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Il Kraken di Cape Madre: Lorestalker (Italiano), #2
Il Kraken di Cape Madre: Lorestalker (Italiano), #2
Il Kraken di Cape Madre: Lorestalker (Italiano), #2
E-book330 pagine4 ore

Il Kraken di Cape Madre: Lorestalker (Italiano), #2

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Info su questo ebook

Le vacanze di primavera non saranno mai più le stesse dopo che una creatura leggendaria è emersa dagli abissi.

VINCITORE del Pinnacle Book Achievement Award – Miglior Fiction Horror
FINALISTA (Top 5) dei Kindle Book Review Awards – Fiction – Horror/Suspense

“Questo libro è volato mentre lo leggevo grazie alla sua intensa capacità di far continuare a girare le pagine… I mostri, miti e aspetti storici che Miriam scopre sono i punti cardine di ogni grande avventura marina, e aggiungono molta atmosfera mentre l’oscurità e la tensione della storia crescono. Lungo la strada, il vero potere del romanzo horror sale sempre più, e quella che potrebbe sembrare una partenza lenta diviene ben presto un inferno di azione, terrore e terrificanti realtà svelate.” ~ Readers’ Favorite Book Reviews

Sono passati quasi due anni, ma gli incubi ancora tormentano Miriam Brooks – sanguinose immagini di suo fratello che viene massacrato. Le vacanze di primavera in spiaggia sembrano un buon metodo per mettere un po’ di distanza tra lei e il tormentato passato, ma il paradiso va in pezzi quando salva una turista da qualcosa in agguato sotto le onde.

Ben presto è sulle tracce di una creatura marina uscita dalle leggende dei vichinghi e dei pirati. I pescatori di Cape Madre raccontano storie per il giusto prezzo, e presto Miriam viene a sapere di una serie di sparizioni tutte correlate a questo misterioso mostro.

I poliziotti e la guardia costiera esistono per gestire i crimini degli uomini, ma Miriam è stata addestrata per trovare le creature del folklore… creature come questa. Trascinata di nuovo nella vita che voleva dimenticare, Miriam è l’ultima linea di difesa tra l’uomo e il mito.

LA EVOLVED PUBLISHING PRESENTA il secondo libro della serie acclamata dalla critica “Lorestalker”, racconti horror incentrati su creature della leggenda e dell’oscura immaginazione. [DRM-Free]

LIBRI DI J.P. BARNETT:

La Bestia di Rose Valley (Lorestalker – Libro 1)
Il Kraken di Cape Madre (Lorestalker – Libro 2)
La Strega di Gray’s Point (Lorestalker – Libro 3)
L’infestazione di Hogg Run (Lorestalker – Libro 4)

LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2020
ISBN9781071556917
Il Kraken di Cape Madre: Lorestalker (Italiano), #2

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    Anteprima del libro

    Il Kraken di Cape Madre - J.P. Barnett

    Copyright

    www.EvolvedPub.com

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    ~~~

    (ENGLISH VERSION)

    THE KRAKEN OF CAPE MADRE

    Lorestalker—Book 1

    Copyright © 2019 J.P. Barnett

    ~~~

    IL KRAKEN DI CAPE MADRE

    Lorestalker—Libro 2

    Copyright © 2020 J.P. Barnett

    Traduzione Italiana di Carmelo Massimo Tidona

    ~~~

    Editore: Mike Robinson

    Artista di copertina: Richard Tran

    Interior Designer: Lane Diamond

    ~~~

    NOTA DELL’EDITORE:

    Alla fine di questo romanzo di circa 68.447 parole, troverai una Speciale Anteprima di La Strega di Gray’s Point, il terzo romanzo di J.P. Barnett della serie «Lorestalker». Te la diamo come un servizio extra GRATUITO e non dovresti in nessun modo considerarla parte del prezzo che hai pagato per questo libro. Speriamo che apprezzerai e ti godrai questa opportunità. Grazie.

