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Spirale di morte (eLit): eLit
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E-book227 pagine3 ore

Spirale di morte (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Basta un passo falso per morire. Nicole, sposata non proprio felicemente al dottor Malcom Lancaster, viene contattata da una vecchia fiamma, Dallas Mitchell, detective di polizia. Dallas infatti sta indagando su un serial killer e nelle tasche dell'ultima vittima ha trovato il numero di telefono dei Lancaster. Forse Nicole conosceva la vittima? No. E allora un terribile sospetto prende corpo. Malcom. Ma il marito di Nicole conferma di aver contattato la donna per motivi professionali, risponde a tutte le domande e si propone per un test del DNA. Proprio come farebbe un innocente. O un pazzo.
LinguaItaliano
Data di uscita29 apr 2016
ISBN9788858953570
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    Anteprima del libro

    Spirale di morte (eLit) - Joanna Wayne

    ridendo?

    1

    Dieci mesi dopo

    Mentre si versava la sua seconda tazza di caffè, Nicole scorse i titoli dello Shreveport Times. Primi ostacoli per il nuovo sindaco. E poi, Disoccupazione alle stelle. E ancora, Nessun indizio nel caso del serial killer.

    «Pare che la polizia brancoli nel buio con quel maniaco» osservò, quando Malcom tornò in cucina, raddrizzandosi la cravatta.

    «Tre donne in otto mesi» rispose lui. «E zero arresti. Questo ti dice qualcosa, no?»

    «Solo che quel mostro è ancora in libertà.»

    «E che è più furbo dei poliziotti.»

    «Non più furbo, solo dannatamente fortunato. Comunque, è inquietante. Potrebbe essere chiunque, te ne rendi conto?»

    «Se fossi in te, non mi preoccuperei. Per quel che ne sappiamo noi, le donne che ha ucciso potrebbero averlo meritato.»

    «Che cosa ti viene in mente, adesso? Nessuno merita di essere assassinato!»

    «Mmh, hai ragione» concesse Malcom. «Forse le vittime erano tutte santarelline che frequentavano soltanto le compagnie sbagliate.» La baciò sulla nuca.

    A lei piaceva l'aspetto fresco e curato che ostentava a colazione. Con quei capelli biondi pettinati all'indietro e quel sorriso smagliante, sembrava proprio l'uomo di cui si era innamorata.

    «Mi raccomando, copriti bene quando esci di casa» le consigliò il marito, sostando in corrispondenza della caraffa del caffè per versarsi un'ultima tazza della miscela, così forte da risultare quasi amara, proprio come piaceva a lui. «È previsto un sensibile abbassamento della temperatura nel primo pomeriggio.»

    «Pazienza. Tanto, non devo andare da nessuna parte, oggi.»

    «Non fai volontariato al Red River Revel

    «Domani. Pensavo di preparare quel pasticcio di gamberi che ti piace così tanto stasera per cena.»

    Ma lui sventolò in aria una mano. «No, non disturbarti. Mangerò un boccone all'ospedale. Sarò in sala operatoria per gran parte della giornata e ho diversi pazienti in rianimazione. Sarà già tanto se riuscirò a rincasare prima di mezzanotte.» Le rivolse un sorriso condiscendente, ovviamente cogliendo il suo umore se non i suoi pensieri. «Sai bene che preferirei cenare con te, tesoro, ma è questa la vita di un cardiochirurgo.»

    «Così pare.» Perlomeno era la vita di Malcom, sebbene non lo fosse stata quando lo aveva conosciuto Nicole, o persino nei primissimi mesi di matrimonio. «Magari chiamerò Janice e le chiederò di pranzare con me.»

    «Pensavo fosse di nuovo in vacanza.»

    «È andata a Dallas per approvvigionare la sua boutique. Ma hai ragione tu, forse non è ancora rientrata.»

    «Meglio così. Non credo che la sua compagnia sia più tanto indicata ora che siamo sposati. È una testa matta.»

