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La carezza delle stelle (eLit): eLit
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E-book183 pagine2 ore

La carezza delle stelle (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Distacco e freddezza dovrebbero governare la mente della fisioterapista Brianne Nelson mentre è impegnata a riabilitare il detective Jake Lowell, dopo un brutto incidente, ma Jake ha un corpo perfetto, e lei deve concentrarsi per non cedere al desiderio. Brianne sa che non sarebbe professionale, ma resistere diventa ogni giorno più difficile...
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2017
ISBN9788858973868
La carezza delle stelle (eLit): eLit
Autore

Carly Phillips

Dopo gli studi, ha iniziato la carriera di avvocato, ma ha capito subito che amava la teoria e non la pratica. Così si è dedicata all'altra sua grande passione, la scrittura, e ha avuto subito successo.

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    Anteprima del libro

    La carezza delle stelle (eLit) - Carly Phillips

    successivo.

    1

    Le giornate erano calde, ma, grazie a lei, le notti erano addirittura roventi.

    Jake Lowell serrò la mano intorno a un bicchiere d'acqua ghiacciata. La condensazione gli lasciò il palmo freddo e umido, in netto contrasto con l'afa newyorkese che pulsava intorno a lui. E con l'inferno che infuriava dentro di lui.

    Si spostò sulla sedia di ferro battuto, cercando di trovare una posizione confortevole per la sua spalla ferita che aveva finalmente cominciato a guarire. Dannata sedia. I locali all'aperto, con i loro drink leziosi, non erano il suo genere, piuttosto quello di sua sorella. Ma da quando si era recato là per la prima volta e aveva visto la cameriera dallo sguardo irresistibile, si era costretto ad andare contro la propria natura.

    Jake si guardò intorno, tuttavia non riuscì a scorgere la donna che riempiva le sue fantasie. Controllò l'ora. Sua sorella Rina era in ritardo, come sempre. Sarebbe rimasto sorpreso se fosse arrivata puntuale, però il delinquente che gli aveva sparato era ancora in circolazione, pertanto quel ritardo lo impensierì.

    Si voltò verso l'interno del bar ristorante, ripetendo a se stesso che quel criminale stava conducendo una vita apparentemente pulita e sua sorella stava bene.

    Fu allora che la vide, la sua visione in jeans e maglietta nera, un grembiule annodato intorno ai fianchi. Era in piedi accanto al bancone, una bottiglia d'acqua in mano. I capelli biondo rame raccolti in una coda, alcune ciocche le incorniciavano il viso dai lineamenti delicati e angelici. Erano stati proprio la purezza della sua espressione e il sorriso a colpirlo.

    Lei si appoggiò al muro. Reclinò il capo all'indietro e si passò la bottiglia sulla fronte, spostandola sulle guance e poi sul collo lungo.

    Mentre la bottiglia scivolava sulla sua pelle, Jake serrò la mandibola. Lei aveva inarcato il dorso, i seni premuti contro la maglietta nera. I capezzoli solleticarono il tessuto e il desiderio di lui. Ogni suo movimento inebriante sembrava coreografato solo per gli occhi di Jake.

    Pur essendo un'estranea, lui sentiva di conoscerla intimamente, anche se non abbastanza. Gli occhi chiusi, lei abbassò le spalle, rilassandosi. Era riuscita a risvegliare allo stesso tempo la curiosità e l'immaginazione di Jake.

    Che sapore poteva avere?, si domandò lui. Le sue labbra sarebbero state umide, la bocca fragrante di menta? E negli spasimi della passione lo avrebbe guardato oppure avrebbe chiuso gli occhi, presa dal piacere? Immaginare di fare l'amore con lei lo colmò di desiderio, incendiandogli l'anima.

    Ben poco aveva suscitato il suo interesse dopo l'incidente che lo aveva messo fuori combatti mento ed era costato la vita a Frank Dickinson, il suo migliore amico e collega. Però, in quel momento, il desiderio lo tormentava, più forte del proiettile che gli aveva marchiato la spalla.

    Le luci al neon sopra il bancone mettevano in evidenza le minuscole gocce d'acqua sulla pelle di lei. Jake si asciugò il palmo della mano sudata sui jeans, improvvisamente troppo stretti.

    Lei si raddrizzò e posò la bottiglia sul bancone, prima di guardarsi intorno. Jake trattenne il respiro, ma lei non guardò nella sua direzione. Poi prese un tovagliolo e si asciugò la pelle del petto, dove le gocce le erano probabilmente colate nella scollatura, tra i seni pieni.

    Improvvisamente si voltò. Il suo sguardo incontrò quello di Jake e i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa. Svanito lo stupore, tuttavia, continuò a fissarlo con palese interesse.

    L'attrazione reciproca era stata intensa fin dall'inizio, nelle ultime settimane erano stati entrambi profondamente consci l'uno dell'altro.

    Ma la corrente che li collegava non era mai stata tanto intensa come quella sera. Quel legame era quasi elettrico, così assoluto, che il corpo di Jake pulsava per il desiderio, la mente percorsa da miriadi di possibilità, nessuna delle quali si sarebbe concretizzata.

