Comprendere i messaggi delle nostre articolazioni: Prevenire e curaretensioni e doloriscoprendo il legametra giunture, emozionie comportamenti
Di Pierre Barral e Jean
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Comprendere i messaggi delle nostre articolazioni - Pierre Barral
2006.
PRIMA PARTE
UN CORPO ARTICOLATO E LE SUE EMOZIONI
1.
UN CORPO ARTICOLATO
La costruzione del corpo umano è estremamente complessa: un sottile intreccio di sistemi in relazione immediata e costante gli uni con gli altri. Le informazioni sono collegate tra loro grazie al cervello, che riceve, elabora e trasmette. Il corpo è organizzato attorno a una struttura ossea. È un corpo articolato in costante allerta. Le articolazioni sono gli elementi di questa struttura. Senza articolazioni non potremmo muoverci né vivere normalmente. Quando il corpo si mette in movimento, ne provoca il funzionamento in una serie di automatismi gestiti dal cervello e, più specificamente, dal cervelletto* (struttura responsabile della coordinazione dei movimenti, della postura e dell’equilibrio). Il continuo lavoro meccanico dello scheletro a lungo andare può provocare disturbi, blocchi e dolori articolari, in seguito a traumi oppure semplicemente per l’usura del tempo e altri parametri che citerò nei capitoli seguenti.
Lo studio dell’anatomia dimostra i numerosi cambiamenti nel portamento e nella posizione dell’uomo nel corso della sua evoluzione. Il nostro scheletro, i nostri muscoli e i nostri legamenti* si sono lentamente trasformati. In un periodo di milioni d’anni, l’uomo è stato innanzitutto cellula, poi pesce, rettile, uccello, primate ecc. Molti punti interrogativi rimangono e rimarranno. Ma dal nostro limitato punto di vista le variazioni anatomiche sono la prova di una lunga evoluzione. Divenendo bipede, l’uomo si è ritrovato a ricercare costantemente l’equilibrio. Possiamo immaginare l’Homo erectus mentre si muove, all’inizio della sua verticalità
! Sicuramente gli mancava del tutto il senso di sicurezza. Come un bambino di oggi, stava imparando a camminare!
Per padroneggiare i suoi movimenti e rimanere in equilibrio, l’essere umano deve mettere in gioco le sue qualità propriocettive (sensibilità alle percezioni che provengono da muscoli e articolazioni). Sono queste a permettere la circolazione delle informazioni corrette nel circuito stabilito tra muscoli, articolazioni e cervello. Informato dai neurorecettori, il cervelletto analizza i dati e invia senza indugio gli ordini che consentono la coordinazione dei gesti.
Come avevo già detto riferendomi agli organi in Comprendere i messaggi del nostro corpo, la nostra struttura (lo scheletro e le articolazioni) ha anch’essa i suoi punti deboli, sui quali si ripercuotono i traumi, le usure naturali e le conseguenze di posture sbagliate.
Non è raro menzionare la fragilità specifica di una delle nostre articolazioni. Diciamo: ho le caviglie fragili
così come possiamo dire ho l’intestino delicato
o anche mi faccio sempre male sullo stesso punto
. Esprimiamo inoltre le pesanti conseguenze che ciò può talvolta esercitare sulla nostra vita quotidiana, rivelando così l’importanza delle articolazioni che attivano i movimenti del nostro corpo.
Innato e acquisito
La qualità della nostra costituzione ossea e articolare dipende da fattori innati e acquisiti.
La vita comincia ben prima della nascita. Il feto è un essere vivente. Pertanto, il confine tra ciò che è innato e ciò che è acquisito non è assolutamente netto. Facciamo l’esempio di una madre che vive complicazioni psicologiche durante la gravidanza. Queste immancabilmente si ripercuotono sul feto. Come distinguere allora il fattore innato e quello acquisito nel bambino che è stato perturbato fin dal suo sviluppo nell’utero?
Possiamo notare l’importanza di fattori innati a livello familiare osservando i vari fratelli: i bambini di una stessa famiglia, che in teoria hanno ricevuto la medesima educazione e lo stesso cibo, sono tutti diversi.
I fattori innati
Si tratta dei punti di forza e dei punti deboli che riceviamo alla nascita. Sono:
Una posizione fetale scorretta può indebolire un lato o una parte del corpo. La malnutrizione o l’ambiente psicologico della madre durante la gravidanza possono avere ripercussioni sul bambino, che svilupperà scoliosi*, cifosi*, genu varum o valgum*.
I fattori acquisiti
Riguardano tutto ciò che interviene e ci caratterizza nel corso della vita, cioè:
L’età fisiologica descrive il vissuto di ciascun individuo e indica come ha usato il corpo. Può rivelarsi molto diversa dall’età anagrafica. Spesso ci sorprendono le differenze fisiche tra due persone di età uguale.