    «Stavo solo parlando di un pranzo.»

    «Vero, ma ho l'impressione che tua cugina voglia seminare zizzania. Penso sia gelosa del fatto che noi formiamo una coppia mentre lei è ancora sola.»

    Janice era raramente sola ma non c'era motivo di farlo notare a Malcom. Tra l'altro, quella gelosa - o per meglio dire, invidiosa - era lei, Nicole. Janice era un'abile commerciante, mentre Nicole non sapeva come sfogare le proprie energie.

    Esitò, non volendo litigare di primo mattino, poi decise di rischiare. «Vorrei riprendere gli studi a partire dal prossimo semestre» annunciò mentre si alzava e portava la propria tazza nel lavandino. Non era la prima volta che sollevava l'argomento e, ogni volta che lo faceva, Malcom si arrabbiava.

    Proprio come ora. «Ne abbiamo già parlato e sono contrario.»

    Nicole insistette. «Stavo per laurearmi in pedagogia quando mi hai chiesta in moglie e sapevi che volevo insegnare ai bambini autistici. Allora non ti disturbava l'idea che potessi avere una carriera.»

    «Hai abbandonato tu gli studi.»

    «Così da avere il tempo di organizzare il matrimonio, andare in luna di miele e adattarmi alla vita coniugale. Non ho mai pensato di rinunciare per sempre all'università.»

    Malcom la incenerì con lo sguardo. «È la punizione per il fatto che lavoro fino a tardi?»

    «No di certo» protestò lei. Odiava quel modo che aveva di rivoltare sempre tutto. Tra l'altro, per quanto si sforzasse, non riusciva a capire la sua riluttanza a farle riprendere gli studi quando aveva così poco tempo da dedicarle. «Siamo sposati da dieci mesi. È ora che riprenda in mano la mia vita.»

    Lui inarcò un sopracciglio. «Ti sei già stancata della nostra vita, cara?»

    «Certo che no. Ma ho bisogno di altre cose.»

    «Proprio quello che un uomo vuole sentirsi dire mentre esce di casa per trascorrere ore in sala operatoria a eseguire un difficile intervento di bypass triplo su un paziente in condizioni critiche!»

    «È proprio questo, Malcom. Tu sei un chirurgo e anche molto bravo. Ciò che fai ogni giorno è salvare vite umane mentre io mi rigiro i pollici senza combinare nulla.»

    Il marito posò la tazza sul frigo e addolcì il tono. «Non credere che non capisca. Lavoro tanto e spesso non ti dedico sufficiente attenzione, ma ti amo alla follia, e ho bisogno del tuo costante appoggio. Specie quando rincaso, reduce dalla più stressante delle giornate.»

    «Sarei comunque a casa, la sera.»

    «Non sarebbe la stessa cosa perché saresti stressata anche tu.» Le passò le mani tra i capelli, scostandoglieli dal viso. «E i tuoi studi ci impedirebbero di viaggiare nel tempo libero.»

    «Non siamo più stati via dopo la luna di miele.»

    «Ma accadrà. Tra l'altro, non c'è ragione che tu diventi insegnante e trascorra le tue giornate a occuparti dei bambini altrui. Presto avremo figli nostri.»

    Figli. Suoi e di Malcom. Nicole inorridì al pensiero. Dannazione. Che cosa c'era che non andava in lei? Uno dei motivi per cui si era sposata era che il suo orologio biologico stava ticchettando furiosamente. Aveva ventotto anni. Malcom, trentasei.

    Cercò di allontanarsi ma lui la trattenne, sfiorandole le labbra con le proprie. «Perché non vai a trovare Ronnie, oggi?» suggerì. «Ti fa sempre sentire meglio.»

    Il che sollevava un'altra questione spinosa. «A proposito di Ronnie, mi piacerebbe portarlo a casa per il fine settimana.»

    «Di nuovo?»

