto molto importante: le religioni tradizionali, che dovrebbero portare l'umanità verso i valori più sani, hanno invece spesso contribuito ad accrescere gli inganni di un'educazione dettata da interessi di parte!
Non è forse vero che in ogni epoca storica si è dovuto assistere alla malafede di sedicenti religiosi, in realtà uomini ambiziosi, e non solo di Dio, che hanno imposto il loro pensiero per soddisfare la propria sete di ricchezza e di potere? Essi hanno sfruttato i loro simili, facendo leva sulla pigrizia e sulla paura, ignorando che quest'ultimo sentimento era profondamente radicato anche in loro stessi.
La paura, la cui essenza si specchia nel mistero dell'esistenza e della morte, non può essere debellata imponendo una dottrina, ma unicamente favorendo un diverso atteggiamento verso la vita.
Spesso ciascuno di noi ha la sensazione che l'esistenza sia priva di significato; la verità è che, come insegnano alcuni maestri, noi non conosciamo affatto la vita o, per meglio dire, ciò che chiamiamo con questo nome è senza significato.
La maggior parte delle religioni si è limitata a raccontare favole, esattamente come si fa con i bambini per colorare il loro mondo irrazionale; avrebbe dovuto, invece, in un certo senso farci tornare sì bambini, ma per renderci consapevoli delle sovrastrutture originate dal nostro adattamento al mondo in cui viviamo.
Le dottrine religiose avrebbero dovuto insegnare come credere e non a cosa credere. Avrebbero dovuto comunicare amore e non limitarsi a predicarlo, spesso ipocritamente, favorendo l'odio.
Nate da insegnamenti di illuminati, hanno quasi sempre perso in poco tempo la forza originaria, perché immancabilmente sono ricadute nella trappola dei falsi valori: si adornavano di insiemi di regole e rituali, divenendo organizzazioni sociali che poco avevano di veramente religioso.
Si potrebbe obiettare: ma la religione è lo spirito applicato alle masse e le masse hanno bisogno di regole!
Credo che sarebbe forse più corretto dire che le imposizioni dogmatiche sono necessarie per ogni tipo di immaturità; ma anche che ogni tipo di immaturità deve essere dinamicamente portato verso una sua evoluzione. Come il fanciullo diviene adulto, così anche il genere umano deve crescere sviluppando la sua componente spirituale.
Il fatto che questo processo non abbia mai avuto inizio è particolarmente significativo: per ogni forma di potere è molto più semplice tenere a bada una moltitudine di ignoranti che un gruppo di sapienti.
Potremmo così in definitiva concludere queste prime considerazioni affermando che le dottrine religiose si sono vestite e tuttora si vestono di scarsa religiosità; manca in esse quella particolare predisposizione dell'animo che, indipendentemente dai luoghi e dalle condizioni sociali o ambientali in cui si esprime, origina un vivere nello spirito di carattere universale.
Tale predisposizione d'animo non si esprime attraverso scelte, ma solo attraverso amore e accettazione perché la Realtà, lungi dall'essere un punto di vista, si manifesta solo quando i diversi punti di vista si sono dissolti.
Se escludiamo gli insegnamenti dei grandi maestri, raramente religione e religiosità si sono incontrate; vedremo come e perché lo spirito orientale si è invece avvicinato a questo connubio.
CAPITOLO DUE
I PREGI DELLA FILOSOFIA ORIENTALE
Sono perfettamente consapevole che l'espressione filosofia orientale
può sembrare impropria o quanto meno riduttiva. Tutti sappiamo quante dottrine mistiche l'Oriente abbia prodotto. Eppure, già a una prima analisi