I fattori innati e quelli acquisiti influiscono sui nostri comportamenti e atteggiamenti. In certi momenti della vita possiamo ritrovarci in situazione di squilibrio, chiusura o ribellione e addirittura di sopravvivenza. I nostri comportamenti ne risultano allora automaticamente modificati. Gli atteggiamenti sono esacerbati o si attenuano. Il corpo reagisce e si esprime. Questi schemi corporei alterati generano spessissimo debolezze articolari.
L’articolazione dipende dal funzionamento generale del corpo: dalla sua meccanica d’insieme, dai disturbi funzionali, dagli atteggiamenti di adattamento-compensazione. È facilmente immaginabile come un giovane nato in montagna da una famiglia di montanari ed esperto sciatore corra più rischi di procurarsi una lesione al ginocchio rispetto a uno studente di città appassionato di computer. È altresì immaginabile che lo studente di città, il quale trascorre ore davanti al computer, possa soffrire di dolori cervicali a furia di rimanere proteso in avanti, lo sguardo fisso sul monitor. E se a questo nella vita si aggiungono stress e cattiva igiene alimentare, i problemi non potranno che esserne amplificati.
Il caso non esiste
I fattori acquisiti non hanno nulla a che vedere con il caso, l’azzardo (dall’arabo al-zahr, gioco di dadi), bensì costituiscono una successione orchestrata di eventi, che quindi non si svolge come una mano di dadi. Attenzione però a non attribuire sistematicamente una spiegazione logica a tutto. Tante cose ci sfuggono per incomprensione. È possibile attribuire ogni evento traumatico alla mancanza di fortuna, ma non dovremmo forse ricercare una spiegazione più profonda, che ci aiuti a capire meglio il nostro corpo e a prenderci maggiormente cura del suo equilibrio?
Non sarà forse:
Certi rimangono ciechi e sordi a questi segnali che annunciano un imminente problema di salute. Spesso è per paura di doversi confrontare con la dura realtà, di fare lo sforzo di cambiare il proprio comportamento. Il coraggio dimostrato pertanto talvolta è finto! In questo caso, non cercate di costringere una persona a moderarsi. Non vi ascolterà. Riflettete sulla portata delle vostre parole e inviatele, con toni sottili, dei messaggi subliminali. Siate molto diplomatici, cosicché abbia l’impressione di reagire di propria volontà.
* I termini seguiti da
* vengono illustrati nel glossario a fine testo.
2.
EMOZIONI PER LA VITA
L’emozione si esprime. Si legge su un volto: i nostri occhi brillano di gioia, la nostra bocca si spalanca dallo stupore. Si vede sulla pelle: arrossiamo, impallidiamo, ci viene la pelle d’oca. Si indovina nei gesti: ci portiamo le mani al viso per lo spavento. Prima ancora della parola, la comunicazione emotiva è stata per l’uomo l’iniziale modalità di scambio e di comunicazione. In origine è di natura innata, come l’istinto animale. Con la civilizzazione e l’affinamento dei costumi, l’uomo ha imparato a padroneggiare le proprie emozioni. Tuttavia, facciamo ancora i salti di gioia, ridiamo di felicità, sorridiamo di piacere, piangiamo di dolore, mettiamo il broncio per dispetto. A seconda dell’educazione che ci ha forgiati e dell’ambiente nel quale evolviamo, le nostre emozioni sono più o meno soffocate, interiorizzate. Tuttavia, colui che riuscisse a celare la totalità del suo registro emotivo si dimostrerebbe molto duro. E sarebbe un grave errore per l’equilibrio psicologico. Davanti all’emozione non siamo tutti uguali e non tutti abbiamo imparato a reagire agli eventi allo stesso modo.
L’emozione, tra ragione e pulsione
In linea generale siamo in grado di controllare i meccanismi fisici legati alle nostre emozioni, per esempio attuando una respirazione profonda che rilassi i muscoli e la frequenza cardiaca. Nel tentativo di capire le nostre pulsioni riusciamo a gestirle meglio e a regolarle. Possiamo inoltre aspirare alla padronanza dei pensieri sulle pulsioni, una capacità che diventa naturale soltanto dopo un lungo apprendistato! Se non riusciamo a eliminare totalmente le emozioni, è comunque utile evitare di accumularle. La soluzione sta dentro di noi. I metodi per riuscirci sono numerosi (v. pag. 175). Otterremo ciascuno dei risultati leggermente diversi, perché come sappiamo non siamo tutti uguali davanti all’emozione.
IL QUOZIENTE EMOTIVO
Il QI (quoziente intellettivo) è stato a lungo considerato l’unico metro di misura dell’intelligenza. Tuttavia, oggi lo si accompagna al QE (quoziente emotivo). Due individui dotati di uguale intelligenza e teoricamente in grado di capire e risolvere il medesimo problema non prendono le stesse decisioni, perché la loro reattività emotiva è diversa. Qual è il motivo? Semplicemente, non siamo dei robot e ognuno è dotato di un’emotività complessa che gli è propria. Considerando gli estremi, l’emotività può essere molto impulsiva oppure frenata dall’educazione. A seconda del livello di consapevolezza, l’emozione aiuta l’individuo a progredire, lo fa avanzare al rallentatore o, peggio ancora, lo porta a regredire.