    «Sarà un mese che non passa la notte qui da noi.»

    «Lo so, e le sue visite mancano anche a me, ma speravo di trascorrere un po' di tempo con te questo weekend. Noi due soltanto.» Malcom tornò a baciarla. «È stata una settimana difficile. Lo capisci, vero?»

    Nicole fece segno di sì e lasciò cadere l'argomento, sebbene in realtà le sembrasse di non capire più niente del marito. Quando sentì la porta chiudersi alle sue spalle, riportò lo sguardo sul giornale e batté le palpebre con aria assente.

    Il penetrante squillo del telefono ruppe l'innaturale silenzio. Grata di quell'intrusione, attraversò la cucina e staccò il ricevitore dall'apparecchio a muro. Doveva essere l'ospedale che cercava di raggiungere Malcom. «Pronto?»

    «Parlo con la signora Lancaster?» La voce era femminile e sembrava strozzata.

    «Sì.»

    «Ci sono cose che dovrebbe sapere di suo marito.»

    «Come, scusi?»

    «Malcom Lancaster è un bugiardo traditore.»

    «Chi parla?»

    «Non importa.»

    «Se è uno di quegli stupidi scherzi...»

    La comunicazione venne interrotta.

    Nicole riattaccò con mano tremante. Malcom Lancaster è un bugiardo traditore. Le parole della donna le filtrarono nella mente.

    Ma era soltanto uno scherzo di pessimo gusto. Malcom poteva essere possessivo ed egocentrico ma non era bugiardo né tanto meno la tradiva. Nondimeno, Nicole rabbrividì mentre passava in bagno, si toglieva vestaglia e pigiama e si buttava sotto la doccia.

    Chiudendo gli occhi, lasciò che l'acqua le scorresse sul corpo, cercando di ricordare com'era stata la sua vita prima di Malcom, prima che il padre morisse e il suo mondo si capovolgesse.

    Ma nemmeno allora era stata completamente appagata. Non si era mai votata alla politica come Gerald Dalton. Anche prima della sua scomparsa, aveva già pensato di fare l'insegnante. Aiutare bambini che avevano problemi simili a quelli di Ronnie le sembrava molto più gratificante.

    Addossandosi contro la parete bagnata, inspirò un fiotto di vapore caldo. Galvanizzata da un'improvvisa determinazione, fece i propri piani per la giornata. Malcom non avrebbe approvato ma prima o poi si sarebbe dovuto rassegnare, e a giovarne sarebbe stato il loro matrimonio.

    Malcom infilò la Porsche nera nel suo posteggio privato e spense il motore. Che noia gli aveva dato Nicole con quel suo assurdo proposito di riprendere gli studi! Non aveva bisogno di lavorare. Aveva ereditato così tanto denaro che sarebbero potuti vivere nel lusso per il resto dei loro giorni anche nell'ipotesi in cui lui non avesse guadagnato un solo centesimo di più. Tra l'altro, non appena lavoravano fuori casa, le donne tendevano ad abbandonare la retta via. Malcom lo sapeva bene. E non avrebbe tollerato niente del genere, non da Nicole.

    Tuttavia, rimaneva la moglie ideale sotto molti punti di vista. In lei si fondevano cultura e prestigio. Ed era bella, con lucidi capelli castani che le ricadevano sulle spalle. Occhi nocciola che danzavano quando parlava e brillavano come diamanti quando facevano l'amore. Una carnagione rosea e un sorriso accattivante.

    Si costrinse a sorridere mentre la porta dell'ascensore si apriva.

    Ciò che più contava, era la figlia di Gerald Dalton. Qualcosa del defunto senatore apparteneva adesso a Malcom.

    Il che giustificava di per sé il matrimonio.

