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Il Fuoco Segreto di Altea - La nuova fiamma
Il Fuoco Segreto di Altea - La nuova fiamma
Il Fuoco Segreto di Altea - La nuova fiamma
E-book290 pagine3 ore

Il Fuoco Segreto di Altea - La nuova fiamma

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Info su questo ebook

Il Fuoco Segreto di Altea sembra ormai completamente spento.
Uno dopo l’altro tutti gli adulti di Altea cadono in un sonno profondo e senza sogni, eccetto Vimperion e i suoi servitori che hanno a disposizione invenzioni e mezzi per restare svegli.
In città i bambini e i ragazzi restano soli, allo sbando, senza adulti cui fare riferimento. Dovranno organizzarsi e da soli tentare la resistenza contro lo strapotere dell’arconte. Tutto sembra perduto e per i giovani sopravvissuti la sconfitta appare ormai inevitabile…
Riusciranno Ailan, Marill e i loro nuovi amici a difendere la città?
LinguaItaliano
Data di uscita24 lug 2020
ISBN9788831927154
Il Fuoco Segreto di Altea - La nuova fiamma

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    Anteprima del libro

    Il Fuoco Segreto di Altea - La nuova fiamma - Isabel Harper

    cover_ALTEA4.jpgIl Fuoco Segreto di ALTEA - La nuova fiamma

    La Saga

    Possa la fiamma illuminarti la via

    La sua luce e il suo calore guariscano il mondo

    La sua forza scorra nelle tue vene

    Risvegli il fuoco che arde in te

    Progetto e realizzazione editoriale: Storybox Creative Lab, Milano

    Coordinamento editoriale: Isabella Salmoirago

    Editing: Isabella Salmoiragago

    Grafica: Yuko Egusa Far East studio

    Direzione artistica: LaeliErre

    Mappa del mondo di Altea: Daniele Solimene

    © 2018 Storybox Creative Lab S.a.s. – Milano

    info@story–box.it

    Isabel Harper

    La NUOVA FIAMMA

    testatina

    Il ritorno

    di Kayman

    Era l'alba. Da un alto finestrone del Palazzo del Governo, Victor Vimperion, con il volto coperto da una maschera d'oro, fissava le onde che si dissolvevano in nuvole di spuma candida contro le scogliere a strapiombo sul mare.

    L'arconte sembrava assorto, lontano: l'immagine stessa del potere. Ma dietro quella maschera d'oro, il suo volto era stravolto dall'ira.

    – Dedalus ha osato sfidare la mia autorità davanti a tutti! Ma io annienterò lui, il suo assurdo bazar galleggiante e tutti i suoi complici, compresi i tre ragazzi ribelli. Li stanerò a uno a uno e li schiaccerò come vermi –.

    Serrò i pugni, in un impeto di rabbia repressa.

    – Hanno distrutto l'acquedotto di Keola, hanno tentato di sottrarmi la Fiamma di Altea... spetta a me di diritto, soltanto a me. Sono io l'arconte unico di Altea!

    Vimperion si scostò dal finestrone e rientrò nella stanza.

    Iniziò a camminare a grandi passi avanti e indietro per i suoi appartamenti, come se in quel modo potesse raggiungere i nemici e distruggerli.

    – Per colpa di quei sovversivi, io perdo ogni istante fiumi di denaro. Denaro facile, che pioveva nelle mie casse senza sforzo, con la sola vendita dell'acqua di Keola. Ma avranno quello che meritano! E sarà una lezione che tutti ricorderanno per un pezzo. Quando avrò finito con loro, – sussurrò tra sé l'arconte – nessuno oserà mai più ribellarsi.

    A quel pensiero finalmente si calmò. Alzò lo sguardo e vide davanti a sé il grande specchio del suo studio privato. Contemplò a lungo la propria immagine, con uno sguardo impietoso e crudele, come quando si soppesa un avversario per valutarne la forza. Osservò con fastidio le spalle incurvate, le mani adunche ricoperte di macchie e la tunica scarlatta ricamata a fili d'oro che pendeva sul suo corpo scarno. Poi si soffermò sulla maschera d'oro che gli copriva il volto e per la prima volta ciò che vide gli piacque.