    ~~~

    Note di licenza per l’eBook:

    Non è consentito utilizzare, riprodurre o trasmettere in qualunque modo nessuna porzione di questo libro senza un’autorizzazione scritta, fatta eccezione per brevi citazioni usate in articoli critici e recensioni, o in base alle leggi di libero utilizzo. Tutti i diritti sono riservati.

    Questo eBook è licenziato solo per uso personale; non può essere rivenduto o ceduto a terzi. In caso si voglia condividere questo libro con altre persone, si prega di acquistarne un’ulteriore copia per ogni destinatario. Se state leggendo questo libro senza averlo acquistato o senza che sia stato acquistato per il vostro uso personale, vi preghiamo di restituirlo al venditore e acquistarne una copia privata. Grazie per il rispetto del duro lavoro dell’autore.

    ~~~

    Disclaimer:

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in maniera fittizia.

    Libri di J.P. Barnett

    Serie LORESTALKER

    Libro 1: La Bestia di Rose Valley

    Libro 2: Il Kraken di Cape Madre

    Libro 3: La Strega di Gray’s Point

    Libro 4: L’Infestazione di Hogg Run (Novembre 2020)

    ...e altri in arrivo.

    (I libri dal 5 al 6 sono sotto contratto e in fase di pianificazione.)

    ~~~

    JPBarnett.com

    ~~~

    Cosa dicono dei libri di J.P. Barnett:

    ~~~

    La Bestia di Rose Valley:

    «La trama di Barnett è ingegnosa e irresistibile, e il suo libro è un vero piacere da leggere. Tutti i fan dell’horror, del thriller e del giallo apprezzeranno molto questa intrigante storia sull’ignoto». ~ Jack Magnus, Readers’ Favorite Book Reviews

    ~~~

    La Bestia di Rose Valley:

    «Se state cercando un divertente creature feature dal ritmo veloce ambientato in un piccolo paese, non potete davvero sbagliarvi». ~ Steve Stred, Kendall Reviews

    ~~~

    La Bestia di Rose Valley:

    «La Bestia di Rose Valley è una grande lettura da fine settimana con una bella coperta sotto cui rannicchiarsi e un bicchiere di vino!» ~ Crystal Cordova, Crystal’s Book World

    ~~~

    Il Kraken di Cape Madre:

    «I fan dei mostri e del folklore vengono nuovamente premiati da Barnett, che prosegue la sua Serie Lorestalker con un valido secondo episodio. Il Kraken di Cape Madre offre ai lettori tanto quanto La Bestia di Rose Valley e anche di più. La narrazione dal ritmo serrato e il giallo e la suspense del mostro mantengono i lettori intrigati e desiderosi di saperne di più». ~ Alicia Smock, Roll Out Reviews

    ~~~

    Il Kraken di Cape Madre:

    «È stata una lettura eccitante e, dato che non sono un fan delle inquietanti creature marine, è stato un vero romanzo horror per me. Romanzi come questo corroborano la mia esitazione a mettere piede in mare! Non si può mai sapere cosa si nasconda là fuori». ~ Kim Anisi, Readers’ Favorite Book Reviews

    ~~~

    Il Kraken di Cape Madre:

    «Barnett ha talento. Ha la capacità di portare un lettore ovunque e in ogni luogo e fargli provare ogni briciolo delle emozioni provate dai suoi personaggi». ~ Ash, Reviews of a Fear Street Zombie

    CONTENUTO BONUS

    Siamo lieti di offrirti una Speciale Anteprima alla fine di questo libro, in cui potrai goderti il primo capitolo del libro di J.P. Barnett LA STREGA DI GRAY’S POINT, il terzo della serie «Lorestalker».

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    ~~~

    PER RIMANERE AGGIORNATO SULLA SERIE «LORESTALKER»,

    RESTA SINTONIZZATO SUL NOSTRO SITO WEB:

    J.P. BARNETT alla Evolved Publishing

    Indice

    Copyright

    Libri di J.P. Barnett

    CONTENUTO BONUS

    Indice

    IL KRAKEN DI CAPE MADRE

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Epilogo

    Speciale Anteprima: LA STREGA DI GRAY’S POINT di J.P. Barnett

    Ringraziamenti

    L’Autore

    Altro da J.P. Barnett

    Altro dalla Evolved Publishing

    Capitolo 1

    Miriam Brooks guardò lungo la spiaggia e tentò di concentrarsi sulle onde che strisciavano calme sulla sabbia. Lo stomaco le tremava per l’ansia. Ansia sociale, suppose, anche se non era stata in terapia. Quale che fosse il problema, era peggiorato molto dalla morte di suo fratello... per mano di un crudele esperimento governativo, nientemeno.