    Lei continuò a fissarlo, come se aspettasse che lui prendesse l'iniziativa. Jake sollevò il bicchiere, salutandola. Si sarebbe aspettato che si voltasse, invece lei sostenne il suo sguardo, con una concentrata curiosità che Jake non si sarebbe mai aspettato, finché il sopraggiungere del barista interruppe quella connessione.

    Lei si voltò a guardarlo ancora una volta, poi tornò al lavoro. Comunque il rossore sulle sue guance rimase, testimonianza dell'accaduto.

    «Mi dispiace tanto, Jake!» La voce di sua sorella dissipò i vapori sensuali che lo avevano avviluppato, ma la vibrazione nelle sue vene proseguì.

    Rincuorato dall'arrivo di Rina, Jake cercò di concentrarsi mentre si sedevano. La pelle di lei scintillava per il sudore, i capelli scuri appiccicati alle guance. L'abbigliamento elegante appariva fuori posto nell'atmosfera informale del locale, tuttavia Rina non sembrava notarlo.

    «So che sono in ritardo, ma Norton detesta il caldo!» esclamò lei, parlando del proprio Sharpei. Nessuna persona con un minimo di dignità avrebbe mai portato a passeggio un cane del genere, pieno di grinze e con la lingua nera, però Jake si era affezionato a quel sacco di pulci con il pedigree.

    Lui scosse il capo e rise. «Il denaro ti ha cambiata, Ri.» Quando Rina, segretaria in un ufficio legale, aveva sposato il suo capo, Jake aveva nutrito qualche dubbio riguardo a cognato e matrimonio. In realtà si era rivelata la cosa migliore successa fino a quel momento a sua sorella minore. Purtroppo, però, suo marito era morto, lasciando Rina sola con Norton. Sua sorella era troppo giovane per essere vedova, ma Jake trovava conforto nel pensare che almeno era stata felice per qualche tempo.

    Il suo matrimonio, invece, era terminato con un penoso divorzio, perché sua moglie si era rifiutata di capire che sposare un poliziotto avrebbe significato vivere con lo stipendio di un poliziotto, adeguandosi a orari imprevedibili.

    «No, il denaro non mi ha cambiata» ribatté lei, fingendosi offesa. «Non molto. Porto io stessa Norton a passeggio. Potrei pagare qualcuno per farlo al posto mio, ma non resisterebbe a lungo.»

    Lui la sentì appena. Lei stava lavorando all'in terno del ristorante. Lo colpiva per aspetti che andavano oltre quello esteriore. Serviva ai tavoli con un sorriso da mille watt, che Jake avrebbe potuto ammirare tutta la notte. Soprattutto dal momento che, di tanto in tanto, lei guardava di sfuggita nella sua direzione.

    Jake non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui si fosse sentito tanto conscio di una donna, non solo a livello sensuale, ma anche emozionale. Il gioco accattivante che conducevano lo intrigava.

    Tuttavia aveva imparato che le donne non erano sempre come apparivano. La cameriera sexy lo attraeva più di quanto la sua ex moglie lo avesse mai attratto, e se quella non era una ragione sufficiente per tenersi alla larga, c'era sempre il caso di cui lui doveva occuparsi. Non poteva rischiare di distrarsi.

    Rina gli passò una mano davanti agli occhi, sorridendo. Dal momento che nelle ultime settimane Jake aveva insistito per incontrarsi con lei nel medesimo posto alla stessa ora, lui immaginò che i propri pensieri fossero del tutto chiari.

    «Come ti stavo dicendo» riprese Rina, «ho dovuto portare Norton a fare la sua passeggiata prima di venire qui, ma lui non voleva uscire. Detesta il cemento bollente sotto le zampe.»

    Jake scosse il capo. «Quel cane è una seccatura» brontolò. Si guardò alle spalle, però, nel momento in cui si era concentrato sulla sorella, lei era scomparsa. La delusione lo investì con la stessa intensità del desiderio provato poco prima.

    Rina gli accarezzò una mano. «Tornerà, non temere. Comunque Norton non è una seccatura, ha solo le idee molto chiare riguardo a cosa gli piace, chi gli piace...»

    «E chi no» intervenne Jake, rammentando il paio di scarpe da ginnastica nuove che il cane aveva distrutto al loro primo incontro.

    «A ogni modo era il cane di Robert, e io sono tutto ciò che gli resta.»

    Jake si chinò verso di lei. «Ma tu come stai, veramente?»

    Rina aveva deciso di non accompagnare suo marito durante un viaggio di lavoro e lui era morto in un incidente d'auto mentre tornava a casa per evitare di trascorrere la notte lontano dalla moglie. Lei era stata tormentata da dolore e senso di colpa, e Jake si era imposto di cercare di confortarla, il che includeva uscire con lei a cena o a bere qualcosa più volte la settimana. Era trascorso quasi un anno, e Rina sembrava più forte. La missione di Jake era stata un successo.

    «Per la verità, è proprio di questo che volevo parlarti. Un'amica mi ha invitata a trascorrere l'estate con lei in Italia.»