    – La maschera, devo ammetterlo, è stata un'idea brillante: mi fa apparire come un dio: distaccato, imperscrutabile e misterioso. Nessuno dovrà scoprire la vera ragione per cui la indosso, nè vedere il mio volto sfigurato dalla vecchiaia...

    Si allontanò bruscamente dallo specchio e si sedette alla scrivania. – Me la pagheranno cara, tutti quanti. Ho a disposizione molti mezzi e molte spie.

    In quel momento risuonarono sulla porta dello studio tre colpetti discreti, con un lieve rimbombo metallico.

    – Avanti.

    La porta fu aperta da un automa, che indossava una divisa a doppiopetto di cuoio rosso, chiusa da una pulsantiera di ottone. Con un ticchettio di ingranaggi, il servitore si fece da parte e sull'uscio comparve un uomo dal volto sfigurato.

    – Ti stavo aspettando, Kayman – sibilò l'arconte dietro la sua maschera d'oro. – O preferisci essere chiamato Sven Dobenspill?

    L'uomo avanzò di un passo e s'inchinò con deferenza. – Chiamatemi come desiderate, mio arconte: Kaspar Kayman, Sven Dobenspill... sono sempre io, il vostro umile servitore.

    Sotto la maschera d'oro, gli occhi di ghiaccio di Vimperion perforarono come aghi il volto tormentato di Kaspar Kayman.

    – A quanto pare il tuo travestimento ha funzionato. È stata un'ottima idea rimodellarti la faccia.

    Kayman inghiottì a vuoto. – Ho compiuto il vostro volere, mio arconte.

    – Ah, davvero? L'acquedotto ha smesso di portarci l'acqua di Keola. Come lo giustifichi?

    Kayman cercò di calcolare velocemente quanto quel danno sarebbe costato a Vimperion, in termini di mancati guadagni, ma subito rinunciò. – Rimetteremo le cose a posto, mio arconte.

    – Non è questo il punto. Il vero problema è che la mia autorità viene sfidata troppo spesso. Ma ce ne occuperemo a tempo debito. Ora parliamo dell'esito della tua missione. Hai portato ciò che cercavo?

    Kaspar Kayman tuffò una mano in tasca e ne trasse una grossa chiave dall'elegante impugnatura a riccioli, con l'estremità opposta lavorata in tre gruppi di dentini a forma di fiamma. La porse con un inchino all'arconte e fece un passo indietro, in attesa.

    L'arconte la sollevò piano e la rigirò tra le dita, affascinato: – La Chiave a Tre Fiamme! Mio caro Kayman, alla fine sei riuscito a stupirmi. Sto sognando, o questa volta hai concluso con successo la missione che ti avevo affidato?

    – Mio arconte, – rispose Kayman con voce esitante – sapete che potete sempre contare su di me. E per quanto riguarda il Prisma Stellato...

    – Quello non è un problema – lo interruppe Vimperion. – Quando i ragazzi lo avranno recuperato, sarò il primo a venirne a conoscenza. Loro sanno dove si trova e presto faranno ritorno ad Altea. La mia piccola spia mi ha tenuto informato di tutto –. L'arconte sorrise soddisfatto dietro la maschera d'oro. – Al momento opportuno la mia arma segreta entrerà in azione e la Fiamma di Altea sarà mia.

    Vimperion si avvicinò a un piccolo forziere di mogano. Sollevò il coperchio e sfiorò un pulsante rosso su un lucido pannello di controllo in ottone.

    Nello stesso istante, nel Bazar delle Meraviglie, che in quel momento navigava lentamente verso Altea, la fronte di Marill emise un debole bagliore vermiglio. La ragazza dormiva, però, e così tutti gli altri. Nessuno se ne accorse.

    Victor Vimperion tornò a guardare Kayman. – Bene, immagino che adesso ti aspetterai una ricompensa.

    Kayman esitò qualche istante prima di decidersi a parlare. – Mio arconte, lasciate che io riprenda il comando dei feriflammi. D'ora in avanti non farò più errori.