    Sembrava strano pensarci in quel modo. Ma era la verità. La terrificante, surreale verità.

    Lei amava l’oceano. Se la spiaggia fosse stata deserta, e lei non avesse accettato con riluttanza di indossare un costume da bagno talmente rivelatore da essere ridicolo, avrebbe potuto davvero divertirsi. Non aveva avuto accesso all’oceano crescendo in Missouri, ma aveva passato gli anni delle superiori a fare la bagnina alla piscina locale.

    Sentì uno strattone alla mano, seguito dalla voce della sua amica Macy, che la tirava verso il bagnasciuga. «Stai benissimo!»

    Forse era vero. Miriam non avrebbe davvero saputo dirlo guardandosi allo specchio, ma sapeva che rimpiangeva di aver ceduto alle lusinghe e all’incoraggiamento di Macy. Il fatto di mostrare più pelle di quanto le sarebbe piaciuto non era il problema, però. No. Il problema era del tutto incentrato sullo sciocco scopo della cosa: conoscere ragazzi. Il Passatempo Numero Uno di Macy, e Paura Numero Uno di Miriam. Lei non voleva parlare con nessun ragazzo di nulla, mai, ma ancor più quando era mezza nuda.

    Un altro strattone alla mano, questo più forte, la riscosse infine dalle sue riflessioni. Macy intrecciò le dita sottili alle sue e la tirò lungo la sabbia, senza lasciarle altra scelta che seguirla. Il vento le frustava l’ombelico e provò una brevissima scarica di euforia.

    Il tutto sembrava essere molto più facile per Macy. Il semplice bikini blu che indossava era favoloso, le abbracciava la pelle, metteva in risalto le curve e ignorava debitamente ogni difetto. Macy non aveva ginocchia nodose o una sagoma a pera, e la sua pelle poteva anche essere più pallida di quella di Miriam, ma in qualche modo la portava meglio, irradiando un bagliore di porcellana in contrasto col suo pallore più malaticcio. Lei aveva insistito per mettere una muta, ma Macy non aveva voluto sentire ragioni.

    Mentre si avvicinavano all’acqua, trovò sollievo nella considerevole sagoma di Tanner. L’unico parente che le restasse. Lui le salutò con la mano quando le vide, chiamandole verso una porzione di spiaggia che aveva reclamato in precedenza.

    Quando si avvicinarono, esclamò: «Porca paletta, Mir. Mettiti qualcosa addosso!»

    Macy gli diede uno scherzoso pugno sul braccio. «Lasciala in pace. È carina».

    «Dovrò fidarmi di te per questo», rispose lui, massaggiandosi il bicipite. «Senza offesa, Mir, ma sai...»

    Lasciò la fine in sospeso, ma sapeva cosa intendeva. Anche se Tanner era solo suo cugino, i due erano cresciuti assieme sotto l’oppressivo regime del suo prepotente padre. A tutti gli effetti, Tanner Brooks si era guadagnato il titolo di fratello.

    Macy esaminò la spiaggia. «Allora, situazione?»

    «Gli atleti sono laggiù», disse Tanner indicando il bagnasciuga. «Si sono presi il campo da pallavolo, ovviamente». Poi fece un cenno nella direzione opposta, verso la fila di corpi tonici e luccicanti sugli asciugamani. «Amanti della tintarella di là».

    Macy fece un cenno del campo verso la grande montagna di sabbia tra loro e l’acqua, poi rivolse a Tanner uno sguardo derisorio. «E tu ci hai messe con quelli dei castelli di sabbia?!»

    Lui fece spallucce. «Certo. Perché no? Non credevo che Mir avrebbe voluto essere nel centro dell’azione».