    Nicole attraversò il campus di Shreveport, facente capo alla Louisiana State University. Pur essendo un distaccamento di Baton Rouge, vantava più di quattromila iscritti tra ragazzi, adulti e anziani. Il mix eclettico, che sembrava conferire al piccolo ateneo un'energia contagiosa, le filtrò ora nelle terminazioni nervose, facendola sentire più viva di quanto non le accadesse da settimane mentre puntava verso gli uffici amministrativi. Stava facendo la cosa giusta, decise, e quell'improvviso benessere sembrava dimostrarlo.

    «Nicole Lancaster?»

    «Sì?» Nell'udire il proprio nome, si girò incuriosita e inquadrò il bel volto color cioccolato di Matilda Washington. «Speravo proprio di incontrarti quest'oggi!» dichiarò Nicole dopo che si furono abbracciate. «Ma scusa se te lo chiedo. Come hai fatto a riconoscermi da dietro?»

    «Vuoi scherzare? Nessuno ancheggia come te. Saresti fuorilegge in almeno cinque stati del Midwest!»

    «Non è vero che ancheggio.»

    «Sì, giusto. E i politici della Louisiana non mentono mai. Ma se anche l'ancheggiare non fosse bastato, l'abito che indossi ti avrebbe tradita comunque.»

    Nicole studiò il proprio look. «Non c'è niente di insolito in questo vestito.»

    «Ma ero con te quando l'hai comprato... in quella boutique in cui ti controllano il saldo del conto in banca prima di farti entrare. Io sono stata ammessa solo perché pensavano che fossi lì per portarti le borse.»

    «Che sciocca. E, santo cielo, com'è bello vederti! Procedono bene gli studi? E che cosa mi dici di Jake?»

    «Qui arranco. Tre A, una B e una schifosissima C in storia della Louisiana a metà semestre. Jake cresce a vista d'occhio. Finalmente si è abituato al vasino.» Matilda sollevò il pollice in segno di vittoria. «Per un attimo ho temuto che prima imparasse a leggere...»

    «Intelligente com'è, mi sorprende che non lo abbia fatto» scherzò Nicole. «E come sta il tuo sexy maritino?»

    «Mark è più impegnato che mai. Sempre col doppio lavoro, naturalmente, così che io possa frequentare l'università e prendere la laurea. È un vero tesoro. Ma dimmi di te. Com'è che sei qui? Hai deciso di riprendere gli studi o sei venuta soltanto a beffarti di noi poveri sgobboni?»

    «Pensavo di ritornare. Sono qui per informarmi.»

    «Bene! Allora affronteremo insieme l'esame di abilitazione all'insegnamento il prossimo autunno, dopotutto.»

    «Se riuscirò a superare gli esami che ancora mi mancano in primavera. Hai tempo per una tazza di caffè?»

    «Lo troverò, il tempo, specie se mi racconterai della tua romantica luna di miele e di come sia meraviglioso il matrimonio con l'affascinante dottor Lancaster.»

    Nicole deglutì mentre optava per la più banale delle risposte. «La luna di miele è stata deliziosa.»

    «E la vita con l'impareggiabile dottor Lancaster è il sogno che tutti ti dicevano sarebbe stato?»

    Malcom Lancaster è un bugiardo traditore.

    L'accusa le ripiombò addosso all'improvviso e per un attimo ebbe come la sensazione di nuotare nelle gelide acque di un torrente montano. Si fece forza, incamminandosi di buon passo e scacciando le ridicole paure nell'angolo più remoto della sua mente. Malcom poteva non essere il marito che aveva desiderato, tuttavia era un chirurgo di fama e l'amava. Ma allora perché le si erano riempiti gli occhi di lacrime?

    Matilda le passò un braccio intorno alle spalle. «Ignora l'ultima domanda. Non c'è matrimonio che non abbia giornate storte. Ho con me il programma primaverile. Ordiniamo quel caffè e cerchiamo un corso da frequentare insieme. Mi sei mancata.»

    «Grazie» mormorò Nicole. «Anche tu.» E cambiando argomento, chiese: «Allora, come sta il nostro prof di psicologia preferito?».