    Vimperion fece scivolare la preziosa Chiave a Tre Fiamme nella tasca della tunica scarlatta. – Mio caro Kayman, credimi, vorrei tanto accontentarti, ma da quando sei partito per la tua missione ad Altea sono cambiate alcune cose. I feriflammi hanno un altro comandante.

    – Mio arconte, – supplicò Kayman – datemi una possibilità. Farò tutto ciò che mi chiederete. Vi dimostrerò che posso servirvi meglio di chiunque altro.

    L'arconte sospirò, si avvicinò a Kayman e gli pose un braccio intorno alle spalle, con fare quasi paterno.

    Kayman sussultò, impietrito dalla paura.

    – Kayman, Kayman... Lo sai che cosa abbiamo in comune, tu e io? Entrambi abbiamo cambiato faccia. Ma se presto io riavrò la mia, tu dovrai rassegnarti a tenere per sempre quella che hai ora. Come spia mi hai servito bene, lo ammetto. Purtroppo però hai bruciato la tua copertura. Ormai Dedalus e i ragazzi sanno che lavori per me. Come Sven Dobenspill non servi più a niente –. L'arconte, dietro la maschera d'oro, fissò Kayman con due occhi gelidi come il ghiaccio. – Mio fedele Kayman, stai cominciando a diventare un problema.

    Qualche istante dopo il lampionaio in blusa turchina, che con la sua lunga pertica si apprestava a spegnere i lampioni a gas davanti al palazzo dell'arconte, udì un urlo che gli fece gelare il sangue nelle vene.

    testatina

    Lo scoglio

    dell’ipogena

    La piccola barca avanzava faticosamente nella notte, beccheggiando e sollevando spruzzi di schiuma. Ailan remava di buona lena ma faticava a mantenere la giusta direzione per via delle onde, agitate da un vento teso e sferzante. Zill, acciambellata ai suoi piedi, emetteva cupi borbottii, infastidita dagli schizzi d'acqua gelida.

    Di fronte a lui, seduta sulla panchetta di poppa, Marill guardava con apprensione le nere scogliere a strapiombo sul mare, che incombevano sempre più vicine. L'aria umida e salmastra le riempiva i polmoni mentre spruzzi di schiuma le frustavano il volto e la facevano rabbrividire per il freddo. Non era per nulla entusiasta di partecipare a quella nuova avventura e per di più era tormentata dal mal di testa.

    – Non capisco proprio perché Dedalus si sia nascosto con il suo Bazar delle Meraviglie dietro quella stupida isoletta! – si lamentò. – Che cosa gli costava accompagnarci? Navigando sul bazar saremmo stati molto più al sicuro.

    – Lo sai anche tu, – rispose Ailan – non aveva scelta. Dalla riva avrebbero potuto vederlo facilmente e Vimperion non aspetta altro che trovarlo per fargliela pagare! E poi il bazar è enorme e si sposta molto lentamente, mentre per passare in mezzo agli scogli ci vuole una barca piccola e agile.

    – E quindi mette in pericolo noi.

    – Dai, non ti preoccupare. Vedrai, con l'aiuto di Tik Tik trovare il Prisma Stellato sarà uno scherzo: torneremo al bazar in poco tempo. Su, non fare quella faccia!

    – Spero che tu abbia ragione. Non mi sento per niente sicura in questa barchetta.

    Marill distolse lo sguardo dalla scogliera e si concentrò sul movimento delle onde attorno a loro. Si sporse dal fianco della barca e scrutò l'acqua scura. Il mare era nero, eppure per un attimo le parve di scorgere un bagliore rossastro.

    – Hai visto?

    – Che cosa, le onde? – rispose Ailan con la voce tesa per lo sforzo della remata.

    – C'era uno strano riflesso rosso, ma è sparito subito...

    – Si chiamano pesci. A volte se ne trovano, in mare.

    – Spiritoso. Lo sai, vero, che in cima alla scogliera c'è Villa Amantea?

    – Lo so. E allora?