    Esatto. Non voleva. Per niente. Quella posizione era il luogo perfetto per evitare chiunque. A parte quelli dei castelli di sabbia, ovviamente. Anche se Miriam non costruiva un castello di sabbia da prima della morte di sua madre, pensava che gli animi gentili che badavano con cura alle loro sculture sarebbero rimasti sulle loro. Niente flirt. Niente conversazioni imbarazzanti.

    Sì. La gente dei castelli di sabbia era la sua gente.

    «D’accordo», sospirò Macy. «Sei pronta, Mir? Andiamo a conoscere qualche ragazzo».

    Tanner si intromise per suo conto: «Magari fate un bagno prima. L’acqua sembra splendida».

    Macy gli lanciò un’occhiata in tralice prima di rivolgersi a lei abbassando le spalle. «Ok. Ok. Vai a nuotare. Ma non ti permetterò di lasciare questa spiaggia senza aver conosciuto almeno una persona nuova!»

    Miriam annuì solenne, senza voler davvero acconsentire a nulla, poi partì di scatto verso l’acqua, entrandovi fino alla vita. Le piaceva il conforto avvolgente dell’acqua salata calda, e, cosa che preferiva, l’infinita estensione dell’orizzonte. Le piaceva pensare al mondo in quel modo: una distesa infinita. Un mondo senza fine significava un mondo di possibilità infinite, dove le leggi della cultura e della società e perfino della scienza non avevano importanza.

    Suo padre l’aveva trasformata in un robot cacciatore di mostri. Alla fine si era ribellata, ma una parte di lei ci credeva ancora. Come avrebbe potuto non farlo dopo ciò che aveva visto?

    In gioventù aveva sognato di diventare una biologa marina, o una sommozzatrice di alta profondità. Amava i documentari in cui la gente si rannicchiava in piccoli sottomarini e cartografava l’ignoto. Ahimè, suo padre non le aveva mai lasciato inseguire quel sogno, ma ora iniziava a sentire le primissime vestigia della scelta ritornare a lei. Forse un giorno avrebbe potuto passare il suo tempo nell’acqua. In una muta da sommozzatore, però, non in bikini.

    Lo sciaguattio dietro di lei la avvertì dell’avvicinamento di Macy, facendole rimpiangere la perdita del suo momento perfetto di solitudine. Macy, di solito una chiacchierona, non disse niente. Rimase in silenzio, accanto a lei, apparentemente affascinata quanto lei dall’orizzonte.

    Le onde dell’oceano attutivano i suoni delle persone sulla spiaggia. Un gabbiano strillò sopra di loro, poi si tuffò in picchiata nell’acqua, emergendone con un pesce che non sarebbe mai stato in grado di inghiottire.

    «Sai», disse Miriam, «c’è un parassita che vive nelle chiocciole. Viene mangiato dai pesci. Poi scava fino ai loro occhi e...»

    «Che schifo, Mir! Stai rovinando il momento». Macy ridacchiò, dandole una piccola spinta con la spalla.

    «No, è davvero forte», proseguì lei. «Dopo essersi sistemato, essenzialmente controlla il pesce. Quando il parassita è giovane lo fa muovere più lentamente e restare nelle acque profonde. Poi, quando vuole riprodursi, lo fa nuotare in superficie e a scatti. Fa in modo che gli uccelli lo mangino».

    Macy socchiuse gli occhi. «Che il cielo mi aiuti, ragazza, se dici qualcosa sulla cacca, ti affogo».

    «Beh», disse lei con le guance che le si arrossavano. «Già. Poi le chiocciole la mangiano. Poi il pesce mangia le chiocciole e così via. Supermeraviglioso».

    Macy scosse la testa. «Io e te abbiamo definizioni diverse di meraviglioso».

    «Si chiama Diplostomum pseudopathaceum». Miriam sorrise, ora cercando intenzionalmente di provocare Macy.

    Lei non abboccò. Invece si voltò verso Miriam e cambiò discorso. «So che sono stati un paio d’anni difficili, Mir. Perdere Cornelius e tutto. So che preferiresti essere a studiare, ma grazie di essere venuta con me nella mia avventura delle vacanze di primavera».