    «Penso sia un'ottima idea» dichiarò Jake senza esitare. Una vacanza avrebbe fatto miracoli per Rina, tenendola fuori dal paese finché Ramirez non fosse finito dietro le sbarre. «Qualunque cosa ti tiri fuori da quel mausoleo di un appartamento, per me va bene.»

    «Sono contenta che la pensi così, ma l'attico?»

    «Vuoi dire il mausoleo.»

    «Chiamalo come ti pare. Ho bisogno che tu ti trasferisca là mentre sono via e ti occupi di Norton. E, prima di dire no, pensa alla piscina e all'idromassaggio. Sarebbero utilissimi per la tua riabilitazione.»

    «Non mi serve alcuna riabilitazione. Sto seguendo il programma di esercizi che mi ha consigliato l'ortopedico e la mia spalla va benissimo.» Colse l'espressione della sorella e si accorse di aver inconsciamente cominciato a massaggiarsi il muscolo con la mano. Afferrò di nuovo il bicchiere.

    Lei sollevò un sopracciglio. «Il dipartimento è di un'altra opinione.»

    Per quanto Jake amasse Rina, non voleva che scoprisse che si stava sottoponendo a una strenua riabilitazione. Non poteva rischiare che lei informasse il dipartimento del suo stato di salute.

    «Il dipartimento non può dire nulla, sta a me decidere di tornare» spiegò. E non era più sicuro di volerlo. La sua incertezza non dipendeva dalla pallottola che lo aveva ferito. La ragione erano le circostanze legate all'episodio.

    Era quasi riuscito a incastrare Louis Ramirez, l'organizzatore di un traffico di droga nei college. Come detective della squadra narcotici, Jake aveva investito tempo ed energia per prendere quel delinquente, preparando un'azione che lo avrebbe mandato dietro le sbarre. Ma si era fidato di un informatore, un errore di cui si era pentito non appena era stato sparato il primo proiettile, e aveva capito che lui e i suoi compagni erano caduti in un tranello.

    A ogni modo erano riusciti a catturare il loro uomo. Dopo la grandine di pallottole che aveva rubato la vita di Frank, mettendo Jake fuori com battimento, Ramirez era stato preso. E sarebbe dovuto rimanere in prigione, se un novellino non si fosse dimenticato di leggergli i suoi diritti. Ramirez era uscito per un tecnicismo. Non era la prima volta che Jake aveva visto un criminale cavarsela agevolmente, ma era stata la proverbiale ultima goccia.

    Il detective ucciso da Ramirez era un brav'uomo, con una moglie e dei figli, e anche se tutti i poliziotti conoscevano i rischi del proprio lavoro, Jake avrebbe preferito che il proiettile letale fosse toccato a lui. Lui non aveva bambini che aves sero bisogno di un padre. Le sue visite durante i finesettimana e le telefonate alla famiglia di Frank erano un pallido sostituto della realtà.

    «Il sistema mi disgusta e sono stanco della solita routine!» esclamò, senza nascondere a sua sorella quella parte della verità.

    «E così Frank è morto e tu hai intenzione di arrenderti?» domandò Rina. Sapeva che l'amicizia che legava Jake a Frank e alla sua famiglia era profonda, e capiva il dolore che provava per quella perdita, però conosceva il proprio fratello. Jake Lowell non gettava la spugna, e non aveva mai lasciato un lavoro a metà.

    «Dirigerò altrove le mie energie.» Non voleva spaventare Rina, ammettendo di avere intenzione di prendere da solo l'assassino di Frank.

    Jake non poteva più utilizzare le accuse precedenti contro Ramirez, tuttavia, tra le sue ricerche private e le informazioni che due colleghi detective continuavano a fornirgli di nascosto, era certo di riuscire a inchiodare il trafficante. Se i suoi superiori avessero saputo che si era ristabilito ormai quasi del tutto, non avrebbe avuto il tempo per riuscirci, perché sicuramente gli sarebbero stati affidati subito altri casi.

    Inoltre, Jake aveva bisogno di tempo per decidere quale sarebbe stata la propria vita futura. Capire cosa significasse l'inquietudine che lo aveva tormentato ultimamente.

    «Ti dispiace cambiare argomento?» chiese alla sorella.

    Lei si strinse nelle spalle. «Peggio per te. Lascia che il muscolo si atrofizzi finché non riuscirai più a muoverlo. Poi...»

    «Rina» pronunciò lui in tono minaccioso.

    Lei alzò le mani in segno di resa. «Allora ti trasferirai nell'attico durante la mia assenza?»

    «D'accordo» sospirò Jake, rassegnato a trasformarsi in custode e dogsitter per l'estate. In fondo non importava dove si sarebbe stabilito, purché potesse muoversi liberamente per incastrare Ramirez.

    Con Rina fuori città, niente avrebbe potuto intralciare i suoi piani. «Hai bisogno di una vacanza» riprese, «quindi mi trasferirò da te. Anche se ciò significherà dover accompagnare a spasso quella patetica imitazione di un cane» dichiarò

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