Antonio Damasio, neurologo e ricercatore americano, specialista internazionale delle emozioni, afferma che i nostri giudizi intellettuali e morali sono determinati dalle nostre emozioni e che i sentimenti nascono dalla presa di coscienza di certe emozioni. Ciò significa che le emozioni precedono la ragione e che sono interdipendenti. Quando le circostanze provocano una reazione emotiva molto intensa, sono rari coloro che riescono a mantenere il controllo. Emerge allora la natura emotiva profonda e si rivela soprattutto l’aspetto innato.
L’emozione, cemento della nostra costruzione
Si dice che l’esperienza forgia il carattere. Precisiamo che a contribuire alla costruzione della personalità sono soprattutto le emozioni accumulate durante le esperienze vissute. Quando il vissuto è doloroso, si parla di prove. Di fronte a una medesima prova, due individui reagiscono ed evolvono in maniera diversa. Inconsciamente, le emozioni profonde diventano padrone del gioco e del divenire, come lo dimostra l’esempio seguente.
Due fratelli hanno perduto la madre all’età di dodici e quattordici anni. Sono stati cresciuti dal padre, che si è risposato. Vent’anni dopo, il maggiore si è sposato ed è padre di un bambino piccolo. Pensa in maniera positiva al futuro del figlio. Il secondo, single, è malaticcio. Lamenta vari malanni, alimenta un forte senso d’ingiustizia e coltiva un profondo rancore verso la vita. Fin dalla nascita i due non possedevano attitudini psicologiche uguali. Da piccoli, non avevano lo stesso carattere
precisa il padre. Sorprendentemente, alla morte della loro madre il più indolente ha reagito con combattività e quello che pareva più volenteroso è crollato
.
Perché i comportamenti cambiano in questo modo, anche in individui giovani? Si dice che a sette anni la personalità sia ormai ampiamente determinata e l’educazione dei genitori conclusa. A ciò che ha ricevuto geneticamente il preadolescente aggiunge valori educativi e morali, per perfezionare un’emotività che era già molto personale.
UNA PIRAMIDE A QUATTRO LIVELLI
La costruzione dell’individuo si compie nell’ambito di una struttura a quattro livelli:
Tutto ciò che l’individuo possiede d’innato e che acquisisce nel corso della vita si registra nel suo corpo come su un nastro, suoni e immagini. Per esempio, in un incidente si verifica uno shock, con la sua scia di dolori ed emozioni. Il tempo passa e crediamo di aver dimenticato, ma basta uno stress analogo a ricollegare presente e passato, risvegliando vecchie paure, perché il film dell’evento passato era rimasto in memoria, ben archiviato.
Una delle mie pazienti ha avuto un incidente in bicicletta. Un cane le aveva tagliato la strada e lei ha frenato troppo bruscamente, bloccando le ruote della bici e venendo proiettata in avanti sulla strada. Nello stesso istante, ha udito il rumore di un camion che giungeva dietro di lei. Non sapendo dove stava sbandando, ha avuto molta paura di essere investita. Il camion però è transitato lontano da lei. Risultato: frattura della mandibola e distorsione alle cervicali. Molto tempo dopo, l’ho curata per dei mal di testa persistenti. Non aveva pensato che questi dolori potessero essere collegati, oltre a fattori meccanici, anche al ricordo delle sue vertebre cervicali. Mi ha però confidato che quando in bicicletta udiva arrivare un camion, si paralizzava al punto da lasciarsi cadere nel fosso.
La paura aveva lasciato più impronte del dolore.
Il corpo è dotato di memoria
Come sappiamo, il corpo conserva tra le altre cose il ricordo degli shock, siano essi fisici o emotivi. Gli shock fisici sono diretti. Fanno male e inducono il corpo a reagire, a causa del dolore immediato che causano. Il cervello nello stesso tempo registra la sofferenza del corpo e l’emozione. Tutto viene inserito nel nostro inconscio fisico e psichico:
Immancabilmente, gli shock lasciano delle tracce. Gli shock emotivi negativi, come la paura, la tensione, lo stress, la frustrazione, la collera, la rivendicazione e la colpevolizzazione transitano attraverso il cervello, che trasmette le informazioni dove può. Le articolazioni costituiscono un ottimo ricettacolo. È la storia della patata bollente
: dato che scotta, chi la tiene in mano si affretta a passarla al vicino. Il cervello fa lo stesso. Le emozioni che rientrano nell’ambito dell’eccesso, troppo o troppo poco, si ripercuotono sulle nostre articolazioni. A seconda della potenza dello shock, le nostre difese possono resistere, vacillare o crollare.
Certe ferite sono visibili, altre meno
L’inconscio può registrare un incidente in due millesimi di secondo. Durante un evento del genere, si producono ferite che vediamo,