    Miriam sentì un’ondata di emozioni attraversarla, minacciando di aprire la diga delle lacrime, ma batté le ciglia per allontanare quei pensieri. Si rifiutava di piangere ancora per Cornelius. Lui non lo avrebbe voluto.

    «Andiamo», disse Macy. «Conosciamo qualcuno. Chiunque. Non deve per forza essere un ragazzo».

    Miriam fece un profondo respiro e guardò di nuovo verso l’orizzonte. Macy voleva solo aiutarla, si rese conto, ma essere normale era tremendamente difficile.

    Mentre cedeva e si voltava di nuovo verso la costa, sentì urlare. Alla loro sinistra, una giovane nuotatrice schizzò in aria a sei metri d’altezza. Senza nulla da cui avrebbe potuto lanciarsi, sembrava impossibile... come se qualcosa l’avesse lanciata fuori dall’acqua.

    L’adrenalina la attraversò. Anche se non avrebbe saputo dire come la ragazza fosse arrivata così in alto, sapeva che l’impatto con l’acqua sarebbe stato di certo violento. Avrebbe potuto perfino farle perdere i sensi.

    La ragazza parve ricadere tra le onde al rallentatore, i capelli neri che giravano e sferzavano l’aria. Quando fu piovuta sotto la superficie, Miriam partì verso di lei, gettando bracciata dopo bracciata mentre scalciava in avanti con grazia ed esperienza.

    Sbalordita, Macy le urlò dietro: «Mir! Che stai facendo?»

    Lo sciacquio nelle orecchie le impedì di sentire altro. Solo quando ebbe attraversato una distanza appropriata riaffiorò per fermarsi e guardarsi attorno. Girò la testa in ogni direzione, cercando qualche segno del bikini rosa della ragazza o dei suoi capelli corvini.

    Fece un profondo respiro e lo trattenne per cercare di stabilizzare la vista. La ragazza avrebbe potuto essere priva di sensi, a faccia in giù nell’acqua. In quel caso, non aveva molto tempo.

    Là!

    Vide una chiazza di rosa spuntare da sopra un’onda, a stento visibile. Si gettò di nuovo in avanti e nuotò verso l’obiettivo. In pochi secondi, emerse accanto alla nuotatrice e girò velocemente il suo corpo inerte, in modo da rivolgerlo col viso fuori dall’acqua. Esaminandola in cerca di ferite, fece una smorfia quando notò dei lividi viola scuro attorno alla vita.

    Senza alcun molo o barca in vista, esaminò le possibilità di cosa potesse aver fatto cadere quella ragazza dal cielo. E, cosa forse ancora più importante, cosa aveva mai potuto ridurle così il ventre?

    Risucchiò aria, cercando di calmarsi prima del lungo viaggio di ritorno. Tanner doveva aver visto dalla spiaggia. Sarebbe andato da lei. Sapeva che l’avrebbe fatto.

    Qualcosa le urtò la gamba, con forza sufficiente a spostarla di lato. Un pesce, forse? Lo scalciò, spingendolo a sgattaiolare via. Un suono di schizzi alla sua sinistra le fece girare la testa. Qualcosa galleggiava nell’acqua.

    No, non galleggiava. Si contorceva.

    La pelle violacea e viscida si muoveva lungo la superficie, scivolando verso di lei. Un’onda la fece rigirare, scoprendo una parte inferiore di un rosa più tenue e il contorno di enormi ventose. Una piovra? Un calamaro? Sembrava troppo grossa per entrambe.

    Diapositive di creature leggendarie le attraversarono la mente; storie dell’epoca dei pirati e dei marinai greci. Aveva bisogno di un secondo paio d’occhi, ma erano lontani dalla spiaggia. Troppo perché chiunque altro potesse mai vedere.

    Scosse la testa per cercare di dare un senso alla cosa ma, mentre il minaccioso tentacolo si avvicinava, agganciò la ragazza da sotto un’ascella. Scalciando più forte che poteva, si mosse verso la costa, cercando disperatamente di mettere della distanza tra lei e il mostro di sotto.