    – Nelle caverne sotto Villa Amantea ci sono le ipogene. E noi stiamo andando proprio lì.

    – Non ci devi pensare.

    – Ci penso, invece. Te le ricordi, le ipogene, vero? Quando ci siamo calati nel pozzo di Villa Amantea, per poco non ci facevano a pezzi.

    Ailan guardò il punto dove la pala del remo si tuffava in acqua, spezzando il moto delle onde. Non era facile scorgere qualcosa nella nera distesa del mare. – Se quello che hai visto fossero state davvero ipogene, a quest'ora saremmo già belli e morti.

    – Secondo me stanno solo aspettando che ci avviciniamo agli scogli. Sì, è così. Vogliono fracassarci la barca, me lo sento. – Zill è tranquilla – rispose Ailan. – Quindi non c'è da aver paura.

    – Per ora, ma non vuol dire che... –. Marill s'interruppe di colpo. Sentì una fitta perforarle la fronte. Per scacciare il dolore serrò le mani attorno al bordo levigato dello scafo.

    Ailan smise di remare. La barca, sospinta dalle onde, si era avvicinata troppo a un gruppo di scogli che affioravano poco distanti e dovette lottare con i remi per non farsi trascinare contro le rocce. Zill gli saltò sulla spalla, attorcigliandogli la lunga coda attorno al collo.

    – Buona, Zill, così mi strozzi! Marill, fa' qualcosa!

    Non ce ne fu bisogno. Con un balzo il mimure abbandonò la spalla di Ailan e si catapultò in cima a uno scoglio vicino. Un istante dopo nella mente di Ailan si formò l'immagine di un'insenatura tranquilla, riparata dalle onde. Zill, come tutti i mimuri, sapeva stabilire un legame telepatico con il proprio padrone e gli stava inviando le immagini di ciò che aveva appena visto.

    – Dai, Marill, ci siamo quasi! – gridò Ailan. – Oltre gli scogli c'è una cala più riparata!

    In quel momento il rumore del mare sovrastò la sua voce.

    Un'onda spumeggiante sollevò la barca e la sospinse in una stretta apertura tra due scogli, sommergendo Ailan e Marill di spruzzi. Ora avevano entrambi i capelli incollati alla fronte e gli abiti completamente inzuppati.

    Ailan sentì la chiglia grattare il fondo roccioso. Subito dopo la barca si fermò e con un balzo Zill tornò sulla spalla del ragazzo.

    – Tutto bene, Marill? – chiese lui.

    – Tutto bene. A parte il fatto che sono fradicia e sto congelando... – borbottò Marill battendo i denti. – Per fortuna ho portato qualcosa di asciutto–. Tuffò la mano nella sborsa miniaturizzante che aveva a tracolla e tirò fuori un paio di quadratini di lana bianchi, grandi come francobolli, che ingrandirono rapidamente fino a diventare due maglioni. Si tolse l'indumento bagnato e indossò un maglione asciutto. – Così va meglio – disse porgendo il secondo ad Ailan. – Forza, togli quella roba fradicia e mettiti questo.

    – Hai pensato proprio a tutto – disse Ailan mentre infilava lo spesso maglione di lana da marinaio.

    Marill non rispose. Era tesa e inquieta al pensiero delle ipogene. – Facciamo alla svelta e andiamocene – disse piano.

    Ailan si guardò intorno. La parete di roccia incombeva davanti a loro, proiettando la sua ombra nera sulla piccola cala nascosta. Oltre gli scogli si stendeva il mare scuro e minaccioso.

    – Ci siamo – disse il ragazzo. – Qui va bene, dovremmo essere abbastanza vicini alla grotta delle ipogene. Mise una mano in tasca e ne trasse una conchiglia a torciglione maculata di azzurro, con un foro in ciascuna delle due estremità.

    Ailan soffiò nella conchiglia. Non si udì alcun suono, ma la piccola baia protetta dagli scogli fu percorsa da profonde vibrazioni. L'acqua s'increspò in mille cerchi concentrici.

    Marill si portò le mani alla fronte. – Smettila, ti prego! – implorò con un'espressione sofferente.