    «Non ci crederai, ma...»

    Quando raggiunsero la caffetteria del campus, Nicole era ormai scivolata nell'antico cameratismo. Era tanto più piacevole che sedere sola in una casa enorme in cui riecheggiavano i piaceri del passato e i dubbi del presente. Quel giorno, lo sentiva, avrebbe segnato una svolta importante nella sua vita e nel suo matrimonio. Se positiva o negativa, tuttavia, rimaneva da vedere.

    Dallas Mitchell sorseggiò il caffè ormai tiepido e si chinò sui propri appunti... solo un'occhiata veloce prima di salire in aula magna e pronunciare un discorso a una classe di sociologia. Non era bravo a parlare in pubblico ma il docente era un amico e Dallas non voleva deluderlo. Tra l'altro, il tema era il comportamento dei colpevoli durante un interrogatorio di polizia. Lui non aveva idea del perché gli studenti fossero interessati, ma senz'altro si erano rivolti all'uomo giusto. Dallas aveva interrogato centinaia di indiziati negli ultimi cinque anni, sia colpevoli che innocenti.

    Un bravo poliziotto capiva generalmente quando un sospetto mentiva nell'attimo in cui questi apriva bocca. O le risposte erano così piatte e sicure da risultare prefabbricate oppure il soggetto non era in grado di ripetere due volte la stessa storia. Una persona innocente doveva riflettere prima di rispondere e, una volta che aveva reso la propria testimonianza, solo di rado la modificava.

    C'erano anche altre cose da prendere in considerazione, ma non sempre si trattava di indizi attendibili. Un vero psicopatico sapeva mentire alla perfezione, sorridendo e guardandoti negli occhi mentre lo faceva. Dallas ne aveva incontrati un paio lungo la strada. Ed erano uomini veramente pericolosi. Simili al serial killer a cui stava dando la caccia in quel momento.

    L'immagine dell'ultimo corpo rinvenuto nei pressi del Cross Lake gli balenò davanti agli occhi. Un'insegnante elementare ventottenne, una madre single che aveva adorato la musica country, era stata drogata e torturata. Poi la sua carotide sinistra era stata tranciata. Una piccola incisione, un colpo rapido e sicuro da parte di qualcuno che sapeva il fatto suo. E nello stesso modo erano state uccise altre due donne negli ultimi mesi.

    Perso nei propri pensieri, Dallas infilò gli appunti nella cartellina che aveva preso giù alla centrale e calpestò il pavimento lavato di fresco, ancora col caffè in mano.

    Una risata di donna filtrò dalla caffetteria, facendolo arrestare. Vecchi ricordi, spaventosi ed eccitanti al tempo stesso, lo investirono con violenza. Si girò verso il suono, augurandosi che la mente gli stesse giocando un brutto scherzo.

    Niente da fare. Nicole Dalton sedeva a non più di due metri di distanza e stava chiacchierando con un'amica. Se Dallas avesse continuato a camminare e basta, si sarebbe trovato fuori dalla porta e non gli sarebbe nemmeno toccato affrontarla.

    Oppure, avrebbe potuto raggiungerla e scambiare quattro parole. Ma che cosa si poteva dire a una donna con cui si era stati a letto nove anni prima? Ciao. Ti ricordi di me? O di come abbiamo riscaldato quella piccola alcova sopra il tuo garage?

    La stava ancora fissando quando lei si girò nella sua direzione. I loro sguardi si incrociarono e Nicole sorrise, cosa che bastò a mandargli il cuore sotto le scarpe.

    Dallas non era mai stato famoso per le proprie maniere ma intuiva che era un po' tardi per darsela a gambe, adesso.

    2

    Nicole guardò Dallas avvicinarsi, sorpresa di come apparisse immutato mentre lei si sentiva mille volte più vecchia rispetto all'ultima volta in cui si erano visti. Tese la mano. «Ciao, Dallas. È passato un bel

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