    Sploosh!

    Qualcosa di profondo e chiassoso. Girò la testa ma continuò a scalciare. Non lo vedeva più. I polmoni le bruciavano. Le gambe le facevano male. Troppo tempo a studiare. Non abbastanza ad allenarsi. Scacciò via il dolore e nuotò. Come se la sua vita, e quella di quella ragazza, dipendessero da questo.

    La spiaggia sembrava a una distanza infinita, ma un’altra forma nuotava verso di lei, facendola rallentare. Tanner? O forse un bagnino?

    La testa di Tanner sbucò a un paio di metri di distanza. «Mir. Stai bene?»

    Lei annuì e trasferì la nuotatrice priva di sensi tra le forti braccia del cugino. «C’era qualcosa là fuori. Qualcosa...» Scosse la testa. «Andiamo. Andiamo e basta!»

    Assieme, nuotarono finché non toccarono. Tanner sollevò la ragazza tra le braccia e avanzò camminando in quel che restava dell’acqua, poi la poggiò sulla spiaggia. Miriam crollò accanto a lei e le appoggiò un orecchio al petto, ascoltando con attenzione. Il petto della ragazza si gonfiava e sgonfiava. Debolmente. Tossì ed ebbe degli spasmi, le palpebre le sbattevano furiose.

    Miriam sentì delle incitazioni dietro di lei, ma sembravano lontane. Il fatto che la ragazza non riprendesse i sensi era brutto. Molto brutto. Si preoccupò che potessero esserci emorragie interne. Quella cavolo di spiaggia non aveva nessun bagnino?

    Incantata dalle ferite, sfiorò con la punta delle dita i lividi sull’addome della ragazza. Sembravano dolorosi, forse potenzialmente letali. Quel tentacolo. Doveva averla afferrata. E scagliata? Non sembrava possibile. Mise da parte l’interesse e si alzò.

    «Qualcuno chiami aiuto!» implorò.

    Nessuno si mosse.

    «Emma!» urlò un’altra adolescente tra la folla, facendosi strada e gettandosi sulla sabbia. Rivolse occhi pieni di lacrime a Miriam. «Sta bene? Starà bene?»

    «Io non... non ne sono sicura», balbettò lei. «Lo spero».

    Un rombo echeggiò nella spiaggia e la folla si aprì per far passare un quad rosso con una barella sul retro. Finalmente!

    Miriam indietreggiò, battendo sulla spalla di Tanner per incoraggiarlo a fare altrettanto. I bagnini presero il controllo, affrettandosi a caricare Emma sulla barella prima di portarla via di corsa lungo la spiaggia assieme alla sua amica. Non prestarono alcuna attenzione a Miriam e Tanner.

    Lei crollò sulla sabbia, lasciandosi ricadere la testa tra le gambe per riprendere fiato.

    Tanner si sedette accanto a lei, una mano sulla sua schiena. «Bel lavoro, Mir».

    Lei non cercava adulazione. Non per quello. Forse aveva salvato una vita, ma, se doveva credere ai suoi occhi, c’era qualcosa di pericoloso in agguato sotto le onde. Il suo corpo la implorava di rilassarsi. Di lasciare che l’adrenalina scemasse. Ma la sua mente la usava per alimentare un fuoco che le ardeva dentro. Suo padre l’aveva addestrata per dare la caccia ai mostri.

    Forse ne aveva appena trovato uno.

    «Mir!» urlò Macy, correndo verso di lei. «Porca paletta. Non fare cose del genere! Stai bene?»

    Le avvolse le braccia attorno alle spalle e la strinse.

    «Sto bene». Miriam annuì, l’acqua salata che le gocciolava dai capelli castano chiaro. «Ma questo lo conto come aver conosciuto una persona nuova».