    – Scusa – disse Ailan, smettendo subito di soffiare.

    – La tua conchiglia non funziona – mormorò Marill. – Non si sentiva niente, mi ha fatto solo venire il mal di testa.

    – Sei sicura? Guarda Zill.

    Colto di sorpresa e infastidito dalle vibrazioni, il mimure era saltato su una roccia vicina.

    – Noi non sentiamo niente, – disse Ailan – ma Zill sì. Marill gettò attorno a sé un paio di occhiate inquiete. – E la tua amica? Ti avrà sentito? – Non sapeva cosa sperare: che l'ipogena arrivasse in fretta, o che non arrivasse affatto.

    I ragazzi rimasero qualche minuto in silenzio, cullati dal movimento pigro della barca. Il rumore ritmico delle onde sugli scogli sembrava quasi rassicurante, come il sussurro di una voce amica. Era una notte tranquilla. Avrebbero anche potuto addormentarsi, se non fosse stato per il pensiero della missione che li teneva svegli.

    – Tu non hai fame? – chiese a un tratto Ailan, rompendo il silenzio.

    – Ho la nausea, altro che fame! – rispose Marill. – Ma se mangio qualcosa magari mi dimentico il mal di testa.

    Tuffò una mano nella sborsa e ne trasse un paio di fagioli che ingrandirono rapidamente fino a diventare due panini imbottiti. Ne porse uno ad Ailan e diede un morso al suo. – La tua sborsa è proprio fantastica – disse Ailan, addentando il panino. – Mai andare in missione senza.

    – A proposito di missione... – bofonchiò la ragazza tra un boccone e l'altro. – Cosa ne pensi del piano di Dedalus? Secondo me quel vecchio brontolone è completamente fuori di testa. Recuperare il Prisma Stellato dalla grotta delle ipogene è pura follia: non so se ne usciremo vivi. Per non parlare della seconda parte del piano: tentare di ricostruire una nuova chiave per sostituire quella rubata da Sven Dobenspill! Ti rendi conto? È assurdo! Ti ricordi, vero, quello che è successo quando hai provato ad aprire il Prisma Stellato con la chiave incompleta? La Fiamma di Altea si difende, lo hai imparato a tue spese...

    – È vero, la Fiamma potrebbe non riconoscere la nuova chiave. Potrebbe pensare che stiamo tentando di rubarla e reagire di nuovo con una fiammata. Lo so, è una follia, ma è la nostra unica possibilità. E poi abbiamo la memostrilla, no? Lei sa imitare alla perfezione tutto quello che vede! Dovrebbe ricordarsi la forma della chiave: l'ha conservata per giorni tra le sue valve...

    Marill infilò la mano nella sborsa e tirò fuori una grossa conchiglia a due valve. Diede tre colpetti sul guscio e la conchiglia si aprì, con un fischio acutissimo, rivelando un mollusco gelatinoso di colore azzurrino, che subito si modellò, prendendo le sembianze della ragazza. – Hai ragione, dobbiamo tentare. E poi ho fiducia in Strilla. Con il suo aiuto, riusciremo a costruire una copia esatta della chiave e ad aprire il Prisma Stellato. Ma prima – aggiunse cupa – dobbiamo trovarlo e tornare vivi alla bottega! Se qui in giro ci sono le amichette di Tik Tik...

    – Già, diventeremo mangime per ipogene... – ridacchiò Ailan.

    Marill gli lanciò un'occhiata storta. – C'è poco da ridere – sospirò. Poi tornò a concentrarsi sul suo panino. Non aveva proprio voglia di scherzare. Ben presto si perse nei suoi pensieri, fissando assorta il mare davanti a sé. – Ailan, ci pensi mai alla tua famiglia?

    – Ci penso, eccome. Mi sento così strano. Ho appena ritrovato mia madre e una sorella che neanche sapevo di avere, e sono stato costretto a lasciarle a Keola. Ti rendi conto? Mia madre è la regina di Keola! Sono contento che mio padre abbia deciso di rimanere con loro. Sai, anche a me sarebbe piaciuto restare a Keola per un po': non ne

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