    Capitolo 2

    Emma Lynn Chu. Vent’anni. Studentessa all’Università del North Texas a Denton. I suoi genitori avevano preso un volo dal DFW più velocemente che avevano potuto. In quelle che erano solo le sue seconde vacanze di primavera da detective, Tommy Wallace ne aveva già abbastanza. Il paese di Cape Madre aveva vissuto undici mesi senza azione, poi si era trasformato in un circo nell’arco di una notte. Tommy aveva un mucchio di persone da interrogare, inclusa la stessa Emma, ammesso che si fosse svegliata, ma tutti i segni puntavano nella stessa direzione. Verso la stessa cosa. Lo stesso inesplicabile fenomeno che era stato nascosto sotto il tappeto la prima volta.

    Si pentiva di essere diventato un poliziotto. Gli dispiaceva multare i ragazzi in vacanza per delle infrazioni arbitrarie. Per non parlare del fatto che i suoi numeri erano sempre stati bassi, la sua auto sempre sporca e i suoi vestiti sempre in disordine. Aveva pensato che diventare un detective avrebbe migliorato le cose, ma aveva avuto torto. Le aveva peggiorate. Ora aveva più responsabilità, apparentemente meno potere, e aveva aggiunto dieci chili al girovita. Da slanciata recluta sbalordita era passato a detective annoiato in tempo da record. Almeno aveva un record in qualcosa.

    Accartocciò l’ennesima carta di hamburger e la gettò sul sedile posteriore dell’auto. La vecchia Crown Vic riusciva a ospitare una quantità impressionante di spazzatura là dietro, perciò non doveva svuotarla molto spesso. Di solito qualcuno faceva un commento sulla sua sciatteria prima che si fosse riempita del tutto, cosa che a volte lo faceva vergognare fino al punto di fare qualcosa a riguardo. Dipendeva da chi aveva fatto il commento, ovviamente.

    Fatto il pieno di carboidrati da fast food, scese dall’auto nel parcheggio dell’Emergency Plus. Mentre lui cresceva, gli ospedali avevano vantato nomi altisonanti come Metro Central e Centro di Ricerca Harris. Ora sembravano solo dei discount dove poter andare a fare scorta per tutte le proprie esigenze mediche... all’ingrosso. Si immaginò andare al banco, ordinare una confezione di siringhe e poi sentirsi dire che poteva pagare solo con Discover.

    Attraversò le sporche porte a vetri dell’ospedale e atterrò immediatamente in una sala d’attesa sovraffollata. Una rapida occhiata gli mostrò per lo più piccole ferite. Principalmente ragazzini. Beh, universitari, in effetti, che avevano solo qualche anno meno di lui, ma li chiamava ancora ragazzini perché si comportavano come bambini. Ogni volta che arrivavano le vacanze di primavera, perdevano fino all’ultima delle rotelle. Erano capaci di saltare giù da un molo verso una scogliera rocciosa o magari di provare a ballare tra le faville ardenti di un fuoco. Alcuni animali mettevano in mostra piume colorate per attirare una compagna, ma gli umani si erano evoluti, o involuti, lungo un percorso molto più imbarazzante.

    Il personale all’ingresso lo conosceva, ma non si diedero alcuna fretta di occuparsi di lui dopo che si fu avvicinato al banco. Ticchettavano tutti sulle tastiere dei loro computer, comodamente protetti contro qualunque giudizio. Forse stavano lavorando. Forse stavano giocando a Tetris. Forse stavano scorrendo a destra e progettando la serata.

    Dopo quella che gli parve un’eternità, una delle receptionist alzò lo sguardo dallo schermo, non si degnò di alzarsi e diede infine segno di aver notato la sua presenza. Tommy avrebbe potuto forzare la mano. Prese in esame l’idea di far valere il peso del suo distintivo, ma perché sforzarsi? Emma Chu non sarebbe andata da nessuna parte.

    «Ehi, detective. È qui per vedere la famiglia Chu, presumo?»

    Tommy annuì mentre la receptionist indicava uno dei lunghi corridoi. «Stanza 166. I suoi genitori non ne escono quasi mai, perciò sono sicura che siano là dentro».

    Ogni corridoio aveva un colore associato, per aiutare i pazienti a orientarsi. Tommy imboccò quello viola. Non si affrettò, prese tempo, schivando carrelli e barelle e guardando ogni membro del personale

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